Saint-Vincent (pronuncia AFI: [sɛ̃ vɛ̃sɑ̃], Sèn-Veuncein o Sein Vinsein in patois, Finze in töitschu[6]) è un comune italiano di 4 402 abitanti della Valle d'Aosta orientale. Data la sua centenaria vocazione turistica è soprannominata la Riviera delle Alpi. Si tratta del quarto comune più popoloso della regione, dopo Aosta, Sarre e il confinante Châtillon.
Geografia fisica
Territorio
Il comune di Saint-Vincent si estende sul territorio circostante al capoluogo, situato a fondovalle, dalla sponda della Dora Baltea fino al Col de Joux, che lo collega con la Val d'Ayas, e al Monte Zerbion.
Classificazione sismica: zona 3 (sismicità bassa) a seguito dell'introduzione del D.G.R. 1603/2013 in vigore a partire il 21/11/2013.
Clima
Il clima di Saint-Vincent è molto simile al clima di Aosta anche se meno continentale con inverni più miti e meno nevosi e estati calde ma più ventilate con possibilità di temporali pomeridiani.
Negli anni della seconda guerra mondiale, tra il 1941 e il 1943, furono internati a San Vincenzo della Fonte 107 profughi ebrei, quasi tutti giunti da Spalato il 9 dicembre 1941. Tra loro c'erano anche numerosi bambini, cui si aggiunse una neonata, nata in paese il 23 aprile 1943.[10] Il 10 maggio 1943 il gruppo si ridusse a 33 individui, per il trasferimento di 74 internati al campo di internamento di Ferramonti di Tarsia o in alcuni casi in altra località del Centro-Nord.[11] Dopo l'8 settembre 1943, con l'occupazione tedesca, il gruppo immediatamente si dette alla fuga. Molti trovarono rifugio in Svizzera, alcuni restarono nascosti in zona, altri ancora si diressero verso Sud incontro all'esercito alleato. Alla fine quasi tutti gli internati riuscirono a salvarsi, ad eccezione di un'anziana (morta per cause naturali il 10 ottobre 1944) e due deportati uccisi ad Auschwitz.[12]
Simboli
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 2 marzo 1984.[13]
«Di rosso, alla figura di San Maurizio, rappresentato in una statua di legno al naturale, accompagnata da tre crescenti montanti d'argento, uno in punta e due a destra e a sinistra della statua, al capo di nero, caricato dalla croce trifogliata d'argento; il Santo è effigiato vestito di breve tunica, con le gambe scoperte da cosciali, ginocchiere e gambiere, col capo coperto dal bacinetto, e con la sinistra lo scudo visto di profilo. Ornamenti esteriori da Comune.»
Lo stemma si ispira al blasone dei nobili Mistral (o Mistralis), che vissero a Saint-Vincent tra l'inizio del XV e l'inizio del XVIII secolo: di rosso, a tre crescenti montanti d'argento. Al centro dello scudo è riprodotta la statua lignea di San Maurizio del XV secolo, attualmente conservata nel museo parrocchiale, che proviene dalla cappella del villaggio di Moron. Al santo si riferisce anche il capo con la croce mauriziana. Nero e rosso sono i colori del Ducato di Aosta e della bandiera della Regione.
Saint-Vincent è diventata famosa dalla seconda metà del XIX secolo per la presenza della fonte termale scoperta da Jean-Baptiste Perret nel 1770. Lo stabilimento termale "Fons Salutis" è stato collegato da una breve funicolare al centro abitato (piazza 28 aprile). Successivamente, si ricorda la creazione di un effimero e pionieristico impianto filoviario, che dal 1920 al 1925 collega la stazione ferroviaria di Châtillon-Saint-Vincent al centro termale di Saint-Vincent, passando per il centro abitato di Châtillon.
Piazza 28 aprile: a sinistra, l'ingresso della stazione della funicolare per le terme, e a destra, Villa Quadro
Affresco dedicato a San Maurizio, in piazza del mercato, con il motto « en adversité, bon cœur » (= nell'avversità, buon cuore), aggiunta allo stemma della città nel 1565 dal duca Emanuele Filiberto di Savoia
Il Palais Saint-Vincent[15] è un palazzetto in cui hanno luogo concerti e proiezioni cinematografiche, di proprietà del Comune di Saint-Vincent. Il palazzetto è costituito da una grossa struttura geodetica. È la struttura indoor più grande della Valle d'Aosta, la seconda come struttura per concerti dopo l'Arena della Croix-Noire: offre 1.600 posti a sedere[16] e 2.000 posti in piedi.
Oltre a numerosi concerti di artisti di fama, al Palais si sono tenute anche manifestazioni quali il Congresso internazionale di magia, che nel 2011 è stato accompagnato da una competizione in diretta su Rai Uno.[17]
Saint-Vincent è stata una cittadina molto amata da Tommaso Landolfi, assiduo frequentatore della casa da gioco, tanto che lo scrittore le dedicò un articolo di viaggio per Il Mondo, ora raccolto nel volume Se non la realtà. Da questa prende anche il titolo il racconto Ottavio di Saint-Vincent.
Biblioteche
La biblioteca comunale ha sede in via Aurora Vuillerminaz 7.[20] Dal 5 agosto 2019 è intitolata allo scrittore torinese Primo Levi.
Musei
Il Museo mineralogico[21], inaugurato nel 1978, presenta una collezione di 750 minerali e 170 fossili.
La società calcistica locale è l'"A.S.D. Saint-Vincent Châtillon Calcio", militante nel campionato di Promozione i colori sociali sono l'azzurro e il granata. Gioca le sue partite allo stadio Perucca, che ha una capienza di 3500 posti.
Ciclismo
Giro d'Italia
Saint-Vincent è stata sede della cosiddetta "Grande Partenza" del Giro d'Italia nell'edizione del 1978, con il via ufficiale della corsa dato il 7 maggio da piazza Zerbion, per effettuare un prologo cittadino che ebbe la vittoria del tedesco occidentale Dietrich Thurau.[25]
È stata sede di arrivo finale del Giro d'Italia nell'edizione del 1987, con il traguardo del 13 giugno posto nel viale Piemonte, dove si concluse l'ultima tappa (cronometro individuale proveniente da Aosta) con la vittoria dell'irlandese Stephen Roche, con conseguì anche il successo finale.[25]
In totale, la città è stata sede di tappa della "Corsa Rosa" in trentuno occasioni (diciotto partenze e tredici arrivi).[25] Pertanto, Saint-Vincent si colloca al quindicesimo posto nella classifica delle sedi di tappa più ricorrenti nella storia della corsa, e al primo posto tra le località non capoluogo di provincia.[26]
Tour de France
Il Tour de France ha avuto la città di Saint-Vincent quale sede di tappa in una occasione:[27] nell'edizione del 1959, la 19ª tappa partì dal comune valdostano per tornare in Francia, con arrivo a Annecy e vittoria di Rolf Graf.[27]
^È noto anche come geosito "Ponte Romano- Tsailleunt". Cfr. pagine 56-57 Francesco Prinetti, Andar per sassi. Le rocce alpine fra natura e cultura. Valle d'Aosta, Canavese, Valsesia, Quart (AO), Musumeci, 2010, ISBN978-88-7032-857-8.
^Dati 2011. Cfr. Anna Maria Pioletti (a cura di), Giochi, sport tradizionali e società. Viaggio tra la Valle d'Aosta, l'Italia e l'Unione Europea, Quart (AO), Musumeci, 2012, pp. 74-100, ISBN978-88-7032-878-3.