In provincia di Pesaro e Urbino: la parrocchia di Sestino estende il proprio territorio anche sull'abitato di Dese, frazione del comune di Borgo Pace in provincia di Pesaro e Urbino.
Il territorio, che si estende per 3425 km², è suddiviso in 247 parrocchie.
Storia
L'odierna diocesi nasce nel 1986 dalla piena unione di tre antiche sedi episcopali: Arezzo, attestata dal IV secolo, Cortona, eretta nel 1325, e Sansepolcro, istituita nel 1515.
Diocesi di Arezzo
Antichissima è la diocesi di Arezzo. La tradizione indica in san Romolo, discepolo di San Paolo e successivamente leggendario vescovo di Fiesole, il primo evangelizzatore di Arezzo.
Nell'archivio capitolare esiste una pergamena dell'XI secolo sul retro della quale vi è un catalogo di vescovi aretini dal IV secolo fino a Teodaldo nel 1036: si tratta di una serie ininterrotta di vescovi copiati dai dittici antichi, ossia dalle tavolette di legno che, fino al X secolo, servivano a ricordare nella liturgia il nome dei defunti per cui pregare.
Questo lungo elenco, dopo il XVI secolo, è stato manipolato con la modifica dell'ordine originario dei nomi, con l'interpolazione di nomi di vescovi inventati o con l'omissione di nomi di altri vescovi. Il catalogo così modificato, con l'aggiunta di datazioni più o meno fantasiose, è stato accettato dall'Ughelli nella sua Italia sacra, da Cappelletti nell'opera Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, e da Pius Bonifacius Gams nelle Series episcoporum Ecclesiae Catholicae. Agli inizi del Novecento lo studioso Ubaldo Pasqui ha pubblicato il catalogo originario, con testo critico, nei Documenti per la storia della città di Arezzo nel medioevo, restituendo in questo modo l'ordine esatto dei vescovi aretini.
Il primo vescovo del catalogo è san Satiro, che secondo la Passio Donati sarebbe morto durante il pontificato di papa Giulio I (337-352). Il successore, san Donato, è il patrono della città e della diocesi; è ricordato nel martirologio geronimiano alla data del 7 agosto e di lui parla Gregorio Magno nei suoi Dialoghi. Le fonti agiografiche attestano l'esistenza di san Gaudenzio, Decenzio e Lorenzo; questi ultimi due sono menzionati nella vita di san Florido, vescovo di Città di Castello sul finire del VI secolo, e assieme a san Donato, sono gli unici vescovi aretini, dei primi 6 secoli, recensiti da Pietri nella sua Prosopographie de l'Italie chrétienne.
I primi vescovi aretini attestati da fonti storiche e documentarie risalgono solo al VII secolo. Si tratta di Servando, documentato da un diploma datato al 650 circa;[7] e Cipriano, che prese parte al sinodo romano del 680, indetto da papa Agatone contro l'eresiamonotelita.
Il documento del 650 rappresenta la prima testimonianza della lunga vertenza, che si protrasse fino al XII secolo, tra i vescovi di Siena e di Arezzo, su una serie di chiese e di pievi, che i vescovi aretini avrebbero occupato all'inizio dell'invasione longobarda in concomitanza con una momentanea soppressione del vescovado senese. Un primo accordo fu raggiunto nel 714-715 all'epoca dei vescovi Adeodato di Siena e Luperziano di Arezzo, ma la questione fu ripresa, con alterne vicende, ancora nei secoli successivi.
Tra i vescovi del primo millennio si devono ricordare in particolare Pietro I, che istituì nell'840 il collegio canonicale presso la cattedrale; e Giovanni (872-900), scrittore ecclesiastico, fondatore del monastero vescovile delle sante Flora e Lucilla.
Il potere comitale e politico dei vescovi aretini sulla città di Arezzo e il suo territorio, iniziato con i benefici e le immunità concesse a partire dall'epoca carolingia, ebbe termine nel corso del XII secolo per l'affermarsi del potere e dell'autonomia comunale; l'ultimo vescovo a sottoscriversi come episcopus et comes di Arezzo fu Girolamo nel 1164, benché il titolo di comes fosse già in disuso dal 1130.
A partire dall'epoca longobarda, la cattedrale diocesana si trovava fuori dalle mura cittadine, sul colle del Pionta, nei pressi della tomba del patrono san Donato. Questo luogo divenne il centro ecclesiastico e culturale di Arezzo, ulteriormente arricchito da altri edifici ecclesiastici e fortificato all'epoca dei vescovi Adalberto e Teodaldo nella prima metà dell'XI secolo. Nel 1203, il vescovo Amedeo trasferì la cattedrale entro le mura cittadine; dapprima la cattedra vescovile fu posta nella chiesa benedettina di San Pietro Maggiore, e poi, a partire dal 1278, fu iniziata la costruzione della nuova cattedrale con il vescovo Guglielmino degli Ubertini, portata a termine nel 1511.[8] Nella cattedrale di Arezzo, oltre a san Donato, è sepolto papa Gregorio X; nello stesso edificio sacro si tenne il conclave che elesse nel 1276 il suo successore, Innocenzo V. Fu il primo conclave in cui i cardinali si riunirono in clausura per eleggere il papa, come stabilito dalla Ubi Periculum del 1274. Il borgo ecclesiastico della Pionta fu raso al suolo nel XVI secolo.
La plurisecolare lotta fra l'arcidiocesi di Siena e la sede aretina per la giurisdizione su diciannove pievi, in territorio senese ma sotto l'autorità ecclesiastica dei vescovi di Arezzo, si concluse nel XII secolo, quando papa Onorio II dette ragione ad Arezzo, a cui quelle pievi appartenevano a tempore Romanorum.
Nel periodo post tridentino si distinsero in particolare i vescovi Stefano Bonucci (1574-1589), già superiore generale dei Serviti, che tuttavia fu più un dotto che un uomo di governo; Pietro Usimbardi (1589-1612), che impose una disciplina ecclesiastica più rigorosa e l'obbligo dell'insegnamento della dottrina cristiana; e Tommaso Salviati (1638-1671), che, sulla scia del milanese Carlo Borromeo, introdusse le riforme conciliari in diocesi e fondò nel 1641[9] il seminario vescovile, che riuscì a mantenere imponendo la tassazione dei benefici parrocchiali.
Durante l'episcopato del cardinaleGiovanni Antonio Guadagni (XVIII secolo), papa Clemente XII concesse in perpetuo ai vescovi di Arezzo le insegne arcivescovili, il pallio e la croce astile[10]. L'ultimo vescovo ad usufruire delle insegne arcivescovili del pallio e della croce astile fu Giovanni Telesforo Cioli; nel 1986 il privilegio fu revocato. I vescovi di Arezzo si fregiavano anche dei titoli di Principe del Sacro Romano Impero in Toscana e di Conte di Cesa.
Nel febbraio 1796, Arezzo fu sconvolta da uno sciame sismico di oltre trenta scosse di terremoto; il 15 febbraio i movimenti tellurici cessarono, e questo fatto fu attribuito, in ambiente ecclesiale, al miracolo della Madonna del Conforto, un'immagine sacra oggi custodita nella cattedrale di Arezzo. Nello stesso 1796, cominciò la campagna militare di invasione dell'Italia da parte delle truppe napoleoniche. Anche Arezzo fu conquistata, ma nel 1799 fu il centro del movimento del Viva Maria, ispirato proprio all'immagine della Madonna del Conforto, una delle insorgenze antinapoleoniche avvenute in quegli anni nella penisola. La devozione verso la Madonna del Conforto «divenne in breve una delle espressioni devozionali più intense della religiosità civica».[11]
A partire dall'Ottocento la storia della diocesi è segnata da una serie di episcopati abbastanza lunghi; si contano infatti solo 8 vescovi dal 1802 al 1983, tra cui il vescovo Emanuele Mignone, che occupò la cattedra aretina per 42 anni dal 1919 al 1961. Ma anche, nel corso del XIX secolo, da periodi di sede vacante, in particolare quello fra il 1860 e il 1867, nel periodo iniziale dell'unità d'Italia quando le autorità governative impedivano il libero insediamento della gerarchia ecclesiastica.
La diocesi era molto piccola e comprendeva la maggior parte del comitatus cortonese. Il territorio era costituito da 10 pievi, sei delle quali ricavate dalla diocesi di Arezzo (Cortona, Sant'Eusebio, Montanare, Bacialla [Terontola], Creti e Poggioni), due dalla diocesi di Chiusi (Poppello e Cignano) e due dalla diocesi di Città di Castello (Falzano e Rubbiano); il tutto per un totale di 81 tra parrocchie, monasteri e altri luoghi di culto.[12] Primitiva cattedrale della diocesi fu la chiesa extraurbana di San Vincenzo, già chiesa priorale dei benedettini di Arezzo; il 9 giugno 1507[12], con bolla di papa Giulio II, la sede fu trasferita nell'attuale duomo.
Il primo vescovo fu Raniero Ubertini, prevosto della cattedrale di Arezzo e fratello di Boso vescovo aretino, che nel 1331 scampò ad una congiura ordita contro di lui. A partire dalla metà del XV secolo i vescovi cortonesi provenivano quasi esclusivamente dal capitolo della cattedrale fiorentina ed appartenevano a nobili famiglie di Firenze. Tra questi si ricordano Cristoforo Bordini (1477-1502), Giovanni Sernini de Cucciati (1516- 1521) e il cardinaleSilvio Passerini (1521-1529), che risiedettero solo saltuariamente a Cortona, impegnati nella curia o nella diplomazia pontificia. Nel 1515, Cortona ricevette la visita di papa Leone X, ospite di Silvio Passerini, suo amico, e in seguito fatto vescovo cortonese.
Altri noti vescovi di Cortona furono Matteo Concini (1560-1562) e Gerolamo Gaddi (1562-1572), che presero parte al concilio di Trento; Francesco Perignani, a cui si deve l'istituzione del seminario diocesano nel 1573, uno dei primi in Italia, anche se entrò pienamente in funzione solo un secolo dopo, con la costruzione di un nuovo edificio, l'odierno palazzo Vagnotti, inaugurato nel 1696.
Nel 1728, durante l'episcopato di Luigi Gherardi, la città e la diocesi festeggiarono solennemente la canonizzazione di santa Margherita, la principale e più importante santa locale, vissuta nel XIII secolo. In occasione del VI centenario della morte della santa, nel 1897, venne ampliata e completata in stile neogotico la basilica di Santa Margherita.
L'ultimo vescovo residente è stato Giuseppe Franciolini, il cui episcopato fu il più lungo della storia della diocesi, quasi 46 anni, dal marzo 1932 a febbraio 1978.
Al momento dell'unione con Arezzo e Sansepolcro, la diocesi di Cortona comprendeva 31 parrocchie, di cui 4 nella città episcopale, le restanti nelle frazioni di Bocena, Calcinaio, Camucia, Cantalena, Cegliolo, Centoia, Chianacce, Creti, Farneta, Fratta, Mercatale, Monsigliolo, Montanare, Montecchio, Ossaia, Pergo, Pietraia, Poggioni, Riccio, San Lorenzo Rinfrena, Sant'Angelo, San Marco in Villa, Santa Maria Nuova, Terontola, Teverina e Torreone.[14]
La città di Sansepolcro crebbe nel territorio della diocesi di Città di Castello attorno ad un oratorio, contenente una reliquia della Terrasanta, attribuito ai pellegrini del X secolo; successivamente i monaci camaldolesi costruirono un monastero, il cui abate, almeno fin dal 1013, con diplomi confermati dagli imperatori e dai papi, aveva giurisdizione temporale sui territori di proprietà abbaziale ed inoltre era esente dalla giurisdizione ecclesiastica del vescovo di Città di Castello (abbazia nullius dioecesis).
Nel XIV secolo gli aretini si impadronirono della città ed il vescovo Guido di Pietramala la fortificò facendone una roccaforte ghibellina; nell'ambito civile-temporale i vescovi aretini entrarono in conflitto con gli abati camaldolesi, che rivendicavano gli antichi diritti temporali sulla città di Borgo San Sepolcro. Ancora nel 1402papa Bonifacio IX ribadì l'esenzione del monastero camaldolese dalla giurisdizione episcopale ed insieme ribadì una serie di privilegi nell'ambito civile.
Per porre fine definitivamente ai contrasti, il toscano papa Leone X eresse Sansepolcro in sede vescovile con la bollaPraeexcellenti praeeminentia del 22 settembre 1515.[15] Alla nuova diocesi furono assegnati i pingui territori dell'abbazia nullius dei camaldolesi di Sansepolcro e quelli di un'altra abbazia camaldolese, contestualmente soppressa, di Santa Maria in Bagno: entrambi questi territori erano compresi all'interno del territorio della diocesi di Città di Castello. Inoltre le furono assegnate 34 parrocchie dalla diocesi di Arezzo.[16]
L'esecuzione della bolla pontificia fu ritardata di cinque anni ed il primo vescovo fu nominato il 17 settembre 1520. Si trattava di Galeotto Graziani, già abate camaldolese del monastero cittadino, che divenne la nuova sede vescovile, mentre la chiesa abbaziale, dedicata a San Giovanni evangelista, fu eretta in cattedrale diocesana. La diocesi era suffraganea dell'arcidiocesi di Firenze.
Il 7 ottobre 1975 Telesforo Giovanni Cioli, già vescovo di Arezzo, fu nominato anche vescovo di Sansepolcro. Lo stesso Cioli, il 15 febbraio 1978, fu nominato anche vescovo di Cortona: in questo modo le tre sedi si trovarono unite in persona episcopi.
Il vescovo Giovanni D'Ascenzi gestì questa delicata fase istituzionale, provvedendo anche alla ridefinizione del numero e del territorio delle parrocchie, dei vicariati e delle zone pastorali.
Attualmente il territorio diocesano, che per superficie si colloca al 10º posto nell'elenco delle diocesi italiane[18], è caratterizzato da un'ampia eterogeneità geografica e socio-culturale. Il primo trentennio di vita della nuova diocesi è stato connotato da una drastica riduzione del numero dei sacerdoti diocesani, conseguenza di una diminuzione di vocazioni che ha assunto toni più evidenti che altrove, e dalla chiusura di numerose case religiose, sia maschili che femminili. Ciò ha chiesto un profondo ripensamento dell'attività pastorale e delle strutture pastorali.
Istituzioni culturali diocesane
Tra le principali istituzioni culturali diocesane si devono ricordare in particolare i due musei diocesani, le tre biblioteche vescovili e i tre archivi storici diocesani.
La diocesi annovera due musei diocesani. Il museo d'arte sacra di Arezzo (Mudas Museum), collocato all'interno del palazzo vescovile aretino, venne istituito nel 1963, ma aperto regolarmente al pubblico solo nel 1985; il museo espone opere d'arte e suppellettile liturgica, databili dal XII al XIX secolo, proveniente dal duomo e dalle chiese del territorio diocesano, significative per la storia e la conoscenza della cultura religiosa ed artistica aretina. Il museo di Cortona nasce nel 1945 ed è ospitato nell'ex chiesa del Gesù e nell'adiacente edificio appositamente costruito; «raccoglie al suo interno le grandiose opere d'arte di Beato Angelico, Bartolomeo della Gatta, Lorenzetti, Luca Signorelli, Giuseppe Maria Crespi e Gino Severini, insieme ad arredi liturgici, reliquiari e paramenti sacri di notevole valore storico ed artistico; ricordiamo particolarmente l'Annunciazione del Beato Angelico, il Compianto sul Cristo morto del Signorelli, l'Estasi di Santa Margherita del Crespi, i cartoni della Via Crucis di Gino Severini.»[19]
Gli ex seminari diocesani ospitano inoltre le tre biblioteche di proprietà della diocesi. La biblioteca del seminario di Arezzo è costituita da circa 13.000 volumi compresi i manoscritti, i codici miniati, gli incunaboli e le cinque centine. La biblioteca di Cortona, la cui nuova sistemazione è stata inaugurata nel 2009, è costituita da circa 15.000 volumi, tra cui 10 incunaboli e 505 edizioni del XVI secolo, nonché un centinaio di manoscritti di interesse locale. La biblioteca di Sansepolcro è costituita da un patrimonio librario di circa 30.000 volumi, di cui circa 150 cinquecentine, 240 edizioni del XVII secolo e 1.500 edizioni del XVIII secolo.[20] Altre due importanti e storiche biblioteche si trovano nei monasteri di Camaldoli e della Verna.
Infine la diocesi è dotata degli archivi storici delle tre antiche diocesi, costituiti non solo dal materiale documentario delle rispettive curie, ma anche quelli dei rispettivi capitoli delle cattedrali e dei seminari. L'Archivio storico diocesano di Sansepolcro, dichiarato di interesse storico particolarmente importante dalla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana il 16 ottobre 2019, conserva anche la documentazione delle antiche giurisdizioni ecclesiastiche di Bagno di Romagna, Galeata e Sestino.
Cronotassi dei vescovi
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
Vescovi di Arezzo
Il più antico catalogo dei vescovi di Arezzo si trova sul retro di una pergamena dell'XI secolo dell'archivio capitolare, e riporta una serie di 41 vescovi da Satiro fino a Teodaldo, nella prima metà dell'XI secolo. Diversi autori, tra cui Ughelli, Cappelletti e Gams, hanno successivamente manipolato il catalogo, o modificando l'ordine dei vescovi, o inserendone altri, ed aggiungendovi annotazioni cronologiche, anche per quei vescovi non documentati da alcuna fonte coeva. La presente cronotassi si attiene al catalogo originario, come indicato da Pasqui, Lanzoni e Hofmeister; si omettono i riferimenti cronologici per quei vescovi noti solo per la loro presenza nel catalogo stesso.
La diocesi nel 2022 su una popolazione di 360 300 persone contava 342 100 battezzati, corrispondenti al 94,9% del totale.
anno
popolazione
presbiteri
diaconi
religiosi
parrocchie
battezzati
totale
%
numero
secolari
regolari
battezzati per presbitero
uomini
donne
diocesi di Arezzo
1905
?
250 000
?
712
563
149
?
?
?
?
330
1950
225 000
250 000
90,0
465
355
110
483
150
410
336
1959
265 000
270 000
98,1
433
329
104
612
157
400
324
1970
194 000
205 000
94,6
386
283
103
502
118
527
327
1980
199 800
201 400
99,2
395
257
138
505
154
345
333
diocesi di Cortona
1905
30 200
?
?
121
85
36
?
?
?
?
50
1950
32 665
32 684
99,9
95
60
35
343
86
103
52
1970
23 075
23 100
99,9
68
54
14
339
21
88
53
1980
24 000
24 200
99,2
61
47
14
393
17
83
53
diocesi di Sansepolcro
1905
?
60 500
?
216
190
26
?
?
?
?
135
1950
79 500
80 000
99,4
108
90
18
736
21
36
136
1970
45 000
45 000
100,0
136
117
19
330
23
114
136
1980
29 000
29 400
98,6
63
53
10
460
11
53
95
diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro
1990
265 329
268 350
98,9
403
307
96
658
3
141
507
245
1999
259 980
260 000
100,0
374
257
117
695
9
161
312
247
2000
259 980
260 000
100,0
362
245
117
718
9
161
312
247
2001
259 985
261 626
99,4
390
273
117
666
8
135
266
246
2002
259 999
267 099
97,3
372
268
104
698
12
112
255
244
2003
257 000
267 000
96,3
374
270
104
687
12
112
252
244
2004
285 000
300 000
95,0
337
233
104
845
16
108
257
244
2006
290 000
305 000
95,1
325
250
75
892
18
79
253
244
2012
335 000
353 700
94,7
223
177
46
1 502
24
66
410
247
2015
347 000
365 000
95,1
267
172
95
1 299
25
112
305
245
2018
348 860
367 000
95,1
262
167
95
1 331
23
120
308
245
2020
343 845
361 760
95,0
254
165
89
1 353
25
113
291
246
2022
342 100
360 300
94,9
253
160
93
1 352
25
119
262
247
Note
^Appartengono ad Arezzo-Cortona-Sansepolcro le parrocchie di Santa Croce, in località La Ginestra, e dei Santi Andrea e Lucia, nella frazione di Levanella; tutte le altre appartengono alla diocesi di Fiesole.
^La maggior parte del territorio comunale appartiene alla diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro; fanno eccezione le parrocchie di Santa Maria a Porrena, Santa Margherita a Quorle e San Lorenzo a Sala, che appartengono alla diocesi di Fiesole.
^Tutte le parrocchie del territorio comunale appartengono alla diocesi di Fiesole tranne la parrocchia di Santa Teresa d'Avila in San Giovanni Valdarno.
^Appartiene ad Arezzo la sola parrocchia dei Santi Pietro e Paolo nella frazione di Castagnoli; il resto del territorio fa parte della diocesi di Fiesole.
^abStoria della diocesi dal sito web della diocesi.
^AAS 76 (1984), p. 912. Questa parrocchia non appare nell'elenco del 1986 perché nel frattempo era stata soppressa ed unita a quella di Santa Maria di Mercatale. Vedi nota seguente: Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana nº 287, p. 11, nº 31.
^Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, nº 287, 11 dicembre 1986, pp. 9-13. In questo numero della Gazzetta Ufficiale è contenuto l'elenco delle 31 parrocchie della diocesi che ottennero la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto" dal Ministero dell'Interno, in forza della Legge 20 maggio 1985 n. 222, art. 29. Tale qualifica fu concessa con decreto ministeriale del 20 novembre 1986 su richiesta del vescovo di Cortona del 19 settembre precedente.
^Testo della bolla in: Cappelletti, op. cit., pp. 252-257.
^Elenco delle parrocchie in: Cappelletti, op. cit., p. 260 e seguenti.
^Informazioni tratte dalle rispettive pagine dedicate alle biblioteche nel sito web della diocesi.
^Secondo la Passio di san Donato, il vescovo Satiro sarebbe morto durante il pontificato di papa Giulio I (337-352).
^Secondo la sua Passio, Donato sarebbe stato consacrato vescovo dopo la morte di Satiro e avrebbe subito il martirio all'epoca dell'imperatore Giuliano (361-363). Il 7 agosto è la data ricordata nel martirologio geronimiano. Charles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, vol. I, Roma, 1999, p. 596.
^Di questo vescovo esiste una Passio tardiva e di poco valore storico (Lanzoni); Gaudenzio sarebbe morto martire all'epoca di uno degli imperatori romani di nome Valentiniano, dunque in uno di questi periodi: 364-375, 375-392 o 425-455.
^Questo vescovo è dato come successore di Gaudenzio dalla Passio di quest'ultimo. Secondo la Vita Floridi sarebbe stato maestro del successore Lorenzo. Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, I, p. 537.
^Secondo la Vita Floridi, alla morte del santo vescovo di Città di Castello, alla fine del VI secolo, era presente anche Lorenzo di Arezzo. Lanzoni dubita dell'esattezza di questa informazione, per la presenza di un alto numero di vescovi, una decina, in un periodo di meno di un secolo, tra Lorenzo e il 22º del catalogo medievale, Cipriano, documentato nel 680; ipotizza perciò che Lorenzo sia vissuto tra V e VI secolo. Per lo stesso motivo, altri autori hanno invece inserito nell'antico catalogo un secondo vescovo di nome Lorenzo, tra Innocenzo e Maiuriano. Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, II, Roma, 2000, p. 1260.
^Prima di Gallio, l'antico catalogo aretino è stato modificato da autori locali con l'inserimento di Eusebio II.
^Dopo Innocenzo, l'antico catalogo aretino è stato modificato da autori locali con l'inserimento di Lorenzo II.
^Dopo Vitaliano, l'antico catalogo aretino è stato modificato da autori locali con l'inserimento di Cipriano II.
^Pasqui, Documenti per la storia della città di Arezzo, I, p. 4-22, nnº 3-7. Ughelli e altri autori invertono l'ordine del catalogo, spostando il vescovo Luperziano dopo Aliseo.
^Pasqui, Documenti per la storia della città di Arezzo, I, p. 26, nº 11.
^Tra Cunimondo e Ariberto, Ughelli e gli autori che ne dipendono, inseriscono nel catalogo originario il vescovo Elveto, assegnandogli l'anno 775 circa.
^Dopo Theodicius, l'antico catalogo medievale riporta, in ordine, Everardus, Helmpertus, Albertus e Teodaldus, con cui termina la serie. A questi 4 vescovi, diverse cronotassi, modificando l'antico catalogo, hanno inserito i nomi di altri 5 vescovi. Di questi, solo Guglielmo è storicamente documentato, ed è l'unico vescovo assente nel catalogo, ma certamente esistito. L'attribuzione di Ugo (952) alla serie aretina è controversa. Gli altri, Biagio (930), Guglielmo I (955) e Alperto (972), assenti nel catalogo, sono da espungere dalla cronotassi.
^Vescovo assente nell'antico catalogo aretino. Prese parte alla dieta di Augusta del 7 agosto 952. Schwartz e Pasqui lo indicano come vescovo Aritiensis, ossia di Arezzo. Secondo altri autori, si tratterrebbe di una forma corrotta per Brixiensis, ossia Brescia. Hofmeister, p. 1440, nota 1.
^abcdefghSchwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen kaisern , pp. 199–203.
^Guglielmo è l'unico vescovo di Arezzo assente nell'antico catalogo. Schwartz, Die besetzung der bistümer…, p. 200.
^Teodaldo è l'ultimo vescovo menzionato nell'antico catalogo episcopale aretino. Schwartz, Die besetzung der bistümer…, pp. 200-201.
^L'elezione di Arnaldo deve essere avvenuta tra il 6 novembre 1051 e il 17 giugno 1052.