Dai tempi dell'antica Roma il territorio dell'attuale comune di Verolengo è stato sede di insediamenti urbani. Nel territorio che oggi ospita gli abitanti di Arborea e Le Benne sorgeva la Mansio Quadrata, che era una stazione di posta in cui coloro che percorrevano la strada Torino-Pavia potevano riposare e rifocillare i cavalli. Queste stazioni di posta avevano rilevante importanza anche dal punto di vista militare ed erano anche sede di guarnigioni che li proteggevano.
Successivamente Verolengo entrò a far parte del marchesato del Monferrato e poi, dopo alterne vicende, passò sotto il controllo dei Gonzaga, duchi di Mantova.
Il trattato di Cherasco segnò il passaggio definitivo a casa Savoia, che lo governò fino all'unificazione dello stato italiano. Ci fu solo una parentesi durante l'età napoleonica, in cui Verolengo venne incorporato nel territorio francese.
Simboli
Lo stemma di Verolengo è un verro rampante; questo simbolo è stato riconosciuto con decreto del Capo del Governo Benito Mussolini del 6 febbraio 1943[4] che di seguito riportiamo:
«Spettare al Comune di Verolengo, in provincia di Torino il diritto di fare uso dello stemma miniato nel foglio qui annesso, che è: d'argento al verro al naturale, cinghiato pure d'argento, rampante, al capo abbassato di rosso. Capo del Littorio di rosso (porpora) al Fascio littorio d'oro circondato da due rami di quercia e d'alloro, annodati da un nastro dai colori nazionali. Ornamenti esteriori da Comune. Doversi prendere nota del presente provvedimento nel libro Araldico degli Enti Morali. Roma addì 6 febbraio 1943.»
L'origine pare essere legata ai numerosi allevamenti suini presenti nel territorio (alcuni dei quali costituiscono ancora attualmente un'importante voce nell'economia del paese). Secondo altre interpretazioni il verro è stato scelto per assonanza al nome del comune, che sarebbe legato ad antichi insediamenti della popolazione barbara degli Eruli (da cui Verulengum).
Il gonfalone è un drappo di azzurro.
Monumenti e luoghi d'interesse
Chiesa di San Giovanni Battista
La chiesa di San Giovanni Battista si trova nella piazza principale del paese (Piazza IV Novembre) che rappresenta l'intergiunzione tra il decumano e il cardo dell'antico accampamento romano). Sulla piazza, opposta alla casa più antica del paese, che la tradizione e la storia dicono appartenere al governatore romano.
La chiesa, in stile neoclassico, è strutturata su tre navate ed è rivestita esternamente di marmo bianco anche se originariamente la facciata era in mattoni a vista. Il campanile ha una figura solida e imponente ed è dotato di un orologio elettromeccanico a quattro quadranti.
All'interno numerosi altari ornano le pareti laterali. Essi sono dedicati a Santa Apollonia, Santa Lucia, Sant'Agata e Santa Libera; seguono quello dedicato alla Madonna del Rosario, a Sant'Orsola e, nella parete di fondo della navata, a Santa Maria Assunta; dalla parte opposta, cioè a destra dell'altare maggiore e sulla parete di fondo della stessa navata, si vede l'altare dedicato a San Sebastiano, poi quello di San Nicola, quindi gli altari del Sacro Cuore, di San Giuseppe e infine di Sant'Antonio da Padova.
Degna di attenzione è anche la via crucis, opera dei pittori verolenghesi Amedeo e Francesco Augero.
La chiesa originariamente era dedicata a Santa Maria di Piazza (o degli Angeli) e solo nel XIX secolo venne intitolata a San Giovanni Battista, patrono del paese.
Chiesa di San Michele
Questa chiesa è in stile barocco piemontese e si affaccia sulla canonica della chiesa di San Giovanni Battista.
Non si hanno documenti che ci raccontino la storia della sua costruzione anche se alla base dell'altare maggiore è incisa la data 1523.
L'interno è un ambiente a navata unica, molto raccolto, ospita il crocifisso che viene portato in processione per le vie del paese la sera del Venerdì Santo.
A destra dell'ingresso un'edicola ospita l'immagine di un infante sorridente: si tratta di Maria Bambina, protettrice dei bambini, alla quale vengono portati come ex voto i fiocchi dei neonati del paese.
La chiesa è anche sede di un'omonima confraternita che si occupa del suo mantenimento: i confratelli sono commemorati in periodiche messe nelle quali si prega per la salvezza delle loro anime.
La chiesa della Santissima Trinità in stile barocco è stata costruita nel 1744 grazie al sostegno dei conti Verulfo, su disegno dell'architetto Carlo Cerrone, che probabilmente elaborò un disegno di Filippo Juvarra.
L'interno è molto semplice, strutturato in un'unica navata e nel coro trova spazio un imponente quadro di Amedeo Augero.
Papa Paolo V concesse l'indulgenza plenaria a chi si fosse recato in pellegrinaggio in questa chiesa.
La chiesa è anche sede di un'omonima confraternita che si occupa del suo mantenimento: i confratelli sono commemorati in periodiche messe nelle quali si prega per la salvezza delle loro anime.
La biblioteca civica di Verolengo è gestita in coaudivazione da comune e volontari. Offre i suoi locali per attività rivolte ai bambini, attività dell'Unitre e ad attività organizzate dal gruppo di assistenza Lions di Chivasso[6].