Il territorio si estende su 1.200 km² ed è suddiviso in 53 parrocchie, raggruppate in 4 vicariati: Massa Marittima e Follonica, Piombino, Campiglia e Castagneto Carducci, Isola d'Elba.[4]
La diocesi di Massa Marittima-Piombino è erede dell'antica diocesi di Populonia, la cui sede vescovile venne trasferita a Massa Marittima nell'XI secolo.
La più antica menzione della diocesi di Populonia risale agli inizi del VI secolo, grazie alla presenza del vescovo Asello ai concili indetti durante l'episcopato di papa Simmaco il 23 ottobre 501 e il 6 novembre 502; è probabile che sia da identificare con il vescovo populoniese il vescovo Asello, indicato senza la diocesi di appartenenza, che prese parte al concilio indetto da papa Gelasio I il 13 maggio 495.[7]
La diocesi di Populonia è in particolar modo legata alla memoria del santo vescovo e patronosan Cerbone, vissuto nel VI secolo, di cui parla Gregorio Magno nei suoi Dialoghi, e che una passio leggendaria, attribuita all'VIII secolo, dice originario dell'Africa. Secondo Gregorio Magno, a causa dell'invasione dei Longobardi (tra il 571 e il 574) Cerbone si rifugiò sull'isola d'Elba dove morì. Con la sua morte iniziò un lungo periodo di sede vacante, documentata dall'epistolario dello stesso pontefice, che nel gennaio 591 affidò la cura della diocesi di Populonia a Balbino, vescovo di Roselle.
In seguito alla devastazione opera dai Saraceni nell'809, la città di Populonia fu abbandonata dagli abitanti e dal suo vescovo, che trovò rifugio nell'entroterra, nella val di Cornia, probabilmente nei pressi di Suvereto.[8] Al concilio romano dell'861 il vescovo Paolo firmò gli atti come vescovo Cornitus (o Corninus). Nell'XI secolo la sede fu traslata definitivamente a Massa Marittima, dove i vescovi sono documentati per la prima volta nel 1062.[9] In un primo momento, nei documenti coevi, si alternarono i due titoli Populoniensis e Massensis (che appare per la prima volta nel 1115);[10] poi, a partire dal XII/XIII secolo, la diocesi assunse in via definitiva il doppio titolo, Massa e Populonia, che durò fino al XX secolo.
Fino agli inizi del XIII secolo i vescovi esercitavano anche il potere civile sulla città di Massa e su alcuni insediamenti del territorio diocesano, tra cui si possono ricordare Tricasi e Marsiliana nel territorio di Massa, Accesa nel comune di Gavorrano, Valli e Montioni in quello di Follonica, San Lorenzo nel territorio di Suvereto. Inoltre i vescovi avevano anche il diritto sulle decime minerarie di tutta l'isola d'Elba.[15]
A partire dal XIV secolo, il territorio della diocesi era, dal punto di vista civile, sottoposto all'autorità di diverse sovranità politiche, tra cui il Granducato di Toscana e il Principato di Piombino. Questo rese in più occasioni difficile l'esercizio del governo spirituale da parte dei vescovi. «Segnale di questa debolezza dell'autorità vescovile fu la vicenda della nascita del monastero femminile di Sant'Anastasia a Piombino, nei primi anni del Seicento: il vescovo dovette accettare le condizioni poste dai maggiorenti locali, che con la loro tenace resistenza ai precetti romani impedirono che le loro figlie e sorelle dovessero subire il regime della clausura»[9] (questo monastero era annesso alla chiesa di Sant'Antimo sopra i Canali).
In epoca moderna, la diocesi visse un periodo di crisi e di decadenza, non solo per le difficoltà con i governi, ma anche per la povertà economica e demografica del suo territorio, per la penuria del clero, per le difficoltà in cui versava la mensa vescovile. Dal punto di vista strettamente pastorale, i vescovi non si impegnarono molto nell'attuazione dei decreti di riforma decisi dal Concilio di Trento; fanno eccezione Alessandro Petrucci (1602-1615), che però dovette ricorrere spesso al proprio patrimonio personale, creando non pochi problemi finanziari alla sua famiglia; e Pietro Vannucci (1770-1793), a cui si deve l'istituzione del seminario vescovile nei locali del soppresso convento dei minori conventuali.[9]
Agli inizi dell'Ottocento, durante l'occupazione napoleonica, la diocesi rimase vacante per molti anni; inoltre le isole ed il principato di Piombino furono sottomesse dal governo francese alla giurisdizione del vescovo di Ajaccio in Corsica. La diocesi di Massa fu ridotta così a sole 10 parrocchie; nel 1807 ci fu anche il progetto di unire Massa con la diocesi di Livorno, progetto che tuttavia non andò in porto. Con la fine dell'Impero francese, la diocesi di Massa ritornò in possesso di tutti i suoi territori precedenti, ad eccezione dell'isola di Capraia, che rimase alla diocesi di Brugnato, a cui era stata ceduta nel 1787.[9]
^Appartiene alla diocesi la sola frazione di Frassine, il resto del territorio comunale si trova nella diocesi di Volterra.
^Orario Sante Messe, su Diocesi di Massa Marittima-Piombino. URL consultato il 5 aprile 2024.
^Santuari diocesani, su Diocesi di Massa Marittima-Piombino. URL consultato il 5 aprile 2024.
^Vita consacrata, su Diocesi di Massa Marittima-Piombino. URL consultato il 5 aprile 2024.
^abCharles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, vol. I, Roma 1999, p. 204.
^Gabriella Garzella, Populonia, Cornino, Massa Marittima: l'itinerario di una sede diocesana, in Anna Benvenuti (a cura di), Da Populonia a Massa Marittima: i 1500 anni di una diocesi, Firenze 2005.
^Il decreto dice espressamente: Sacra Congregatio pro Episcopis statuit ut dioecesis Massana-Populoniensis posthac Massana-Plumbinensis cognominetur et titulus Ecclesiae Populoniensis in indicem sedium titularium inseratur.
^Isidoro Ugurgieri Azzolini (Le pompe senesi o' vero relazione delli huomini e donne illustri di Siena e suo Stato, parte prima, Pistoia, 1649, p. 213) inizia la serie episcopale di Populonia con i vescovi Arsello (504) e Corbinto o Carbinto Africano (535), ignorati da Ughelli, Cappelletti e Gams, ma accolti nelle cronotassi di Populonia da storici ed eruditi locali (Cesaretti, Memorie sacre e profane dell'antica diocesi di Populonia, p. 7). Arsello è da identificare con Asello, e il suo nome è noto dai falsi concili simmachiani del 503 e del 504. Nella serie di Ugurgieri, a Corbinto Affricano segue Cerbone Affricano. Entrambi i vescovi (Arsello e Corbinto/Carbinto) sono esclusi da: G. Garzella, Cronotassi dei vescovi di Populonia-Massa Marittima dalle origini all'inizio del secolo XIII, in «Pisa e la Toscana occidentale nel Medioevo. A Cinzio Volante nei suoi 70 anni», Pisa, 1991, vol. I, pp. 1-21.
^Questo vescovo non è documentato storicamente, ma è noto solo attraverso la leggenda agiografica del suo successore, san Cerbone. È escluso dalla cronotassi di Populonia da G. Garzella (Cronotassi dei vescovi di Populonia-Massa Marittima dalle origini all'inizio del secolo XIII, in «Pisa e la Toscana occidentale nel Medioevo. A Cinzio Volante nei suoi 70 anni», Pisa, 1991, vol. I, pp. 1-21).
^Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, vol. I, p. 427.
^Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, vol. I, p. 591. Kehr, Italia pontificia, III, p. 269, nº 1.
^Ughelli inserisce questo vescovo assegnandogli l'anno 590 (Italia sacra, III, col. 709). Secondo Lanzoni, la fonte di Ughelli sarebbe Gregorio Magno, ma, come dice lo storico faentino, in nessuna lettera del pontefice è fatta menzione del vescovo Massimino di Populonia. Cappelletti e Gams escludono che nel 590 la sede di Populonia fosse stata occupata da un prelato, poiché l'anno successivo in una lettera di Gregorio Magno la diocesi è indicata come vacante da tempo (sacerdotis officio destituita); tuttavia, ammettono l'esistenza di questo vescovo, ma trasferendolo all'anno 600 circa.
^Secondo Cappelletti, Ancario o Ancauro o Anscauso fu vescovo di Forlimpopoli, non di Populonia. Anche: Franco Zaghini, Cronotassi dei vescovi di Forlimpopoli, in «Forlimpopoli. Documenti e Studi», vol. 7, pp. 117-118. Ughelli inserisce questo vescovo nelle cronotassi di Populonia (con il nome di Ancaurus) e di Forlimpopoli (con il nome di Ansaucus; «Italia sacra», II, col. 598)
^Monumenta Germaniae Historica, Concilia aevi Karolini (742-842), seconda parte (819-842), a cura di Albert Werminghoff, Hannover e Lipsia, 1908, p. 561,5.
^Negli atti del concilio dell'861 è indicato come Paulus Cornitus o Corninus. Monumenta Germaniae Historica, Die Konzilien der karolingischen Teilreiche 860-874, a cura di Wilfried Hartmann, Hannover, 1998, pp. 64-65.
^Questo vescovo è documentato come vescovo di Populonia il 14 febbraio 979; poco dopo venne trasferito alla sede di Lucca, dove è documentato per la prima volta il 22 marzo 979. Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen kaisern, p. 260.
^abcdefSchwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen kaisern, pp. 260-262.
^Tra Enrico e Tegrimo, Cappelletti e Gams inseriscono un vescovo di nome Guglielmo, che avrebbe preso parte ad un concilio romano nel 1056, in base a quanto racconta la Cronaca di Farfa. Tuttavia, questo vescovo è da escludere, poiché in quell'anno non si celebrò alcun sinodo o concilio a Roma. Monumenta Germaniae Historica, Die Konzilien Deutschlands und Reichsitaliens 1023-1059, a cura di Detlev Jasper, Hannover, 2010.
^Questo vescovo, documentato nel novembre 1074 e nell'ottobre 1080, fu consacrato da papa Gregorio VII nel suo primo anno di pontificato, e cioè tra giugno 1073 e giugno 1074. Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen kaisern, p. 261.
^Vescovo "imperiale", documentato nel mese di agosto 1082 come vescovo eletto; non può essere identificato con il precedente, che era stato consacrato, e dunque non era più episcopus electus. Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen kaisern, p. 261.
^Dopo Alberto, Isidoro Ugurgieri Azzolini (Le pompe senesi…, I, p. 213) inserisce un vescovo di nome Mariano (1180), escluso o ignorato da tutti gli altri autori, i quali invece documentano l'esistenza di Giovanni IV, assente in Ugurgieri.
^Elezione cassata da papa Gregorio IX il 4 agosto (Eubel, Hierarchia catholica, vol. I, p. 329, nota 1). Il nome del vescovo è indicato nel documento pontificio solo con la lettera iniziale, G.
^Secondo le bolle pontificie citate da Eubel, la nomina di Lando fu dovuta al decesso di Orlando che lasciò vacante la sede di Massa. Questa indicazione porta ad escludere il vescovo Donusdeo Malevotti, inserito da Cesaretti al 1302 (Memorie sacre e profane dell'antica diocesi di Populonia, p. 44).
^Ughelli e Cesaretti inseriscono un vescovo Pietro nel 1318, sconosciuto a tutti gli altri autori. La presenza di Pietro porta all'inserimento di un altro vescovo Giovanni (VI), tra il 1320 e il 1333; inoltre Cesaretti ammette un ulteriore vescovo Pietro nel 1333, prima di Galgano. Memorie sacre e profane dell'antica diocesi di Populonia, pp. 46-48.
^Il 21 novembre 1498, Girolamo Conti di Massa fu nominato vescovo coadiutore di Giorgio Della Rovere, vescovo di Orvieto, anziano e ammalato. Eubel, Hierarchia catholica, II, p. 260, nota 3 di Orvieto. Secondo Cesaretti (Memorie sacre e profane dell'antica diocesi di Populonia, p. 61), Girolamo Conti avrebbe dato le dimissioni nel 1491 e gli sarebbe succeduto Giovanni Agostino, morto nel 1492; queste indicazioni sono escluse da Eubel, secondo il quale Girolamo era ancora vescovo di Massa nel 1498.
^Rimase amministratore apostolico fino alla presa di possesso del nuovo vescovo, avvenuta per procura il 26 novembre 1933. Si veda: Attività pastorale di mons. Giovanni Piccioni all'Isola d'Elba (1924-1933) (PDF), in Corriere Elbano, Portoferraio, 10 luglio 1976, p. 4. URL consultato il 26 ottobre 2024.