Il territorio toscano è per la maggior parte collinare (66,5%); comprende alcune pianure (circa l'8,4% del territorio) e importanti massicci montuosi (il 25,1% della regione).
«[…] colline di Toscana, con i loro celebri poderi, le ville, i paesi che sono quasi città, nella più commovente campagna che esista.»
(Fernand Braudel, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II, 1965, p. 49)
Sia a nord che a est la Toscana è circondata dagli Appennini ma il territorio è prevalentemente collinare. La vetta più alta della regione è il monte Prado (2.054 m), nell'appennino Tosco-Emiliano in Garfagnana, sul confine con l'Emilia-Romagna.
In Toscana si trovano limitate aree pianeggianti sia lungo la fascia costiera che nell'entroterra.
Il litorale comprende le pianure della Versilia, l'ultimo tratto del Valdarno Inferiore che si apre nella Piana di Pisa e la Maremma, la pianura più estesa. Nell'entroterra la pianura principale è il Valdarno che si sviluppa da est ad ovest lungo il corso dell'omonimo fiume e dei suoi affluenti, comprendendo le città di Arezzo, Firenze e Pisa. Altre pianure dell'interno sono la Piana di Firenze-Prato-Pistoia (formata dal corso di Ombrone e Bisenzio affluenti dell'Arno) in continuità con il medio Valdarno, la Piana di Lucca, la Valdinievole, la Valdera, la Valdelsa, la Val di Chiana, la Val di Cecina, la Val di Cornia, la Val di Pecora, la Val d'Orcia, la Valdisieve, la Valle dell'Ombrone, la Val di Bisenzio, la Valdambra e la Valle del Serchio.
L'Arcipelago Toscano è costituito da sette isole principali e da alcuni isolotti minori, molti dei quali sono semplici secche o scogli affioranti, in gran parte tutelati dal Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano. L'isola principale è l'Isola d'Elba, bagnata a nord dal Mar Ligure, a est dal Canale di Piombino, a sud dal Mar Tirreno e a ovest dal Canale di Corsica: l'isola presenta un'alternanza di coste basse e sabbiose e coste più alte e frastagliate dove si aprono suggestive calette. A nord dell'Isola d'Elba si trovano l'Isola di Capraia, nel Canale di Corsica, e l'Isola di Gorgona nel Mar Ligure, entrambe con coste frastagliate. A sud dell'Isola d'Elba si trovano l'Isola di Pianosa, completamente pianeggiante e con leggere ondulazioni, con coste sia sabbiose che scogliose, l'Isola di Montecristo con coste alte e frastagliate fatta eccezione per la zona dell'approdo, l'Isola del Giglio con coste prevalentemente alte e rocciose, fatta eccezione per alcune calette e per la Spiaggia del Campese, l'Isola di Giannutri con coste scogliose pur presentando un territorio caratterizzato soltanto da ondulazioni e dislivelli leggerissimi.
Dal punto di vista climatico, la Toscana presenta caratteristiche diverse da zona a zona.
Le temperature medie annue, che registrano i valori più elevati attorno ai 16-17 °C lungo la costa maremmana, tendono a diminuire man mano che si procede verso l'interno e verso nord; nelle pianure e nelle vallate interne (medio Valdarno e Val di Chiana) si raggiungono i valori massimi estivi, che soprattutto in caso di anticiclone subtropicale, spesso si avvicinano e toccano i 40 °C (41 °C a Firenze nell'agosto 2003, 39 °C a Lucca nell’agosto 2021 e 41 sempre a Firenze nel 2023) e si contrappongono a minime invernali relativamente fredde, che arrivano talvolta allo zero (-7 °C a Viareggio nel febbraio 2012).
Le precipitazioni risultano molto abbondanti a ridosso dei rilievi appenninici lungo l'asse ovest-est tra la Versilia e il Casentino, con valori massimi oltre i 2000 mm annui sulle vette più alte delle Alpi Apuane e dell'Appennino Tosco-Emiliano; al contrario, lungo la fascia costiera della Maremma grossetana, soprattutto nella zona dell'Argentario, si raggiungono faticosamente i 500 mm annui di media. Molto penalizzate dal punto di vista pluviometrico risultano anche le Crete Senesi e alcune zone della Val d'Orcia e della Val di Chiana dove i valori medi annui si aggirano tra i 600 e i 700 mm.
Le nevicate, frequenti nella stagione invernale su tutti i rilievi appenninici e sulla parte sommitale del Monte Amiata, possono raggiungere anche le zone collinari limitrofe ma non è impossibile che la neve giunga anche in pianura e più raramente sulle coste centro-settentrionali, mentre risultano essere episodi davvero unici lungo la costa della Maremma grossetana.
L'eliofania (durata del soleggiamento) risulta essere molto rilevante lungo la fascia costiera della provincia di Grosseto, dove raggiunge valori prossimi ai massimi assoluti dell'intero territorio nazionale italiano, con una media annuale di oltre 7 ore giornaliere (valore minimo in dicembre con una media di circa 4 ore al giorno e valori massimi superiori alle 11 ore giornaliere in giugno e luglio).
Storicamente merita un'apposita menzione la stazione meteorologica di Firenze Monastero degli Angeli, una delle prime stazioni istituite a livello mondiale, che iniziò ad effettuare le osservazioni meteorologiche e le registrazioni termometriche in scala fiorentina di 50° a partire dal 1654 nell'ambito della rete meteorologica granducale istituita da Ferdinando II de' Medici ed operativa in quell'epoca a livello europeo.[13]
Da nord a sud, di seguito sono riportate le varie stazioni meteorologiche ufficiali presenti nella regione:
Le unità strutturali derivanti, appartenenti in origine al margine continentale africano-adriatico, sono incluse in due gruppi principali, il Dominio Umbro-Marchigiano (flysch arenaceo-marnoso) e il Dominio Toscano, quest'ultimo suddiviso in una successione metamorfica sottostante (metarenarie, metacalcari, dolomie, gruppi triassici e tardo-paleozoici, basamento ercinico) e in una successione non metamorfica soprastante (flysch arenacei esterni ed interni, argilliti, marne, calcari e dolomie). La successione non metamorfica soprastante è caratterizzata a sua volta da due unità strutturali minori, la Falda Toscana e l'Unità Cervarola Falterona, con le cui estensioni rocciose costituiscono l'ossatura della dorsale appenninica toscana.
Sopra il Dominio Toscano si trova il Dominio Subligure di transizione (arenarie e argilliti) dove vi è stato il sovrascorrimento di rocce del Dominio Ligure-Piemontese, suddiviso a sua volta nelle complesse unità strutturali del Dominio Ligure esterno (flysch a elmintoidi, arenarie, argilliti, brecce poligeniche), Dominio Ligure interno con successione oceanica non metamorfica (flysch arenacei, argilliti, radiolariti, ofioliti) e successione oceanica metamorfica (calescisti, ofioliti).
Con la diminuzione e la cessazione dei sovrascorrimenti durante l'orogenesi appenninica, si formarono bacini di sedimentazione con Depositi Epiliguri (marne e calcareniti).
Nelle fasi più recenti si verificarono invasioni marine dei margini meno elevati della catena, denominate successioni dei bacini neoautoctoni e mai coinvolte nei fenomeni di sovrascorrimento tra domini e unità strutturali; in seguito si formarono bacini subsidenti all'interno della catena favorevoli ai futuri ambienti fluvio-lacustri.
Le oscillazioni eustatiche e le ulteriori fasi di assestamento della catena hanno portato i livelli di fiumi e laghi ai valori attuali; i depositi alluvionali completano e chiudono la storia geologica della regione.[16]
Classificazione sismica
In base all'Ordinanza PCM n.3274 del 20 marzo 2003 il territorio regionale toscano è stato suddiviso in tre distinte zone in base al rischio sismico, zona 2, zona 3 e zona 4; nessun comune della Toscana rientra nella zona 1 a sismicità elevata.
Di seguito è riportata in modo schematico la classificazione sismica.[17]
24 Comuni totali che interessano tutte le isole dell'Arcipelago esclusa la Gorgona, l'estremità meridionale della provincia di Livorno e la parte occidentale della provincia di Grosseto che comprende l'intera fascia costiera, la pianura maremmana e l'immediato entroterra collinare.
Distretti sismici toscani
Secondo l'attuale classificazione convenzionale, la Toscana è suddivisa nei seguenti distretti sismici, la cui nomenclatura è finalizzata all'identificazione rapida dell'eventuale area su cui si sia "aperto" l'epicentro di un ipotetico terremoto.
La storia della Toscana abbraccia un lungo arco di tempo, che spazia dalla preistoria ai giorni nostri, risultando fondamentale, dal Medioevo in poi, per la nascita della lingua italiana, per la letteratura e la scienza, nonché per l'identità culturale italiana (soprattutto il Rinascimento, oltre all'età medievale).
Tra il X e l'VIII secolo a.C., nell'età del ferro trova la sua massima espressione la cultura villanoviana che rappresenta la fase più antica della civiltà etrusca.[18][19][20][21][22] Le aree della Toscana nord-occidentale sono abitate dagli antichi Liguri,[23] e il confine tra Liguri ed Etruschi cambiò più volte durante l'età del ferro. Nella Toscana nord-occidentale, l'area tra i fiumi Arno e Magra fu culturalmente allineata con gli Etruschi nella prima età del ferro, e passò sotto controllo ligure nella tarda età del ferro.[23]
Il culmine dello splendore della civiltà etrusca fu raggiunto attorno al VI secolo a.C., con possedimenti che andavano dalla zona settentrionale della Pianura Padana, detta Etruria padana, alla Campania, detta Etruria campana: furono costruite strade, tra le quali si sono ben conservate le Vie Cave (tra Sovana, Pitigliano e Sorano), realizzarono un maestoso complesso sacro termale in località il Bagnone a Sasso Pisano, vennero bonificate alcune paludi ed edificate importanti città toscane, come Pisa, Arezzo, Chiusi, Volterra, Populonia, Vetulonia, Roselle, Fiesole oltre all'ultima importante scoperta, ancora anonima, sorta in prossimità di Prato, di Gonfienti. II livello di civiltà raggiunto da questo grande popolo è testimoniato dalle interessanti similitudini - inconsuete per il Mediterraneo del tempo - tra i diritti degli uomini e quelli delle donne e ponendo fondamentali basi per l'urbanistica romana.
Nel III secolo a.C. gli Etruschi furono sconfitti dalla potenza militare di Roma e, dopo un primo periodo di prosperità, dovuto allo sviluppo dell'artigianato, dell'estrazione e della lavorazione del ferro, dei commerci, tutta la regione decadde economicamente, culturalmente e socialmente. I Romani, che si insediarono presso le preesistenti località etrusche, fondarono anche nuove città come Florentia e Cosa, attualmente una delle meglio conservate con le mura, il foro, l'acropoli e il capitolium, sorto originariamente come Tempio di Giove, oltre ad avere una propria monetazione. Sarà, tuttavia, dal nome latino degli Etruschi, Tusci plurale di Tuscus, che l'attuale regione prese il nome di Etruria in epoca romana, Tuscia in epoca medievale, e, infine, Toscana.
Nell'XI secolo Pisa divenne la città più potente e importante della Toscana, con l'estensione del dominio della Repubblica Marinara a quasi tutta la Toscana tirrenica, alle isole dell'Arcipelago Toscano e alla Sardegna e Corsica. A sud è presente il dominio degli Aldobrandeschi, importante casata di origine longobarda, che controllava la parte meridionale delle attuali province di Livorno e Siena, oltre all'intera provincia di Grosseto, al territorio del monte Amiata, fino all'Alto Lazio, entrando spesso in conflitto con il Papato, fino all'emergere della città di Siena, che più tardi entrerà in competizione con Firenze.
Attorno al XII secolo inizia il periodo dei liberi Comuni, e lo Statuto dei consoli del Comune di Pistoia fu il primo in Italia, a sancire l'autonomia cittadina. Nascono le prime forme di democrazia partecipativa e le associazioni di arti e mestieri, che fecero della Toscana un irripetibile esempio di autonomia culturale, sociale ed economica.
Tra la fioritura delle varie città toscane si vede la città di Lucca divenire un centro molto ricco e prosperoso grazie alla produzione tessile ed al commercio della seta, oltre che a essere un'importante meta nella Via Francigena. Fra le città della regione però si impone ben presto, per motivi culturali ed economici ma anche militari, il Comune di Firenze.
In questo periodo che va dal X secolo al XIII secolo vengono effettuati vari tentativi di creare un coordinamento politico tra i vari poteri toscani, da quello portato avanti dei marchesi di Toscana (da Ugo il Grande a Beatrice di Lorena) a quello espresso dai comuni della Lega toscana (1197). Sarà comunque Firenze ad imporsi come forza dominante tra XIV e XVI secolo.
Grazie a numerosi letterati e artisti, tra il Trecento e il Quattrocento la Toscana, e in particolare la città di Firenze, diedero un determinante contributo all'Arte Italiana. Vi si sviluppò il grande movimento culturale e artistico del Rinascimento.
Divenuta entità politicamente autonoma a partire dal XII secolo la Toscana si frammentò anch'essa in una miriade di stati tra i quali la Repubblica di Firenze e la Repubblica di Siena erano le più importanti. La fioritura dei commerci portò in alcune città della regione alla nascita delle banche (Firenze e Siena in primis). L'unificazione toscana sotto un'unica città iniziò con la politica espansionistica fiorentina già nel XIV secolo, quando la repubblica iniziò a fagocitare i territori toscani in successione, frenata solamente dalla repubblica di Siena, che a sua volta annetteva quasi tutti i territori della Maremma e del monte Amiata, e dalla Repubblica di Lucca.
Durante il XV secolo salì al potere la famiglia Medici che, come le maggiori famiglie fiorentine, si era arricchita con l'attività bancaria ed aveva ottenuto rilevanza politica nelle istituzioni repubblicane a partire dalla metà del Quattrocento, con Cosimo il Vecchio. A partire da Lorenzo il Magnifico il potere mediceo si consolidò (a parte due interruzioni repubblicane dal 1494 al 1512 e dal 1527 al 1530): nel 1532 Alessandro ottenne il titolo di Duca di Firenze e nel 1569 Cosimo I quello di Granduca di Toscana. In questo momento tutta l'area toscana, eccetto Lucca che rimase una repubblica autonoma, Piombino che costituiva un principato a sé stante, e l'area di Orbetello e Monte Argentario collocata nello Stato dei Presidii, era sotto la signoria fiorentina essendo caduta la repubblica di Siena nel 1555 nelle mani dei fiorentini (aiutati da truppe spagnole) che dal 1557 ne ebbero la sovranità.
La famiglia Medici continuò a regnare sopra la Toscana ininterrottamente fino al 1737. L'ultimo granduca della famiglia fu Gian Gastone de' Medici che non ebbe eredi, mentre l'ultima della famiglia, Anna Maria Luisa, Elettrice Palatina, si occupò del Granducato dalla morte del fratello e riuscì grazie alla sua lungimiranza a fare sì che l'immenso patrimonio artistico che era nei secoli divenuto patrimonio della famiglia non potesse essere portato via da Firenze nemmeno dai futuri regnanti che il Granducato avrebbe avuto.
Il Granducato di Toscana, alla morte di Gian Gastone, passò alla famiglia dei Lorena, in particolare a Francesco Stefano di Lorena, già marito di Maria Teresa d'Asburgo, imperatrice d'Austria. Egli non risiedette né in Toscana né a Firenze, e ne lasciò l'amministrazione a un consiglio di Reggenza. Gli successe sul trono il figlio Pietro Leopoldo che dette avvio a una tumultuosa stagione di riforme economiche e amministrative. La più importante innovazione voluta da Pietro Leopoldo, fu l'abolizione (per 4 anni, fino al 1790 quando fu temporaneamente ripristinata) della pena di morte nel Granducato di Toscana, per l'epoca una innovazione di non poco rilievo. Il provvedimento entrò in vigore il 30 novembre 1786 e, prendendo spunto da questo, è stata istituita in tempi recenti la Festa della Toscana, che si tiene ogni anno nel giorno di tale anniversario.[11][12]
L'unica interruzione alla sovranità lorenese fu la parentesi napoleonica che durò fino al 1814, quando sul serenissimo trono granducale fu restaurato Ferdinando III figlio di Pietro Leopoldo. Lucca e Piombino invece riuscirono a mantenere una certa autonomia con il governo di Elisa Bonaparte, sorella di Napoleone, durante il Principato di Lucca.
Napoleone portò in Italia, e quindi anche in Toscana, che fu annessa alla Francia, l'idea moderna di "nazione" (concetto nato con la rivoluzione industriale). Per reazione al nazionalismo francese, infatti, si ebbe anche in Toscana la nascita del pensiero nazionalista, che alimentò gli ideali del nazionalismo italiano, avente nella Toscana il suo centro motore: i "grandi toscani" divennero "grandi italiani" e Dante, Petrarca, Boccaccio, ma anche Niccolò Machiavelli e Galileo Galilei, vennero "arruolati" come simboli di una "Italia" da far "rinascere" a nuova vita, insieme a tutti i suoi valori di "libertà" comunale, creatività e indipendenza. Fu così che la Toscana divenne uno dei centri più importanti del movimento indipendentista e risorgimentale italiano.
Lo stesso ultimo granduca regnante, Leopoldo II di Toscana, e l'ultimo primo ministro toscano, Bettino Ricasoli, furono, in tempi e modalità diversi, convinti che nell'Unità d´Italia, la Toscana avrebbe potuto meglio mantenere e sviluppare la propria identità. Insomma, la Toscana, che aveva una sua identità culturale ben definita dai tempi antichi, preferì "investire" nel progetto nazionale così che nel XIX secolo darà in dote al Regno d'Italia il suo immenso patrimonio culturale ed ideale, e per alcuni anni anche la capitale[24].
L'ultimo Granduca della Toscana fu il figlio di Ferdinando, Leopoldo II, che regnò fino all'ingresso del territorio toscano nel nascente stato unitarioitaliano. Il periodo lorenese fu per la Toscana un periodo illuminato, a partire dal governo di Pietro Leopoldo (che riformò tutta l'amministrazione e l'ordinamento giudiziario), fino all'ultimo granduca che ottenne risultati molto positivi, con la costruzione delle prime ferrovie, la creazione del catasto e la bonifica della Maremma. Durante il suo regno, nel 1847 la Toscana fu completamente unificata con l'entrata del Ducato di Lucca nel Granducato di Toscana.
Durante le rivoluzioni del 1848-1849 Leopoldo inizialmente appoggiò il movimento nazionale antiaustriaco, salvo poi ritrarsi e rifugiarsi a Gaeta; il ritorno divenne supportato da una guarnigione austriaca che gli alienò le simpatie popolari. Nel 1859, quando la Toscana stava per entrare nel regno dell'Italia del Nord, non si oppose in maniera tenace alla sua destituzione, ma partì da Firenze lasciandola pacificamente nelle mani dei rivoluzionari. La curiosa espressione usata nell'occasione, dato che era iniziata la rivolta alle cinque del mattino, fu che alle sei dello stesso mattino, quando il granduca partì da Firenze, la rivoluzione se ne andò a fare colazione. Il passaggio dal Granducato di Toscana allo Stato Unitario Italiano fu frutto di un'incruenta rivoluzione.
Nei giorni 11-12 marzo 1860 fu celebrato un plebiscito, che confermò l'unione della Toscana alla monarchia costituzionale di Vittorio Emanuele II. I risultati del voto furono proclamati a Firenze il 15 marzo 1860 da Enrico Poggi, uno dei ministri del Governo Provvisorio Toscano. La Toscana fu così annessa al Regno di Sardegna e quindi al nascente Regno d'Italia.
L'unione al Piemonte era vista dalla classe dirigente moderata toscana (con a capo personalità di spicco come Bettino Ricasoli e Gino Capponi) come la via migliore per valorizzare le peculiarità toscane, le libertà cittadine, preservare il potere delle aristocrazie dall´invadenza modernizzatrice dei sovrani lorenesi.
L'idea, infatti, dei moderati toscani era quella di costituire una specie di federazione con le altre terre italiane[25].
Non è un caso quindi che nei primi anni di Unità, in Toscana ci fu un forte movimento federalista e autonomista che unì tutti coloro che - dai cattolici, ai garibaldini, agli ex-mazziniani, dai codini e legittimisti ai democratici, dai cattolici agli autonomisti - si opponevano al centralismo amministrativo piemontese e auspicavano un assetto federale dello Stato.
Tale partito (tra i cui esponenti si ricordano Giuseppe Montanelli, l'allievo di Carlo Cattaneo, Alberto Mario, Luigi Castellazzo, Giuseppe Mazzoni, Clemente Busi, Eugenio Alberi, Padre Bausa, Luigi Alberti, Giuseppe Corsi, l'arcivescovo di Pisa Cosimo Corsi, ecc.) rappresentò la più importante alternativa al partito moderato-liberale del governo unitario (tra i cui esponenti c'era Bettino Ricasoli), ed ebbe alcune riviste di un certo prestigio come La Nuova Europa (federalista-democratico), La Patria e Firenze (federalista-cattolici)[26].
La storia della Toscana si identifica, da questo momento, con quella dello Stato Italiano, di cui fa parte, pur conservando una sua specificità che la distingue da tutte le altre regioni.
In attesa del trasferimento della capitale a Roma, cosa che avvenne dopo la conquista savoiarda della città nel 1870, Firenze ospitò il governo della nazione per cinque anni.
Nel contesto degli avvenimenti contestativi post-unificazione è stata inserita dagli storici l'avventura mistico-rivoluzionaria di David Lazzaretti, un predicatore che riuscì a muovere le folle della zona del monte Amiata e della Toscana meridionale in nome di una alternativa religiosa e sociale, a fronte non tanto dei nuovi assetti nazionali, ma soprattutto della fragilità sociale di quel territorio e del declino dei costumi del clero romano. Per avere organizzato una processione su Arcidosso, in cui le istituzioni e la borghesia di allora paventavano assalti alla proprietà privata come prodotto di un socialismo che allora era solo agli albori, venne ucciso dalla forza pubblica nel 1878[27].
Durante la Resistenza la Toscana fu teatro di una feroce e violenta guerra tra le brigate partigiane, appoggiate da buona parte della popolazione (da sempre impegnata nelle lotte sindacali e antifasciste) e l'esercito tedesco appoggiato dalle squadre fasciste. Stragi come Sant'Anna di Stazzema ricordano quanto sia stato grande il contributo dei Toscani alla Guerra di Liberazione e quanto sangue sia stato versato senza batter ciglio, pur di liberare il territorio dall'occupazione nazista.
Società
Evoluzione demografica
La Toscana conta più di tre milioni e mezzo di abitanti che rappresentano circa il 6% della popolazione italiana, con una densità di circa 163 abitanti per km² che risulta inferiore rispetto alla media nazionale.
Poco più del 10% della popolazione toscana risiede nel capoluogo regionale e circa un terzo del totale regionale nell'area metropolitana Firenze-Prato-Pistoia che si sviluppa senza soluzioni di continuità nella corrispondente conca intermontana. Altre zone densamente popolate sono, in ordine decrescente, l'area pisana e il Valdarno inferiore, l'area livornese, la fascia costiera della provincia di Massa Carrara e della Versilia, la Valdinievole e la Piana di Lucca ed infine la zona del Valdarno superiore tra Arezzo e Firenze.
Dagli anni settanta in poi la Toscana ha visto una continua diminuzione dei tassi di natalità. Tuttavia la popolazione totale regionale, grazie all'immigrazione da altre regioni italiane, si è mantenuta piuttosto stabile fino alla fine degli anni novanta, quando è iniziato a verificarsi un aumento piuttosto deciso, questa volta a causa dell'immigrazione da paesi stranieri, fenomeno che si è molto accentuato negli ultimi due decenni.
Nel 2009[28] i nati sono stati 32.380 (8,7‰), i morti 42.210 (11,3‰) con un decremento naturale di -9.730 unità rispetto al 2008 (-2,6‰). Le famiglie contano in media 2,32 componenti. Il 31 dicembre 2009 su una popolazione di 3.730.130 abitanti si contavano 309.651 stranieri (8,3%).
Comuni più popolosi
In Toscana si contano tre comuni con oltre 100 000 abitanti, dieci comuni con popolazione compresa tra 50 000 e 100 000 abitanti e nove comuni con popolazione compresa tra 30 000 e 50 000, abitanti come indicato nella tabella seguente che comprende tutti i comuni con più di 30 000 abitanti al 31 agosto 2022:
Stemma
Comuni con popolazione superiore a 30 000 abitanti[29]
I locutori sono superiori ai tre milioni, sottraendo dal numero totale degli abitanti della regione quelli della provincia di Massa e Carrara, dove si parlano dialetti settentrionali appartenenti al gruppo gallo-italico (dialetto massese, dialetto carrarese, dialetti della Lunigiana). Nella zona meridionale della regione il dialetto toscano è particolarmente influenzato dal dialetto della Tuscia, appartenente al sottogruppo occidentale che comprende i vernacoli dell'area orientale e meridionale della provincia di Grosseto, in particolare nella zona dell'Argentario, l'area del tufo e la zona del monte Amiata.
La parlata toscana è un insieme di dialetti minori locali (vernacoli) che presentano alcune differenze che li contraddistinguono gli uni dagli altri. Di seguito è riportata la suddivisione in dialetti toscani settentrionali, orientali, meridionali e occidentali (in altre classificazioni i dialetti toscani occidentali vengono inclusi tra i toscani settentrionali, mentre i dialetti toscani orientali vengono trattati a parte). Tuttavia, tra i dialetti di matrice toscana, va inclusa anche la variante cismontana del còrso parlata nella Corsica settentrionale.
Dopo gli accorpamenti, per lo più avvenuti in epoche piuttosto recenti, la Toscana comprende oggi un'abbazia territoriale, quattro arcidiocesi e tredici diocesi cattoliche, i cui confini non coincidono con quelli delle province:
In vari centri della Toscana (città e paesi) sono sempre state presenti numerose comunità ebraiche. A Firenze è esistito un vero e proprio ghetto nella zona del Mercato Vecchio, ma con le libertà concesse da Ferdinando I de' Medici al porto franco di Livorno, fu lì che dal XVI secolo si stabilì la comunità più numerosa. Tra le piccole comunità storiche ci sono quelle di Monte San Savino e di Pitigliano.
Di seguito sono elencate le sinagoghe della regione:
Le altre confessioni cristiane non cattoliche sono presenti in regione dalla fine del XVIII secolo, fatta eccezione per Livorno, dove le leggi tolleranti permisero una libertà religiosa sin dal XVI secolo, che ancora è testimoniata dai numerosi edifici di culto acattolici. A Firenze e nelle altre città si ebbero comunità cospicue di valdesi, anglicani ed altri protestanti soprattutto tra il XIX secolo e i primi decenni del XX secolo, quando la presenza di stranieri (soprattutto inglesi, statunitensi e tedeschi) fu massima. Nel comune di San Casciano in Val di Pesa è presente uno dei centri più grandi ed importanti dell'Associazione internazionale per la coscienza di Krishna meglio conosciuta come il "Movimento Hare Krishna". Merita un cenno anche la comunità dei Giurisdavidici nella zona del Monte Amiata, attiva nel primo novecento, ridotta a poche unità intorno ad Arcidosso. La presenza islamica nella regione risale ai recenti fenomeni di immigrazione. La scuola buddistaSoka Gakkai ha una sede a Firenze, a villa Le Brache, a Grosseto e di recente costruzione anche a Cecina, mentre una comunità di religione tibetana, il centro Dzog-chen di Merigar West fondato da Chögyal Namkhai Norbu,[31] si è stabilita dal 1981 nella zona del Monte Amiata, più esattamente sulle prime pendici del Monte Labbro, vicino Zancona, nel territorio comunale di Arcidosso. A Pomaia, in provincia di Pisa, si trova l'Istituto Lama Tzong Khapa. A Prato, in Piazza del Mercato Nuovo, si trova il Tempio Buddhista Pua Hua Si.
Con il Regno d'Italia nel 1860 sono confermate le province di Firenze, Siena, Arezzo, Pisa, Lucca, Livorno, Grosseto. La provincia di Livorno, costituita dal capoluogo e dalle isole d'Elba, Gorgona, Pianosa e Montecristo, verrà ridimensionata alcuni anni più tardi limitandone l'estensione al proprio territorio comunale. Dal censimento del 1871 la provincia di Massa e Carrara viene considerata come provincia toscana e non più emiliana.
Nel 1936, in occasione della costituzione del comune di Abetone, viene assegnata alla Toscana una zona oltre il passo già parte del comune emiliano di Fiumalbo del versante modenese.
Nel 1939, in seguito alle proteste della popolazione[senza fonte], il comune di Monterchi ritorna alla provincia di Arezzo.
L'adozione dello stemma regionale ha origini abbastanza recenti. Nel 1975, su proposta della Giunta Regionale presieduta da Lelio Lagorio, fu deciso di rappresentare la Regione Toscana con il Pegaso d'argento che ricorda la raffigurazione artistica del mitico cavallo, commissionato per una medaglia da Pietro Bembo a Benvenuto Cellini nel 1537, attualmente conservata presso il Museo del Bargello a Firenze. Inoltre l'emblema fu adottato anche dal "Comitato Toscano di Liberazione Nazionale" (CTLN) durante la Resistenza.
Il bozzetto originale fu disegnato dal Andrea Miòla e adottato come gonfalone della Regione con la legge regionale 20 maggio 1975, n.44 (e successive modificazioni con legge regionale I3 febbraio 1995, n. 18).
«In seguito ai tragici eventi che sconvolsero nel novembre del 1966 città grandi e piccole e numerose contrade, l'intera popolazione della Toscana, pur duramente colpita, dava prova collettiva di civismo e di forza morale, reagendo con dignità e fierezza alla sventura e prodigandosi, in unità d'intenti e in nobile gara, nell'opera di ricostruzione. Con straordinaria abnegazione cittadini, comuni, provincie ed istituzioni della Regione offrivano il loro determinante contributo per risanare le ferite e per restituire al mondo il prezioso patrimonio artistico e culturale sfregiato dalla furia degli elementi, riscuotendo l'incondizionata ammirazione e la gratitudine del Paese» — Roma, decreto del Presidente della Repubblica 12 novembre 1976
[32]
«Per la partecipazione all'evento sismico del 6 aprile 2009 in Abruzzo, in ragione dello straordinario contributo reso con l'impiego di risorse umane e strumentali per il superamento dell'emergenza» — Roma, decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 11 ottobre 2010 [33]
Economia
In termini assoluti, facendo riferimento al periodo 2000-2008, la Toscana è la sesta regione d'Italia per PIL prodotto[34] di poco dietro Piemonte e Emilia-Romagna, mentre in termini di PIL per abitanti, la Toscana è l'ottava regione secondo i dati del periodo 2000-2008.
Il dato regionale suddiviso per macro settori di attività risulta in linea con lo stesso dato espresso su base nazionale. L'economia della regione si basa prevalentemente sul settore terziario, alimentato principalmente dal turismo. Gli arrivi turistici nel 2007 sono stati di 5542937 italiani e 5885545 stranieri[35]. Tuttavia, in Toscana vi sono numerosi distretti industriali sparsi nel territorio, che incidono profondamente sull'economia a scala locale. Anche l'agricoltura e l'allevamento, grazie ai prodotti di qualità, rivestono notevole importanza, pur creando un numero marginale di posti di lavoro rispetto agli altri settori.
Dati economici
Di seguito la tabella che riporta il PIL e il PIL procapite[36] prodotto nella Toscana dal 2000 al 2006:
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
Prodotto Interno Lordo (Milioni di Euro)
79 513,8
84 087,4
87 294
90 476,1
93 771,5
95 682,8
99 114,5
PIL ai prezzi di mercato per abitante (€)
22 763,1
24 052,5
24 893,5
25 549,6
26 177,1
26 511,5
27 311,8
Di seguito la tabella che riporta il PIL[36], prodotto in Toscana ai prezzi correnti di mercato nel 2006, espresso in milioni di euro, suddiviso tra le principali macro-attività economiche:
Macro-attività economica
PIL prodotto (€)
% settore su PIL regionale
% settore su PIL italiano
Agricoltura, silvicoltura, pesca
1681
1,70%
1,84%
Industria in senso stretto
18 360,5
18,52%
18,30%
Costruzioni
4972,3
5,02%
5,41%
Commercio, riparazioni, alberghi e ristoranti, trasporti e comunicazioni
21 632,5
21,83%
20,54%
Intermediazione monetaria e finanziaria; attività immobiliari ed imprenditoriali
24 460
24,68%
24,17%
Altre attività di servizi
17 041,4
17,19%
18,97%
Iva, imposte indirette nette sui prodotti e imposte sulle importazioni
10 966,8
11,06%
10,76%
PIL Toscana ai prezzi di mercato
99 114,5
Uso del suolo
Il territorio toscano, occupato da aree urbanizzate per poco più del 4% della sua estensione, è ricoperto per quasi il 44% da boschi, che interessa prevalentemente le aree montane appenniniche e dell'Amiata, le zone collinari più elevate come le Colline Metallifere e i Monti del Chianti e le aree in prossimità della fascia costiera. Le latifoglie sono le essenze predominanti, mentre le conifere dominano lungo la fascia costiera (pinete marittime) e in alta montagna (abeti); nella Maremma grossetana e nelle aree collinari limitrofe è molto diffusa anche la quercia da sughero (Quercus suber).
Le aree coltivate rappresentano circa il 39% del territorio regionale e occupano prevalentemente le pianure (seminativi), le valli interne e le zone di medio-bassa collina (vigneti e oliveti).
La vegetazione arbustiva interessa quasi il 7% del territorio e si caratterizza per la macchia mediterranea bassa e per la gariga nelle aree a ridosso della fascia costiera maremmana, e per i cespugli dei rilievi interni.
Pascoli e praterie naturali occupano circa il 5% del territorio, soprattutto a carattere sparso nelle aree collinare interne e in modo più definito nella Maremma grossetana, specialmente nel cuore del Parco naturale della Maremma.
Lo 0,6% del territorio è caratterizzato da aree con assenza o scarsità di vegetazione (calanchi e biancane del Deserto di Accona e delle Crete senesi e zone rocciose collinari e montane), mentre lo 0,4% circa è occupato da zone umide (lagune, paludi, laghi e stagni).
Agricoltura e allevamento
L'agricoltura e l'allevamento rivestono ancora nel ventunesimo secolo una notevole importanza, vista la qualità dei prodotti forniti. La Toscana, inoltre, è stata la prima regione in Europa ad avere approvato una legge specifica che vieta la coltivazione e la produzione di organismi geneticamente modificati e il loro consumo nelle mense pubbliche (L.R. 53 del 6 aprile 2000); di fatto il territorio regionale può definirsi OGM-free.
Agricoltura
Nelle aree montane, l'agricoltura si contraddistingue per marginalità produttiva caratterizzata dalla raccolta di funghi, castagne e tartufi.
La collina si caratterizza essenzialmente per oliveti e vigneti.
Riguardo all'olio extravergine di oliva è da segnalare la presenza di una IGP regionale (Toscano), di cui uno con menzione Montalbano (come da disciplinare), e di cinque DOP (Chianti Classico, Colli Fiorentini, Lucca, Terre di Siena e Tuscia).
La bassa collina e anche la pianura si caratterizzano per vivaismo (provincia di Pistoia), orticoltura, colture cerealicolo-foraggere, girasoli, mais, barbabietole e zafferano (province di Siena, Grosseto e Firenze).
Famosissimo in tutto il mondo è il sigaro toscano, prodotto con foglie di tabacco di tipo kentucky coltivate in Val di Chiana e nella Valtiberina toscana. In Toscana si coltivano inoltre girasoli e alberi da frutto.
Allevamento e zootecnia
L'allevamento e la zootecnia si fondono principalmente sulle razze autoctone bovine e suine che forniscono carni molto pregiate.
Tra i bovini spiccano le razze chianina, maremmana, calvanina e garfagnina, tutte allevate allo stato brado, caratteristica che ha fatto sì che le loro carni fossero molto ricercate anche durante gli anni della crisi del settore dovuta alla BSE (patologia mai riscontrata nelle razze autoctone toscane).
Tra i suini spicca su tutti la pregiatissima razza di Cinta senese allevata allo stato brado e semibrado in varie zone delle province di Siena e Firenze e nell'area delle Colline Metallifere.
I cavalli autoctoni più diffusi a livello regionale sono il maremmano e il bardigiano che vengono allevati per manifestazioni turistiche e sportive (il cavallo monterufolino è in fase di recupero dopo aver rischiato l'estinzione).
Ha notorietà internazionale la gallina livornese bianca, anche nota come razza Livorno, la cui diffusione internazionale è avvenuta a partire dal XIX secolo.[37]
Distretti industriali
Oltre al rilievo regionale dell'artigianato e della trasformazione dei prodotti della terra (vini, olio), la Toscana registra una notevole attività estrattiva, identificabile soprattutto delle cave di marmo di Carrara, esportato in tutto il mondo, e una nuova risorsa nella produzione di energia - la geotermia - presente nelle aree di Larderello e del Monte Amiata.
Il commercio e il settore terziario rappresentano per la regione una delle principali fonti dell'economia, essendo fonte di occupazione per circa 2/3 dei residenti.
Oltre al modello di commercio tradizionale toscano (basato sulla piccola o media impresa spesso a conduzione familiare e su fiere e mercati locali), rivestono notevole importanza sia il turismo che i servizi (banche e assicurazioni).
Il turismo rappresenta una delle principali risorse economiche della regione. Nel 2019 le strutture ricettive risultano circa 16 500, per un totale di posti letto che supera le 566.000 unità. L’83% dell’offerta è costituita dal comparto extra-alberghiero con una prevalenza di strutture agrituristiche che rappresentano oltre il 30% dell’offerta ricettiva.
Se si confronta l’offerta ricettiva, in termini di posti letto, con la popolazione residente, i comuni di Bibbona, Capoliveri, San Vincenzo e Castiglione della Pescaia sono quelli a maggiore intensità, con una tasso di ricettività percentuale che supera il 200%, pertanto in questi luoghi le strutture ricettive presenti possono ospitare un potenziale numero di visitatori che è più del doppio della popolazione residente. Senza considerare i flussi delle locazioni, la Toscana nel 2019 conta oltre 48 400 000 presenze e 14 500 000 arrivi.
In Toscana il Prodotto Interno Lordo pro capite è intorno ai 32 900€. La forbice oscilla tra i 39100 € della provincia di Firenze, il dato più alto in Toscana e tra le primi dieci d'Italia. Nel 2006, secondo i dati di Unioncamere relativi a quel periodo la provincia di Firenze era la quinta d'Italia in termini di PIL pro capite, e i 26000 € di quella di provincia di Massa Carrara, il dato più basso tra le province toscane.
Di seguito è riportato il Prodotto Interno Lordo suddiviso per provincia[39] (dati in euro):
A livello regionale il tasso di occupazione della popolazione di età compresa tra i 15 e i 64 anni aggiornato al 2023 è del 69,3% ed è sensibilmente superiore rispetto al corrispondente dato nazionale (61,5%). Di seguito sono riportati i valori dei tassi di occupazione che si registrano nelle singole province.[40]
Anno
2019
2020
2021
2022
2023
Toscana
66,8%
65,3%
65,6%
68,6%
69,3%
Massa-Carrara
64,3%
65%
59,1%
60,7%
66,1%
Lucca
61,6%
61,5%
62,1%
67,2%
66,6%
Pistoia
63,9%
60,8%
62,8%
66,8%
66%
Firenze
70,3%
67,8%
67,7%
71,9%
70,9%
Livorno
62,7%
61,1%
64,7%
66%
66,5%
Pisa
67,9%
66,4%
67,3%
67,8%
69,7%
Arezzo
67,2%
66,5%
68%
69,6%
71,6%
Siena
68,6%
67,6%
67,2%
69%
71,5%
Grosseto
68,1%
64,9%
66%
69,2%
69,3%
Prato
68,5%
66,8%
64,6%
68,3%
71%
Per quanto riguarda invece il tasso di disoccupazione, questo si aggira a livello regionale attorno al 5,4% ed è un valore inferiore rispetto al corrispondente dato nazionale (7,8%). Di seguito la tabella con il tasso di disoccupazione al 2023 diviso per province[41]:
Provincia
Massa-Carrara
Lucca
Livorno
Grosseto
Arezzo
Pistoia
Siena
Pisa
Prato
Firenze
Tasso di disoccupazione (in %)
6,3%
6,8%
4,7%
5,8%
5,3%
7,3%
3,6%
6,1%
4,5%
4,7%
Trasporti, mobilità e infrastrutture
Aeroporti
Il principale aeroporto della Toscana è il "Galileo Galilei" di Pisa con collegamenti a livello nazionale, europeo e intercontinentale.
Il secondo scalo si trova a Firenze ("Amerigo Vespucci") con voli nazionali e internazionali. Il terzo scalo è l'Aeroporto di Marina di Campo, all'Isola d'Elba, da cui, seppur non con regolarità ,sono stati effettuati negli anni voli regionali per Pisa e Firenze, voli per Milano e per alcuni aeroporti di Svizzera e Germania.
Ci sono poi aeroporti chiusi agli aerei di linea e utilizzati per piccoli aerei turistici nei pressi di Arezzo, Lucca, Massa e Siena, Grosseto (Corrado Baccarini) e dell'Isola d'Elba (Marina di Campo).
Ecco in sintesi gli scali toscani:
Aeroporto di Pisa-San Giusto: voli privati, voli nazionali, internazionali e intercontinentali, aeroporto militare
Oltre alle autostrade, ritroviamo strade di grande comunicazione (S.G.C.) a carreggiate separate e a due corsie per ogni senso di marcia (strade extraurbane principali). Tra queste vi è quella che collega Firenze a Siena, quella che collega Firenze a Pisa e Livorno attraverso il Valdarno inferiore (Empoli, San Miniato, Pontedera) e quella che collega Livorno a Grosseto, denominata "Variante Aurelia", ed infine un breve tratto della SS 3 bis (nota anche come E45) che collega l'Umbria alla Romagna, attraversando la Valtiberina a Sansepolcro e Pieve Santo Stefano nella parte più orientale della regione, che si incunea tra la Romagna e l'Umbria.
È in fase di realizzazione la strada di grande comunicazione denominata "Due Mari", che collegherà Grosseto a Siena e ad Arezzo, da dove poi proseguirà fino a Fano attraverso l'Alta Valle del Tevere e la Valle del Metauro.
Tra gli assi viari più noti, che rappresentano strade extraurbane secondarie, sono da ricordare la Via Aurelia, la Via Cassia e la Via Clodia, che vennero costruite in epoca romana; l'ultima di queste fu realizzata sulle preesistenti Vie Cave nel tratto compreso tra Pitigliano, Sorano e Sovana, nel cuore dell'Area del Tufo. Inoltre la Toscana è tagliata anche dalla Via Francigena, in parte coincidente con la Via Cassia.
Le principali direttrici ferroviarie che attraversano la Toscana sono la linea tra Milano e Roma che, seguendo quasi parallelamente l'Autostrada A1, tocca da nord a sud le città toscane di Prato, Firenze e Arezzo. In Toscana passa già anche la Linea DirettissimaTorino-Salerno (operata dai treni ad alta velocità) che collega Firenze e qualche volta al giorno anche Arezzo alle principali città italiane senza stazioni intermedie; il tratto a nord di Firenze è attivata con il nuovo orario 2010 con inizio del tronco per il momento da Firenze Castello, mentre è in fase di realizzazione la costruzione nel capoluogo toscano la stazione sotterranea Firenze Belfiore, riservata esclusivamente ai treni ad Alta Velocità. Un'altra direttrice principale è la ferrovia tirrenica che, seguendo parallelamente la Via Aurelia, collega Genova a Roma toccando Carrara, Massa, Viareggio, Pisa, Livorno e Grosseto. La terza linea principale della Toscana è quella che collega Firenze a Pisa via Empoli, dove un tronco secondario si dirama per Siena da dove prosegue sia per Chiusi (intersezione Firenze-Roma) che per Grosseto (intersezione con la linea Tirrenica).
Tra i tratti secondari è molto spettacolare dal punto di vista paesaggistico quello tra Siena e Grosseto via Monte Antico, con un tronco che passa da Buonconvento ed uno da San Giovanni d'Asso: spesso sono organizzati viaggi in "littorine" d'epoca su entrambe le diramazioni della Siena-Grosseto.
Parzialmente attiva, ma molto interessante sotto il profilo paesaggistico, è la ferrovia Cecina-Saline di Volterra, un'antenna non elettrificata che diparte dalla linea Maremmana e che originariamente raggiungeva il nucleo storico di Volterra mediante un ultimo tratto a cremagliera.
Di seguito sono riportate le varie linee ferroviarie (attive o in costruzione) della regione.
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Tutte le principali città della Toscana si caratterizzano per un proprio sistema di trasporto locale di tipo urbano ed extraurbano. A seguito della gara regionale di affidamento del TPL, dal 1º novembre 2021 tutto il trasposto pubblico urbano e extraurbano è gestito dalla società Autolinee Toscane.
Di seguito i trasporti urbani ed extraurbani di tutte le province:
Arezzo: il trasporto pubblico urbano e locale era gestito, fino ad agosto 2010, dall'LFI, che aveva rilevato le tratte urbane e suburbane della precedente società denominata ATAM, mentre il trasporto provinciale e verso il Senese e la costa della Maremma erano gestite dall'LFI congiuntamente con TRAIN s.p.a.(Siena Mobilità). Attualmente sia i servizi di LFI che di TRAIN (oltre RAMA di Grosseto e ATM di Piombino) sono confluiti in un'unica società sotto il nome di Tiemme Toscana Mobilità che gestisce i trasporti su gomma nella provincia e collegamenti con Siena e provincia, e con sede ufficiale ad Arezzo. Nella parte della provincia compresa nel Valdarno Superiore (confinante con la provincia di Firenze), nella vallata di Poppi, Pratovecchio, Stia e nella vallata di Anghiari e Sansepolcro (al confine con l'Umbria) i trasporti su gomma sono gestiti da Busitalia-Sita Nord. Treni regionali Trenitalia collegano Arezzo con le principali località della provincia e con Firenze e Perugia mentre due linee di treni provinciali, gestite da LFI con il marchio "Trasporto Ferroviario Toscano", raggiungono Pratovecchio-Stia in Casentino (linea casentinese) e Sinalunga (linea della Val di Chiana).
Firenze: il trasporto pubblico locale nell'area fiorentina è gestito dall'ATAF, mentre Busitalia-Sita Nord opera a livello extraurbano ed urbano nel resto della provincia, collegando il capoluogo toscano ad altre aree della provincia e della regione.
Grosseto: la città e l'intera provincia erano serviti, fino ad agosto 2010, dalla RAMA, azienda che si occupava sia di trasporto locale che di trasporto extraurbano in tutta la provincia e che collegava il capoluogo a Siena, Firenze e all'Alto Lazio. Attualmente la Rama è confluita con la TRAIN senese e l'LFI aretina in una società unica denominata Tiemme Toscana Mobilità
Lucca: la città, la piana e la Versilia erano servite dall'azienda CLAP sia a livello urbano che extraurbano: insieme ad altre società l'azienda è inglobata nella CTT Norde successivamente Autolinee Toscane.
Massa: il capoluogo apuano, la città di Carrara e la Lunigiana sono servite dagli autobus dell'azienda Autolinee Toscane (in precedenza CAT) sia a livello urbano sia a livello extraurbano.
Pisa: i trasporti urbani ed extraurbani erano serviti dall'azienda CPT, mentre l'azienda Lazzi si è occupata per molti anni del collegamento con Lucca e Viareggio. Entrambe le società sono confluite nella CTT Nord e successivamente Autolinee Toscane.
Prato: la società che gestiva il trasporto pubblico locale urbano ed extraurbano era la CAP, adesso Autolinee Toscane, con collegamenti anche fuori provincia verso l'area metropolitana fiorentina e fuori regione (Castiglione dei Pepoli). In città molte zone sono servite dalla LAM ("linea ad alta mobilità"), con tempi di attesa tra una corsa e l'altra di pochissimi minuti e parcheggi scambiatori presso ogni capolinea.
Il porto di Livorno è il più importante della Toscana ed uno dei maggiori porti italiani e dell'intero Mar Mediterraneo, per il traffico passeggeri e principalmente per quello merci.
La navigazione costituisce una delle fondamentali modalità di trasporto, grazie ai numerosi porti presenti in Toscana. Da Porto Santo Stefano partono i traghetti per l'Isola del Giglio e Giannutri; da Piombino sono assicurati i collegamenti con l'Isola d'Elba, la Corsica e la Sardegna, mentre da Livorno numerose rotte di navigazione collegano la Toscana alle isole di Corsica, Sardegna, Sicilia, Capraia e Gorgona.
Numerosi sono, inoltre, i porti e gli approdi turistici sparsi lungo le coste della regione e dell'arcipelago, ove è possibile ormeggiare i natanti ed usufruire di servizi.
Piste ciclabili urbane e ciclovie turistiche
La Toscana si sta dotando sia di reti ciclabili per la mobilità in città, soprattutto nelle grandi aree urbane (Firenze-Prato, Pisa-Livorno, Grosseto, Arezzo), sia di ciclovie a carattere turistico.
Istruzione
Nel corso del XIII secolo nacquero in Toscana i primi studium universitari: quello di Arezzo nel 1215, seguito pochi anni più tardi dallo studium senese (1240), ancora attivo come università. Nel corso del XIV secolo vennero fondati lo studium fiorentino (1321) che ha dato vita in tempi più recenti all'Università di Firenze (1923), e nel 1343 lo studium generale che ha dato vita all'Università di Pisa, per secoli l'università di riferimento in Toscana per volontà dei Medici.[42] Sempre nel corso del Trecento, il 6 giugno del 1369, venne concesso dall'imperatore Carlo IV alla Repubblica di Lucca il privilegio di istituire uno Studium Generale. Tuttavia, una vera e propria istituzione universitaria a Lucca non vide la luce prima del XVIII secolo. In epoca moderna è da menzionare la nascita a Pisa della Scuola Normale, istituita, per decreto napoleonico, il 18 ottobre 1810, come succursale dell'École normale supérieure di Parigi.
Università
In Toscana ci sono 9 universitàpubbliche, 6 delle quali sono riunite nel Tuscany University Network (TUNE):
In Toscana c'è, inoltre, una significativa presenza di università e istituti di cultura stranieri. Tra le università, le più presenti sono le americane, seguite da quelle canadesi, per oltre 60 sedi distaccate di atenei stranieri attivi nella regione,[43] concentrati soprattutto a Firenze.
La Toscana è universalmente nota per la sua grandissima ricchezza di monumenti e opere d'arte:
celebri in tutto il mondo sono le città di Firenze, Pisa, Siena. Meno note ma non per questo "seconde" ai centri sopra citati quanto a ricchezza monumentale sono i centri di Arezzo, Pistoia ("capitale della cultura italiana 2017") e Lucca. Infine, praticamente "inedite" al turismo seppur caratterizzate da monumenti di pregio sono le città di Livorno, Grosseto, Massa, Carrara e Prato.
Non da meno sono i moltissimi centri minori, alcuni dei quali vere e proprie città storiche perfettamente conservate, custodi di opere d'arte di inestimabile valore come:
San Gimignano: patrimonio dell'UNESCO, è un piccolo centro "cristallizzato" nell'edilizia duecentesca, con quattordici torri medievali che svettano ancora e un notevole corredo artistico (affreschi, chiese monumentali, opere d'arte) che testimonia il suo passato di luogo d'incontro tra la tradizione senese e fiorentina
Pienza: altro patrimonio dell'Umanità, è una delle pochissime "città ideali" rinascimentali d'Europa
Colle di Val d'Elsa: centro storico medievale molto ben conservato, monumenti rinascimentali e testimonianze paleocristiane ed etrusco-romane
Montepulciano: monumenti medievali, rinascimentali e barocchi
Chiusi: testimonianze etrusco-romane, monumenti paleocristiani e medievali
Monteriggioni: borgo medievale dalla straordinaria cinta muraria citata da Dante
Storia dell'arte toscana
Epoca preistorica e etrusca
La zona di Pontremoli (e la vicina Luni) furono il cuore dell'antichissima civiltà delle Statue stele, nel III millennio a.C. Numerosi sono anche i ritrovamenti della civiltà villanoviana.
L'Etruria fu il cuore della civiltà etrusca e comprendeva quasi l'intero territorio della Toscana attuale. Delle ricche e fiorenti città etrusche meridionali restano straordinari reperti soprattutto nelle zone della Maremma, del litorale livornese, dell'entroterra senese e grossetano. Di eccezionale importanza sono le necropoli etrusche degne di nota, come Sovana, Vetulonia e Populonia. Anche nella Toscana settentrionale esistevano numerosi insediamenti, ma più isolati. Tra questi Pisa, con il Tumulo del Principe etrusco, Sasso Pisano, Fiesole, Volterra, Cortona, Carmignano (Prato) con le tombe etrusche di Montefortini, di Boschetti, e la necropoli di Prato Rosello. Recente è la scoperta di una città etrusca a Gonfienti, presso Prato, probabilmente il principale centro di scambio fino alla fine del V secolo a.C. con l'area padana.
Tra i più importanti reperti etruschi rinvenuti, il Disco di Magliano è stato di fondamentale importanza per la codifica della lingua etrusca.
Epoca romana
In epoca romana venne fondata Florentia e prosperarono numerose città, come Pisa, Pistoia, Arezzo, Volterra, Fiesole e Roselle. Tra gli scavi di epoca romana particolare importanza ha quello della colonia di Cosa, una delle meglio conservate risalente ai primi anni della Repubblica.
Arte paleocristiana
A partire dalla tarda antichità la Toscana visse una sorta di "eclisse", un lungo periodo di cui ci sono rimaste scarsissime tracce artistiche, anche perché sistematicamente demolite nei secoli successivi. Per questo le poche architetture superstiti hanno un valore straordinario come il Duomo di Chiusi o la cripta della chiesa di San Baronto. La città più importante a quell'epoca era Lucca, attraversata dalla via Francigena, ma i resti paleocristiani o altomedievali sono anche qui rari, a parte un inestimabile patrimonio librario antichissimo.
Nel Medioevo in molti comuni toscani vennero realizzate grandiose piazze con cattedrali, basiliche ed imponenti palazzi pubblici e vie con pregevoli edifici privati. La prima città a godere di questo straordinario sviluppo fu la repubblica marinara di Pisa, seguita a ruota da Lucca, Firenze, Pistoia, Prato e Siena. Il romanico pisano ha lasciato straordinarie cattedrali, influenzando molte altre zone del Mediterraneo. Nelle aree rurali si svilupparono caratteristici borghi, castelli e fortificazioni e vennero costruite numerose pievi e abbazie.
A partire dal XIII secolo anche la scultura riscoprì una dimensione monumentale, con maestri come Nicola Pisano, Giovanni Pisano e Arnolfo di Cambio. Alla fine del secolo la pittura sembrava arretrata di un divario incolmabile rispetto alle altre forme d'arte, ancora ancorata alla tradizione bizantina. Pian piano i maestri pisani e lucchesi si allontanarono dai modelli orientali, ma fu con Cimabue e soprattutto con Giotto che la pittura fece passi da gigante, riscoprendo valori ormai tramontati da secoli come lo spazio reale, il realismo, la narrazione, la creatività: a partire da questa rivoluzione trovò una nuova strada tutta l'arte occidentale.
Il gotico venne recepito con alterne vicende in Toscana: se a Siena nacque una scuola aggiornatissima ai modelli cortesi transalpini, con maestri come Duccio di Boninsegna, i fratelli Pietro e
Ambrogio Lorenzetti e Simone Martini, a Firenze pesò più un retaggio classicista, che da lì a pochi anni sarebbe fiorito nel Rinascimento.
Rinascimento
Il Rinascimento si sviluppò a partire da Firenze e dalla Toscana, diffondendosi successivamente anche nel resto d'Italia e d'Europa; inteso come recupero dei modelli classici, iniziò con un rinnovato interesse dei grandi come Petrarca e Boccaccio.
In seguito si diffuse anche alle arti visive, recuperando una linea "classica" che ha attraversato il romanico e che ha impedito l'affermarsi pieno del gotico. Mentre Filippo Brunelleschi "scopriva" le regole della prospettiva matematica, pittori come Masaccio proponevano figure vivide come non mai, straziate dal sentimento e dal volume reale dei corpi. In architettura si semplificò alla ricerca di forme "pure", solenni e razionali, dimostrando come l'ingegno umano potesse creare anche opere inverosimili, come la mastodontica cupola di Santa Maria del Fiore. Iniziò una rivoluzione stimolata dal mecenatismo di una classe di mercanti e banchieri dotata di grande cultura e di ingentissimi mezzi economici. Botticelli, Piero della Francesca, Donatello, Lorenzo Ghiberti, sono solo alcuni dei "geni" toscani del XV secolo.
Il culmine si raggiunse tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo, con i più grandi maestri di sempre a Firenze: Leonardo da Vinci, Michelangelo Buonarroti e Raffaello Sanzio (che pure era marchigiano, ma lavorò anche in Toscana in quegli anni)
Mentre il Rinascimento si avviava a forme sempre più complesse, gli sconvolgimenti fiorentini legati a Savonarola e alla cacciata dei Medici produssero una battuta di arresto che sconvolse il mondo dell'arte: mentre alcuni artisti vivevano una profonda crisi, altri cercavano fortuna in nuove città, diffondendo le conquiste del Rinascimento in tutta Europa: Leonardo a Milano e in Francia; Michelangelo a Roma; Jacopo Sansovino a Venezia, eccetera.
L'impatto dei grandissimi maestri del Rinascimento produsse nella generazione successiva uno stimolo all'imitazione, che si tradusse poi, nei migliori artisti, nella ricerca di qualcosa di "diverso", che prescindesse ormai la realtà astraendola in qualcosa di più originale, complesso e capriccioso. Se da una parte l'arte della nuova corte granducale produceva opere belle ma un po' convenzionali (si pensi agli artisti della cerchia di Giorgio Vasari), dall'altro nascevano le prime irrequietudini, le prime "avanguardie", con artisti originalissimi (e spesso incompresi) come Benvenuto Cellini, Jacopo Pontormo e Rosso Fiorentino.
La scena architettonica subiva invece un continuo sviluppo, con grandi cantieri in tutta la regione spinti dalla volontà del Granduca di manifestare la propria potenza e la propria supremazia politica: a Firenze l'antico centro della politica repubblicana veniva stravolto dalla ristrutturazione di Palazzo Vecchio e dalla costruzione degli Uffizi; a Pisa nasceva piazza dei Cavalieri per l'ordine di Santo Stefano, a Livorno nasceva una nuova città portuale dotata di aggiornatissime fortificazioni. Il potere si manifestava anche attraverso altre opere, come la rete delle ville medicee, completata dall'estro di Bernardo Buontalenti.
L'unica zona a restare indipendente fu Lucca, che sebbene vedesse la sua importanza ridimensionata rispetto al Medioevo, costruì uno dei più belli e meglio conservati sistemi di fortificazione dell'epoca, proprio nella paura di un attacco degli invadenti fiorentini. Le mura di Lucca risultano una delle meglio conservate cerchie murarie e trovano un esempio simile, seppur a perimetro ridotto, nelle mura di Grosseto che furono completamente ristrutturate nella seconda metà del Cinquecento su progetto di Baldassarre Lanci.
La Toscana non fu immune al barocco, che fu invece caratterizzato dalla misura e dalla sobrietà, e una certa tradizione di storici dell'arte ne sminuì l'importanza fino a tutta la metà del XX secolo. Oggetto quindi di una recente riscoperta, l'arte toscana tra Sei e Settecento, raggiunse alcuni vertici nei capolavori sfarzosi come la Cappella dei Principi a Firenze o come le ville lucchesi, ma fu importante anche l'arricchirsi del tessuto urbano di un po' tutte le città di opere minori rispondenti al nuovo gusto scenografico, che entrarono a far parte nell'immagine della regione. Si ricorda l'arte della dinastia dei Nasini[44], che da Castel del Piano, sul Monte Amiata, estesero la loro produzione, più finalizzata alla devozione che non alla fastosità, in numerosi centri del grossetano e del senese.
La pittura offre i suoi spunti più interessanti nell'Ottocento, con le opere di scuola macchiaiola di Giovanni Fattori e altri, che anticiparono le inquietudini coloristiche dell'impressionismo francese.
Nel dopoguerra si imposero in architettura i nomi di alcuni architetti di fama internazionale, come Italo Gamberini, Leonardo Savioli, Leonardo Ricci, ma fu soprattutto Giovanni Michelucci, a imporre uno stile in chiave moderna, funzionale, dall'estetica asciutta ma anche emozionante e riconoscibile. Opere come la chiesa dell'Autostrada del Sole sono tra le realizzazioni più significative del secolo in Toscana, declinata in innumerevoli imitazioni e omaggi.
La campagna toscana è nota nel mondo per i caratteristici insediamenti rurali sparsi, legati a poderi mezzadrili, che in passato assicuravano lavoro per tutto l'anno agricolo a tutti coloro che vi abitavano.
In epoca medievale, alcuni agglomerati rurali furono i precursori di piccoli borghi, che si sono ben conservati fino ai giorni nostri, epoca in cui hanno conosciuto un'ulteriore valorizzazione. Tali esempi si ritrovano principalmente nelle aree pianeggianti e collinari interne della Toscana centro-settentrionale.
Tra il periodo rinascimentale e quello barocco, sorsero numerose fattorie fortificate, dette grange, soprattutto nelle zone centro-meridionali della regione, presso le quali veniva costruita l'immancabile cappella padronale.
Dal Settecento in poi la bonifica della Maremma e più in generale delle pianure costiere diede un ulteriore impulso allo sviluppo di case rurali, soprattutto in prossimità delle aree costiere centro-meridionali, ove vi era l'esigenza di rendere coltivabili le nuove terre strappate alle preesistenti aree paludose: anche in questo caso venivano spesso costruite piccole cappelle presso le fattorie e le case coloniche, dove i sacerdoti delle parrocchie di competenza si recavano periodicamente a celebrare le funzioni religiose.
Le case coloniche, molto spesso isolate, costituiscono pertanto uno degli elementi che contraddistinguono il paesaggio toscano, come per esempio quello della val d'Orcia, reso dolce e suggestivo dai famosi filari di cipresso.
La casa rurale presenta generalmente costruzioni in muratura, molto spesso su due piani, con il tetto rivestito dai tipici laterizi toscani. In base alle funzioni svolte, le case rurali possono presentarsi con un unico fabbricato che in passato comprendeva sia l'abitazione al piano superiore che il rustico al pian terreno (tipo residenziale), oppure con un edificio principale adibito ad abitazione e una o più strutture distaccate adibite a rustici ed annessi vari (tipo aziendale).
Ogni zona della Toscana si caratterizza per le proprie varianti tipiche, come l'aretina, senese, fiorentina, lucchese, pistoiese, pisana e maremmana. Le diverse varianti residenziali presentano comunque il fabbricato generalmente di pianta rettangolare, talvolta con scala esterna che conduceva all'abitazione principale del piano superiore; numerose star internazionali, come per esempio la star statunitenseGeorge Clooney, possiedono delle proprietà nella campagna toscana, specialmente nella piana della Maremma.
Le ville medicee sono dei complessi architettonici rurali venuti in possesso in vari modi alla famiglia Medici tra il XV e il XVII secolo nei dintorni di Firenze, Prato, Pistoia e nel resto della Toscana. Oltre che luoghi di piacere e svago, le ville rappresentavano la dimora periferica sul territorio amministrato dai Medici, oltre al centro delle attività economiche agricole dell'area in cui si trovavano. Per ville medicee si intendono convenzionalmente quelle edificate dai Medici.
Le prime ville medicee sono quelle di aspetto fortificato nel Mugello, zona della quale erano originari i Medici; nei secoli successivi vennero costruite molte altre dimore sparse un po' su tutto il territorio del Granducato. Il sistema delle ville medicee costituisce un vero e proprio microcosmo attorno al quale si svolgevano i rituali della corte; le dimore esprimono al massimo l'alto livello di architettura rinascimentale e barocca raggiunto in Toscana, permettendo confronti sull'evoluzione degli stili, differenziandole notevolmente dalle più "semplici" case rurali toscane.
Con l'estinzione della casata medicea, tutte le proprietà passarono ai Lorena nel corso del Settecento.
La Festa della Toscana e la Cities for Life
Il 30 novembre è una data importante per la regione Toscana e nel mondo: ricorre infatti l'anniversario dell'abolizione della pena di morte nel Granducato di Toscana, avvenuta il 30 novembre del 1786 sotto Leopoldo I, Granduca di Toscana. Il Granducato di Toscana fu allora il primo Stato d'Europa (e probabilmente del mondo) a abolire la pena capitale[12] e la ricorrenza è celebrata in questa data con la Festa della Toscana[11] e con la Cities for Life, avvenimento mondiale, organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio.
Letteratura
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«Dolce paese, onde portai conforme l'abito fiero e lo sdegnoso canto e il petto ov'odio e amor mai non s'addorme, pur ti rivedo, e il cuor mi balza in tanto. Ben riconosco in te le usate forme con gli occhi incerti tra il sorriso e il pianto, e in quelle seguo dei miei sogni l'orme erranti dietro il giovanile incanto.»
(Giosuè Carducci, Traversando la maremma toscana)
La Toscana ha dato i natali, nel corso dei secoli, a numerosi esponenti di spicco della letteratura italiana.
La Toscana ha avuto una storia molto collegata al Teatro, che ha reso possibile la costruzione di moltissimi teatri, alcuni dei quali già presenti in epoca romana (Roselle, Fiesole e Volterra).
La Toscana è stata da sempre una regione famosa per i vini prodotti, che attualmente sono suddivisi in otto DOCG e 34 DOC, oltre a numerose IGT, tra le quali spiccano anche alcune produzioni di altissimo livello, note nel mondo enologico con l'appellativo di supertuscan.
La regione sta sperimentando un nuovo modello organizzativo che richiama il concetto di salute dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Tale sperimentazione prevede la costituzione di consorzi pubblici che riuniscono le amministrazioni comunali di una zona socio-sanitaria e l'Azienda USL della zona.
La Società della Salute (è questo il nome prescelto che tanto si avvicina alla "Casa della Salute", ipotesi di nuovo modello di gestione delle problematiche della salute introdotto nei programmi del Ministero della Salute del 2º governo Prodi) è attiva nelle varie zone socio-sanitarie della Toscana. Pisa e Firenze sono in fase avanzata di sperimentazione.
Nel 2017-18 il rugby a 15 toscano è rappresentato in Eccellenza (massima divisione nazionale) da I Medicei di Firenze; nel recente passato I Cavalieri di Prato furono ai vertici nazionali disputando anche una finale per il titolo di campione d'Italia; Firenze 1931 vanta un passato in prima divisione tra gli anni cinquanta e ottanta del XX secolo quando ancora era la squadra universitaria del CUS Firenze.
Un altro club che ha rappresentato la Toscana ad alto livello è il Livorno, in prima divisione fino agli albori del terzo millennio e in cui hanno militato importanti giocatori internazionali come Marzio Innocenti, capitano dell'Italia alla Coppa del Mondo di rugby 1987, o Stefano Bettarello, a lungo primatista di punti marcati in campionato e in nazionale, oppure ancora l'australianoDavid Knox, campione del mondo nel 1991.
A Grosseto, a parte la citata squadra di calcio che milita in Serie D, milita anche un'altra compagine di successo, il Maremma nel cricket.
La ginnastica ha avuto uno dei suoi migliori interpreti a livello mondiale in Jury Chechi (nativo di Prato), medagliato olimpico e vincitore di campionati del mondo ed europei nella specialità che gli ha valso il soprannome di Signore degli Anelli.
Tra i plurilaureati olimpici figura anche la grossetanaAlessandra Sensini, vincitrice di un oro, un argento e due bronzi in quattro edizioni consecutive dei Giochi olimpici, dal 1996 al 2008, nel windsurf, disciplina nella quale vanta anche tre titoli mondiali e cinque europei.
^ www.mareinitaly.it, Mari d'Italia: Mar Ligure, su mareinitaly.it. URL consultato il 16 ottobre 2008 (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2011).
^ www.mareinitaly.it, Mari d'Italia: Mar Tirreno, su mareinitaly.it. URL consultato il 16 ottobre 2008 (archiviato dall'url originale il 4 novembre 2008).
^Margherita Azzari (a cura di). Atlante GeoAmbientale della Toscana (Regione Toscana). Novara, Istituto Geografico De Agostini, 2006. Pag 24-25
^ www.rete.toscana.it/, Carta del rischio sismico, su rete.toscana.it. URL consultato il 3 novembre 2007 (archiviato dall'url originale il 9 ottobre 2007).
^ Diana Neri, 1.1 Il periodo villanoviano nell’Emilia occidentale, in Gli etruschi tra VIII e VII secolo a.C. nel territorio di Castelfranco Emilia (MO), Firenze, All'Insegna del Giglio, 2012, p. 9, ISBN978-88-7814-533-7.
«Il termine “Villanoviano” è entrato nella letteratura archeologica quando, a metà dell ’800, il conte Gozzadini mise in luce le prime tombe ad incinerazione nella sua proprietà di Villanova di Castenaso, in località Caselle (BO). La cultura villanoviana coincide con il periodo più antico della civiltà etrusca, in particolare durante i secoli IX e VIII a.C. e i termini di Villanoviano I, II e III, utilizzati dagli archeologi per scandire le fasi evolutive, costituiscono partizioni convenzionali della prima età del Ferro»
^Gilda Bartoloni, La cultura villanoviana. All'inizio della storia etrusca, Roma, Carocci editore, 2012.
^Giovanni Colonna, I caratteri originali della civiltà Etrusca, in Mario Torelli (a cura di), Gi Etruschi, Milano, Bompiani, 2000, p. 25-41.
^Dominique Briquel, Le origini degli Etruschi: una questione dibattuta fin dall'antichità, in Mario Torelli (a cura di), Gi Etruschi, Milano, Bompiani, 2000, p. 43-51.
^Gilda Bartoloni, Le origini e la diffusione della cultura villanoviana, in Mario Torelli (a cura di), Gi Etruschi, Milano, Bompiani, 2000, p. 53-71.
^ab(EN) Silvia Paltineri, The Ligurians, in Gary D. Farney, Guy Bradley (a cura di), The Peoples of Ancient Italy, Boston/Berlino, Walter de Gruyter Inc., 2018, ISBN978-1-61451-520-3.
«The Ligurian-Etruscan border changed several times during the Iron Age. According to the archaeological evidence in northwestern Tuscany, the area between the Arno and the Magra rivers seems to have been culturally aligned with the Etruscans in the early Iron Age (de Marinis and Spadea 2004, 219‒223), whereas the same area seems to be under Ligurian control in the late Iron Age. This fluctuation of borders is
evident in Livy (41.13.4) who states that the territory of Luna (mod. Luni) was under the control of the Etruscans before passing to the Ligurians (Paribeni 1990; de Marinis and Spadea 2004, 369‒371; Venturino Gambari and Gandolfi 2004, 191‒204).»
^Vedi su questo: Arnaldo Salvestrini, Il movimento antiunitario in Toscana (1859-1866), Firenze: Olschki Editore, 1967; Carlo Mangio, I patrioti toscani fra "Repubblica Etrusca" e Restaurazione, Firenze, Olschki, 1991 e Michele Luzzati, Orientamenti democratici e tradizione Leopoldina nella Toscana del 1799: la pubblicistica pisana, in "Critica storica", VIII, 1969, pp. 466-509; Thomas Kroll, La rivolta del patriziato. Il liberismo della nobiltà nella Toscana del Risorgimento, Firenze: Olschki Editore, 2005
^Vedasi in particolare Thomas Kroll, La rivolta del patriziato. Il liberismo della nobiltà nella Toscana del Risorgimento, Firenze: Olschki Editore, 2005
^Arnaldo Salvestrini, Il movimento antiunitario in Toscana (1859-1866), Firenze: Olschki Editore, 1967
^Giacomo Barzellotti, "Monte Amiata e il suo profeta", Milano, F.lli Treves, 1910
^ Aa.Vv., Lo studium aretino del '200, su unisi.it, Università di Siena (archiviato dall'url originale il 20 marzo 2012).
«Il baricentro della formazione toscana si era spostato, per una scelta di politica culturale dei Medici, verso Pisa, dove gli investimenti fondiari e commerciali delle famiglie fiorentine erano prevalenti.»
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^Il dato è pubblicato sul sito della AACUPI (Association of American College and University Programs in Italy).
^Il liberty a Grosseto, su Atlante storico topografico del comune di Grosseto. URL consultato il 12 gennaio 2016 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2016).
Cristoforo Scanello, Cronica universale dell’antica regione di Toscana, Genova 1571
Gabriella Garzella, a cura di, Etruria, Tuscia, Toscana: l'identità di una regione attraverso i secoli II (secoli V-XIV), Ospedaletto, Pisa: Pacini, 1998, ISBN 978-88-778-1220-9
Michele Luzzati, a cura di, Etruria, Tuscia, Toscana: l'identità di una regione attraverso i secoli I, Ospedaletto, Pisa: Pacini, 1992
Fabio Bertini, a cura di, Le Comunità toscane al tempo del Risorgimento. Dizionario storico, Livorno: De Batte, 2016
In grassetto sono indicate le città metropolitane. In luogo delle province, in Sicilia vi sono i liberi consorzi comunali; in Valle d'Aosta le funzioni della provincia sono espletate direttamente dalla regione, in Friuli-Venezia Giulia le province sono state abolite come enti amministrativi e rimangono esclusivamente come unità territoriali sovracomunali non amministrative; mentre in Trentino-Alto Adige le province sono enti autonomi sui generis.