Milano è una delle mete del turismo internazionale, infatti figura tra le quaranta città più visitate al mondo, attestandosi seconda in Italia dopo Roma e sesta nell'Unione europea. Milano è considerata una città globale per il suo notevole impatto economico.[14]
Milano poggia su un terreno di origine fluvio-glaciale a cemento carbonatico, comune a tutta la Pianura Padana. La sua caratteristica principale è quella di essere facilmente carsificabile. Tale roccia è ricoperta dai sedimenti fluviali quaternari ed è visibile lungo i principali corsi d'acqua che la solcano, costituendo conglomerati rocciosi che in Lombardia sono conosciuti come "ceppi".[15]
Milano occupa un'area di 181,67 km² nella parte occidentale della Lombardia, situata a 25 km a est del fiume Ticino, a 25 km a ovest del fiume Adda, a 35 km a nord del fiume Po e a 50 km a sud del lago di Como, lungo la cosiddetta "fascia delle risorgive", laddove vi è l'incontro, nel sottosuolo, tra strati geologici a differente permeabilità, aspetto che permette alle acque profonde di riaffiorare in superficie.[16]
L'idrografia di Milano e della zona dei comuni confinanti è particolarmente complessa, sia per cause naturali, vista la cospicua presenza di fiumi, torrenti e fontanili, che formano un vero e proprio groviglio idrico, sia per questioni legate ai lavori di canalizzazioni e di deviazione dei corsi d'acqua di matrice antropica, aventi il proprio inizio durante l'epoca romana, che hanno portato alla realizzazione di numerose rogge, canali e laghi artificiali. Dal momento che l'acqua è abbondante e facilmente raggiungibile, a Milano gli antichi Romani non realizzarono mai acquedotti.[17]
Milano, come gran parte della Pianura Padana, accusa una scarsa ventilazione che favorisce il ristagno delle nebbie e degli inquinanti, anche in ragione dell'alta densità abitativa.[20][21]
Gli inverni milanesi sono quindi più freddi rispetto a quelli delle città costiere, senza però raggiungere gli estremi tipici dell'Europa centrale grazie alla latitudine più meridionale e alla protezione fornita dalla catena delle Alpi. Le estati invece sono calde e afose.
Nel complesso le precipitazioni nell'area milanese sono ben distribuite nel corso dell'anno, anche se la stagione invernale registra periodi relativamente lunghi senza precipitazioni, con un minimo di circa 40 mm a febbraio. Le stagioni intermedie sono piovose, specialmente il medio autunno e la primavera. Leggermente più scarse le precipitazioni nella periferia sud e maggiori in quella nordest.
Prima degli anni novanta le nevicate invernali erano frequenti. Ad ogni modo, laddove le irruzioni di aria fredda provengono da est o ovest, si possono creare significativi accumuli nevosi, come il 28 dicembre 2020. Considerando il periodo che va dagli anni sessanta agli anni novanta del XX secolo, la "media nivometrica" della città di Milano (ovvero i centimetri totali medi annui di accumulo nevoso) è più bassa di quella di alcune città del nord-ovest e dell'Emilia (come Piacenza, Parma, Bologna, Torino), ma più elevata di altre città del nord-est (come Udine, Verona, Venezia), fermandosi a 25,2 cm annui in città.[22] La nevicata più abbondante del XX secolo risale al gennaio 1985, con 90 cm di accumulo[23][24][25].
Gli estremi termici di Milano dal 1763 a oggi sono stati di −17,3 °C nel 1855 e di 39,8 °C nel 2003 (quest'ultima registrata alla stazione meteorologica di Milano Brera).[26] L'escursione termica media in una giornata di sole è di circa 10-13 gradi. L'umidità è statisticamente presente durante tutto l'anno in special modo nei mesi invernali e durante la notte. Le nebbie sono favorite dal cielo sereno, che consente il raffreddamento da irraggiamento, dal suolo superficialmente umido, dalla scarsa ventilazione della Pianura Padana occidentale e da particolari configurazioni bariche invernali come i regimi altopressori che in questo periodo dell'anno tendono a presentarsi con una certa frequenza.[27]
Di seguito è riportata la tabella con le medie climatiche e i valori massimi e minimi assoluti registrati nel trentennio 1971-2000 e pubblicati nell'Atlante Climatico d'Italia del Servizio Meteorologico dell'Aeronautica Militare relativo al citato trentennio.[28]
Il nome antico di Milano è attestato come Mediolanum presso le antiche fonti scritte latine e come Mediólanon presso le fonti greche.
Esiste anche un'attestazione epigrafica del nome di Milano nella lingua celtica locale, presente in un graffito ritrovato su un tratto delle mura romane di Milano,[29] dove si legge Meśiolano[30][31][33] tracciato in un alfabeto etrusco settentrionale (con o), come nella generalità delle iscrizioni galliche[34]. Il simbolo trascritto ś è qui usato per rappresentare una /d/ etimologica[35], come mostrano altri usi di tale simbolo in celtico, oltre al fatto che questo stesso segno ᛞ in runico ha precisamente il valore di /d/[35].
In Mediolanum i linguisti riconoscono, tradizionalmente, un termine composto formato dalle parole medio e (p)lanum, ovvero "in mezzo alla pianura" o "pianura di mezzo", con *planum divenuto lanum con caduta della p- di inizio di parola, che è tipica delle lingue celtiche.[36]
Alcune teorie diffuse in scritti non specialistici, che ignorano l'esistenza di una sicura attestazione del nome celtico offerta dal graffito sopra ricordato, fanno riferimento ad un ipotetico toponimo celtico Medhelan,[37][38][39] che avrebbe il significato di "in mezzo alla pianura", vista la sua posizione centrale nella Pianura Padana, oppure di "luogo fra corsi d'acqua" data la presenza dei fiumi Olona, Lambro, Seveso e dei torrenti Nirone e Pudiga; altre ipotesi individuano il significato di "santuario centrale" (con riferimento, per il secondo termine del composto, a lanon = "santuario") oppure quello di "terra fertile" (celt. med = "fertile"; land o lan = "terra").[36][40][41]
Nonostante una certa diffusione di questa teoria (peraltro solo in scritti perlopiù non specialistici), il termine Medhelan è opera di una ricostruzione soggettiva e non è attestato in alcuna fonte antica, epigrafica o letteraria.
Il suono dh, presente nella ricostruzione dell'indeuropeo rappresenta una media aspirata, e le medie aspirate in celtico sono ricadute nelle medie[42][43], per cui non stupisce trovare il suono d in Mediolanum, mentre non è chiaro che valore avrebbe dh nella ricostruzione *Medhelan.
In dialetto milanese, il nome più antico di cui è giunta traccia documentata è invece Miran.[44][45][46]
Vi sono state decine di Mediólanon in tutta l'Europa celtica, soprattutto in Francia (come Montmélian), tutte accomunate dalla medesima etimologia.[47]
Milano fu fondata intorno al 590 a.C.[48][49], da una tribù celtica facente parte del gruppo degli Insubri e appartenente alla cultura di Golasecca. Il nome originario, tramandato dagli autori latini come Mediolanum (Tacito, Plinio il vecchio) o Mediolanium (Tito Livio) e da quelli greci come Μεδιόλανον (Polibio, Plutarco, Cassio Dione) o Μεδιολάνιον (Strabone)[50][51][52], compare in un antico graffito celtico nella forma Meśiolano (dove ś rende, molto probabilmente, il suono /d/).
La città romana fu poi a sua volta gradualmente sovrapposta e rimpiazzata da quella medievale. Il centro urbano di Milano è quindi costantemente cresciuto a macchia d'olio, fino ai tempi moderni, attorno al primo nucleo celtico.
In base ai ritrovamenti archeologici, l'oppidum celtico doveva avere medesima localizzazione ed estensione dell'insediamento golasecchiano, che era più antico, ma non sono mai venute alla luce opere difensive urbane, probabilmente costruite in legno e terra, evento che spiega l'attribuzione della definizione di "villaggio" da parte di Polibio e Strabone. La carta di distribuzione dei ritrovamenti della prima età del ferro mostra che l'insediamento golasecchiano (V secolo a.C.) occupava un'area di circa 12 ettari nei pressi della moderna piazza San Sepolcro.[56]
Per via della sua favorevole posizione di retrovia Milano fu di importanza strategica per le campagne di Cesare durante la conquista della Gallia. Negli anni dal 58 a.C. al 50 a.C. Milano divenne il più importante centro della Gallia Cisalpina e, sull'onda del suo sviluppo economico, nel 49 a.C. venne elevata da Cesare, nell'ambito della Lex Roscia, allo status di municipium.[60]
Costantino si accordò nel 313 a Milano con Licinio per consentire a tutti i cittadini, quindi anche ai cristiani, la libertà di onorare le proprie divinità grazie alla promulgazione dell'Editto di Milano (chiamato anche Editto di Costantino). Subito dopo si iniziarono a costruire numerose basiliche. Ecco cosa racconta Ausonio della Mediolanum del 380-390:
«A Mediolanum ogni cosa è degna di ammirazione, vi sono grandi ricchezze e numerose sono le case nobili. La popolazione è di grande capacità, eloquenza ed affabile. La città si è ingrandita ed è circondata da una duplice cerchia di mura. Vi sono il circo, dove il popolo gode degli spettacoli, il teatro con le gradinate a cuneo, i templi, la rocca del palazzo imperiale, la zecca, il quartiere che prende il nome dalle terme Erculee. I cortili colonnati sono adornati di statue di marmo, le mura sono circondate da una cinta di argini fortificati. Le sue costruzioni sono una più imponente dell'altra, come se fossero tra loro rivali, e non ne diminuisce la loro grandezza neppure l'accostamento a Roma.»
Nel 493, in questo contesto, i Goti guidati da Teodorico sconfissero Odoacre,[66] che aveva poco prima deposto l'ultimo imperatore romano d'occidente, Romolo Augusto, ponendo fine alla storia della civiltà romana in questa parte d'Europa. La sempre più precaria situazione politica e militare causò però alla città diverse ferite e Milano conobbe, nel 539, la sua prima distruzione: l'imperatore romano d'OrienteGiustiniano I (527-565), deciso a riconquistare i territori imperiali d'occidente, attaccò il re goto Teodato inviando in Italia al comando delle sue truppe i generali Belisario e Narsete, dando inizio a quella che diventerà la lunga Guerra gotica.
Nel 539 Milano, per dissensi tra i due generali, si trovò alla mercé dei Goti di Uraia che la incendiarono, massacrando la popolazione. A questo evento si deve la distruzione dei marmi e dei grandi edifici della Milano romana, dagli edifici civili ai templi pagani, fino alle grandi e ricche ville patrizie, che vennero letteralmente e sistematicamente spogliate e infine date alle fiamme con tutta la città. Milano fu poi riconquistata (entro il 559) da Narsete, e per opera di quest'ultimo ricostruita.[N 2] Nel breve periodo bizantino potrebbe essere stata elevata a capitale della diocesi italiana (Italia del Nord), anche se di questo fatto non sono presenti prove documentali certe.[67]
L'importanza di Milano fu confermata quale sede di un conte imperiale e di un vescovo. Con la deposizione di Carlo il Grosso (887), venne meno l'autorità del governo centrale e furono proprio i conti e i vescovi a esercitare il potere locale: la città evolse in libero comune estendendo gradualmente la sua influenza su gran parte della Lombardia (XI secolo). In particolare l'istituzione del moderno comune di Milano avvenne nel 1117: in tale anno fu infatti attestata per la prima volta l'attività dei consoli di Milano.[1] L'accresciuta importanza e l'indipendenza portarono all'inevitabile scontro con il Sacro Romano Impero. Quasi completamente distrutta nell'aprile del 1162 da Federico Barbarossa, rinacque dopo la vittoria della Lega Lombarda nella battaglia di Legnano (29 maggio 1176).
Nel frattempo, come già accennato, Milano aveva scelto di autogovernarsi mediante dei consoli. Tuttavia, anche per questioni di discordie interne, tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo, si passò al regime dei podestà, che erano chiamati da altre città (Brescia, Lodi, Piacenza, Bologna, Como, Vercelli, Bergamo, Mantova, Genova, Parma, Venezia, Modena, Cremona, Pavia, Reggio Emilia, Forlì) nella speranza che fossero super partes.[69] Le provenienze, quindi, ricoprirono gran parte dell'Italia settentrionale, mentre la città più lontana da cui venne chiamato un podestà a Milano risulta essere Forlì.
Nel tardo Medioevo Milano vide la lotta delle famiglie dei Della Torre (chiamati anche "Torriani") e Visconti per il possesso della città, con il predominio di questi ultimi, che avrebbero poi lasciato il passo alla famiglia Sforza solo nella metà del XV secolo, all'alba del Rinascimento.[N 3]
La signoria dei Visconti, diventata Ducato di Milano nel 1396, perseguì con successo una politica espansionistica, e la città divenne la capitale di uno Stato esteso, potente e ricco che aveva bisogno anche di simboli per sancire il proprio ruolo egemone. Gian Galeazzo Visconti volle per la sua città una cattedrale che rivaleggiasse con le maggiori d'Europa: il Duomo di Milano, la cui costruzione iniziò nel 1386.
L'economia della città era andata crescendo: nel XIII secolo Milano era una delle poche città europee ad avere più di 100 000 abitanti, l'artigianato era in pieno sviluppo, soprattutto per la lavorazione dei metalli[N 4] e dei tessuti, agricoltura e allevamento erano fiorenti e i traffici intensi, anche grazie alla costruzione del Naviglio Grande, che favorì gli scambi e irrigò sapientemente le campagne.
I diritti dell'Impero spagnolo sul Ducato di Milano furono riconosciuti definitivamente con la pace di Cateau-Cambrésis (1559). La dominazione spagnola iniziò con un lungo periodo di pace (1535-1620). Carlo V emanò le Costitutiones Mediolanensis Dominii, che lasciarono al ducato un'ampia autonomia di governo, con l'unico vincolo di fedeltà al sovrano[N 7], ma creano un dannoso dualismo con gli uffici regi che non sarà mai completamente superato.
Carlo V fece anche redigere l'estimo del ducato,[N 8] che avrebbe dovuto consentire una migliore esazione fiscale: in realtà provocò resistenze nel clero e nelle oligarchie che controllavano il governo cittadino e ducale, i quali non volevano rinunciare a privilegi e immunità. Incominciò così un inasprimento fiscale che non cesserà che nel 1706.[70]
La devastante peste del 1630 segnò profondamente la città e la sua cultura, tanto da essere stata in seguito ripresa da Alessandro Manzoni, sia ne I promessi sposi sia nella Storia della colonna infame, scritto d'alto pregio storico e sociale, nel quale il Manzoni propone una riflessione profonda sugli errori commessi dai giudici, che abusarono del loro potere, per arrivare a una sentenza di condanna di due persone in quanto considerate untori.
L'arrivo di Napoleone Bonaparte suscitò un'ondata d'entusiasmo nei milanesi che videro in lui la possibilità di realizzazione dei nuovi ideali rivoluzionari francesi tanto attesi durante il periodo conservatore degli austriaci. L'esercito francese entrò a Milano il 15 maggio e, dopo circa un anno di disordini di ispirazione giacobina, ne seguì la costituzione della Repubblica Cisalpina nel 1797. Essa tuttavia non ebbe vita facile perché, partito Napoleone, Milano ricadde nel giacobinismo e non riuscì a opporre alcuna resistenza al ritorno degli austriaci nel 1799, che intrapresero una cieca repressione. Dopo la nomina di Napoleone a primo console, grazie alla vittoria nella battaglia di Marengo, la città divenne capitale del Regno d'Italia napoleonico.
Epoca contemporanea
Dall'epoca napoleonica alla seconda guerra mondiale
Dopo l'annessione di Roma allo Stato italiano (1870) e la sua trasformazione in capitale, per diverso tempo Milano venne qualificata con il titolo di Capitale morale; la definizione è attribuita da Ruggiero Bonghi come parola d'autore coniata negli anni in cui dirigeva La Perseveranza,[72] e conobbe una certa diffusione sulla scia del successo della Fiera industriale del 1881.[73][74] Con essa si alludeva al carattere milanese dell'epoca, grazie al quale fu compiuta l'industrializzazione della città e delle zone limitrofe.[N 12]
A cavallo del XIX e XX secolo Milano conobbe uno straordinario sviluppo industriale e del settore terziario che la pose al centro delle vicende economiche d'Italia. Fu sede dell'Esposizione universale del 1906,[78] che celebrava l'apertura del Traforo del Sempione. Lo sforzo bellico durante la prima guerra mondiale fece registrare un forte sviluppo dell'industria, non solo pesante, con conseguenti difficoltà nella successiva riconversione postbellica; ciò si unì alla delusione per le molte aspettative di maggiore benessere e democrazia ingenerate, non solo in Italia, dalla propaganda per l'arruolamento: dapprima le tensioni sociali sfociarono in quello che gli storici chiamano il biennio rosso, in reazione al quale trovò nuova linfa il fascismo.
Gli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale furono densi di tensioni sociali culminate nel già accennato biennio rosso con scontri sanguinosi fra movimenti anarchici, operai e comunisti e il nascente movimento fascista di cui Milano fu la culla vedendone la fondazione il 23 marzo 1919 con il nome di Movimento dei Fasci italiani di combattimento nella sala del Circolo dell'Alleanza Industriale in piazza San Sepolcro.[N 16] Il 12 aprile 1928 la città fu scossa dal grave attentato a Vittorio Emanuele III, in cui 20 persone rimasero uccise dallo scoppio di un ordigno esplosivo mentre erano in attesa di assistere al passaggio del Re in occasione della cerimonia di inaugurazione della VIII edizione della Fiera Campionaria. Nel biennio 1929-30 si procedette alla copertura della Cerchia dei Navigli, cambiando così radicalmente l'aspetto di molti paesaggi urbani della città.
Tragica fu la strage dei 184 bambini della scuola elementare di Gorla, il 20 ottobre 1944. Diciassette aerei del 451º Bomb Group dell'aviazione statunitense, fallito il bersaglio (gli stabilimenti Breda) perché fuori rotta, sganciarono 170 bombe da duecento chili sui quartieri di Gorla, Precotto e Turro. Una di queste colpì le scale della scuola mentre i bambini, gli insegnanti e il personale cercavano di raggiungere i rifugi: quel giorno si contarono 614 vittime.[83]
Il 29 aprile 1945 i corpi di 18 gerarchi fascisti tra cui Mussolini stesso vennero esposti in piazzale Loreto. I gerarchi erano stati fucilati da un gruppo di partigiani comandati da Walter Audisio il pomeriggio del 28 aprile. La folla incominciò a calpestare e colpire i corpi ricoprendoli di sputi, e solo grazie all'intervento di vigili del fuoco e di alcuni partigiani i cadaveri furono sottratti all'ira della folla e appesi a testa in giù sulla pensilina del distributore presente nella piazza.[84]
Dal secondo dopoguerra al nuovo millennio
Città emblema della Resistenza (il 25 aprile, festa nazionale della liberazione, ricorda l'insurrezione generale partigiana del 25 aprile 1945 che ha portato alla liberazione di Milano) fu, nel secondo dopoguerra, dopo la nascita della Repubblica Italiana (1946), uno dei motori della ricostruzione industriale e culturale dell'Italia postbellica.
A Milano si svolsero alcuni dei maggiori scontri del Sessantotto italiano e qui ci fu il primo episodio della cosiddetta strategia della tensione (il 12 dicembre 1969 con la strage di piazza Fontana). Dalla fine degli anni ottanta la città iniziò a essere ricordata come "Milano da bere", denominazione derivante da uno slogan pubblicitario diventato simbolo di un'epoca in cui essa e l'intera nazione potevano godere di un benessere diffuso.[85]
Nell'ultimo quarto di secolo la città fu al centro della politica italiana: con l'ascesa al governo della classe dirigente milanese del Partito Socialista Italiano – guidata da Bettino Craxi – al governo nazionale, poi con lo scandalo di Tangentopoli,[N 17] poi ancora con l'ascesa dell'imprenditore milanese Silvio Berlusconi, a guida di una coalizione di centrodestra.[N 18]
Oggi Milano è un importante centro commerciale e industriale, sia all'interno dell'Unione europea sia a livello internazionale, oltre che il maggior polo italiano per i servizi e il terziario, la finanza, la moda, l'editoria e l'industria. È inoltre sede della Borsa Italiana (in piazza degli Affari), uno dei più importanti centri finanziari d'Europa, ed è un grande polo di attrazione per le sedi amministrative di decine di multinazionali.[86] Milano è uno dei maggiori centri universitari, editoriali e televisivi d'Europa. È inoltre sede della Fiera di Milano, polo fieristico con la maggior superficie espositiva d'Europa.[87]
Da sinistra, il lato anteriore e quello posteriore del gonfalone di Milano, che è custodito all'interno di Palazzo Marino, municipio della città, nella Sala dell'Alessi.
La bandiera utilizzata dalla moderna città di Milano riprende fedelmente quella usata dal Ducato di Milano dal 1395 al 1797, ovvero un vessillo bianco con una croce di San Giorgio di colore rosso.[91] A seconda del periodo storico e in particolare della dinastia regnante che dominava la città, si sono succeduti diversi stendardi civici (il cosiddetto Vexillum civitas), che di volta in volta rappresentava la famiglia nobiliare che governava il ducato milanese, fermo restando la conservazione della primigenia bandiera cittadina bianca con croce di San Giorgio di colore rosso come vessillo ufficiale dello Stato (il cosiddetto Vexillum publicum).[91][92]
Lo stemma di Milano è costituito da uno scudo sannitico di color argento (bianco) su cui è sovrapposta una croce di San Giorgiorossa. Il tutto è racchiuso ai lati da un ramo di alloro e uno di quercia, legati insieme da un nastro tricolore. Lo scudo, che è timbrato da una corona turrita colore oro o nero, simbolo del titolo di città, è in uso, nella sua forma moderna, dal 19 marzo 1934, quando fu emanato il relativo decreto di concessione da parte dello Stato. La croce di San Giorgio rossa su campo bianco come simbolo della città meneghina nacque nel Medioevo: tale soggetto, che è stato riportato per la prima volta sulla bandiera di Milano, è stato poi l'ispirazione per la realizzazione dello stemma cittadino.
Il primo gonfalone di Milano è stato un arazzo realizzato intorno al 1565 dai ricamatori Scipione Delfinone e Camillo Pusterla su disegno di Giuseppe Arcimboldi e Giuseppe Meda. Restaurato una ventina di volte nei successivi tre secoli, è custodito all'interno del Castello Sforzesco, nella Sala del Gonfalone.[93] Una sua copia, che è custodita a Palazzo Marino, nella Sala dell'Alessi, viene esibita nelle ricorrenze ufficiali più importanti per rappresentare la città di Milano. Entrambi i gonfaloni menzionati raffigurano, al centro, sant'Ambrogio, vescovo di Milano e santo patrono della città.
Altri simboli sono la scrofa semilanuta, animale legato alla leggenda della fondazione di Milano, la "Madonnina", una statua d'oro di Maria collocata sulla guglia più elevata del Duomo di Milano, il biscione (in dialetto milaneseel bisson), ritratto nell'atto di ingoiare o proteggere, a seconda delle interpretazioni, un fanciullo o un uomo nudo[N 19] e sovrastato da una corona d'oro,[N 20] originariamente simbolo del casato dei Visconti, Signori e poi Duchi di Milano tra XIII e XV secolo, e infine Meneghino, maschera legata alla città dopo avere soppiantato quella più antica e tradizionale di "Baltramm de Gaggian". Il nome "meneghino" viene talvolta usato, a mo' di aggettivo, come sostituto di "milanese" (si veda ad esempio la nota istituzione culturale Famiglia meneghina).[94]
«A ricordare le azioni eroiche compiute dalla cittadinanza milanese nelle cinque giornate del 1848. L'insurrezione popolare milanese divampò il 18 marzo 1848, alla notizia della rivoluzione a Vienna e dell'insurrezione di Venezia. Il 23 gli insorti costrinsero il maresciallo Radetzki ad abbandonare la città e a ritirarsi verso Verona. Fra gli insorti si contarono circa trecento morti.» — Roma, 18 marzo 1898
«Nelle epiche "Cinque Giornate", insorgendo e scacciando dalle sue mura un esercito potentemente armato, dimostrò quanto valga contro la tirannide l'impeto popolare sorretto da sete inestinguibile di giustizia, di libertà, di indipendenza. Presente con i suoi martiri e i suoi eroi nelle congiure mazziniane e nelle battaglie del primo Risorgimento, negli anni dal 1943 al 1945, pur mutilata ed insanguinata dalle offese belliche, oppose allo spietato nemico di ogni tempo, la fierezza e lo slancio di un'implacabile lotta partigiana, nella quale fu prodiga del sangue dei suoi figli migliori, e lo travolse infine nell'insurrezione vittoriosa del 25 aprile 1945. Mirabile esempio di virtù civiche e guerriere che la Repubblica onora. 18-22 marzo 1848, 6 febbraio 1853, 9 settembre 1943, 25 aprile 1945.» — Roma, 15 marzo 1948
Gran parte del patrimonio artistico-architettonico di Milano si trova nel centro storico, che deve il suo aspetto attuale a numerosi rimaneggiamenti urbanistici effettuati tra l'Unità d'Italia e il primo dopoguerra.[97]
Il monumento simbolo della città è la basilica cattedrale metropolitana della Natività della Beata Vergine Maria, più conosciuta con il nome di Duomo di Milano, situata nell'omonima piazza, centro della vita economica e culturale cittadina. A breve distanza si trova il settecentesco Teatro alla Scala, uno dei teatri lirici più famosi al mondo.[98] A collegare piazza della Scala e piazza del Duomo è la galleria Vittorio Emanuele II, un passaggio coperto con strutture di ferro e vetro a vista in stile eclettico.
Il centro di Milano è ricco di ville e palazzi, costruiti soprattutto nei secoli XVII e XVIII come dimore private delle maggiori famiglie della città; gli stili architettonici rappresentati nel centro cittadino sono molti, dal neogotico, al barocco all'eclettico sino al liberty e al razionalismo del dopoguerra. La storia degli edifici civili milanesi si estende fino ai giorni nostri, comprendendo le numerose architetture moderne caratterizzanti le zone di più innovativa concezione del territorio cittadino.
Milano non ha mai avuto un centro di potere civile adeguato alla propria importanza: tale fatto è dovuto principalmente alla mancanza di una corte all'interno della città a partire dal XVI secolo, quando venne perduta l'indipendenza. Fra i palazzi pubblici, infatti, vanno ricordati solo il medievalePalazzo della Ragione (inserito nel complesso di piazza Mercanti) e il successivo Palazzo Reale, per secoli sede rappresentativa del governo della città;[N 21] dopo la costruzione del Castello Sforzesco, evidentemente catalogato tra le architetture militari, Milano non diede più alla luce un edificio di concezione pubblica sino al 2010, quando fu inaugurato Palazzo Lombardia.
Le mura di Milano si sono evolute negli anni con la città: dal primo nucleo romano, si passa alla cinta medievale, per finire con l'ultima cinta più esterna, più conosciuta come "mura spagnole". Delle mura romane rimangono solo delle rovine; delle mura medievali restano dei rarissimi tratti scoperti che sono sopravvissuti alla conversione in abitazioni una volta costruite le mura spagnole, all'epoca della loro edificazione le più estese d'Europa,[113] abbattute per gran parte fra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento per ragioni viabilistiche.[114]
Oltre ad alcuni tratti delle antiche mura spagnole lunghi in totale circa un chilometro, restano a ricordare le uniche porte cittadine della cinta medievali giunte sino a noi, ovvero Porta Nuova medievale e Porta Ticinese medievale. Sulla cinta spagnola le porte sono state invece in gran parte conservate: a parte la manieristaPorta Romana, le rimanenti risalgono alla sistemazione austriaca dei bastioni in stile neoclassico.
L'architettura militare più imponente è il Castello Sforzesco,[115] maniero convertito nel Rinascimento a elegante corte dei Duchi di Milano: la fortezza era comunque tra le maggiori dell'epoca, tanto che il castello non fu mai espugnato in battaglia. Usato esclusivamente come caserma militare dai governi stranieri, fu restaurato e trasformato a fine Ottocento in un grande complesso museale, e ornato dai giardini dell'omonima piazza e dal Parco Sempione. Un tempo era gestito dal Castellano del Castello Sforzesco di Milano. Sorge sullo stesso luogo del Castello di Porta Giovia, di cui rappresenta un ampliamento, e del Castrum Portae Jovis romano.
Vie e piazze
Sono diverse le vie e piazze di Milano che hanno rilevanza storica, architettonica, sociale o commerciale.[116] Tra le piazze, quella più importante è piazza del Duomo (suo vero e proprio centro geometrico e commerciale da oltre sette secoli), piazza degli Affari (nota per la presenza della Borsa Italiana, sede del mercato finanziario nazionale, qui istituita il 16 gennaio 1808), piazza Gae Aulenti (situata nel Centro direzionale di Milano e simbolo della Milano contemporanea), piazza Cordusio (posta dove sorgeva la corte dei duchi longobardi, la Curia Ducis, da cui deriva il nome della piazza), piazza Mercanti (creata come centro della vita cittadina in epoca medioevale) e piazza San Fedele (situata all'interno di un'importante area pedonale).
Per quanto riguarda le vie, sono degne di nota via Manzoni (considerata una delle zone più lussuose della città, nonché uno dei maggiori centri dello shopping dell'alta moda mondiale), via Brera (reputata una delle più caratteristiche di Milano, sia per la presenza del palazzo della Pinacoteca di Brera, sia per alcuni storici locali che si affacciano su questa strada), Viale Beatrice d'Este, corso Buenos Aires (importante strada commerciale con oltre 350 punti vendita di vari tipi di merce che generano un fatturato quotidiano complessivo tra i più alti al mondo) e via Monte Napoleone (considerata una delle zone più lussuose e uno dei maggiori centri degli acquisti del prêt-à-porter).
Altre vie importanti di Milano sono corso Venezia (conosciuto come una delle vie più eleganti di Milano e facente parte del Quadrilatero della moda), corso Vittorio Emanuele II (tra le strade più importanti della città, dove si aprono numerosi negozi, soprattutto di abbigliamento, che lo rendono uno dei principali centri di acquisti cittadino), corso Como (importante strada pedonale e commerciale di Milano), via Dante (altra importante strada commerciale aperta alla fine del XIX secolo per collegare direttamente piazza del Cordusio con il Castello Sforzesco) e il Verziere (antica denominazione popolare dell'area un tempo adibita a mercato di frutta e verdura e dove si trova ancora oggi un celebre monumento manieristico-barocco, la Colonna del Verziere).
Sono giunti sino a noi anche i resti di Porta Ticinese romana (per la precisione, un troncone di una delle due torri che fiancheggiavano la porta), nonché di alcune domus e delle Colonne di San Lorenzo (si tratta di sedici colonne, alte circa 7 metri e mezzo, in marmo, con capitelli corinzi che sostengono la trabeazione che provengono da edifici romani risalenti al II o III secolo, probabilmente un tempio pagano sito nell'area dell'attuale piazza Santa Maria Beltrade, e che vennero trasportate nell'attuale locazione a completare l'erigenda basilica di San Lorenzo), che sono i reperti romani di Milano più conosciuti.[118]
Nella zona nord del territorio comunale è posto il Parco Nord, a carattere sovracomunale.[N 23] Un'ampia parte del territorio, a est, sud e ovest, è invece compresa nel Parco agricolo Sud Milano, una vasta area a carattere naturalistico e agricolo che circonda la città dai tre lati.[121] Resti ben conservati delle mura spagnole sono visibili lungo viale Vittorio Veneto nei pressi di Porta Venezia, dove hanno mantenuto l'aspetto originale, quella di "passeggiata" alberata.[122][123]
A est della città, presso l'Aeroporto di Linate, nel territorio dei comuni di Segrate e Peschiera Borromeo, si trova l'Idroscalo di Milano, un vasto bacino artificiale scavato nel 1928-1930 per l'ammaraggio e il decollo degli idrovolanti, e riconvertito già nel 1934 ad area per gare e attività sportive e uso balneare pubblico. Molto frequentato nei mesi estivi e dotato di una vasta area verde, l'Idroscalo è spesso definito "il mare dei milanesi".[124] Nell'arco dell'anno l'area viene utilizzata per manifestazioni sportive nautiche, come canottaggio, motonautica o sci d'acqua.[125]
Al momento dell'Unità d'Italia Milano era il terzo comune italiano per numero di abitanti, superata da Napoli e Palermo. Nel censimento del 1871 era la quinta città d'Italia (dopo Napoli, Roma, Palermo e Torino)[1]. Nel secondo dopoguerra fu interessata da un cospicuo flusso migratorio da tutte le regioni d'Italia, fino a raggiungere il suo massimo di 1 743 427 abitanti al 31 dicembre 1973.[130]
In seguito l'area milanese ha conosciuto un forte fenomeno di suburbanizzazione, dato dal trasferimento di molti abitanti verso i comuni della città metropolitana di Milano. La popolazione residente al 31 dicembre 2017 è di 1 380 873 abitanti.[4] Il 25 gennaio 2023 il sindaco Giuseppe Sala ha annunciato che la popolazione della città di Milano è tornata a superare la cifra di 1 400 000 abitanti.[131]
La popolazione storica è indicata qui sotto senza considerare il comune dei Corpi Santi,[N 24] che venne annesso a Milano nel 1873. Degno di nota è il drastico calo degli abitanti a causa della peste del 1630.
La città era un tempo suddivisa in venti zone che avevano ciascuna un'estensione inferiore rispetto a quella dei moderni municipi e che sono state ridotte a nove nel 1999. Nel 2016 queste zone sono state soppiantate dai municipi sul modello del comune di Roma. Inoltre, a fini statistici, la città è divisa in 88 Nuclei d'identità locale.
Etnie e minoranze straniere
Secondo i dati ISTAT[138], al 1º gennaio 2023 la popolazione straniera residente a Milano era di 261 277 persone, pari al 19,2% della popolazione. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente sono:[138]
Nei dati ufficiali non sono considerati gli stranieri irregolari, che secondo il XV rapporto sull'immigrazione straniera nella provincia di Milano nel 2013 sarebbero 23 700.[139]
Oltre a Chinatown, a Milano esistono altri quattro quartieri etnici, sebbene non ufficialmente riconosciuti[141]:
Piccola Bangladesh, area ad alta concentrazione di bengalesi: tra le vie Gaffurio, Benedetto Marcello, Vitruvio e Settembrini, e con il vertice in piazza Caiazzo[142]
Nuova Kasbah, area fortemente abitata da cittadini stranieri, ma senza un'etnia prevalente: tra piazzale Loreto e il comune di Sesto San Giovanni[143][144]
Asmarina, area a predominanza eritrea: tra viale Tunisia, piazza della Repubblica, viale Vittorio Veneto e corso Buenos Aires[145][146]
Quartiere Arabo: nell'area di san Siro, dove la popolazione di origine araba ha ormai superato quella italiana[147][148][149].
Il milanese non ha un riconoscimento giuridico (legge nº 482 del 1999) e non è oggetto di tutela da parte della Repubblica Italiana, mentre la lingua lombarda è riconosciuta ufficiosamente con la Raccomandazione nº 928 del 7 ottobre 1981 del Consiglio d'Europa. Un notevole avvicinamento del dialetto all'italiano si è avuto, soprattutto nel corso del XX secolo, anche per via dell'acquisizione di lessico dalla lingua nazionale (per esempio scòla rispetto a scoeura "scuola", ecc.), un fenomeno abbastanza comprensibile se si pensa che chi parla milanese in genere parla anche italiano.
Religione
La prima confessione religiosa a Milano è quella cattolica. La liturgia differisce da quella tipica della maggior parte del mondo cattolico in quanto Milano segue un proprio rito, chiamato rito ambrosiano, derivante dalla tradizione che si è stratificata nella liturgia milanese. Anticamente vi erano vari riti locali, che furono via via aboliti. Il rito ambrosiano sopravvisse e si assestò nel corso dei secoli sia per l'importanza della sede milanese sia perché, nel momento di massima uniformazione della liturgia, ovvero in corrispondenza del Concilio di Trento, regnava un papa milanese, Pio IV. Altro motivo della conservazione del rito ambrosiano fu il fatto che l'anima del Concilio fosse san Carlo Borromeo, vescovo di Milano e nipote di Pio IV.[152]
Tra le tradizioni milanesi degno di menzione è il Carnevale Ambrosiano, evento annuale di carattere storico e religioso le cui manifestazioni coinvolgono la città di Milano, l'intera arcidiocesi di Milano e i territori di alcune delle diocesi vicine durante il quale sono protagoniste, tra le altre, le maschere milanesi di Meneghino e della Cecca.
Altro evento annuale è la consegna dell'Ambrogino d'oro, nome non ufficiale con cui sono comunemente chiamate le onorificenze conferite dal comune di Milano, la cui denominazione è ispirata a sant'Ambrogio, patrono della città. Degni di nota sono anche i Giochi sforzeschi, convegno ludico organizzato in collaborazione con il comune di Milano che è iniziato nel 1999.[160]
Per quanto riguarda gli eventi commerciali, importanti sono la fiera di Sinigallia, storico mercatino delle pulci che si svolge ogni sabato[161] nei pressi della Darsena di Porta Ticinese, e gli Oh Bej! Oh Bej!, antico mercatino tipico del periodo natalizio che si tiene generalmente dal 7 dicembre, giorno di sant'Ambrogio, fino alla domenica successiva. Degno di nota è anche il Tredesin de Mars, festa tradizionale milanese nata per commemorare l'annuncio del Cristianesimo alla città da parte di san Barnaba.
Il più antico ospedale milanese al servizio dell'intera città di cui è rimasta traccia documentata è l'ospedale del Brolo. Fondato nel 1158, quattro anni prima della resa a Federico Barbarossa, funzionò per oltre tre secoli. Dopo il 1456[N 25], cedette il suo ruolo primario alla Ca' Granda che divenne, per incorporazioni di altre opere benefiche, lasciti e donazioni, una delle più importanti istituzioni milanesi. L'antica denominazione "Ca' Granda" è ancora portata dall'ospedale di Niguarda, il cui nome completo è Ospedale Niguarda Ca' Granda e dal Policlinico di Milano, il cui nome completo è Fondazione IRCCS Ca' Granda Ospedale Maggiore Policlinico.
Accanto alla cura caritatevole degli ammalati, la filantropia milanese si è fatta carico, nel tempo, di fondare e sostenere istituzioni diventate poi storiche e familiari nel panorama sociale cittadino per l'assistenza agli anziani e agli orfani: la Baggina, l'Orfanotrofio dei Martinitt e l'Orfanotrofio delle Stelline. Caratteristica delle tre iniziative era il fatto che i beneficati dovessero, nelle loro possibilità, praticare o imparare un mestiere per mantenere o crearsi la dignità personale. A questo tema si riallacciano le numerose iniziative per l'alfabetizzazione e per l'insegnamento delle arti e dei mestieri che troverà un largo seguito tra i protagonisti dell'industrializzazione della città, che avvenne nel XIX secolo. Un importante ruolo filantropico è anche svolto dalla Fondazione Cariplo.
Come in tutte le grandi città, a Milano vi è un gran numero di scuole, pubbliche e private, che consentono percorsi didattici molto specifici o personalizzati a chi ha la necessità o le possibilità economiche.
Il sistema di istruzione superiore di Milano comprende 39 centri universitari (44 facoltà, 174 000 nuovi studenti all'anno, pari al 10% dell'intera popolazione universitaria italiana), e ha il maggior numero di laureati e studenti post laurea (rispettivamente, 34 000 e più di 5 000) in Italia.[165] Milano è la prima città in Italia per offerta di facoltà.[166] Un consorzio tra gli atenei (escluse le Accademie e il Conservatorio) ha dato luogo alla nascita nel 2003 di un "collegio di eccellenza" : il Collegio di Milano.
Milano possiede un notevole tesoro artistico ripartito in più collezioni; la città è un centro estremamente vitale di mostre e di attività culturali, con iniziative e centri d'apprendimento legati alla storia e alla scienza.
La città ospita il Centro di Documentazione sul Progetto Grafico di AIAP, fondato nel 1945 per conservare e valorizzare i materiali della progettazione grafica e della comunicazione visiva e si configura anche come centro di ricerca professionale. Custodisce più di 70000 artefatti messi a disposizione sia di studiosi che di mostre itineranti[180].
Milano fu, insieme a Roma e a Torino, uno dei centri principali per l'introduzione della televisione in Italia[181]; nei primi anni trenta furono presentati nel capoluogo lombardo i primi esperimenti televisivi italiani, mentre nel decennio successivo cominciarono a essere distribuite trasmissioni sperimentali giornaliere.
In seguito a Milano si vennero a creare le tre più importanti emittenti televisive private, Canale 5, Italia 1 e Rete 4, che permisero alla città di mantenere una figura di rilievo come centro di produzione che è ancora oggi presente. Milano è la sede principale dei più importanti gruppi televisivi e canali privati in Italia: Mediaset, Sky Italia, Warner Bros. Discovery Italia, Paramount Global Italia e Dazn ed ospita il Centro di Produzione Rai di Milano, dove vengono realizzate alcune tra le più importanti trasmissioni della tv di Stato. Inoltre, in città sono presenti molti Centri di Produzione dove vengono realizzati programmi televisivi e spot pubblicitari, tra cui gli studi EMG di Via Deruta 20 e Cologno Monzese[182], UMC di Via Belli 14[183] e gli avveniristici Milano City Studios[184].
Le emittenti televisive localizzate nella regione milanese occupano il 25% degli addetti nazionali del settore, che è un record nazionale.[185]
Milano nel 2007 ospitò anche un episodio televisivo di Monday Night Raw della WWE.
Milano ha fornito importanti contributi allo sviluppo della storia dell'arte e ha dato i natali ad alcuni movimenti d'arte moderna.
Il gotico milanese fu un'esperienza artistica cittadina a cavallo tra la seconda metà del XIII secolo e la prima metà del XV secolo che venne inizialmente introdotto nel territorio milanese dai monaci cistercensi. Fu il principale linguaggio artistico del vasto programma mecenatesco e autocelebrativo dei Visconti, signori di Milano, al cui dominio sulla città viene solitamente associato il periodo gotico milanese. Degna di nota è anche l'arte del secondo Cinquecento a Milano, che si sviluppò, a Milano, come altrove, su più filoni e stili riassumibili nel manierismo, nell'arte controriformata e classicismo. Queste correnti si divisero la scena artistica cittadina spesso subendo reciproche contaminazioni.
Grazie all'operato dei cardinali Borromeo e alla sua importanza nei domini italiani, prima spagnoli e poi austriaci, in un periodo a cavallo tra il Seicento e la prima metà del Settecento, Milano visse una vivace stagione artistica[187] durante la quale assunse il ruolo di centro propulsore del barocco lombardo, di cui il barocco milanese[N 27] fu la corrente dominante.[188] Degna di nota fu anche la stagione neoclassica milanese, che fu tra le più importanti in Italia e in Europa.[189][N 28] Durò dalla fine del regno di Maria Teresa d'Austria, e continuò per tutto il successivo Regno d'Italia napoleonico e durante la Restaurazione: in questo periodo Milano fu protagonista di una forte rinascita culturale ed economica, in cui il Neoclassicismo fu lo stile artistico dominante e la maggiore espressione.
Importante per la storia dell'arte fu anche il liberty milanese, ovvero l'esperienza del suddetto stile diffusosi a Milano tra i primi anni del Novecento e lo scoppio della prima guerra mondiale. Nel capoluogo lombardo lo stile liberty trovò, grazie allo stretto legame con la rampante borghesia industriale dell'epoca, un fertile terreno per un rapido sviluppo che lo vide spaziare dalle influenze dell'art nouveau floreale francese allo Jugendstil tedesco e all'eclettismo.[190]
I teatri milanesi sono sparsi per tutta la città. Brera, il quartiere notturno per eccellenza, ne ospita tre, altre sale si trovano lungo corsi trafficati o vicoli nascosti, piazze note e strade decentrate.
Menzione particolare merita anche la presenza di prestigiosi locali di cabaret come lo Zelig, che ha dato poi vita all'omonima trasmissione televisiva di successo. Altro locale degno di nota è stato il Derby, che è stato attivo tra gli anni sessanta e settanta e che è diventato noto soprattutto per i numerosi artisti esordienti che ne hanno calcato la scena, poi divenuti popolari personaggi nel mondo della musica, dello spettacolo e del cinema italiano.[195]
Cinema
Dal 1996 è organizzato il Milano Film Festival,[196] festival cinematografico in cui sono invitati lungometraggi e cortometraggi di provenienza internazionale. Il festival si tiene nel mese di settembre in varie sale e spazi aperti della città. Inoltre, nel 2000, è stato fondato il MIFF, il Milano International Film Festival, che si tiene in maggio e che è dedicato ai film indipendenti di respiro internazionale. I vincitori del MIFF Awards vengono premiati con il Cavallo di Leonardo.[197]
Fra gli altri festival si segnala anche quello organizzato dalla Cineteca Italiana di Milano, Il cinema italiano visto da Milano, focalizzato interamente sul cinema italiano e sui giovani autori emergenti nazionali. Il festival si svolge tradizionalmente a febbraio presso lo Spazio Oberdan e il nuovo Museo Interattivo del Cinema (MIC) nella vecchia Manifattura Tabacchi.[199]
Nella città di Milano sono stati girati interamente, o parzialmente, 113 film nel 2011, 130 nel 2012, 180 nel 2013, 210 nel 2014 e 230 nel 2015.[200]
Nel 2007 si è svolta la prima edizione del Milano Jazzin' Festival (MJF), un evento musicale estivo dedicato al jazz, con concerti di artisti di fama internazionale proseguendo in una tradizione che sin dagli anni sessanta e settanta aveva visto nascere e poi chiudere club come il Jazz Power ed il Capolinea. La manifestazione si svolge nell'Arena Civica ed è accompagnata da altri eventi pubblici prevalentemente nella zona del Parco Sempione. Dal Global City Report 2012, Milano risulta essere la prima città in Europa per creatività musicale.[202]
Degna di nota è la canzone milanese, ovvero la musica popolare originaria di Milano che è cantata in dialetto milanese. Secondo i più autorevoli storici della musica, si può estrapolare la canzone milanese popolare per distinguerla da quella lombarda solamente, tranne le eccezioni, nel XX secolo, in coincidenza con le prime canzoni della prolifica coppia di autori formata da Alfredo Bracchi e Giovanni D'Anzi.[203] Nel XX secolo gli autori che hanno utilizzato a vario titolo il dialetto milanese per scrivere le proprie canzoni sono stati, tra gli altri, Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Nanni Svampa e Dario Fo, vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1997.[204]
Molto varia per gli apporti delle campagne circostanti, delle tradizioni del territorio che la circonda e anche per le diverse dominazioni straniere succedutesi nei secoli, la cucina milanese oggi conserva alcuni piatti tradizionali, talvolta "rivisitati" per ridurne la carica calorica, un tempo assai robusta. È, in generale, per cotture prolungate a fiamma leggera.[206]
L'abbondante uso di burro, panna e mascarpone in cucina non andava a genio a Ugo Foscolo, che ribattezzò ironicamente Milano come "Paneropoli", da pànera, "panna, crema" in milanese.[207]
Dal 1920 nel capoluogo lombardo viene organizzata la Fiera di Milano, considerata uno dei poli fieristici più moderni e importanti in Europa. La Fiera di Milano è costituita dai due poli espositivi di Fieramilano (situato in un'area al confine tra i comuni di Rho e di Pero) e di Fieramilanocity (situato nel quartiere Portello del comune di Milano). Estendendosi per 753 000 m² di superficie complessiva è il polo fieristico più grande d'Europa.[209]
Il tema selezionato per l'Expo 2015 è stato "Nutrire il pianeta, energia per la vita"[210] e ha inteso includere tutto ciò che riguarda l'alimentazione, dall'educazione alimentare alla grave mancanza di cibo che affligge molte zone del mondo, alle tematiche legate agli OGM.
Milano fu già sede dell'Esposizione Internazionale del 1906, detta anche Esposizione internazionale del Sempione, con tema "i trasporti". Il tema scelto fu quello dei trasporti a festeggiamento del traforo del Sempione, che era stato inaugurato nel febbraio del 1905, da cui l'Esposizione trasse il nome e l'ispirazione.
A tal proposito Cesare Beruto, redattore del citato piano regolatore, scriveva:
«La pianta della nostra città presenta molta somiglianza con la sezione di un albero: vi si notano assai bene i prolungamenti e gli strati concentrici: è una pianta assai razionale che ha esempio nella natura»
I sestieri prendevano il nome dalle porte principali che si aprivano sulle mura cittadine erette in epoca medievale. Ogni sestiere era poi a sua volta diviso in cinque contrade. Sia i sestieri sia le contrade di Milano erano provviste di stemmi. Gli stendardi dei sestieri, su cui era riportato il relativo stemma, erano portato in guerra dalle truppe comunali di Milano insieme con il gonfalone della città.[215]
Oggi a Milano sono sopravvissute un centinaio di cascine,[217] cinquantanove delle quali fanno parte del demanio comunale come, per esempio, Cascina Torchiera o Cascina Monterobbio. Gli altri proprietari sono l'Ospedale Maggiore, l'Aler (ex Istituto Autonomo Case Popolari), la curia o grandi immobiliari: diciotto sono diroccate, le altre hanno trovato utilizzo come biblioteche, aree di svago, centri di accoglienza (per anziani, disabili o tossicodipendenti) o centri residenziali. Tredici, però, in piena area urbana, sono ancora condotte da fittavoli, secondo l'uso milanese, come aziende agricole in attività.
Tra queste citiamo: la Cascina Campi a Trenno, la Cascina Paradiso a Muggiano (cavalli e foraggio), la cascina Gaggioli in via Selvanesco, il Mulino della Pace Barona, la cascina Battivacco alla Barona (riso), la cascina Basmetto alla Barona (riso), la cascina Campazzo (latte) e la cascina Nosedo (latte e derivati). Sempre a sud della Barona, sono presenti le secentesche cascine San Marco e San Marchetto.
Milano, sede della Borsa Italiana, quinta in Europa e nona al mondo, è il principale centro finanziario e il più importante polo economico del Paese con un reddito pro capite di circa 46000€.[218] Il prodotto interno lordo totale generato dalla città di Milano si attesta invece a 39 miliardi di euro.[218] Per il 2022 Assolombarda ha stimato per la città di Milano un PIL in aumento del 4,8%, superiore a quello della media nazionale e lombarda (+3,9%).[219] In pratica Milano da sola genera il 5% dell’intero PIL dell’Italia, registrando un PIL pro capite di 50 000 € superiore alla media europea di 30 000 €.[220]
Turismo
Nelle classifiche delle città più visitate del mondo nel 2018 Milano si conferma al quinto posto in Europa per numero di turisti dall'estero. Secondo La classifica di Global Destination Cities di Mastercard relativa alle presenze di turisti e lavoratori, Milano si attesta a circa 9,1 milioni di presenze, come 16ª città più visitata al mondo, 5ª d'Europa e 2ª d'Italia dopo Roma.[221] Secondo una classifica che si basa invece sui turisti internazionali,[222] Milano, a livello mondiale, si attesta alla 24ª posizione seguendo Roma alla 14ª.
La sua attrattiva è data dal suo essere un importante centro economico dell'editoria, della ricerca, della moda e del design e dal suo patrimonio architettonico e artistico che si mescola alla modernità: monumenti, chiese, palazzi storici, grattacieli, shopping, moda ed eventi di vario genere contribuiscono alla vocazione internazionale della metropoli. Milano è inoltre posizionata a circa 50 km dai grandi laghi lombardi (Lago di Como, Lago Maggiore, Lago di Lugano), la cui bellezza paesaggistica gode di rinomanza mondiale.
Storicamente, i grandi nomi della musica e della letteratura romantica italiana (tra cui Gioachino Rossini, Vincenzo Bellini, Giuseppe Parini, Alessandro Manzoni, Giuseppe Verdi, ecc.) erano soliti soggiornare sui laghi durante la loro permanenza a Milano, spesso ospiti nelle ville dei nobili milanesi, contribuendo così allo sviluppo di un turismo culturale che a partire dal Settecento legò la grande città alle vicine bellezze naturali.
Le autostrade sono collegate fra loro dal sistema delle tre tangenziali, la Ovest (A50), la Est (A51) e la Nord (A52), con una lunghezza complessiva di 74,4 km. Sommando alle tre tangenziali il tratto urbano dell'autostrada A4, si ottiene un sistema di autostrade urbane di oltre 100 km di lunghezza, che circonda totalmente la città.
La Città di Milano è dotata di 6 caselli autostradali; essi sono:
La città è servita da un servizio ferroviario suburbano ("linee S"), che garantisce collegamenti frequenti in un'area di circa 40 km di raggio; fulcro del servizio è il passante ferroviario, una galleria di 9 km che attraversa la città da nord-ovest a sud-est e che è costituita da otto stazioni ferroviarie sotterranee, offrendo numerosi punti d'interscambio con la metropolitana e i trasporti urbani.
Complessivamente il sistema aeroportuale lombardo, composto da 3 aeroporti, gestisce all'anno un traffico di oltre 42 milioni di passeggeri e di circa 700.000 tonnellate di merci, classificandosi come il primo in Italia sia per volume di passeggeri sia per volume di merci. Secondo Assaeroporti,[225] il dato sommato dei tre aeroporti (Malpensa-Linate-Orio) riguardo ai passeggeri trasportati nel 2022 è infatti di 42.223.435.
L'Aeroporto di Malpensa con i suoi 21,3 milioni di passeggeri nel 2022 è il secondo aeroporto d’Italia per traffico passeggeri dopo Roma Fiumicino (29,3 milioni di passeggeri) ed è il primo aeroporto d’Italia per traffico merci con 721254 tonnellate nel 2022 ed il 70% delle merci avio del Paese[226] (al secondo posto troviamo l’aeroporto di Roma Fiumicino con 140603 tonnellate nel 2022). Malpensa è al 9º posto al mondo ed al 6º posto in Europa per numero di Paesi serviti con voli di linea diretti[227] e dista 54,5 km dal centro di Milano, collegato tramite il Malpensa Express.[228]
L'Aeroporto di Linate è il city airport di Milano, distante 8 km dal centro città ed è usato maggiormente per voli nazionali e voli europei. Nel 2022 sono transitati 7,7 milioni di passeggeri classificandosi come 8° aeroporto d’Italia per traffico passeggeri.[229] L’aeroporto di Linate è Hub della compagnia ITA insieme a Roma Fiumicino ed è connesso al centro città tramite la linea metropolitana blu M4.
L'Aeroporto di Orio al Serio, situato a 54,8 km dal centro di Milano ed a 6 km dal centro di Bergamo, è utilizzato maggiormente dalle compagnie low-cost e principale base di Ryanair. Con un transito di 13,1 milioni di passeggeri nell’anno 2022 si classifica come 3° aeroporto d’Italia per traffico passeggeri dopo Roma Fiumicino e Milano Malpensa.
La metropolitana conta 125 stazioni (più 2 in costruzione sulla M1) e si estende per 111,8 km, ai quali si aggiunge il passante ferroviario, che è lungo 9 km e che comprende otto stazioni. La rete metropolitana di Milano è la prima in Italia per estensione.
Le linee di trasporto pubblico di superficie sono composte da diciassette linee tramviarie delle quali due extraurbane, il 15 (Rozzano) e il 31 (Cinisello Balsamo), quattro linee filoviarie, di cui due di circonvallazione e numerose linee automobilistiche. Inoltre esiste un people mover che collega la stazione di Cascina Gobba con l'ospedale San Raffaele.
Particolare rilievo storico riveste nella città il tram: a fianco dei più moderni Sirio ed Eurotram convivono vetture più datate che hanno fatto la storia della rete tramviaria di Milano. Tra queste vanno ricordate le notissime Ventotto (o Carrelli), vetture tramviarie prodotte fra il 1928 e il 1930: in servizio ininterrottamente per oltre novant’anni, sono ormai diventate uno dei simboli di Milano.[232][N 32]
È attiva anche una rete notturna di mezzi pubblici di superficie (autobus e filobus), funzionanti durante i week-end, le festività o i grandi eventi.[233]
Milano ha una rete di piste ciclabili di 255 km, di cui 35 km sono stati realizzati durante l'emergenza sanitaria da COVID-19 nel 2020.[234] Esistono diversi sistemi di bici in sharing (sistema BikeMi e altri) e monopattini (6000 mezzi nel 2021) in sharing.[235] La città è prima in Italia e quinta in Europa, dopo Parigi, Londra, Barcellona e Lione, e ottava al mondo, per il servizio di bike sharing,[236][237] con 320 stazioni e una flotta che comprende 4280 biciclette a pedalata muscolare e 1.150 a pedalata assistita, 150 anche con seggiolino per bambini.[238]
Car sharing
Milano è la prima città in Italia e in Europa per car sharing, in rapporto alla popolazione, con 60 000 abbonati e quasi 1 500 vetture gestite da quattro società private che in futuro saliranno a sei.[239]
La prima forma di governo locale a Milano risale all'epoca romana quando, nel 49 a.C., l'antica Mediolanum venne elevata da Cesare, nell'ambito della Lex Roscia, allo status di municipium[1]. L'istituzione del moderno comune di Milano avvenne invece in epoca comunale, nel 1117: in tale anno fu infatti attestata per la prima volta l'attività dei consoli di Milano e di un podestà; quest'ultima carica fu mantenuta anche durante il periodo della signoria viscontea prima e sforzesca poi.
Il podestà rimase a capo dell'amministrazione comunale di Milano fino al 1860, cioè fino all'anno successivo dell'annessione della Lombardia al Regno di Sardegna, avvenimento che preannunciò l'Unità d'Italia (1861). La legge nº3702 del 23 ottobre 1859 (legge Rattazzi) del governo sabaudo allargò alla Lombardia la legislazione piemontese, che divenne poi quella italiana[240]. A capo dell'amministrazione comunale venne posto il sindaco, che all'epoca era di nomina governativa[240]. In particolare, il sindaco era nominato dal Ministero dell'interno su suggerimento del prefetto[240].
Un cambiamento importante avvenne nel 1889: il regio decreto nº5921 del 10 febbraio ("Testo Unico della legge comunale e provinciale") introdusse l'elezione del sindaco da parte del consiglio comunale per i comuni capoluogo di provincia e per quelli con più di 10 000 abitanti, tra cui Milano[240]. Dal 1926 al 1945, durante l'epoca fascista, con la promulgazione di due delle cosiddette leggi fascistissime, ovvero della legge nº 237 del 4 febbraio 1926 ("Istituzione del Podestà e della Consulta municipale nei comuni con popolazione non eccedente i 5 000 abitanti") e del regio decreto legislativo nº1910 del 3 settembre 1926 ("Estensione dell'ordinamento podestarile a tutti i comuni del regno"), gli organi democratici dei comuni furono soppressi e tutte le funzioni svolte in precedenza dal sindaco, dalla giunta comunale e dal consiglio comunale furono trasferite al podestà, che era nominato dal governo tramite regio decreto[240]. Il podestà era assistito da una consulta municipale, che era invece nominata dal prefetto[240]
Con la Liberazione (1945), sulla scorta del decreto legislativo luogotenenziale nº111 del 4 aprile 1944 ("Norme
transitorie per l'amministrazione dei comuni e delle provincie"), si ristabiliva la carica di sindaco affidandone provvisoriamente la nomina al Comitato di Liberazione Nazionale (CLN)[240]. In seguito, grazie al decreto legislativo luogotenenziale nº1 del 7 gennaio 1946 ("Ricostituzione delle Amministrazioni comunali su base elettiva"), il sindaco tornò ad essere eletto dal consiglio comunale: quest'ultimo venne infatti ripristinato dal medesimo provvedimento insieme alla giunta comunale[240].
Con la legge nº81 del 25 marzo 1993 ("Elezione diretta del sindaco, del presidente della provincia, del consiglio comunale e del consiglio provinciale") venne introdotta l'elezione diretta del sindaco da parte dei cittadini[240]. Contestualmente, con questo provvedimento, fu modificato un altro importante aspetto dell'amministrazione comunale: la nomina della giunta. In precedenza era eletta dal consiglio comunale, mentre dal 25 marzo 1993 è nominata direttamente dal sindaco[240].
Per quanto riguarda invece la durata del mandato, dal 1859 alla promulgazione delle leggi del 1889 e del 1896, il sindaco restava in carica tre anni rinnovabili[240]. Dopo l'approvazione dei testi legislativi del 1889 e del 1896, nell'occasione dei quali venne decretata la sua elezione da parte del consiglio comunale, il mandato del sindaco venne esteso a quattro anni[240]. Il podestà d'epoca fascista rimaneva invece in carica cinque anni con possibilità di rimozione da parte del prefetto oppure di riconferma oltre i cinque anni prefissati[240]. Dal 1945, con la reintroduzione della carica di sindaco e della sua elezione da parte del consiglio comunale, venne ripristinata la durata di quattro anni[240]. Quest'ultima, nel 1993, venne confermata a quattro anni per poi essere allungata nel 2000, con decreto legislativo nº 267 del 18 agosto ("Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali"), a cinque anni[240].
Per quanto riguarda le sedi comunali, il primo municipio di Milano fu il Broletto Vecchio, sede municipale fino al 1251, poi ampliato e trasformato in Palazzo Reale[241]. Seguì poi il Palazzo della Ragione (detto Broletto Nuovo) in Piazza Mercanti, sede municipale dal 1251 al 1786[242]. Successivamente diventò municipio di Milano Palazzo Carmagnola (detto Broletto Nuovissimo) in via Broletto, sede comunale dal 1786 e al 1861[243], quando gli uffici comunali vennero trasferiti presso Palazzo Marino, dove si trovano tuttora.
Politica
Durante la prima repubblica (1946 - 1993), quando il sindaco veniva eletto dal consiglio comunale, la giunta e il sindaco stesso sono sempre stati esponenti dei partiti socialisti (PSI e PSDI), sostenuti prima da coalizioni di centrosinistra (DC-PSI-PSDI-PRI) e poi, dal 1975, prevalentemente da coalizioni social-comuniste. Dal 1993 al 2011 la città di Milano è stata invece governata da sindaci di centrodestra, espressi prima dalla Lega Nord e poi da Forza Italia. Le elezioni amministrative del 2011 hanno segnato un nuovo punto di svolta, determinando l'inizio delle legislazioni di centrosinistra che sostengono sindaci indipendenti e progressisti.
Consolati
Al 2020 sono presenti a Milano 122 consolati esteri, diventando così la città europea con più consolati e perfino superando New York per numero di consolati.[244] Sempre a Milano si trova, nel Palazzo delle Stelline, una delle due sedi della rappresentanza in Italia della Commissione europea[245] e uno dei due uffici di informazione per l'Italia del Parlamento europeo.[246]
Ai tempi della dominazione spagnola, sul territorio dell'odierna città di Milano insistevano 48 comunità: si trattava di autorità formatesi per consuetudine generalmente accettata, con confini geografici e giurisdizionali non sempre ben definitivi, e con frequenti sovrapposizioni di competenze. Fu l'imperatrice Maria Teresa d'Asburgo a mettere ordine in materia nel 1757: nacquero 41 comuni poi definiti "censuari", sottoposti a uniforme normativa fiscale e con una legislazione scritta che ne stabilì univocamente i poteri.
Nel 1841 l'imperatore Ferdinando d'Asburgo, valutando insoddisfacente il gettito erariale di alcuni piccoli comuni della provincia di Milano del Regno Lombardo-Veneto, li accorpò a più ampie località vicine, scendendo così a trentadue comuni. Con l'Unità d'Italia venne emanata la legge Lanza, finalizzata a un'ulteriore razionalizzazione del territorio delegata al governo: intorno al 1869 nacquero quindi quattordici comuni poi definiti "amministrativi", normati dalla legislazione italiana e non più ereditati dagli Stati pre-unitari.
Già sotto il Regno d'Italia di Napoleone Bonaparte venne emanata una riforma amministrativa di largo respiro che, anticipando i tempi di oltre un secolo, aveva espanso Milano su una superficie comparabile a quella attuale. Tale esperimento, poi abrogato al ritorno degli austriaci, coinvolse trentasei comuni "censuari". Rispetto alla Milano odierna, quella napoleonica era più espansa a sud-est e meno a nord-ovest (i nove comuni "censuari" che non facevano parte della Milano napoleonica ma che appartengono alla Milano odierna sono Bruzzano, Baggio, Assiano, Muggiano, Vialba, Roserio, Cassina Triulza, Figino e Quinto Romano). Le quattro località coinvolte nel progetto napoleonico, ma che oggi non fanno parte del comune di Milano, sono Grancino (comune attuale Buccinasco), Linate (Peschiera Borromeo), Poasco (San Donato Milanese) e Redecesio (Segrate).
Fu infine il fascismo nel 1923, con minori interventi di poco precedenti e successivi, a dare al capoluogo meneghino l'attuale configurazione[254].
Le strutture per la pratica dello sport (palestre, campi di gioco e allenamento, centri sportivi polivalenti) sono distribuiti capillarmente nell'intera città, con una naturale limitazione nel centro storico.[255]
^ Mario Aventicense, anno 568, in Chronica. URL consultato il 13 novembre 2011 (archiviato dall'url originale il 24 novembre 2012).: «Hoc anno Narses ex praeposito et patricio post tantos prostratos tyrannos, [...] Mediolanum vel reliquas civitates, quas Goti destruxerant, laudabiliter reparatas, de ipsa Italia a supra scripto Augusto remotus est.» («In quest'anno Narsete ex proposito e patrizio, dopo aver abbattuto tanti tiranni [...] e ricostruite lodevolmente Milano e le città rimaste, che i Goti avevano distrutto, fu destituito dal governo dell'Italia dal suddetto Augusto [Giustino II].»)
^La testimonianza di questa abilità nel lavorare i metalli e forgiare armi è oggi testimoniata dal nome delle vie del centro storico; via Spadari e via Speronari, che indicano le specialità delle botteghe artigianali milanesi del tempo ivi ubicate.
^Prenderà possesso della carica nel 1566, dopo aver giurato fedeltà nelle mani dello zio, Federico I d'Asburgo, imperatore dopo l'abdicazione di Carlo V.
^Fatte costruire dal governatore Ferrante I Gonzaga nel 1549, furono completati in soli undici anni e il loro disegno continuò l'espansione monocentrica della città.
^Questo epiteto oggi è in disuso o utilizzato per lo più a scopo ironico; in particolare, gli accenni alla "moralità", sono particolarmente bersagliati dall'ironia in seguito ad alcuni scandali, come quello della Duomo connection o quello di Tangentopoli. Si veda ad esempio Colaprico. Già alla fine dell'Ottocento l'epiteto era contestato, ad esempio in Barilli
^A Londra ne era stata inaugurata una l'anno prima, per illuminare l'Holborn Viaduct, ma era priva di rete di distribuzione.
^Acquistata a Parigi dall'ingegner Giuseppe Colombo all'Esposizione industriale dov'era stata portata da Thomas A. Edison a scopo dimostrativo, mentre ne costruiva una operativa a New York
^Fu eletto ripetutamente al parlamento proprio nel collegio di Milano
^Chiusa questa fase, "l'auspicata connessione fra etica e sviluppo è rimasta incompiuta e si è generata, nello spazio politico culturale che si era aperto, un sistema "tattico" di sopravvivenza, secondo Mario Abis, Milano nella competizione internazionale, Rivista italiana di comunicazione pubblica, Fascicolo 36, 2008, p. 123 (Milano: Franco Angeli, 2008). Vi si sostiene anche che Milano è "invecchiata" prigioniera nel suo stereotipo di città dinamica e di efficienza. L'ultima grande occasione è stata proprio generata dal contesto storico di Mani Pulite: a Milano poteva concretizzarsi l'idea che il Paese sarebbe "ripartito" attraverso questa opera di "purificazione". La "Milano da bere" passava attraverso una prova decisiva che avrebbe riportato slancio nella forma di politiche moderne e trasparenti, ma anche questo passaggio è andato completamente a vuoto".
^Nel dicembre 2009, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi venne ferito al volto da un cittadino tramite una statuetta del Duomo scaraventata con violenza sul viso del politico. Tale episodio venne definito "Atto di terrorismo": Aggressione a Silvio Berlusconi, su lastampa.it. URL consultato il 21 giugno 2018.
^Una tradizione risalente a Galvano Fiamma (XIV secolo), vuole che tale stemma provenga dall'immagine raffigurata sull'elmo e sullo scudo di un saracino abbattuto da un Ottone Visconti durante la prima crociata. Si tratta però di un racconto inverosimile, al pari delle altre notizie di questo storico sulla partecipazione lombarda alla prima crociata (Giancarlo Andenna, Deus non voluit: i Lombardi alla prima crociata (1100-1101). Dal mito alla ricostruzione della realtà. Atti del Convegno Milano, 11-11 dicembre 1999, Milano, Vita e Pensiero, 2003, ISBN 88-343-0799-2, in partic. pp. 233-234). Un altro mito attribuisce l'origine del simbolo a un analogo scontro tra Eriprando Visconti e un cavaliere tedesco nel 1034. La prima attestazione sicura del simbolo è il 1226, quando venne raffigurato sul pastorale, "ornato con vipere d'avorio", di Ardengo Visconti, abate del monastero di Sant'Ambrogio (Romussi 1927, vol. II, p. 245). Un'altra storia, inverosimile per anacronismo, è riferita dal Petrarca: il simbolo sarebbe stato adottato da Azzone Visconti, cui una vipera sarebbe entrata nell'elmo mentre riposava, ma ne sarebbe uscita, all'atto dell'indossarlo, a fauci spalancate, senza però morderlo. Andenna (cit.) ritiene verosimile l'origine da simboli vescovili raffiguranti un mostro marino che inghiotte Giona, simbolo della resurrezione.
^L'aggiunta della corona d'oro venne concessa nel 1336 a Bruzio Visconti dai duchi d'Austria (Romussi, loc. cit.).
^In molte fasi storiche, la sede del potere politico era invece il Castello Sforzesco, difeso da imponenti bastioni e fortemente separato dalla città.
^Così viene descritta l'edilizia civile di Milano nel 1844: «Le case sono coperte piuttosto pesantemente di tegole, e a molte sovrastano un'altana o un belvedere e terrazzi a giardino. Non poche son munite di parafulmini. Nell'interno hanno bei cortili, resi eleganti e comodi dalle colonne del nostro granito, delle quali si pretese contare ben 39 000 nella città.» Fonte: Milano e il suo territorio, tomo. II, Milano, coi tipi di Luigi di Giacomo Pirola, 1844, p. 304. URL consultato il 19 dicembre 2016.
^abCorpi Santi è la denominazione con cui si indicava, fino al XIX secolo circa, la fascia di territorio del suburbio extramurale della maggior parte delle città lombarde e piemontesi. Nei territori soggetti agli Asburgo d'Austria, tra cui ci fu Milano, la riforma generale dello Stato del 1755 ne modificò la denominazione in Comuni rurali, ma il vecchio nome rimase nell'uso comune.
^Decreto di Francesco Sforza (1º aprile) per la costruzione del nuovo ospedale, affidata al Filarete, Enciclopedia di Milano.
^A seconda dei testi consultati si trova questa definizione, così come la dicitura "barocco milanese". Il termine usato non deve tuttavia indurre a considerare la stagione artistica come minore o all'assenza di una scuola artistica nella città. Da Milano infatti partì lo stile che poi si diffuse omogeneamente in tutta la Lombardia: per questo motivi si ritiene più corretta la dicitura "barocco lombardo" per caratterizzare la scuola artistica locale, parlando quindi di "barocco a Milano"
^A tal proposito nel 1809, Leopoldo Cicognara, direttore dell'Accademia di belle arti di Venezia, scrive: "…Milano è talmente superiore in artisti e produzione che, senza mezzi straordinari, non potrà mai da alcuna città del regno essere adeguata" v. nota precedente.
^I termini dialettali sono ripresi dal Vocabolario Milanese- Italiano, di Francesco Cherubini, 1814
^Diventato, assieme al "Pandoro" di Verona nella versione industriale, il dolce natalizio nazionale
^La produzione natalizia supera largamente i cento milioni di pezzi Copia archiviata, su dolceitalia.net. URL consultato il 16 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 23 luglio 2011).
^La più antica vettura tranviaria di Milano, antecedente il 1918, si trova al Museo delle comunicazioni di Cormano.
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^Una riproduzione dell'iscrizione con trascrizione si può vedere online nei materiali che David Stifter ha presentato al convegno Celtic Spring in Copenhagen (23-25 maggio 2012)[32].
^Vittore Pisani, Le lingue dell'Italia antica oltre il latino, Torino, Rosenberg & Sellier 1964, p. 331
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«In iranico, lituano, slavo e celtico le medie aspirate indeuropee si confondono in un'unica serie con le medie»
^Tito Livio, Ab Urbe condita, V, XXXIV; la traduzione delle citazioni testuali è in Tito Livio, Storia di Roma (a cura di Guido Vitali e Carlo Vitali), Milano, Mondadori, 2007, vol. I, p. 769
^La tavola fa parte dell'Atlante Tematico d'Italia, realizzato dall'Ufficio Cartografico del Touring Club Italiano con il CNR - Consiglio Nazionale delle Ricerche (1989-1992)
^JB Bury, History of the Later Roman Empire, capitolo 19, Nota 123: «As to the meagre evidence for the vicarius Italiae residing at Milan and the vicarius urbis Romae see Diehl, op. cit. p161. ». Ravegnani, I Bizantini in Italia, p. 62 « [...] probabilmente venne restaurato il vicariato che [...] aveva retto la diocesi italiana»
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In neretto i capoluoghi di regione, in corsivo le città metropolitane. (1): lo statuto dell'Emilia-Romagna indica la città metropolitana di Bologna come capoluogo della regione.
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