Nella storia di Milano il numero di chiese demolite o scomparse supera le centottanta unità. Gran parte delle demolizioni di edifici di culto derivano dalle soppressioni Giuseppine e Napoleoniche, in cui lo stato requisì e demolì moltissimi beni ecclesiastici per ricavare spazi edificabili o denaro dalla vendita di beni e terreni: a questo periodo risalgono ad esempio le demolizioni della chiesa di Santa Maria alla Scala per la costruzione del Teatro alla Scala e della Chiesa di San Francesco Grande, la chiesa che ospitava la Vergine delle Rocce di Leonardo Da Vinci per la costruzione della Caserma dei Veliti Reali. Un numero elevato di chiese fu demolito nel periodo tra l'unità d'Italia e il secondo dopoguerra per necessità urbanistiche e di viabilità. Non mancano tuttavia esempi celebri di demolizioni avvenute al di fuori dei due periodi elencati, come la Basilica di Santa Tecla demolita nel XV secolo per far spazio al Duomo di Milano.
Chiese affidate a comunità straniere
A causa dell'elevata concentrazione di immigrati nella città di Milano, numerosi edifici sacri sono stati, in tutto o in parte, affidati a specifiche comunità cattoliche, quando non convertiti o costruiti ex novo per essere utilizzate da comunità di fedeli appartenenti ad altri rami del cristianesimo[11]. Tra le prime vi sono le cosiddette parrocchie personali, cioè quelle comunità pastorali che, in base all'articolo 518 del codice di diritto canonico[12], sono state costituite sulla base di un rito, di una lingua o di una nazionalità comune ai fedeli appartenenti ad un territorio, oppure anche sulla base di altre precise motivazioni.
Le parrocchie personali si suddividono a loro volta in cappellanie etniche e missioni con cura d'anime, le quali dal marzo2000 sono poste sotto l'egida della Cappellania Generale dei Migranti, istituita dalla Diocesi di Milano presso la Basilica di Santo Stefano Maggiore[13].