Le tre denominazioni (stocavo, ciacavo, caicavo) sono dovute alla forma che assume nei vari dialetti la domanda "Che cosa?": što? (o šta? in Bosnia ed Erzegovina e Serbia), ča?, kaj?.
Sottoclassificazione
Le varianti di questi dialetti vengono generalmente sottoclassificate rispetto alla pronuncia dell'antico slavo ecclesiastico vocale "jat" (ѣ nell'alfabeto cirillico o ě nell'alfabeto latino), che a seconda dei casi si è trasformata in "i" (icavo), "e" (ecavo), "ije" o "je" (iecavo): ad esempio, la parola "bello" può essere scritta e pronunciata come "lipo", "lepo", "lijepo"; la parola "uomo" può essere scritta e pronunciata come "čovik", "čovek", "čovjek".
Nell'alfabeto croato del croatostandard "ě" è sempre scritto e pronunciato come "ije" o "je" ("ije" - sillabe lunghe, pronunciato come "ie" o "je", nel passato anche scritto come "ie"; "je" - sillabe brevi, pronunciato e scritto sempre come "je").
È la base della lingua letteraria ufficiale del croato, serbo e bosniaco, nonché costituisce de facto anche la cosiddetta lingua montenegrina, denominazione di recente introduzione.
Per la lingua croata, è la base della lingua letteraria ufficiale, con poche caratteristiche di dialetto ciacavo e caicavo.
In termini linguistici si afferma che il dialetto stocavo è un diasistema munito di tre varietà standard costituite appunto dalle tre lingue ufficiali citate (contando la lingua montenegrina, quattro).
È da sottolineare il fatto che le tre varianti standard croata, montenegrina, serba e bosniaca sono fra loro simili (differiscono nella grafia, sintassi, uso di tempi, modi, uso di internazionalismi e altre parole storiche).
† lingua estinta (nessun sopravvissuto tra i parlanti nativi e nessuno tra i discendenti) * sottogruppo controverso la cui esistenza è ancora ampiamente dibattuta tra i linguisti