Fu creata per facilitare l'espansione militare e politica romana verso le Alpi che si concretizzò poi con la conquista di Rezia ed arco alpino sotto Augusto[4]. La via delle Gallie iniziava da Mediolanum (la moderna Milano) e passava per Augusta Eporedia (Ivrea) biforcandosi in due rami all'altezza di Augusta Praetoria (Aosta).
In epoca antica le vie di comunicazione in Valle d'Aosta avevano un tracciato praticamente obbligato a causa della morfologia montana; in particolare, queste vie erano spesso costruite lungo il crinale dei monti per evitare il talweg della valle, che era soggetta agli straripamenti della Dora Baltea, i quali potevano causare la formazione di acquitrini.[5] Un tracciato lungo la Dora Baltea, nonostante questi problemi, è stato forse realizzato già dal III millennio a.C.: sono stati infatti rinvenuti, lungo i due versanti alpini, ritrovamenti archeologici ascrivibili a tale periodo storico.[6]
All'epoca dei Salassi, popolazione di origine celtica che abitava il Canavese e la valle della Dora Baltea, gli spostamenti quotidiani erano probabilmente garantiti da una rete viaria primitiva[3] e da un reticolo di mulattiere che si sviluppava talvolta a fondovalle e principalmente a quota lievemente maggiore rispetto all'altitudine della successiva via delle Gallie: tale rete viaria serviva anche a collegare tra loro i vari insediamenti abitativi (le civitates, i municipia e i pagi, che a loro volta era costituiti da vici) situati a mezza costa o lungo le pendici alpine.[4] La via delle Gallie, in latino, era conosciuta come via Publica oppure come strata Publica[2].
Un tratto di mulattiera preromana, costituito da un corridoio di dieci gradini scalpellati a mano tra strette rocce, venne ritrovato anche nei pressi di Avise (lat. Avisio), nella zona di Pierre Taillée[7] Esistevano anche strade vere e proprie: nell'Ottocento Pierre-Louis Vescoz individuò i resti di un'antica strada preromana tra Pont-Saint-Martin (lat. Pons Heliae) e Donnas (lat. Donasium), detta chemin des Salasses, oggi ancora visibili a tratti, sebbene questi ultimi siano estremamente ridotti:
(FR)
«L'on rencontre encore de nos jours par ci par là cinq ou six tronçons de cette ancienne route assez visibles, tracés en partie sur le roc et en partie sur le pavé et de la largeur en général de deux mètres et trente centimètres»
(IT)
«Si incontrano ancora ai giorni nostri, sparsi qua e là, cinque o sei pezzi visibili di questa antica strada, tracciata in parte sulla roccia e in parte sul terreno, e la cui larghezza in genere è di due metri e trenta centimetri.»
Le sostruzioni ciclopiche nel tratto tra Bard (lat. Castrum Bardum) e Donnas (lat. Donasium) sono datate non molto prima della nascita di Augusta Praetoria, ovvero della città romana corrispondente alla moderna Aosta, che fu fondata nel 25 a.C.[7] La Valle d'Aosta era, fin dall'antichità, una naturale via di transito di uomini e merci. Strabone così descriveva le vie di comunicazione valdostane negli anni precedenti alla conquista romana delle terre salasse:
«Per il viaggiatore che valica la catena delle montagne venendo dall'Italia, la strada segue dapprima questa valle. In seguito, essa si divide in due tronchi, uno dei quali passa per quello che è detto il Pennino, impraticabile ai carri verso la cresta delle Alpi, l'altro che passa più a ovest, per il territorio dei Ceutroni... l'uno è praticabile ai carri sulla maggior parte del percorso, l'altro, per il Pennino, stretto e ripido, ma corto.»
Secondo l'ipotesi dell'archeologo Carlo Promis[9], che cita un passo di Polibio, esisteva in Valle d'Aosta, già in epoca repubblicana, quindi precedente alla conquista romana di queste terre, che è avvenuta durante il principato di Augusto, primo imperatore romano, una strada di fondovalle regolare, quindi più che un sentiero, la cui costruzione si sarebbe conclusa tra il 121 a.C. e il 120 a.C.[10].
In seguito Pietro Barocelli, archeologo e soprintendente di Piemonte e Liguria,[11] ha messo in dubbio le conclusioni di Carlo Promis: «esse appaiono troppo assolute anche solo se si pensa alla grandiosità dei lavori e allo stato di guerra durante i quali sarebbero stati fatti, inframmezzato da malfide paci»[12].
Almeno parte della strada, in particolare il tratto che da Augusta Praetoria si diramava verso le Alpi Pennine, sarebbe contemporaneo, oppure posteriore, alla fondazione della città[13]. Alcuni storici svizzeri concordano che il tratto del colle del Gran San Bernardo (lat. Mons Iovis) risalga all'epoca dell'imperatoreClaudio (41-54), al quale sono dedicati alcune pietre miliari: Claudio elevò infatti l'antico oppidumceltico di Octodurus (oggi Martigny) a municipium. Octodurus era infatti una città molto importante, tant'è che costituiva uno dei punti terminali della via delle Gallie.[3][7]
Il giornalista André Zanotto, raccogliendo i suggerimenti delle ipotesi precedenti, ha ipotizzato che la strada di fondovalle sia stata in parte sistemata prima della definitiva sottomissione dei Salassi durante i periodi di mediazione e accordi, seppur deboli, tra questo popolo e gli antichi Romani.[14]
La strada, secondo Zanotto, sarebbe stata quindi costruita prima dai militari romani coadiuvati dalla popolazione locale, mentre dopo la sottomissione dei Salassi la forza lavoro degli schiavi sarebbe divenuta preponderante. La strada non poteva che sorgere sulla via di comunicazione preromana a causa della topografia della valle, che era limitante per via del poco spazio pianeggiante disponibile.[7][12]
Secondo Letizia Gianni, autrice di numerose guide sulla successiva e medievale via Francigena, la via delle Gallie fu fatta costruire intorno al 12 a.C., e quindi lastricata durante il principato dell'imperatore Augusto nel 47 d.C.[2].
Epoca medievale
In epoca medievale il percorso della via Francigena lungo la Valle d'Aosta venne in parte a sovrapporsi all'antica via delle Gallie romana. Una parete crollata nei pressi di Balmas, località che si trova nei pressi di Montjovet (lat. Mons Ioviculus), determinò lo spostamento del sedime stradale della via Francigena più a valle rispetto al tracciato della strada romana, che invece fu realizzato più a monte.[15]
Epoca contemporanea
A causa dell'esiguità di spazio pianeggiante a fondovalle, che è tipica delle zone di montagna, i percorsi delle moderne strada statale 26 della Valle d'Aosta e strada statale 27 del Gran San Bernardo sono per lunghi tratti sovrapposti ai tracciati della via delle Gallie e della via Francigena. Parte dei tratti della via delle Gallie che non coincidono con le strade statali, oppure che corrispondono a strade non sono asfaltate, si sono poi trasformati, a causa della mancanza di manutenzione e dell'incuria, nel sentiero CAI n. 103 (che è indicato dai cartelli come "via Francigena"), nel Chemin des Vignobles[16] e in altri tratti di sentieri ancora oggi molto frequentati.
Attualmente, all'interno del programma Interreg IIIB MEDOCC, sette paesi europei collaborano per la valorizzazione delle antiche vie romane, tra le quali figura anche la via delle Gallie[17]. Nel 2005 è stato messo in sicurezza il sito archeologico di Donnas (lat. Donasium) dove è presente il tratto meglio conservato della parte delle via delle Gallie che passava attraverso la moderna Valle d'Aosta.
Nuovi interventi sono stati svolti nel 2014, nell'ambito del progetto Interreg "La via consolare delle Gallie".[18]
Da Augusta Praetoria, un ramo della strada usciva dalla Porta Decumana dirigendosi verso la Valdigne e valicando poi il passoColumna Iovis (detta anche in latino Alpis Graia), oggi chiamato colle del Piccolo San Bernardo. Proseguiva poi verso Lugdunum, città romana fondata nel 47 a.C. e oggi chiamata Lione, sua destinazione finale.
Il ramo che si dirigeva verso Octodurus (Martigny), superata Augusta Praetoria, attraversava Ginodium (Gignod), dopo di cui valicava il passo del colle del Gran San Bernardo (lat.Mons Iovis), per poi dirigersi verso Ursiores (Orsières) e giungendo infine a Octodurus, destinazione finale di questa biforcazione. Il ramo che invece si dirigeva verso Lugdunum, passata Augusta Praetoria, attraversava Fundus Gratianus (Gressan), Fundus Joventianus (Jovençan), Sarra (Sarre), Aimivilla (Aymavilles),
Il passo Columna Iovis divenne praticabile anche ai carri grazie ai lavori eseguiti dagli antichi Romani, durante i quali la strada fu ampliata e lastricata: di questo tratto restano tracce a partire dal faubourg di La Thuile verso la Grande Golette, salendo poi a Pont Serran, e quindi a nord delle mansiones e del cromlech del Piccolo San Bernardo, complesso megalitico situato alla frontiera tra l'Italia e la Francia, sul colle del Piccolo San Bernardo, in corrispondenza dello spartiacque dei bacini della Dora Baltea e dell'Isère.[21] Lungo il tratto della via delle Gallie che percorreva la Valle d'Aosta vennero fondati vari centri abitati e si installarono le mutationes, ovvero le stazioni destinate al riposo e al cambio degli animali da soma, nonché le mansiones.[4]
Degno di nota è il toponimo di Carema (lat. Quadragesimum), che ricorda la sua distanza di quaranta miglia romane da Augusta Praetoria (lat. quadragesimum lapidem ab Augusta Praetoria = it. "quarantesima pietra miliare da Aosta"). Secondo invece altri studiosi il nome della moderna località di Carema deriverebbe da cameram, ossia da "dogana", che vi ebbe in effetti sede. Per il transito era previsto anche un pedaggio sul valore delle merci che passavano dalle Gallie e che erano indirizzate verso la penisola italica.
Si suppone che anche altre località romane abbiano preso il nome dalla presenza della specifica pietra miliare presente sul loro territorio: tra esse ci sono Quart (ad quartum lapidem, ovvero a quattro miglia da Aosta), Chétoz (ad sextum lapidem, ovvero a sei miglia da Aosta), Nus (ad nonum lapidem, ovvero a nove miglia da Aosta), Diémoz (ad decimum lapidem, ovvero a dieci miglia da Aosta), ecc. Le altre città miliari presenti lungo la via delle Gallie sono Quarto Cagnino (lat. Quartum), Quinto Romano (Quintum), Settimo Milanese (Septimum), Settimo Vittone (Septingesimum), Quincinetto (Quingesimum), Carema (Quadragesimum) e Séez (Sextum Segetium).
Non tutte le città miliari che sorgevano lungo la via delle Gallie hanno mantenuto un ruolo di pari rilievo anche in epoca moderna e in epoca contemporanea: alcune infatti sono oggi diventate semplici frazioni di moderni comuni. Per alcune località potrebbe non esserci più corrispondenza tra le distanze da Augusta Praetoria alle originarie stationes indicate dalle miglia romane, con le distanze dall'attuale Aosta ai corrispondenti centri abitati moderni: non sempre le località indicate dal loro nome sono infatti perfettamente corrispondenti, per quanto riguarda la posizione, con antiche località romane (un esempio sono le moderne Quart ed Aosta, che non si trovano più a quattro miglia romane).[4][22]
La via delle Gallie fu un'imponente opera architettonica e ingegneristica che presentò notevoli difficoltà di realizzazione: per costruirla furono infatti adottate soluzioni tecniche particolarmente impegnative per l'epoca, vista la conformazione del territorio dove in parte sorgeva, che è montagnoso, molto spesso con la presenza di passaggi impervi.
Oltre a realizzare la strada nel fondovalle con solide fondamenta, andavano infatti superate gole e torrenti, tagliate pareti rocciose, realizzate elevate strutture di sostegno su pendii scoscesi e costruiti acquedotti e ponti.
I ponti romani ancora esistenti del tratto della via delle Gallie passante per la Valle d'Aosta erano diciassette: alcuni di essi sono crollati mentre altri sono in rovina.[6] Il pont Saint-Martin è uno dei ponti romani che si sia conservato praticamente integro e che sia ancora in uso per il traffico moderno. Molti altri ponti sono crollati, distrutti dal tempo o dall'uomo, mentre di molti sono giunti sino a noi solo resti.
Un esempio è il ponte romano di Saint-Vincent, che è situato sul torrente Cillian all'ingresso di Saint-Vincent (lat. Cillianum) e che conserva solo le due spalle, mentre del ponte sul torrente Marmore a Châtillon (lat. Castelium Augustensium Praetorianorum), che fu distrutto dalle truppe francesi nel 1691, se ne conserva solo una delle nove fasce di archi che lo componevano. Il ponte dell'alta valle di Pierre Taillée e quello dell'Equiliva furono distrutti anch'essi dalle invasioni francesi.
^Per Carlo Promis, i dati archeologici sarebbero confermati: «ne' ponti, ne' tagli, nelle costruzioni in loro muto ma efficacissimo linguaggio accusano il pensiero e la struttura delle opere, quali facevansi un secolo e mezzo avanti Cristo», cit. in André Zanotto, p. 30
^La strada sarebbe stata fondata «negli ultimi tempi della repubblica romana e sistemata contemporaneamente alla fondazione della città di Augusta Praetoria (la moderna Aosta), o anche posteriore, almeno per quanto riguarda la diramazione verso l'Alpe Pennina», cit. in André Zanotto, p. 30
^Sappiamo che all'epoca, i Salassi, erano soliti chiedere pedaggi sulle loro strade. Ciò poteva essere uno dei motivi tale per cui queste vie erano relativamente curate da un punto di vista manutentivo.
^ Francesco Prinetti, Andar per sassi. Le rocce alpine fra natura e cultura. Valle d'Aosta, Canavese, Valsesia, Quart (AO), Musumeci, 2010, pp. 32, ISBN978-88-7032-857-8.
^Secondo alcune ipotesi, Eporedia fu fondata proprio a protezione della via delle Gallie a seguito della sconfitta dei Cimbri ai Campi Raudi da parti di Caio Maio. Cfr. Touring Club Italiano, Torino e Valle d'Aosta, Guide Rosse, Touring Editore, 1996, p.24. ISBN 8836508804
Bonetto Franco e Boschis Gianni, Sulla via delle Gallie, in Geologia e turismo. Beni geologici e geodiversità, Atti del Terzo Congresso Nazionale dell'Associazione Italiana di Geologia e Turismo. Bologna 1,2,3 marzo 2007.
André Zanotto, La romanizzazione, in Valle d'Aosta antica e archeologica, Quart (AO), Musumeci, 1986. (fonte)
Carlo Passerin d'Entrèves, Il Castello di Pont-Saint-Martin e la rocca di Bard, in Augusta Praetoria: revue valdôtaine de pensée et d'action regionalistes, n. 4, 1951, pp. 237-242.
Carlo Promis, Le antichità di Aosta, Torino, Stamperia reale, 1862.
Carlo Promis, La strada e le costruzioni romane della Alpis Graia: memoria, Torino, Fratelli Bocca, 1924.
Pietro Barocelli, Forma Italiae. Regio XI Transpadana., 1. Augusta Praetoria, Roma, Danesi, 1948.
Edouard Aubert, Les voies romaines de la Vallée d'Aoste, Parigi: Librairie académique-Didier, 1862.
Rosanna Mollo Mezzena, Viabilità romana in Valle d'Aosta. Il ruolo dei valichi alpini: aspetti storico-archeologici, in Rosanna Cappelli (a cura di), Viae publicae romanae : X mostra europea del turismo, artigianato e delle tradizioni culturali - Roma, Castel Sant'Angelo, 11-25 aprile 1991, catalogo mostra, Roma, Leonardo-De Luca, 1991, pp. 235-249.
Rosanna Mezzena Mollo, Augusta Praetoria tardoantica: viabilità e territorio, in Regione autonoma Valle d'Aosta, Assessorato del turismo, sport e beni culturali, Servizio beni archeologici (a cura di), Felix temporis reparatio: atti del convegno "Milano capitale dell'Impero romano", Milano, 8-11 marzo 1990, Milano, ET, 1992, pp. 273-320.
Patrizio Vichi, La strada ritrovata: la via romana della Valle d'Aosta, Aosta, 2011.
Mario Chiaudano, La strada romana delle Gallie, con fotografie di Domenico Riccardo Peretti-Griva, Torino, 1939.
Gaetano De Gattis, La via delle Gallie, espressione del potere centrale, Bulletin d'études préhistoriques et archéologiques alpines, fascicolo 21, 2010, pp. 325–334
La via consolare delle Gallie, su lovevda.it, Sito del Turismo - Regione Valle d'Aosta. URL consultato il 28 maggio 2012 (archiviato dall'url originale il 1º luglio 2012).
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