La lingua etrusca è stata una lingua tirrenica che fu parlata e scritta dagli Etruschi adottando l'alfabeto euboico di Calcide[2] probabilmente a Pithecusa nell'VIII secolo a.C., sull'isola di Ischia, o a Cuma. Era diffusa in diverse zone d'Italia ma principalmente in Etruria, che comprende le odierne Romagna, parte dell'Emilia, Toscana, Umbria occidentale e Lazio settentrionale.
L'etrusco è considerato una lingua preindoeuropea[5] e paleoeuropea,[6] ma il rapporto dell'etrusco con le lingue indoeuropee, come afferma Massimo Pallottino, è complesso e indiscutibile.[7] Il linguista italiano Giacomo Devoto sostenne per la lingua etrusca la definizione di peri-indoeuropea,[8] perché l'etrusco presenta caratteri ibridi indoeuropei e non indoeuropei ("anaindoeuropei").
Alcuni studiosi, tra cui il linguista tedesco Helmut Rix, collegano l'etrusco alla lingua retica, parlata dai Reti nell'area alpina almeno fino al I secolo a.C., teorizzando l'esistenza di una famiglia linguistica tirrenica.[9][10] Sulla scia di Rix, successivi studi di Stefan Schumacher,[11][12] Norbert Oettinger,[13]Carlo De Simone e Simona Marchesini[3][14] hanno ipotizzato che retico ed etrusco discendano da un "tirrenico comune", che non appartiene alla famiglia indoeuropea e dal quale si sarebbero divisi in tempi remoti, in un periodo della preistoria antecedente all'età del Bronzo.
Anche la lingua attestata nelle iscrizioni dall'isola di Lemno farebbe parte della stessa famiglia linguistica tirrenica, ma con un tempo di separazione tra lingua etrusca e lingua lemnia di molto successivo a quello tra lingua etrusca e lingua retica, compatibile con l'ipotesi che la lingua lemnia sia riconducibile a un'espansione protostorica di Etruschi da occidente, come già sostenuto da Carlo De Simone che vede nel lemnio la testimonianza di un insediamento piratesco etrusco nell'isola nella parte settentrionale del Mar Egeo avvenuto prima del 700 a.C.,[15] mentre alcuni linguisti avevano precedentemente ipotizzato che il lemnio appartenesse a un sostrato preistorico egeo o paragreco esteso dall'Asia Minore ai Balcani, alla Grecia e all'Italia.[16]
Precedentemente linguisti come Francisco Rodríguez Adrados,[17] la consideravano almeno in parte derivata dalle lingue indoeuropee, in particolare da quelle indoeuropee dell'Anatolia, come il luvio,[18] mentre Paul Kretschmer la considerava protoindoeuropea.[7] Per quanto sia verosimile che gli elementi indoeuropei nella lingua etrusca siano dovuti essenzialmente a contatti, substrato, o adstrato, di epoca preistorica e protostorica, e a successivi contatti con le lingue italiche, in particolare il latino e l'umbro, e in seguito con il greco antico.
A partire dal I secolo a.C. il latino sostituì gradualmente ma completamente l'etrusco, lasciando solo alcuni documenti e prestiti linguistici nel latino; per esempio persona (dall'etrusco φersu), e numerosi nomi geografici, tra cui Tarquinia, Volterra, Perugia, Mantova, Modena, forse Parma, e molti toponimi che terminano in "-ena/-enna", come Cesena, Bolsena, Siena, Chiavenna, Ravenna.
Testimonianze di una lingua affine nelle Alpi e Prealpi
La scrittura retica, le cui prime attestazioni appartengono al VI secolo a.C.,[14] è testimoniata da circa 280 iscrizioni testuali su 230 oggetti. Le iscrizioni retiche sono state trovate in un'area che comprende, in Italia, il Trentino, l'Alto-Adige e parte del Veneto settentrionale e occidentale, in Austria il Tirolo settentrionale, e la bassa Valle Engadina nel Canton Grigioni in Svizzera.[14]
Secondo lo storico latino Tito Livio i Reti discendono dagli Etruschi, ritirati sull'arco alpino a seguito delle invasioni celtiche nel nord Italia, e quindi inselvatichiti.[19] Mentre Trogo sostiene che gli Etruschi occuparono le regioni alpine avendo perduto le sedi originarie. E lo storico latino Plinio il Vecchio fa derivare il nome Reti dal re eponimo "Reto", comandante delle popolazioni etrusche che, stanziate nell'area padana, furono costrette a riparare sui monti alpini dall'arrivo dei Galli.[20]
Tra le prime iscrizioni trovate in lingua retica vi è la situla della Val di Cembra del IV secolo a.C., anche conosciuta come Situla Giovanelli, scoperta nel 1828 da Simone Nicolodi sul Doss Caslir di Cembra, comprata dall'allora sindaco di Trento Benedetto Giovanelli e oggi custodita al museo provinciale del Castello del Buonconsiglio. La situla, interamente in bronzo, era verosimilmente un recipiente che conteneva il vino da offrire agli Dei, durante le cerimonie religiose. L'iscrizione a carattere votivo è composta da cinque parole incise con alfabeto simile a quello etrusco e la lingua usata è classificata come retico centrale. Altra iscrizione scoperta nel 1845, dallo stesso Giovannelli, è la Situla di Matrei, dal nome delle località di Matrei am Brenner nel Tirolo austriaco dove è stata ritrovata, appartenente al V-IV secolo a.C., e che sarà per più di un secolo l'iscrizione retica più a nord mai rivenuta.[21]
Di un collegamento linguistico tra retico ed etrusco parlerà proprio Giovanelli nel suo Dei Rezj. Dell'origini de' popoli d'Italia e d'una iscrizione rezio-etrusca, pubblicato a Trento nel 1844. Ma Giovanelli ribalterà la visione tradizionale tramandata dagli autori classici di lingua latina, sostenendo che furono gli Etruschi a migrare nel Centro Italia da nord, dai territori alpini dei Reti, e che quindi erano gli Etruschi a discendere dai Reti, e non viceversa.[21]
Nel 1885 fu trovata, nell'isola greca di Lemno, in località Kaminia, la stele di Lemno, una doppia iscrizione incorporata nella colonna di una chiesa. Tale iscrizione sembra testimoniare una lingua pre-ellenica in tutto simile a quella degli Etruschi. Secondo il massimo storico greco Tucidide, l'isola di Lemno sarebbe stata abitata da gruppi di Τυρσηνοί (Tyrsēnòi - "Tirreni", il nome greco degli Etruschi), e il ritrovamento ha fornito la prova sicura che in quell'isola dell'Egeo, ancora nel VI secolo a.C., era parlata una lingua strettamente affine all'etrusco. L'iscrizione di Lemno è stata reperita su una pietra tombale sulla quale è scolpito un guerriero. L'iscrizione corre intorno alla testa e lungo un lato della figura del guerriero, ed è redatta in un alfabeto greco epicorico del VI secolo a.C. Fra le parole chiaramente leggibili ve ne sono due: aviš e sialchveiš, che vengono confrontate con le parole etrusche avil "anno" e sealch, il numerale "40". L'iscrizione di Lemno fu pubblicata per la prima volta dal filologo svedese Ernst Nachmanson nel 1908.[22]
Tracce degli Etruschi appaiono in alcuni nomi di località dell'Egeo: uno degli esempi è Μύρινα Mýrina (affine al nome gentilizio etrusco Murina di Tarquinia e Chiusi) e nomi di città nella stessa Lemno. Alcuni linguisti hanno rintracciato affinità non sicure fra nomi etrusco-latini e nomi di persona presenti nelle tavolette in Lineare B di Cnosso: per esempio ki-ke-ro. Questi dati vengono interpretati da alcuni studiosi come indizio dell'origine orientale degli Etruschi, mentre sono considerati, al contrario, un segno di rapporti di fine età del bronzo fra Mediterraneo occidentale e orientale, da altri studiosi, che integrano la testimonianza dell'iscrizione di Lemno con quella dei geroglifici egizi di Medinet Habu, che parlano dei Popoli del Mare, ed elencano fra gli invasori anche i Trš.w (nelle iscrizioni geografiche sono presenti le varianti Twrwšʾ.w, Twrjšʾ.w e Twjrš.w[23]) nome che è stato confrontato con il greco Turs-anòi (dorico) e Tyrs-enòi (ionico) e Tyrrh-enoi (attico) e con il latino Tus-ci (da *Turs-ci) ed E-trus-ci.
Lo storico olandese Luuk de Ligt, sulla base di un'iscrizione eteocretese trovata a Praisos, nella parte orientale di Creta, che si ritiene scritta in una lingua indoeuropea appartenente al ramo osco-umbro delle lingue italiche, ipotizza che questo linguaggio sia arrivato a Creta durante la tarda età del Bronzo, quando i Micenei reclutarono mercenari provenienti dalla Sicilia, dalla Sardegna e da altre regioni della penisola italiana. Quando il sistema di potere miceneo collassò attorno al 1200 a.C., alcuni di questi gruppi si sarebbero così trasferiti nelle isole dell'Egeo settentrionale, a Cipro, e in alcune zone costiere del Levante. Secondo questa ricostruzione anche la presenza nel VI secolo a.C. nell'isola di Lemno di una comunità che parlava una lingua simile all'Etrusco sarebbe dovuta a questi movimenti, e quindi spiegabile come un insediamento etrusco nel Mar Egeo. Dello stesso avviso il linguista Carlo De Simone, e l'archeologo austriaco Reinhard Jung che collega questi movimenti di guerrieri dall'Italia nell’Egeo, e dall’Egeo al Vicino Oriente, ai Popoli del Mare.[24]
Documentazioni dirette e indirette
Per la lingua etrusca disponiamo di due diversi tipi di documenti: i documenti diretti, ovvero quelli pervenutici in lingua etrusca (quasi esclusivamente per via epigrafica) e i documenti indiretti, ovvero citazioni di opere letterarie etrusche in testi di altre lingue (e perciò tradotti) o i glossari di parole etrusche in altre lingue.
Le iscrizioni etrusche sono numerose e in continuo accrescimento, in particolare quelle di carattere funerario od elogiativo. Hanno però spesso il difetto di essere molto brevi e di riportare quasi esclusivamente nomi propri di persone o di divinità.
Tra le iscrizioni più lunghe o di particolare interesse vi sono:
le Lamine di Pyrgi, ritrovate nel 1964 dove sorgeva la città etrusca di Pyrgi (ca. 50 km a nord di Roma, vicino a Santa Severa) e datate intorno al 509-508 avanti Cristo. Riportano la dedica di un tempio alla dea etrusca Uni da parte del "governatore" della città di Caere, Thefarie Velianas. Le tre lamine, incise su oro, portano sia l'iscrizione in etrusco (circa 50 parole) sia la traduzione in lingua cartaginese (fenicio) (non a caso questa iscrizione è stata definita "bilingue"), caratteristica che ne ha in parte permesso la traduzione.
il Liber linteus, ritrovato in Egitto a metà del XIX secolo, è il più lungo testo in lingua etrusca di cui disponiamo. Si tratta di un drappo di lino suddiviso in dodici riquadri rettangolari, utilizzato per bendare la mummia di una donna. L'iscrizione fu riportata dall'Egitto come cimelio dal croato Mihajlo Barić, ed è detta anche "Mummia di Zagabria" in quanto conservata nel museo archeologico di Zagabria. Il testo di circa 1200 parole, che reca un calendario rituale, fu riconosciuto e studiato solo alla fine del XX secolo.
la Tegola di Capua, una grossa iscrizione su una tegola di terracotta di argomento religioso contenente circa 300 parole, forse un calendario rituale. È particolarmente interessante perché il senso di scrittura delle righe è in forma bustrofedica (alternato da sinistra a destra e viceversa), piuttosto insolita per le epigrafi etrusche.
Il Disco di Magliano, una laminetta circolare di piombo con un'iscrizione sui due lati, disposta a spirale; contiene circa 70 parole.
il Cippo di Perugia, un cippo confinario che presenta su due lati una lunga iscrizione di circa 136 parole.
la Tabula Cortonensis, una lamina in bronzo risalente al III o II secolo a.C. con iscrizioni in lingua etrusca, spezzata in otto parti di cui una mancante. La tavola, all'incirca delle dimensioni di un foglio A3, contiene 206 parole ed è considerata il terzo testo etrusco per lunghezza dopo la Mummia di Zagabria e la Tegola di Capua. Ritrovata a Cortona nel 1992, è con molta probabilità un atto notarile in cui si descrive una vendita di terreni.
un'iscrizione sul sarcofago di Laris Pulenas, conservato a Tarquinia; l'iscrizione è tracciata su un rotolo di pergamena che il defunto regge in mano e che ne descrive il cursus honorum.
vanno infine citati i dadi da gioco in avorio ritrovati a Tuscania, grazie ai quali conosciamo i nomi dei primi sei numerali in lingua etrusca.
Alfabeto
L'alfabeto etrusco deriva da quello greco occidentale trasmesso dai Calcidesi[25], che fu introdotto in Italia meridionale e presso gli Etruschi intorno al 700 a.C.[25] forse contemporaneamente e in luoghi diversi.[25]
La scrittura è destrorsa o bustrofedica per un buon numero di iscrizioni precedenti alla metà del VI secolo a.C.[27], mentre in seguito andrà da destra verso sinistra[27] e in epoca tarda, per influsso latino, ritornerà in alcune iscrizioni destrorsa.[27]
La divisione delle parole è indicata da puntini (·) o più raramente da spazi; in epoca arcaica quasi la totalità dei testi non aveva divisioni tra le parole (erano cioè in scriptio continua).[27]
Nella seguente tabella, a fianco del carattere etrusco compare la lettera dell'alfabeto latino o greco che meglio lo approssima, segue il suggerimento fonetico:
In etrusco esistono due classi di nomi: nomi animati, che comprendono creature viventi, e nomi inanimati, che comprendono le cose. Inoltre, a partire dal VII secolo a.C., fu introdotto il genere per i nomi gentilizi.
Le desinenze del plurale sono, a ora, due: -r per i nomi animati (sempre preceduta da a, e o u) e -χva per i nomi inanimati, che può diventare -cva se il tema del nome termina in dentale o -va (-ua) se è preceduto da palatale.[42] Il suffisso del plurale è talvolta omesso con l'aggettivo e con il numerale.[42]
La vocale di raccordo, che precede la -r di suffisso, rappresenta un residuo del tema preistorico (es. clan, "figlio" - clen-a-r). È stata supposta l'esistenza di un suffisso -θur per i nomi collettivi.
Per i nomi di persona, come detto, è possibile determinare la distribuzione delle declinazioni:
nomi terminanti in vocale: genitivo, ablativo, pertinentivo I.
nomi terminanti in dentale, sibilante e femminili in -i: gen., abl., pert. II.
nomi terminanti in liquida: gen. I in -us (abl. -uis, pert. -usi).
I nomi di persona seguono regole particolari:
benché in etrusco solitamente non ci sia distinzione di genere grammaticale, i nomi femminili, siano essi prenomi o gentilizi, vengono spesso marcati con -i o -ia.
In Etruria meridionale il nominativo del gentilizio maschile viene marcato con -s.
In epoca tarda si diffonde un locativo in -e (< -a-i), mentre il suffisso -i è spesso soppiantato dalla particella -θi ("in, dentro") usata come posposizione; inoltre, sempre in epoca tarda, si trovano ablativi I in -es (< -a-is).
Molti sostantivi si formano dalle radici verbali, che in sé stesse rappresentano forme verbali finite.
zic → scrivere
zic-n → lo scritto, lo scrittore
zic-n-ce → egli ha scritto
Aggettivo
L'aggettivo etrusco accompagna il nome delineando una o più caratteristiche ed è indeclinabile.[43]
Si forma con i suffissi -ne, -na, -av, -au, -ev, -c, -χ, -va o -ve partendo quasi sempre da un sostantivo.[44]
Es.mini mulveneke velθur pupliana — Mi donò Velthur Pupliana
Pronome dimostrativo
I pronomi dimostrativi in etrusco sono ika (scritto anche ica; eca, ca in età recente)[45] e ita (o eta, ta in età recente)[45] che possono essere enclitici.[45] Tra ica e ita, quando sono in opposizione sembra esserci una differenza di vicinanza, maggiore (ica) o minore (ita) rispetto al parlante. Ica e ita possono avere anche la funzione di articoli enclitici.[46]
Es. acasce → dal tema acas (fare) con suffisso -ce → ha fatto
ziχuχe → dal tema ziχu (scrivere) con suffisso -χe → è stato scritto
Participio
Si ottiene dall'aggiunta del suffisso -θas (o -θasa) o -anas (o -nasa) al tema del verbo.[48]
Sostantivo verbale
Esistono infine anche suffissi che formano nomi d'agente (-(a)θ; es. zilaθ - "colui che fa giustizia, pretore") e nomi d'azione (-il; es. ac-il - "opera", da ac-, "fare").
Poco ci resta del computo del tempo degli Etruschi.
Non avevano le nostre settimane e quindi neppure il nome dei giorni. Probabilmente il giorno iniziava all'alba.[54] L'anno invece poteva iniziare come nella Roma arcaica il primo giorno di marzo (cioè il nostro 15 febbraio), o qualche giorno prima, il 7 febbraio.
Probabilmente calcolavano i giorni di ogni mese come i Romani, con le calende, che è una parola di origine etrusca.
Conosciamo il nome latinizzato di otto mesi del calendario sacro.[54][55]
Calendario
Nome (lat.)
Etrusco
Mese
Esempio
velcitanus
*velcitna
marzo
cabreas
*capre
aprile
apirase = nel mese di aprile.
amp(h)iles
maggio
anpilie = nel mese di maggio.
aclus
acale
giugno
acal(v)e = nel mese di giugno.
traneus
luglio
ermius
agosto
celius
celi
settembre
celi = nel mese di settembre.
chosfer
ottobre
Ipotesi della gorgia toscana
Ci sono due diverse ipotesi riguardo l'origine della gorgia toscana. La prima ipotesi sostiene che il fenomeno della gorgia toscana potesse essere un elemento di sostrato derivato dall'etrusco.[56][57] Per altri studiosi invece la gorgia sembrerebbe essere un fenomeno di origine relativamente recente, dato che non ve n'è alcuna attestazione prima del XVI secolo.[58]
Ad oggi (2024) la questione è ancora irrisolta, e i linguisti divisi.
^abcLa vocale i si legge /i̯/ nel dittongo ei e se si trova davanti a una vocale.
^abcLa consonante l si pronuncia /ḷ/ quando la sillaba in cui si trova è sincopata.
^abcLa pronuncia /ɫ/ della l è tale solo in sillaba finale, mentre se si trova in sillaba finale e preceduta da a è stata cominciata a scrivere solo a partire dalla metà del VI secolo avanti Cristo.
^abcLa pronuncia /lʼ/ di l è evidente sulla base della resa etrusca di Μελέαγρος, Mel, melacre /melacre/.
^abcLa consonante m si legge /m̥/ se la sillaba in cui si trova è stata soggetta a sincope.
^abcLa pronuncia /ɲ/ di n si rileva per esempio dall'inerscambiabilità di tina/tiɲa/ (di epoca recente) con tinia/tinja/, poiché in età recente è scomparsa la i lasciando soltanto la consonante palatalizzata.
^abcLa consonante r si pronuncia /r̥/ se la sillaba in cui si trova è stata soggetta a sincope.
^La pronuncia /rʼ/ di r è evidente sulla base della resa etrusca di Ἀριάδνας, Ariádnas, araθa/ar'at'a/.
^La pronuncia /u̯/ di u è rara ed è propria soltanto dell'età recente.
^Enrico Benelli, Formazione delle scritture alfabetiche in Italia centrale. Riflessioni sul caso dell’etrusco e alfabeti connessi, pag. 104
^abCarlo de Simone, Simona Marchesini (a cura di), La lamina di Demlfeld [= Mediterranea. Quaderni annuali dell'Istituto di Studi sulle Civiltà italiche e del Mediterraneo antico del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Supplemento 8], Pisa–Roma, 2013.
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Ini adalah nama Batak Toba, marganya adalah Gultom. Vandiko GultomBupati Samosir ke-3Mulai menjabat26 April 2021PresidenJoko WidodoGubernurEdy RahmayadiWakilMartua SitanggangPendahuluRapidin SimbolonLasro Marbun (pejabat sementara)Harianto Butarbutar (penjabat) Informasi pribadiLahir16 Februari 1992 (umur 31)Banjarmasin, Kalimantan SelatanPartai politik NasDemOrang tuaOber Gultom (ayah) Junita Panjaitan (ibu)Sunting kotak info • L • B Vandiko Timotius Gultom, S.T...
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National beauty pageant competition in France, founded in 1920 For the racehorse, see Miss France (horse). For the most recent competition, see Miss France 2023. For the upcoming competition, see Miss France 2024. Miss FranceFormation1920; 103 years ago (1920)TypeBeauty pageantHeadquartersParisLocationFranceMembership Miss UniverseMiss WorldOfficial language FrenchKey peopleAlexia Laroche-Joubert (President)Frédéric Gilbert(Director-General)Cindy Fabre(National Director)We...
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British Army general (1867–1957) Sir Alexander John GodleyGeneral Sir Alexander Godley in 1920Born(1867-02-04)4 February 1867Gillingham, EnglandDied6 March 1957(1957-03-06) (aged 90)Oxford, EnglandAllegianceUnited KingdomService/branchBritish ArmyYears of service1886–1933RankGeneralCommands heldSouthern Command (1924–28)British Army of the Rhine (1922–24)XXII Corps (1917–19)II Anzac Corps (1916–17)I Anzac Corps (1916)New Zealand and Australian Division (1915)New Zealand ...
Media company headquartered in London, England The Economist Newspaper LimitedTrade nameThe Economist GroupTypePrivate limited companyFounded1843 (London)FounderJames WilsonHeadquartersLondon, England, UKArea servedWorldwideKey peopleLara Salameh Boro(Group Chief Executive)Susan Clark(CMO)ProductsNewspapers, magazines, books, films, podcastsServicesMarket intelligence, conferencesRevenue£310.3 million (2021)[1]Operating income£41.8 million (2021)[1]Net income£16.6 million (...
PemudaDesaKantor desa PemudaPeta lokasi Desa PemudaNegara IndonesiaProvinsiKalimantan SelatanKabupatenTanah LautKecamatanPelaihariKode pos70851Kode Kemendagri63.01.03.2029 Luas44,40 Km²Jumlah penduduk1.617 Jiwa (2008)Kepadatan36 Jiwa/Km² Desa Pemuda adalah salah satu desa di Kecamatan Pelaihari, Kabupaten Tanah Laut, Provinsi Kalimantan Selatan, Indonesia. Desa Pemuda dibentuk berdasarkan Peraturan Daerah Kabupaten Tanah Laut Nomor 8 Tahun 2011.[1] lbsKecamatan Pelaihari, Kabup...
See also: Panzi (disambiguation) Hospital in Sud-Kivu, Democratic Republic of the CongoPanzi HospitalHôpital PanziGeographyLocationBukavu, Sud-Kivu, Democratic Republic of the CongoCoordinates2°32′35″S 28°52′04″E / 2.543149°S 28.867902°E / -2.543149; 28.867902OrganisationTypeSpecialistServicesSpecialityTreatment of survivors of violenceHistoryOpened1999LinksWebsitewww.panzihospitalbukavu.org Panzi Hospital (French: Hôpital Panzi) in Bukavu, the capital of...
Tablet Tărtăria Simbol-simbol Vinča adalah simbol-simbol yang ditemukan di dalam kebudayaan Vinča di Balkan Tengah sekitar 7000 tahun yang lalu. Pada tahun 1875, penggalian arkeologi yang dilakukan oleh Zsófia Torma (1840–1899) di Tordos (kiniTurdaș, Rumania) menemukan objek-objek dengan simbol-simbol ini. Pada tahun 1908, simbol serupa ditemukan selama penggalian yang dilakukan oleh arkeolog Serbia Miloje Vasić (1869–1956) di Vinča. Kemudian, penemuan tablet-tablet yang berukirka...
Indian poet (died 2023) This article has multiple issues. Please help improve it or discuss these issues on the talk page. (Learn how and when to remove these template messages) This article needs additional citations for verification. Please help improve this article by adding citations to reliable sources. Unsourced material may be challenged and removed.Find sources: Anna Sujatha Mathai – news · newspapers · books · scholar · JSTOR (February 2018) (...
Borough in Monmouth County, New Jersey, United States Borough in New JerseyAvon-by-the-Sea, New JerseyBoroughNew Pavilion in 2015 wordmarkLocation of Avon-by-the-Sea in Monmouth County highlighted in red (right). Inset map: Location of Monmouth County in New Jersey highlighted in black (left).Census Bureau map of Avon-by-the-Sea, New JerseyAvon-by-the-SeaLocation in Monmouth CountyShow map of Monmouth County, New JerseyAvon-by-the-SeaLocation in New JerseyShow map of New JerseyAvon-by-the-Sea...