Secondo la memoria redatta nel 1530 dal monaco Giacomo Stella, rettore della chiesa di San Martino a Villapizzone, l'origine della parrocchia risalirebbe al VI secolo d.C. La zona era coperta da un vasto bosco nel quale dimorava un santo monaco greco di nome Atanasio Piccione. Fu così che il bosco venne chiamato Bosco Piccione. Quando i Monaci Neri (benedettini), proprietari dell'area, fecero tagliare le piante per mettere a coltura i terreni, in zona sorse un villaggio che prese il nome di Villaggio Piccione, da cui poi Villapizzone[1]. Il nome Villapizzone viene menzionato per la prima volta nel 1179 (atto CXXI del Comune di Milano del 31.12.1179)[2].
Nel secolo XIV Martino, figlio di Francesco Resta Pallavicino, fu il capostipite della famiglia Resta di Villapizzone[3].
Nell'ambito della suddivisione del territorio milanese in pievi, apparteneva alla Pieve di Trenno, e confinava con Affori a nordest, con Musocco a nordovest, con Garegnano e Boldinasco a sudovest, e coi Corpi Santi a sudest. Nel 1771 contava 303 abitanti.
Nel 1768 l'imperatrice Maria Teresa d'Austria con un diploma investì Giorgio Giulini del feudo di Villapizzone permettendogli di appoggiarvi il titolo di Conte; alla morte di quest'ultimo, con la conseguente estinzione del ramo primogenito dei Giulini della Porta, il titolo passò al cugino Benigno (1820-1900) che era sindaco di Carugate[4].
In età napoleonica, dal 1808 al 1816, Villapizzone fu aggregata a Milano, recuperando l'autonomia con la costituzione del Regno Lombardo-Veneto.[1]
All'unità d'Italia, 1861, il paese contava 842 abitanti, era costituito da un piccolo borgo di case costruite attorno alla chiesa parrocchiale di San Martino, di fronte alla quale vi era la villa signorile, con parco, della famiglia patrizia Radice Fossati. Nel 1869 Villapizzone fu aggregata a Musocco[5], comune poi annesso a Milano nel 1923.[6] Il cimitero del paese, esistente fino agli anni Cinquanta, era ubicato nell'area, oggi a verde pubblico, sita all'angolo tra via Villapizzone e via Console Marcello. Gli abitanti di Villapizzone venivano designati con uno specifico soprannome dal sapore scherzosamente ironico: zuccatt, con ovvia derivazione dal sostantivo "zucca"[7][8]
Dopo la Seconda guerra mondiale il vecchio borgo di Villapizzone è stato inglobato dalla crescita della città.
Nel 1978 la villa Radice Fossati, abbandonata dai proprietari e occupata da alcuni gruppi di sbandati e di tossicodipendenti che portarono alla rovina dell'immobile, divenne la sede di un primo esperimento di vita in comune e di condivisione di una comunità costituita da alcune famiglie e da un gruppo di padri gesuiti. Questa comunità, tuttora esistente, ha provveduto a recuperare la villa e a trasformarla in un esperimento di rilevante valore sociale [9].
Nel borgo visse, durante il secolo XIX, Giovanni Moretti di origine contadina, divenuto quindi oste, commerciante e che in seguito ad una crisi mistica finì i suoi anni vivendo in eremitaggio, scalzo, indossando una sorta di saio[10]. Seppellito a Musocco, le sue spoglie sono state traslate nella chiesa parrocchiale di San Martino all'inizio del secolo XXI[11].
Il centro storico del borgo è raccolto intorno alla chiesa di San Martino, il cui presente edificio ha sostituito, a partire dal 1604, la precedente costruzione.
I primi dati certi sulla storia del presente edificio sono un Istromento di Donazione 28 maggio 1604. La costruzione fu terminata intorno al 1640.
Un legato di 15.000 lire, elargito a fine secolo XIX alla parrocchia, da monsignor Giovanni Radice Fossati, e il cui utilizzo venne concesso da un regio decreto permise l'ampliamento della chiesa[12].
A seguito dell'aggregazione di Villapizzone al comune di Milano, avvenuta nel 1923, l'arcivescovo Eugenio Tosi decretò il 12 gennaio 1924 l'innalzamento dello stato della chiesa a prepositura[13].
«“Maggior fama godette la Mergasciada, ove i milanesi si recavano nella stagione primaverile a mangiare gli asparagi. L'osteria esiste ancora oggi alla biforcazione della strada Varesina e Gallaratese, nel luogo ove in altri tempi si stendevano i boschi della Merlata, rimasti celebri nella tradizione popolare per le aggressioni che vi accadevano. Le paurose leggende, ancor vive nel popolo, che ricordano le gesta di Battista Scorlino e Giacomo Legorino, hanno lasciato traccia in alcuni affreschi visibili ancora nell'osteria, recanti la data del 1768”»
(Achille Bertarelli, Antonio Monti, Tre secoli di vita milanese nei documenti iconografici 1630-1875, Milano, 1927,[14])
Nell'area oggi occupata dal giardino della scuola elementare "Goffredo Mameli" si trovava l'osteria Melgasciada, di origine cinquecentesca e un tempo probabilmente circondata dal bosco della Merlata,che prende il nome dal termine dialettale "melgasc"[15], con cui si indicava il fusto secco della pianta di granoturco[16]. L'osteria, secondo la tradizione, era una delle basi di una banda di briganti capitanata dai celebri Battista Scorlino e Giacomo Legorino, catturati e giustiziati nel 1566.[17]
La cattiva fama della zona legata al ricordo della presenza dei briganti, rimase nei secoli, finendo per essere citata anche da Giovanni Verga nella novella L'osteria dei buoni amici come paragone di luogo pericoloso: "Aveva ragione il Nano di dire che quel posto era peggio del bosco della Merlata"[18]. L'osteria, che nel 1932 era ancora descritta come attorniata da una macchia di alberi, costituiva a cavallo di fine Ottocento e inizio Novecento un luogo di ritrovo domenicale per le gite fuori porta dei milanesi[19], e famosa per i suoi piatti di asparagi in primavera ed i salami[20] e i due affreschi popolari rappresentanti i briganti, risalenti alla seconda metà del Settecento[21], dipinti sulla parete esterna.
L'osteria venne demolita nel luglio 1959, sulla base del nuovo piano edilizio milanese; nel corso dell'operazione, nella notte del 20 luglio, precedente le operazioni di demolizione,l'edificio fu soggetto ad una incursione di sconosciuti che demolirono a picconate parte dei muri alla ricerca del tesoro dei briganti, che voci popolari affermavano potesse esservi nascosto[22].
^p. 234 Valentino De Carlo, Curiosità e segreti di Milano: il volto meno conosciuto della città attraverso le leggende e i misteri della storia e della cronaca dall'antichità dei Celti ai giorni nostri, Newton Compton, 2006
^Laura Colombo, Banditi al bosco della Merlata: un episodio di brigantaggio nella Milano spagnola del XVI secolo, Comune di Milano, p.70.
^Si è trovato alla Melgasciata il tesoro di Legorino e di Scorlino?, Corriere della Sera, 22 luglio 1959
Bibliografia
Matteo Turconi Sormani, Le grandi famiglie di Milano, Roma, Newton & Compton Editori, 2015.
G.P. Buzzi, A.M. Raggi e A. Pica, San Martino in Villapizzone, Milano, 1979.
Claudio Gironi, Villapizzone. Storie e memorie, Milano, 2018
Laura Colombo, Banditi al bosco della Merlata: un episodio di brigantaggio nella Milano spagnola del XVI secolo, Comune di Milano
Luca Sarzi Amadè, Milano fuori di mano, Mursia editore, Milano, 1987
Gabriele Pagani, Milano e i suoi borghi, Edlin, Milano, 2009