Con l'espressione conquista della Gallia Cisalpina si indica la campagna di sottomissione dei popoli delle regioni che oggi formano l'attuale Pianura Padana occidentale, iniziata negli ultimi decenni del III secolo a.C., fino alla formazione della provincia romana fra la fine del II e l'inizio del I secolo a.C.
Nel 249 a.C. i Boi chiamarono in soccorso i Galli transalpini, innescando una nuova crisi che si concluderà nel 225 a.C.,[4] l'anno in cui si registra l'ultima[5] invasione gallica dell'Italia. Quell'anno, infatti, cinquantamila fanti e venticinquemila cavalieri Celti varcarono le Alpi in aiuto dei Galli cisalpini (si trattava di una coalizione di Insubri, Boi e Gesati[6]), e se prima riuscirono a battere i Romani presso Fiesole, vennero poi sconfitti e massacrati dalle armate romane nella battaglia di Talamone (a nord di Orbetello),[7] spianando così a Roma la strada per la conquista del nord.
Fasi della guerra di conquista
Le guerre tra Romani e Insubri del 223 e del 222 a.C.
Con la battaglia di Talamone del 225 a.C. il pericolo gallico era arrivato ancora una volta vicino all'Urbe. A questo proposito nel 223 a.C. venne organizzata una spedizione militare con a capo entrambi i consoli in carica, Publio Furio Filo e Gaio Flaminio Nepote, alla testa di circa 40.000 uomini[8]. I consoli partirono da Genua e passarono le Alpi Marittime dalla valle dello Scrivia. Il piano di guerra prevedeva un'azione combinata con gli alleati Cenomani e per questo motivo oltrepassarono il Po probabilmente nei pressi di Castelnuovo Bocca d'Adda o vicino alla successiva colonia di Cremona[9], subendo degli attacchi da parte degli Insubri durante la fase di attraversamento. I consoli decisero quindi di raggrupparsi con gli alleati Cenomani a Est del fiume Oglio, forse nella stessa Brixia. Dopo queste fasi iniziali ebbe inizio l'invasione. L'attraversamento dell'Oglio a Soncino[10] scosse gli Insubri, i quali raccolsero un grande esercito per dare battaglia in campo aperto in una località sulla sponda destra dell'Adda[11]. I Romani stessi, non fidandosi dei propri alleati gallici, rimandarono i guerrieri cenomani sulla sponda sinistra del fiume e tagliarono i ponti, restando però così in grave inferiorità numerica. L'esperienza appresa dalle precedenti battaglie contro i Galli e la formazione a scacchiera non fecero passare l'impeto di sfondamento insubre; a questo punto la battaglia si trasformò in un massacro di Galli e la vittoria dei due consoli risultò, così, netta.
L'armata viene però ritirata dal Senato di Roma per irregolarità sorte nell'elezione dei consoli; la campagna fu quindi vittoriosa ma lo stato di guerra non finì. Gli Insubri dopo la sconfitta chiesero la firma di una pace; il Senato invece riprese le ostilità. Nel 222 a.C. i due consoli dell'anno, Marco Claudio Marcello e Gneo Cornelio Scipione Calvo, mossero contro gli Insubri attraverso il percorso seguito l'anno prima. L'attraversamento del Po avvenne probabilmente presso la futura Piacenza; i consoli posero quindi l'assedio all'oppidum di Acerrae, vero caposaldo degli Insubri, i quali per tagliare le vie di fuga dei romani attaccarono il praesidium di Clastidium. Il console Marcello si staccò dall'assedio di Acerrae e a marce forzate giunse a Clastidium. I Galli dettero battaglia ancora in campo aperto e nonostante un esercito Romano composto per lo più da cavalieri vennero accerchiati e sconfitti[12].
Ad Acerrae intanto Scipione mise in fuga i Galli verso Mediolanum[13]; dopo il ricongiungimento dei due consoli e la notizia della sconfitta del loro comandante, gli insubri abbandonarono Mediolanum stessa lasciando campo libero al saccheggio romano.
Dopo questa sconfitta gli Insubri consegnarono la loro sovranità ai Romani in cambio della sopravvivenza con la formula della deditio in fidem populi Romani[14].
Per consolidare il proprio dominio Roma creò le colonie di Placentia, nel territorio dei Boi, e Cremona in quello degli Insubri. I Galli dell'Italia settentrionale si ribelleranno nuovamente in seguito alla discesa di Annibale. Come alleati del condottiero cartaginese furono fondamentali per le sue vittorie al Trasimeno (217 a.C.) e a Canne (216 a.C.). I Boi riuscirono, inoltre, a battere i Romani nell'agguato della Selva Litana. Dopo la sconfitta di Annibale a Zama (202 a.C.), vennero definitivamente sottomessi da Roma, quando i romani risultarono vittoriosi nella battaglia di Cremona, nel 200 a.C., e in quella di Mutina (Modena), nel 194 a.C.. Si compiva, con la sottomissione dei Boi, la conquista della Cisalpina: pochi decenni dopo, lo storico greco Polibio poteva già personalmente testimoniare la rarefazione dei Celti in pianura padana, espulsi dalla regione o confinati in alcune limitate aree subalpine.[15]
L'avanzata continuò anche nella parte nord-orientale con la fondazione della colonia romana di Aquileia nel 181 a.C., come ci raccontano gli autori antichi,[16] nel territorio degli antichi Carni:[17]
Si trattava di una colonia di diritto latino,[16] con la funzione prioritaria di sbarrare la strada alle popolazioni limitrofe di Carni e Istri, che minacciavano i confini orientali dei possedimenti romani in Italia.[19] La città dapprima crebbe quale avamposto militare in vista delle future campagne contro Istri e Carni, più tardi quale "quartier generale" in vista di un'espansione romana verso il Danubio. I primi coloni furono 3.000 veterani,.[20] seguiti dalle rispettive famiglie provenienti dal Sannio, per un totale di circa 20.000 persone, a cui fecero seguito dei gruppi di Veneti; più tardi, nel 169 a.C., si aggiunsero altre 1.500 famiglie.[21]
Cronologia delle guerre
Qui di seguito trovate una lista di comandanti e azioni militari nei territori della Gallia cisalpina:
Ha combattuto i Boii e altre popolazioni galliche, alcune delle quali potrebbero essere state alleate provenienti dalla Gallia Transalpina; successivamente combatté i Liguri e celebrò un trionfo.[27]
dapprima inviato contro i Galli ad Arminium, ma dopo la sconfitta dell'esercito del pretore (v.precedente) si recò in Etruria, dove, con Marco Atilio Regolo(v. seguente) si unì nella battaglia di Talamone contro le forze galliche e le sconfisse;[33] ha celebrato un trionfo De Galleis;[34] devastato il territorio dei Boii e dei Liguri[35]
insieme con il collega consolare Quinto Fulvio Flacco ottenne la resa dei Boii e divenne il primo comandante romano ad attraversare il fiume Po, dove combatté contro gli Insubri[38]
insieme al collega console (vedi sotto) batté gli Insubri,[39] ottenendo un trionfo De Galleis celebrato per voto popolare[40] quando il Senato glielo rifiutò per questioni religiose e politiche[41]
insieme con il suo collega consolare Gneo Cornelio Scipione Calvo (vedi sotto) combatté gli Insubri e i Gesati presso Acerrae; seguì una forza gallica attraversando il Po e assediando Clastidium, dove ottenne le spolia opima; riunitosi a Scipione, assediò e occupò l'importante oppidum gallico di Mediolanum, ponendo così fine alla guerra; celebrò il trionfo sugli insubri e i Germani e dedicò un tempio alla dea Virtus[44]
ottenne l'imperium prorogato in Gallia (Ariminum); respinse Magone Barca che voleva sbarcare in Liguria insieme a Livio Salinatore; ebbe anche il compito di ricostruire nel 203–202 a.C. Genova[63]
assegnato all'Italia come sua provincia, ma si recò in Gallia dopo la sconfitta di Bebio; ottenne il comando prorogato fino a quando fu rilevato da un'armata consolare nel 197 a.C.[74]
entrambi i consoli furono assegnati all'Italia come una loro provincia;[77] Cetego combatté contro i Galli. celebrando il trionfo sugli Insubri ed i Cenomani[78]
combatté contro Galli e Liguri; gli fu negato il trionfo dal Senato per le vittorie sui Boi ed i Liguri, ma ne celebrò uno privato sui Colli Albani[79]
con quartier generale posto a Pisa; combatté contro i Liguri ottenendo piccoli successi il primo anno; nel 192 a.C. ottenne una vittoria; rimase proconsole nel 191 a.C.[89]
gli fu assegnata una provincia fuori dall'Italia in caso di guerra contro Antioco III, oppure Italia o Gallia cisalpina in caso contrario; combatté contro i Boii[91]
Ebbe il mandato in Hispania Ulterior, subì un agguato da parte dei Liguri dove rimase ferito; fuggì attraverso Transalpina fino a Massilia, dove morì[94]
entrambi i consoli furono assegnati alla Liguria, ma Marcello andò ad Aquileia (Venetia) per opporsi ad un insediamento di Galli transalpini; voleva iniziare una guerra contro le popolazioni dell'Istria; gli fu prorogato il comando con rinforzi alla sua armata; consultò il Senato quando i Liguri vollero arrendersi a lui, invece di chiedere al console dell'anno 182 a.C.(vedi sotto); nel 181 a.C., si suppone avesse un successore ma andò in aiuto di Paolo (vedi sotto) in Liguria[106]
gli fu data un'armata per prevenire un insediamento di Galli transalpini ad Aquileia senza ricorrere alla guerra;[109] sono ricordati da Tito Livio ulteriori sforzi diplomatici,[110] il quale aggiunge che C. Valerio Flacco come praetor peregrinus[111] mandò ambasciatori dei Galli al Senato.[112]
combatté con successo in Liguria; ritornò per tenervi le elezioni; tornò poi in Liguria come proconsole (vedi sopra al 199 a.C.) ma inviò le sue truppe al praetor in Sardegna[113]
inviato in Liguria, continuò come proconsole; fu assediato ma vinse in modo decisivo; la sottomissione della popolazione degli Inguani gli fece ottenere un trionfo[114]
assegnato insieme a Cornelio Cetego alla Liguria; tornò a Roma per le elezioni; gli fu prorogato l'imperium in Liguria; insediò con la forza gli Apuani nel Samnio e celebrò il trionfo[117]
gli fu ordinato di ricorrere a un'ulteriore leva militare forzata per raccogliere truppe contro i Liguri, per poi mandarle tutte in congedo ad operazioni terminate[119]
entrambi i consoli furono assegnati alla Liguria;[128] Fulvio deportò un certo numero di Liguri dalle montagne nell'Italia centrale e bloccò l'insediamento di popolazioni provenienti da Gallia Transalpina in Italia;[129] celebrò quindi il trionfo[130]
assegnato alla provincia della Gallia, che utilizzò come piattaforma per lanciare una campagna militare in Istria; cacciato dal suo campo dagli Istri, lo riconquistò e li sconfisse; il comando fu prorogato e ricevette la sottomissione della maggior parte degli Istri[132]
fu assegnato alla Liguria, ma dopo la sconfitta degli Istri, si unì al collega ad Aquileia; costretto ad accettare la sottomissione degli Istri, ma dopo un litigio furono rimossi nel comando dal console Claudius (vedi sotto al 177 a.C.)[133]
inviato da Roma a mettere insieme una nuova armata per succedere a Brutus (vedi il precedente) a Pisa in Liguria; continuò l'anno seguente come proconsole con una legione[134]
inviato in Istria; dopo una disputa con il predecessore e proconsole, portò a termine la guerra contro gli Istri e costrinse il loro re Aepulo a sottomettersi;[135] pose termine a una ribellione in Liguria[136] e celebrò il trionfo su Istri e Liguri;[137] dopo aver tenuto le elezioni, andò in Gallia per fermare i raids liguri attorno a Mutina (Modena); l'imperium come proconsole gli fu prorogato e riuscì a rioccupare Mutina, per poi rivolgersi contro i Liguri.[138]
assegnato alla Liguria, dove condusse in schiavitù i Statelliates;
ignorò i tentativi da parte del Senato di invertire la sua azione; continuò come proconsole, combattendo contro i Statelliates e rifiutò di tornare fino a quando fu costretto a farlo da due tribuni della plebe; censurato dal Senato e perseguito dai tribuni, riuscì a scampare alla condanna attraverso la "connivenza " del pretore che presiedeva il tribunale[144]
assegnato all'Italia ma attivo in Gallia; venne trattenuto per decreto del senato, quando tentò di attaccare la Macedonia attraverso l'Illyria; servì come tribuno militare nel 171 a.C. sotto il console Aulo Ostilio Mancino in Macedonia e Grecia per evitare di affrontare reclami formali da parte dei Galli su altri dei suoi misfatti consolari.[146]
assegnato all'Italia come provincia, dopo la battaglia di Pidna andò in Gallia, probabilmente per rilevare Servilio Cepione; gli fu prorogato l'imperium fino a quando fu inviato come legato in Macedonia, e sostituito in Gallia da Elio (vedi sotto)[149]
venne in aiuto dell'alleata dei Romani, Massilia (Marsiglia) contro i Galli della Transalpina, i Liguri Oxybii e i Deciatae; ottenne una veloce vittoria[155]
Non è dato sapere il momento in cui venne dedotta la provincia romana della Gallia Cisalpina. La storiografia moderna oscilla fra la fine del II secolo a.C. e l'età sillana. Vero è che all'89 a.C. risale la legge di Pompeo Strabone ("Lex Pompeia de Gallia Citeriore") che conferì alla città di Mediolanum, e ad altre, la dignità di colonia latina. Nel dicembre del 49 a.C.[157] Cesare con la Lex Roscia concesse la cittadinanza romana agli abitanti della provincia e nel 42 a.C. venne abolita la provincia, facendo della Gallia Cisalpina parte integrante dell'Italia romana.[158]
^ Pontiroli G., Catalogo della sezione archeologica del Museo civico Ala Ponzone di Cremona, Milano, 1974.
^ Roberto Knobloch, "... Così finì la guerra contro i Celti": gli scontri tra Romani e Insubri del 223 - 222 a.C., in Insula Fulcherìa, vol. 2012, XLII.
^Nessun'altra carica fu registrata per Publio Cornelio Lentulo Caudino; probabilmente non è da identificare con l'uomo che fu curule aedile nel 209 a.C. e governatore della Sardegna nel 203–202 a.C..
^Marco Giunio Pera fu anche censore nel 225 a.C. e dittatore nel 216 a.C. con l'incarico di arruolare e armare le truppe contro Annibale e di tenere le elezioni; MRR1 p. 248; MRR2 p. 577.
^Acta Triumphalia Degrassi 78f., 550; Floro I, 20.3: Eutropio III, 5.
^La sequenza di questi eventi è confusa. Diodororo Siculo (25.13) dice che Emilio devastò i territori dei Boi mentre era proconsole (ἀνθύπατος); Polibio (II, 31.4–6) e Zonara (8.20) indicano che celebrò il suo trionfo mentre era ancora console; MRR1 p. 231.
^Polibio II, 23.6 and 27–28; Plinio il Vecchio, Historia Naturalis III, 138; Orosio 4.13.5–10; Zonara 8.20; MRR1 p. 230.
^Acta Triumphalia Degrassi 78f., 550; Livio XXI, 63.2 e XXIII, 14.4; Silio Italico VI, 653–635; Zonara 8.20. Flaminio viene considerato come il primo dei "populares."
^Silio Italico IV, 704–706, V, 107–113 e 649–655; Plutarco, Fabius 2.4; Floro I, 20.4; Orosio IV, 13.4; MRR1 p. 232.
^Polibio, III, 86.3–5; Cornelio Nepote, Annibale 4.3; Tito Livio XXII, 8.1; Appiano, Guerre annibaliche 9.10–11, 17; Zonara 8.25; MRR1 p. 245, e pp. 246–247 (nota 9).
^Pretore nel tardo 217 a.C. e per tutto il 216 a.C.; fu propraetor della "Cisalpina" nel 215 a.C. (Livio, XXIV, 10.3); il cognomen Matho non è certo; vedi Manio Pomponio Matone, molto probabilmente suo fratello.
^Polybius 11.1–3; Tito Livio 27.43–51; Cicero, Brutus 73; Horace, Carmen 4.4.36–71; Valerius Maximus 3.7.4 and 7.4.4; Frontinus, Stratagems 1.1.9 and 2.9, 2.3.8 and 9.2, 4.7.15; Silius Italicus 15.544–823; Suetonius, Tiberius 2.1; Florus 1.22.50–54; and other sources MRR1 p. 294.
^MRR1 pp. 367–368; Tito Livio XXXVIII, 42.8–12, XXXIX, 1.1–2 e 2.1–11.
^Broughton dice che Strabone attribuisce in modo errato (V, 1.11) a quest'uomo la costruzione della strada, costruita invece dal padre; Tito Livio XXXIX, 1.1–2 e 2.1–6; MRR1 pp. 367–368, 370 (nota 1).
^Ed anche come Flamen Dialis (dal 209 a.C. fino a circa il 174 a.C.) limitato così alla città; vedi F. Münzer, De Gente Valeria (Oppoliae, 1891; Berlin) 40, n. 19. Questo Gaio Valerio Flacco era anche un edile curule nel 199 a.C..
^Questo Quinto Fabio Massimo fu probabilmente questore in Hispania Ulterior negli anni 188–186 a.C., o forse l'uomo in questione potrebbe essere quel Quinto Fabio Buteo.
^Probabilmente questore in Spagna negli anni 188–186 a.C. (o forse si trattava di quel Fabio Massimo, praetor peregrinus nel 181 a.C.); insieme ai due Popillii Lenati, Buteo fu uno dei triumviri coloniae deducendae nel 180 a.C., per dedurre una colonia di diritto latino a Pisa (Tito Livio XL, 43.1); nel 168 a.C., fu uno dei quinqueviri finibus cognoscendis statuendisque, dediti ad investigare e decidere su una disputa di confini tra Pisa e la colonia di Luni (Tito Livio XLV, 13.10–11).
^Tito Livio XL, 26.2–3, 36.13; MRR1 pp. 384, 388, MRR2 p. 562.
^Tito Livio XL, 35.8, 36.6, 41.1–2, 5–9; MRR1 p. 387.
^Uno dei triumviri coloniis deducendis a cui fu affidato in triennio di imperium (dal 194 al 192 a.C.) per colonizzare l'Ager Thurinus; fu forse praetor suffectus nel 189 a.C.; MRR1 p. 345; MRR2 pp. 587, 645–646.
^Tito Livio XLII, 7.3–9.6, XLII, 21.2–5 e 8, 4.22.1–8; MRR1 pp. 408, 412.
^Tito Livio XLII, 10.10–12, 21.1–5, 22.1 e 5; MRR1 p. 410.
^Tito Livio XLII, 31.1 e 32.1–5; XLIII, 1.4–12 e 5.1–9; MRR1 p. 416. I misfatti di Cassio erano tali che fu inviata "un'ambasciata di dignità eccezionale" — Gaio Lelio (console nel 190 a.C.) e M. Emilio Lepido (console nel 187 e 175 a.C.) — attraverso le Alpi per affrontare le lamentele del capo gallico Cincibilis (Tito Livio XLIII 5.7 e 10.)
^I consoli del 162 a.C. furono richiamati a causa degli aruspici infausti e costretti ad abdicare. Valerio Massimo I, 1.3; Cicerone, Ad Quintum fratrem II, 2.1; De divinatione I, 33, I, 36, II, 74; De natura deorum II, 10–11; Plutarco, Vita di Marcello 5.1–3; Granio Liciniano 11 (Bonn); Auctore del De viris illustribus 44.2; MRR1 pp. 441–442.
Luisa Bertacchi, Aquileia: l'organizzazione urbanistica, in Milano capitale dell'Impero romani (286-402 d.C.), catalogo della Mostra Milano capitale dell'Impero romani (286-402 d.C.) tenutasi a Milano, Palazzo Reale dal 24 gennaio al 22 aprile del 1990, Ed.Silvana Milano, 1990, pp. 209–212.