Egli viene ancora oggi ricordato per essere stato tra gli artisti più operosi nel Settecento per le famiglie private milanesi. Egli fu infatti un valente ritrattista non solo per le casate dell'antica aristocrazia (i Borromeo, per esempio), ma anche per la nuova nobiltà, quella composta da imprenditori come i Greppi, i Tanzi o i Mellerio.
Egli studiò anche l'arte dell'incisione presso il varesino Benigno Bossi e realizzò tra il 1759 ed il 1782 44 acqueforti aventi per soggetto scene agresti e campagnole, un repertorio di gustosi fotogrammi della vita contadina del Settecento, il tutto corredato da uno stile leggermente arcadico. Dodici di queste vennero dedicate al conte Firmian, governatore del Ducato di Milano.[1]
La sua opera massima, e anche la più curiosa, è certamente rappresentata da un presepe composto da una trentina di figure lignee ricavate da tavole di legno e poi dipinte, realizzato nel 1750 per la Chiesa di San Marco a Milano. Dopo quest'opera, l'imperatrice Maria Teresa d'Austria gli affidò il ruolo di scenografo al Teatro alla Scala quando quest'ultimo venne completato.
Un ulteriore presepe su carta, noto alla critica ma mai pubblicato, è entrato a far parte del Museo diocesano di Milano grazie alla donazione di Anna Maria Bagatti Valsecchi ed è stato esposto per la prima volta in occasione del Natale 2018 a Palazzo Pirelli. Formato da una sessantina di figure su carta o cartoncino, fu creato per essere allestito durante le feste natalizie presso la Villa del Gernetto, di proprietà del conte Giacomo Mellerio (1711 - 1782), che vi ospitava il pittore lunghe villeggiature.[2][3]
^ Monica Scola (a cura di), Catalogo ragionato delle incisioni di Francesco Londonio, Milano, Edi.Artes, 1994.
^ Alessia Devitini e Nadia Righi, Londonio. Il Presepe ritrovato, su Chiostri di Sant'Eustorgio - Museo diocesano di Milano. URL consultato l'11 dicembre 2018.