Nel corso dell'età moderna, in seguito alle esplorazioni geografiche, alle migrazioni e alla colonizzazione che hanno fatto dilagare i popoli europei in gran parte del globo, si è diffusa in tutti i continenti, divenendo la famiglia dominante nelle Americhe, in Australia, in Nuova Zelanda, in gran parte della Siberia e in singole regioni dell'Africa. Oggi le lingue della famiglia linguistica indoeuropea hanno nel globo il maggior numero relativo di parlanti, rispetto alle altre famiglie linguistiche. La famiglia linguistica indoeuropea si divide a sua volta in grandi sottofamiglie (gruppi o rami di lingue), sulla cui esatta composizione e sulle cui relazioni è in corso un vivace dibattito scientifico.
La nascita della linguistica comparativa e la scoperta dell'indoeuropeo
L'idea della comparazione fra le lingue comincia ad affiorare nell'umanesimo europeo con Giuseppe Giusto Scaligero. Una prima generica formulazione delle basi del metodo comparativo viene però solo nel XVIII secolo, sotto l'influsso indiretto degli studi di anatomia comparata, con Johann Christoph Adelung e Christian Jakob Kraus, che fra il 1781 e il 1787 definiscono negli obiettivi e nel metodo l'approccio scientifico al confronto fra le lingue. Ma la nascita della vera e propria linguistica comparativa intesa come scienza è tuttavia un sotto-prodotto casuale del colonialismoinglese, e in particolare della conquista dell'India.
I contatti con la cultura indiana e la sua lingua letteraria, il sanscrito, permisero all'alto magistrato del Bengala sir William Jones di instaurare paragoni fra lo stesso sanscrito e il greco, il latino, il gotico e le parlate di Celti, Sciti, Slavi e Balti e di dedurre che tutte queste antiche lingue derivavano da un'arcaica lingua madre ormai estinta. L'inglese si accontentò di affermare l'origine comune, in base a delle evidenze, senza andare oltre, senza gettare le basi per una scienza. Jones espose le sue teorie in una conferenza tenuta alla Asiatic Society a Calcutta il 2 febbraio 1786, ma i suoi studi vennero pubblicati soltanto nel 1788. Nonostante la sua ingegnosità, l'ipotesi di Jones cadde nell'oblio e l'idea fu riproposta da Friedrich Schlegel, nel suo libro del 1808Über die Sprache und Weisheit der Indier, nel quale per la prima volta si parla di grammatica comparativa (vergleichende Grammatik). Con Rasmus Christian Rask e Franz Bopp, che nel 1816 pubblicò il Konjugationssystem, si giunse infine a una più organica formulazione dei principi concreti e sistematici dell'analisi linguistico-comparativa,[1] tracciando un quadro sistematico delle relazioni tra le sottofamiglie.[2] Una comprensione più ampia dell'albero genealogico della famiglia linguistica indoeuropea fu possibile al principio del XX secolo, quando Bedřich Hrozný scoprì quasi casualmente che l'ittita, idioma scoperto nella prima metà XIX secolo, era la lingua indoeuropea più anticamente attestata. Le prime fasi dello sviluppo di questi studi furono caratterizzate dal fioccare di ipotesi; una di queste, ad esempio, sosteneva che la legge di Grassmann abbia un'origine comune in greco e sanscrito, indicando una forte prossimità tra questi due gruppi. Tuttavia, la legge di Grassmann in greco sembra essere successiva a certi cambiamenti fonetici avvenuti solo in greco e non in sanscrito.
Dato che gli studi sul protoindoeuropeo ebbero la loro prima formulazione coerente in Germania, nella tradizione di studi di questo paese la famiglia linguistica indoeuropea è correntemente detta indo-germanica (in tedescoIndogermanisch, mentre la protolingua è detta Urindogermanisch),[3] mentre nella letteratura francofona più risalente compariva anche la denominazione indo-celtica (in franceseIndo-celtique).[4][5] Al fine di metter in evidenza le loro ipotesi classificatorie, alcune tradizioni di studi hanno suggerito per la famiglia linguistica in via di definizione altre denominazioni, ormai ritenute obsolete dalla comunità dei linguisti, come indo-anatolica,[6] coniato da Edgar Howard Sturtevant per sottolineare l'antichità del gruppo delle lingue anatoliche, o anche come greco-aria,[7] inizialmente adottata dai fautori della vicinanza tra greco e sancrito e tuttora abbracciata da studiosi quali Wolfram Euler[8] e da esperti di mitologia comparata come Martin Litchfield West[9][10] e Calvert Watkins[11] e più in generale dai sostenitori delle ipotesi armena e anatolica.[12][13][14] Un'altra denominazione popolare alle origini dell'indoeuropeistica era quella di lingue jafetiche, facente riferimento al patriarca biblico Jafet.
Membri della famiglia linguistica indoeuropea
Albero delle lingue indoeuropee.
Albero ricostruito sulla base dell'incrocio di dati linguistici e genetici.
le lingue anatoliche, parlate in Anatolia già nel XIX-XVIII secolo a.C. e oggi estinte; ne fanno parte il luvio, l'ittita, il palaico e nei secoli IX-V a.C. il licio, il lidio, il cario; al ramo anatolico Paul Kretschmer e Vladimir Ivanov Georgiev ascrivono anche una delle lingue di substrato egee che hanno influsso sul greco classico attraverso i loro prestiti lessicali, dotati di una fonetica molto diversa da quella del greco stesso (ramo egeo-anatolico);[15]
l'indo-iranico, comprendente il ramo indo-ario (lingue indoeuropee parlate in India) e l'iranico (lingue indoeuropee dell'Iran), oltre al piccolo ramo intermedio nuristani; in età antica è testimoniato dall'avestico, dal sanscrito vedico e poi dal sanscrito classico. I dialetti indo-iranici sono attestati nelle loro sedi nel I millennio a.C.; tuttavia, tracce linguistiche inequivocabili della presenza degli indo-arii sono state rinvenute nei documenti delle civiltà mesopotamiche già fra il 1900 a.C. e il 1300 a.C., in concomitanza con il subentrare di dinastie "barbariche" a Babilonia e fra gli Hurriti;[17]
le lingue celtiche diffuse dal I millennio a.C. nell'Europa atlantica dalla Spagna alla Gran Bretagna e all'Irlanda, in Francia, nella Germania e nell'Italia settentrionale. Oggi invece il loro ambito di diffusione è assai ridotto, comprendendo una parte del Galles e talune piccole aree dell'Irlanda, della Scozia e della Bretagna e a rischio di estinzione;[18] tuttavia dobbiamo notare che il gaelico irlandese è lingua ufficiale della Repubblica di Irlanda ed è anche parte dell'apprendimento scolastico della nazione;
il venetico, lingua a sé parlata nell'antico Veneto, mostra, tuttavia, affinità con il latino e le lingue italiche;[20]
le lingue germaniche, di cui è certo che già intorno alla metà del I millennio a.C. fossero diffuse in Europa centro-settentrionale, fra il Baltico e il bassopiano sarmatico e in Scandinavia. Le loro prime attestazioni scritte risalgono al V secolo d.C.;[21]
Il tocario, nei suoi due dialetti estinti A e B (che invero, secondo la maggior parte dei linguisti, sono due lingue vere e proprie), documentati nel Turkestancinese intorno al 1000 d.C.;[23]
A queste ultime lingue, storicamente documentate anche se in maniera molto frammentaria, si devono aggiungere alcune lingue la cui esistenza è solo postulata sulla base di evidenze indirette. Da un lato abbiamo il cosiddetto "europeo antico", ipotetica lingua indoeuropea di sostrato, parlata secondo alcuni (in primo luogo Hans Krahe) in epoca molto antica in Europa, diversa da tutti gli altri rami della famiglia, e che avrebbe dato origine alla tipica idronimia europea di fondo.[28] Dall'altro lato sono state postulate alcune lingue egee di substrato indoeuropeo influenti sul greco antico ma estranee al ramo egeo-anatolico e agli altri rami indoeuropei noti, fra cui il pelasgico,[29] il greco psi[30] e il pelastico.[31] Queste ultime lingue non sarebbero imparentate direttamente con il greco: i loro resti testimonierebbero l'affioramento di lingue indoeuropee totalmente sconosciute e caratterizzate da aspetti propri, diversi in parte da quelli che identificano i gruppi linguistici dell'indoeuropeo a noi estensivamente o parzialmente noti.[32]
Le diverse sottofamiglie dell'indoeuropeo sono per tradizione raggruppate in due grandi gruppi, divisi dalla cosiddetta isoglossa centum-satem e distinti in base al trattamento delle consonanti gutturali. Le cosiddette lingue centum (dal latino centum, "cento") continuano le antiche gutturali palatali come velari, mentre le lingue satem (dall'avestico satəm, "cento") le mutano in consonanti fricative palatali e sibilanti.
Gli studiosi attribuiscono valore differente al fenomeno della satemizzazione, a seconda dei loro orientamenti. I fautori della cosiddetta teoria glottidale ritengono ad esempio più pertinente il trattamento delle ipotetiche consonanti glottidali che essi presumono tipiche del proto-indoeuropeo nella sua fase comune, e preferiscono perciò distinguere fra lingue taihun (dal gotico taihun, "dieci") che perdono la glottidalizzazione mutando le glottidali in consonanti sorde e lingue decem (dal latino decem, "dieci"), che tramutano le glottidali in sonore.
Classificazione
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Di seguito vengono riportati i gruppi linguistici, oggi parlati e anche estinti, in cui sono classificate le lingue indoeuropee. Al proposito si deve affrontare tutta una serie di questioni, giacché anche i vari specialisti non sempre adottano le stesse scelte terminologico e metodologico. Citiamo talune questioni che possono aiutare a servirsi meglio della successiva classificazione.
La classificazione più esauriente è quella ormai classica di Merritt Ruhlen,[33] in un testo in cui vengono classificate a grandi linee tutte le lingue oggi parlate al mondo e la massima parte di quelle estinte a noi note. Per le lingue indoeuropee, si hanno a disposizione anche le classificazioni più recenti e dettagliate di Ernst Kausen,[34] che fra l'altro hanno il pregio di avere molto spesso una discussione critica sulle posizioni scientifiche antecedenti. Ruhlen e Kausen, presi insieme, consentono di avere una buona visione di insieme della classificazione delle lingue indoeuropee e dei problemi che essa comporta. Altri testi specifici di linguisti sulle lingue e le culture indoeuropee convergono fondamentalmente con tali scelte, anche se possono variare su taluni dettagli. La ripartizione esposta non è comunque condivisa dalla totalità degli studiosi.
Svariati specialisti, fra cui lo stesso Ruhlen, concordano in genere nell'identificare 10 grandi gruppi di lingue indoeuropee, 8 composti da lingue parlate ancora ai nostri giorni e due esclusivamente da lingue estinte. Abbiamo così il gruppo albanese, il gruppo armeno, il gruppo balto-slavo, il gruppo celtico, il gruppo germanico, il gruppo greco, il gruppo indo-iranico, il gruppo neolatino per quanto riguarda la suddivisione delle lingue parlate ancora ai nostri giorni. Il gruppo anatolico e il gruppo tocario sono invece estinti. Fra gli specialisti è diffusa l'idea di una stretta affinità fra le lingue baltiche e le lingue slave,[35] per cui sarebbe possibile considerare il balto-slavo come un'unità primaria, che si divide secondariamente nei due rami baltico e slavo. Nell'esposizione teniamo comunque separate le lingue baltiche dalle lingue slave, giacché la questione è ancora aperta e controversa. Da parte sua, il gruppo indo-iranico si divide nei due rami indo-ario (lingue dell'India e del Pakistan) e iranico, oltre al terzo ramo nuristani, composto da piccole lingue parlate in regioni montuose dell'Afghanistan, che è considerato indipendente (anche se strettamente imparentato) con gli altri due rami, ben più copiosi.
Le altre lingue indoeuropee estinte hanno attestazioni troppo frammentarie per essere collocate in gruppi ben definiti e d'altra parte la parentela di queste lingue fra di loro e con le lingue dei gruppi a noi noti rimane problematica. Così non sappiamo precisamente l'estensione dei gruppi illirico e tracio-frigio, né se essi sono imparentati strettamente l'uno con l'altro e non sappiamo sé il macedone, ad esempio, sia imparentato più o meno strettamente con il greco. Una delle supposizioni più sensate, comunque, è che il greco miceneo e classico si sia sviluppato su un sostrato in parte di tipo anatolico.
Alcuni autori, fra cui Merritt Ruhlen, hanno adottato la dizione di indo-hittita per le lingue nel loro complesso, per mettere in evidenza l'idea (di accettazione generalizzata) che il gruppo anatolico, di cui l'hittita fa parte, sia senz'altro il primo ramo linguistico staccatosi dal ceppo indoeuropeo originario. La dizione, però, non ha goduto di un successo particolare.
Per quanto riguarda la distinzione tra lingua e dialetto, il dibattito è interminabile e in un certo senso non può essere chiuso, data la ricchezza (che è complementarità e conflittualità insieme) di molteplici punti di vista, che non sono soltanto strettamente scientifici (linguistici), ma anche antropologici, sociologici e spesso politici. Il fatto è che in massima parte le lingue del mondo, fino a tempi assai recenti, sono state soltanto orali e quindi in genere coinvolgevano un numero ristretto di parlanti e territori dall'estensione altrettanto ristretta. In questo senso le lingue scritte e di cultura sono recenti e particolare, e ancora più recente e particolare è il fatto che talune varianti di queste lingue hanno assunto una funzione normativa, facendo convergere molte parlate dialettali e spesso generando una caratteristica diglossia fra lingua e dialetto, a seconda delle necessità, delle modalità e delle fasi comunicative dei vari parlanti. In Europa, specificamente, questo processo è strettamente legato allo sviluppo degli stati nazionali, ognuno dei quali ha diffuso una lingua letteraria fondata su una particolare parlata territoriale, tuttavia ibridata in vario modo con altre parlate e dipendente di volta in volta da singole scelte individuali o collettive. Così il nucleo normativo della lingua spagnola è tratto dal castigliano e il nucleo normativo della lingua francese è tratto dal parigino, ma non possiamo dire che lo spagnolo d'oggi si riduca completamente a un dialetto castigliano e il francese d'oggi si riduca completamente a un dialetto parigino. Nel caso dell'italiano, è corretto dire che le parlate toscane sono alla base della lingua italiana, ma tuttavia lo sono indirettamente, attraverso il tramite di una lingua letteraria (in Italia, peraltro, plurisecolare) che su base toscana ha ibridato anche influssi settentrionali e meridionali.
Ciò per spiegare quanto sia difficile trovare una classificazione univoca delle lingue indoeuropee, che oggi sono in massima parte lingue scritte in cui i fenomeni di normatività, di convergenza dialettale e di varie forme di diglossia sono state e sono ampiamente diffuse. Vi sono quindi due tendenze. La tendenza prevalente fra gli indoeuropeisti è di adottare in genere la nozione di lingua quale lingua scritta attorno alla quale si è avuta storicamente la convergenza di un ampio campo di parlate dialettali. Al contrario, la classificazione di Ethnologue, che osserva tutte le lingue del mondo con uno sguardo fondamentalmente antropologico, prende le mosse dalle lingue parlate, per cui la sua nozione di lingua è più ristretta e spesso equivale a un livello che in altre classificazioni è equivalente ai grandi gruppi dialettali in cui si divide una lingua. Rispetto a una tale disparità di visioni è impossibile sia prendere una decisione netta sia essere neutrali. È opportuno, tuttavia, in una classificazione relativa alle lingue indoeuropee, rispettare le classificazioni correnti presso la maggior parte degli studiosi di indoeuropeistica e tuttavia indicare, ove possibile, le grandi classificazioni dialettali seguendo Ethnologue o altri autori che hanno affrontato la questione.
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^La complessa storia dei pionieri della linguistica è trattata da H. Arens, Sprachwissenschaft -Der Gang ihrer Entwicklung von der Antike bis zur Gegenwart, Freiburg i. Br., 1969 (seconda ed.), pp. 143-160. Una trattazione sintetica offrono Calvert Watkins, op. cit., p. 46, Oswald Szémerenyi, Einfuhrung in die vergleichende Sprachwissenschaft, Darmstadt, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, 1970, ed. ital. Introduzione alla linguistica comparativa, Milano, Unicopli, 1990 (seconda ed.), pp. 21-28; Paolo Milizia, Le lingue indoeuropee, Carocci, Roma 2004, p.7
^E. Campanile, B. Comrie, C. Watkins, Introduzione alla lingua e alla cultura degli indoeuropei, il Mulino, Bologna 2005, p. 40
^André Martinet, Des steppes aux océans - L'indo-européen et les "Indo-européens", Paris, Payot, 1986, ed. ital. L'indoeuropeo. Lingue, popoli e culture, Laterza, Bari, 1987, p. 4
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^Henry M. Hoenigswald, "Greek," The Indo-European Languages, ed.
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^ vol. 49, 1999. Parametro titolo vuoto o mancante (aiuto)
^Martin Litchfield West, Indo-European poetry and myth (2007), p. 7.
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^A. Bammesberger in The Cambridge History of the English Language, 1992, ISBN 978-0-521-26474-7, p. 32: the model "still remains the background of much creative work in Indo-European reconstruction" even though it is "by no means uniformly accepted by all scholars."
^Per una visione riassuntiva della situazione del substrato anatolico pregreco cfr. Francisco Villar, Los indoeuropeos y los orígenes de Europa, Madrid, Gredos, 1996, seconda ed., ed. ital. Gli indoeuropei e l'origine dell'Europa, Bologna, il Mulino, 1997, pp. 549 ss. Una descrizione compiuta delle attestazioni dell'egeo-anatolico è in Vladimir Georgiev, Vorgriechische Sprachwissenschaft, voll. I e II, Sofia, 1941-1945. La correlazione fra il ramo egeo-anatolico o pelasgico dell'indoeuropeo e la decifrazione della scrittura minoicalineare A è analizzata dallo stesso Vladimir Georgiev in Lexique des inscriptions créto-myceniennes, Sofia, 1955, nonché in Les deux langues des inscriptions en linéaire A, Sofia, 1963. Per l'evoluzione delle teorie di Kretschmer sulle lingue egee pre-greche, cfr. Paul Kretschmer, "Die protindogermanische Schicht", Glotta, 14 (1925), pp. 300-319, nonché, "Die vorgriechische Sprach- und Volksschichten", in Glotta, 28 (1940) 231-278 e Glotta, 30 (1943), pp. 84-218. Una compendiosa trattazione degli adstrati e dei substrati indoeuropei pregreci nell'Egeo è in Otto Hoffmann, Albert Debrunner, Anton Scherer, Geschichte der griechische Sprache, Berlin, De Gruyter, 1917, quarta ed., ed. ital, Storia della lingua greca, Napoli, Macchiaroli, 1969, vol. I, pp. 16-26. A una forma molto arcaica del ramo anatolico dell'indoeuropeo ha voluto ricondurre anche l'etrusco F. R Adrados, "Etruscan as an IE Anatolian Language", Journal of Indo-europaean Studies, 17 (1989) pp. 363-383, e "More on Etruscan as an IE-Anatolian Language", Kuhns Zeitschrift für vergleichende Sprachforschung 107 (1994), pp. 54-76; la parentela fra la lingua etrusca e l'indoeuropeo resta controversa e non accettata dagli studiosi.
^per una trattazione organica dei dialetti greci, miceneo compreso, cfr. Hoffmann, Debrunner, Scherer, op. cit. vol I, pp. 31-55. -ma vedi anche Henry, M. Hoenigswald, "Greco", in Le lingue indoeuropee a cura di Anna Giacalone Ramat, Paolo Ramat, cit. pp. 255-288.
^sul ramo indo-ario dell'indoeuropeo e la sua storia, cfr. Villar, Gli indoeuropei cit., pp. 567-587. Si tenga presente che le élite militari indo-iraniche di Mesopotamia parlavano dialetti affini al proto-vedico non un suo antenato diretto. Le attestazioni dell'indo-iranico fuori dell'India e della Persia rimandano sistematicamente all'indiano antico, non al persiano, come attesta Romano Lazzeroni, "Sanscrito", in Le lingue indoeuropee a cura di Giacalone-Ramat, Ramat cit., p. 123 ss. Per una trattazione organica dell'iranico cfr. invece, Nicholas Sims-Williams, "Le lingue iraniche" in Le lingue indoeuropee cit. pp. 151-162.
^Villar, Gli indoeuropei cit., pp. 443-460; Patrick Sims-Williams "Le lingue celtiche", in Le lingue indoeuropee, a cura di Giacalone-Ramat, Ramat, cit., pp. 374-408
^Il contesto linguistico italico è assai complesso, per la presenza di componenti linguistiche diversissime sin dagli albori dell'età antica: cfr. Villar, Gli indoeuropei cit., pp. 473-498; Domenico Silvestri "Le lingue italiche", in Le lingue indoeuropee a cura di Giacalone-Ramat, Ramat, cit., pp. 349-366; per il latino, cfr Edoardo Vineis "Latino", ibidem, pp. 289-348; v. inoltre F. Stoltz, A. Debrunner, W. P. Schmid, Geschichte der lateinischen Sprache, Berlin, De Gruyter, 1966, quarta ed. ital. Storia della lingua latina, Bologna, Pàtron, 1993, a cura di E. Vineis e A. Traina.
^Villar, Gli indoeuropei cit., pp. 425-442; Paolo Ramat, "Le lingue germaniche", in Le lingue indoeuropee, a cura di Giacalone-Ramat & Ramat cit., pp. 409-440.
^Villar, Gli indoeuropei cit, pp. 539-546; Roberto Ajello, "Armeno", in Le lingue indoeuropee cit., pp. 225-254.
^Werner Winter, "Tocario", in Le lingue indoeuropee cit. pp. 181-196; Villar, Gli indoeuropei, pp. 589-594.
^Henning Andersen, "Le lingue slave", in Le lingue indoeuropee cit. pp. 441-480; Villar, pp. 413-425.
^Villar, Gli indoeuropei cit. pp. 401-412; William R. Schmalstieg "Le lingue baltiche" in Le lingue indoeuropee a cura di Giacalone-Ramat & Ramat, pp. 481-506
^Szémerenyi, op. cit., pp. 32 s.; Villar, Gli indoeuropei cit. pp. 531 ss., 379 ss., pp. 389 ss, pp. 465 ss., 395 ss.
^Non per tutti questo "europeo antico" sarebbe una lingua indoeuropea. Interessante è soprattutto la tesi di Theo Vennemann, elaborata soprattutto in Europa Vasconica, Europa Semitica - Mouton de Gruyter, Berlin, 2003 - secondo la quale l'"europeo antico" sarebbe una lingua o un insieme di lingue vasconiche, cioè un gruppo di lingue irrelate all'indoeuropeo, di cui il basco sarebbe l'unica sopravvissuta nei tempi recenti.
^Vladimir Georgiev "Das Pelasgische", Proceedings of the Eight International Congress of linguists, Oslo, 1958, pp. 406-413. Al cosiddetto pelasgico si ricondurrebbero alcune parole del greco antico non spiegabili con l'evoluzione fonetica dei dialetti protogreci: ad es. πύργος "torre" < proto-indoeur. *bhergh "luogo elevato" (cfr. il germanico burge il celtico briga) o il verbo ἀτεμβω "danneggiare" (cfr. sanscrito dabhati) o la parola τύμβος "tomba" (proto-indoeur. *dhṃbh) che è praticamente un doppione del più genuinamente greco τάφος, che ha la stessa etimologia, o ancora ταμίας, che in origine significa "dispensiere, domestico", dalla radice *dom- "casa" (cfr. latino domus, gr. δῶμα). Le caratteristiche del pelasgico sono: la legge di Grassmann sulle aspirate come in sanscrito e in greco; un'evoluzione delle consonanti simile a quella dell'armeno; la satemizzazione delle gutturali; la comparsa di u davanti alle nasali e liquide di valore sillabico; la confusione delle vocali /a/ e /o/.
^W. Merlingen, Das "Vorgriechische" und die sprachwissenschaflich-voristorischen Grundlagen, Wien, 1955, e "Eine ältere Lehnwortschicht im Griechische", in Griechische I: Lautgeschichte, Wien, 1963. Caratteristiche del greco psi sono: una strana rotazione consonantica per cui le occlusive sorde /p, t, k/ diventano /ps, s, ks/, le sonore si aspirano, per cui ad es. si ha /b/>/pʰ/, le sonore aspirate compaiono come semplici sonore. Al greco psi risalgono per esempio parole come ξάνθος "biondo" (cfr. il latino candidus e il greco Κάστωρ "Castore", cioè "Lo splendente", dal proto-indoeur. *kad "rifulgere").
^M. Budimir "Zur protoindogermanischen Schicht, in Actes du deuxième congrès international des linguistes, Genève, 1933, pp. 182-184. Il pelastico ha caratteristiche affini a quelle delle lingue slave. Esso spiegherebbe parole come σαργός "cervo", da *kerwos, *kṛwos (cfr. lat. cervus), attraverso due mutamenti fonetici caratteristici: 1) la satemizzazione; 2) la trasformazione della labiovelare /w/ in velare sonora /g/.
^Dato che, secondo la visione originaria di Marija Gimbutas poi precisata da James Mallory e da David Anthony, le prime migrazioni indoeuropee dalle steppe a settentrione del Mar Nero verso occidente sarebbero iniziate poco prima del 4.000 a.C. e l'arrivo in Grecia dei greci in senso stretto risalirebbe a non prima del 2.000 a.C., vi è un notevole lasso temporale di due millenni circa in cui si situano lingue indoeuropee delle "prime ondate", di cui le lingue egeo-anatoliche sono le uniche a noi note. Le lingue qui ipotizzate sarebbero dunque altre lingue indoeuropee delle "prime ondate", anche se onestamente non abbiamo a tutt'oggi alcun elemento che possa chiarire le loro relazionni con le linghe egeo-anatoliche.
^Merritt Ruhlen, A Guide to the World's Languages. Classification, Edward Arnold, London, 1987.
^Ernst Kausen, Die indogermanische Sprachen, Buske, Hamburg, 2012.
^Come mostrano, ad esempio, i due alberi genealogici delle lingue indoeuropee presentati in James Clackson, Indo-European Linguistics. An Introduction, Cambridge University Press, Cambridge, 2007, p.11-12. Si veda anche la discussione in Ernst Kausen, op. cit., pp. 290-91. Anche Robert S. Beekes, sia pure in forma del tutto apodittica, è di tale opinione, cfr. Robert S. Beekes, Comparative Indo-European Linguistics. An Introduction, John Benjamins, Amsterdam, 2011, p. 23.
^È stato proposto che tra le lingue anatoliche si debbano annoverare anche l'etrusco (adrados) e il tartessico (Wikander), ma come ci si può aspettare a causa della scarsa conoscenza di queste due lingue, queste ipotesi non sono accettate.
^È stato suggerito che il tocario debba essere unificato con il traco-frigio e con l'armeno.
^Il moderno albanese è stato alternativamente considerato sia derivato dall'evoluzione in situ dell'antico illirico, sia unico membro di un gruppo indoeuropeo isolato. Esistono elementi sia a favore dell'una sia dell'altra ipotesi. In questa classificazione si è sposata l'ipotesi di gruppo autonomo che risulta coerente con la codifica prevista dallo standard ISO 639-5.
^Qui adottiamo la classificazione di Ernst Kausen, Die indogermanische Sprachen, cit., p. 565, perché la più recente e perché basata su un maggior numero di fonti. Della classificazione di Merritt Ruhlen, op. cit., riteniamo tuttavia il fatto che il singalese, il maldiviano e le lingue romani si situano su rami divergenti da quello su cui sono situate tutte le lingue indo-ariane dell'India settentrionale. Per queste lingue, a tutt'oggi, continuano ad esserci comunque proposte di classificazione molto varie.
^Ci basiamo sulla classificazione di Ernst Kausen, Die indogermanische Sprachen, cit., p. 619. Merritt Ruhlen, op. cit., nel gruppo delle lingue iraniche orientali distingue fra l'ormuri e il parachi, da un lato, che costituirebbero il sottogruppo delle lingue iraniche sud-orientali, e le altre lingue lì elencate, dall'altro, che costituirebbero il sottogruppo delle lingue iraniche nord-orientali. Anche Gernot Windfuhr stacca l'ormuri e il parachi, in quanto lingue sud-orientali, dall'insieme di altre lingue, come il pashto e le lingue del Pamir, da lui definite semplicemente 'orientali'. Ma a suo parere anche l'osseto e lo yaghnobi costituirebbero un gruppo a parte, da lui definito iranico settentrionale. Cfr. Gernot Windfuhr, 'Dialectology and Topics', in Gernot Windfuhr (ed.), The Iranian Languages, Routledge, London, 2009, pp. 14-15.
^abLa presenza di alcuni elementi indoeuropei nei relitti lessicali dell'antico ligure hanno fatto intravedere la possibilità della sua appartenenza a questa famiglia. La questione, però, è ancora dibattuta.
^abcLa classificazione come lingua celtica è ancora dibattuta.
^Il corso, sia oltramontano sia cismontano, viene qui inserito nel gruppo italoromanzo a causa delle strette affinità con il toscano, soprattutto nella versione cismontana.
^Il gallurese viene inserito nel gruppo italoromanzo in quanto strettamente imparentato con il corso.
^Il sassarese è una forma di transizione tra il gallurese e il logudorese, viene qui posto nel gruppo italo-romanzo ma secondo alcuni filologi è da porre nel gruppo sardo.
^Un tempo considerate una famiglia linguistica indoeuropea unitaria, parallela ad altri sottogruppi della grande famiglia linguistica, le lingue italiche in realtà costituiscono probabilmente due distinti rami della famiglia indoeuropea, entrambi attestati in territorio italico e, di conseguenza, avvicinate da fenomeni di convergenza.
Bibliografia
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Enrico Campanile, Bernard Comrie, Calvert Watkins, Introduzione alla lingua e alla cultura degli Indoeuropei, Bologna, Il Mulino, 2005, ISBN88-15-10763-0.
James Clackson, Die indogermanische Sprachen, Hamburg, Buske, 2012, ISBN978-0521653671.
Vladimir Georgiev, Introduzione alla storia delle lingue indoeuropee, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1966.
Ernst Kausen, Indo-European Linguistics. An Introduction, Cambridge, Cambridge University Press, 2007, ISBN978-3875486124.
Kim, Ronald I.. "Greco-Armenian: The persistence of a myth". In: Indogermanische Forschungen, vol. 123, no. 1, 2018, pp. 247–272. https://doi.org/10.1515/if-2018-0009
This article needs additional citations for verification. Please help improve this article by adding citations to reliable sources. Unsourced material may be challenged and removed.Find sources: Grand Orient of Portugal – news · newspapers · books · scholar · JSTOR (July 2007) (Learn how and when to remove this template message) Part of a series onFreemasonry Overview Grand Lodge Masonic lodge Masonic lodge officers Grand Master Prince Hall Freemasonry...
Pedro de Bruys (también conocido como Pierre De Bruys o Peter de Bruis; fl. 1117-c.1131) fue considerado un hereje francés por predicar doctrinas opuestas a las creencias sostenidas por la Iglesia católica.[1][2] Una multitud enfurecida lo mató alrededor del año 1131. La información que se dispone acerca de Pedro de Bruys proviene de dos fuentes, el tratado de Pedro el Venerable contra sus seguidores y un pasaje escrito por Pedro Abelardo.[1] Vida y doctrina Las fue...
Transport of people or goods via waterways Water transport redirects here. For the transportation of water, see Water transportation. Ship transport redirects here. For the transportation of ships, see Heavy-lift ship. Nyk Aphrodite carrying up to 6500 containers Admiralty law History Code of Hammurabi Corpus Juris Civilis Digesta Ordinamenta et consuetudo maris Amalfian Laws Hanseatic League Features Maritime transport Shipping/Ferry Cargo Freight Passenger Merchant marine Cargo ship Passeng...
اليوم العالمي للقضاء على العنف ضد المرأة مسيرة أحتجاجية في بنغلاديش البداية 17 ديسمبر 1999 المؤسس الأمم المتحدة تاريخه 25 نوفمبر اليوم السنوي 25 نوفمبر تعديل مصدري - تعديل حددت الجمعية العامة للأمم المتحدة يوم 25 نوفمبر «اليوم العالمي للقضاء على العنف ضد المرأة...
LauvLauv, 2019LahirAri Staprans Leff08 Agustus 1994 (umur 29)[1]San Francisco, California, A.S.AlmamaterNew York UniversityPekerjaan Penyanyi penulis lagu produser rekaman Tahun aktif2015–sekarangKarier musikGenre Pop[2][3] electropop[2] R&B[2] Instrumen Vokal gitar piano drum biola LabelAWALSitus weblauvsongs.com Ari Staprans Leff (lahir 8 Agustus 1994), yang dikenal secara profesional sebagai Lauv, adalah penyanyi, penulis lagu, dan pr...
San AndrésAtas ke bawah, kiri ke kanan: Rumah khas San Andrés, San Andrés Skyline, Johnny Cay, Pantai Spratt Bight, Gereja Baptis Pertama, dan Hotel Matahari TerbitSan AndrésTampilkan peta ColombiaSan AndrésTampilkan peta KaribiaGeografiKoordinat12°35′N 81°42′W / 12.583°N 81.700°W / 12.583; -81.700Koordinat: 12°35′N 81°42′W / 12.583°N 81.700°W / 12.583; -81.700Pulau besarSan Andrés, Providence dan Saint CatherineLuas26 ...
Government department of South Africa National Treasury List 10 other official names: Departement van Finansies (Afrikaans) umNyango wezeeMali (Southern Ndebele) iSebe lezeMali (Xhosa) uMnyango Wezezimali (Zulu) Litiko Letetimali (Swazi) Kgoro ya Matlotlo (Northern Sotho) Lefapha la Ditjhelete (Sotho) Lefapha la Matlotlo (Tswana) Ndzawulo ya Timali (Tsonga) Muhasho wa Gwama (Venda) National Treasury head office in PretoriaDepartment overviewFo...
彡 Sam (59)(58)彐 (Ký)◄ 「彡」 ►彳 (Sách)(60)Bảng mã Unicode: 彡 (U+5F61) [1]Giải nghĩa: lông dàiBính âm:shānChú âm phù hiệu:ㄕㄢQuốc ngữ La Mã tự:shanWade–Giles:shan1Phiên âm Quảng Đông theo Yale:sāamViệt bính:saam1Bạch thoại tự:samKana:サン (サム) san, samuKanji:彡旁 sanzukuriHangul:터럭 teoreokHán-Hàn:삼 samCách viết: gồm 3 nét Bộ Sam, bộ thứ 59 có nghĩa là lông dài là 1 tron...
Open source initiative Tango Desktop ProjectExample of the Tango Icon LibraryDeveloper(s)Tango Project contributorsInitial release2005; 18 years ago (2005)Final releasev0.8.90 / February 25, 2009; 14 years ago (2009-02-25) TypeComputer iconsLicenseIcons: CC-by-sa 2.5Icons since v0.8.90: Public domainIcon Naming Utilities tool: GPLWebsitehttp://tango.freedesktop.org The Tango Desktop Project's Color Palette[1] The Tango Desktop Project was an open-so...
Private college in St. Petersburg, Florida Eckerd CollegeFormer nameFlorida Presbyterian College (1958-1972)Motto in EnglishThink OutsideTypePrivate liberal arts collegeEstablished1958; 65 years ago (1958)AccreditationSACSReligious affiliationPresbyterian Church (USA)Academic affiliationSpace-grant Annapolis GroupOberlin GroupCICEndowment$58.3 million (2018)[1]PresidentJames J. AnnarelliStudents1,822LocationSt. Petersburg, Florida, United StatesCampus188 acres (...
Julie Masse Información personalNacimiento 03 de junio de 1970 (53 años)Greenfield Park, CanadáLongueuil (Canadá) Residencia Nasáu Nacionalidad CanadienseFamiliaCónyuge Corey HartHijos 4 Información profesionalOcupación CantanteAños activa 1990 - 1996Género Pop Instrumento VocalDiscográfica Discos Victoire[editar datos en Wikidata] Julie Masse (Greenfield Park, Quebec, 3 de junio de 1970), es una cantante francófona canadiense de estilo pop. Vivió sus primeros año...
Midnight BoyMidnight Boy at Stockholm Pride 2015Background informationBirth nameJohan Petter GustafssonAlso known asJohan KrafmanBorn (1988-04-06) April 6, 1988 (age 35)Helsingborg, SwedenGenresElectropopOccupationssingersongwriterYears active2008-presentLabels100 Songs, Stereoscope MusicWebsitemidnightboy.seMusical artist Johan Petter Krafman better known by his stage name Midnight Boy (born 6 April 1988 in Helsingborg, Sweden) is a Swedish singer and songwriter. His music is strongly i...
2003 studio album by RaekwonThe Lex Diamond StoryStudio album by RaekwonReleasedDecember 16, 2003Recorded2001-2003GenreHip hopLength59:08LabelIce H2O, UniversalProducerRaekwon (exec.), Mizza, Crummie Beats, Mercury, Andy C, Smith Bros, Emile, Zephlon, Brutal Bill, DJ Khalil, EZ Elpee, Hangmen 3, Mike Punch Harper, SpontaneousRaekwon chronology Immobilarity(1999) The Lex Diamond Story(2003) Only Built 4 Cuban Linx... Pt. II(2009) Professional ratingsReview scoresSourceRatingAllmusic ...
Building in London, United KingdomThe Cavendish LondonHotel entrance on Duke StreetLocation within Central LondonGeneral informationAddress81 Jermyn Street, St James'sTown or cityLondon, SW1Y 6JFCountryUnited KingdomCoordinates51°30′28″N 0°08′16″W / 51.50778°N 0.13778°W / 51.50778; -0.13778ManagementThe AscottTechnical detailsFloor count15Other informationNumber of rooms230Number of suites6Number of restaurants1Number of bars1Websitewww.thecavendish-lo...
2011 film by Tony Kaye DetachmentDirected byTony KayeWritten byCarl LundProduced by Greg Shapiro Carl Lund Bingo Gubelmann Austin Stark Benji Kohn Chris Papavasiliou Starring Adrien Brody Marcia Gay Harden Christina Hendricks William Petersen Bryan Cranston Tim Blake Nelson Betty Kaye Sami Gayle Lucy Liu Blythe Danner James Caan CinematographyTony KayeEdited byBarry Alexander BrownGeoffrey RichmanMusic byThe Newton BrothersDistributed byTribeca FilmRelease dates April 25, 2011 ...
العلاقات البرتغالية الكورية الجنوبية البرتغال كوريا الجنوبية البرتغال كوريا الجنوبية تعديل مصدري - تعديل العلاقات البرتغالية الكورية الجنوبية هي العلاقات الثنائية التي تجمع بين البرتغال وكوريا الجنوبية.[1][2][3][4][5] مقارنة بين البلدين...
Hospital in Parow, Western Cape, South Africa Hospital in Western Cape, South AfricaTygerberg HospitalWestern Cape Department of HealthTygerberg hospital and campusShown in Cape TownGeographyLocationParow, Cape Town, Western Cape, South AfricaCoordinates33°54′40″S 18°36′36″E / 33.911°S 18.610°E / -33.911; 18.610OrganisationCare systemDepartment of HealthFundingPublic hospitalTypeTeachingAffiliated universityStellenbosch UniversityServicesEmergency departmen...
Extinct genus of amphibians IndobrachyopsTemporal range: Early Triassic, Induan PreꞒ Ꞓ O S D C P T J K Pg N ↓ Restoration of Indobrachyops panchetensis Scientific classification Domain: Eukaryota Kingdom: Animalia Phylum: Chordata Class: Amphibia Order: †Temnospondyli Suborder: †Stereospondyli Family: †Rhytidosteidae Subfamily: †Derwentiinae Genus: †IndobrachyopsVon Huene and Sahni, 1958 Type species †Indobrachyops panchetensisVon Huene and Sahni, 1958 Indobrachyops is a...