Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1 Сва људска бића рађају се слободна и једнака у достојанству и правима. Она су обдарена разумом и свиjешћу и треба да једно према другоме поступају у духу братства.
Sva ljudska bića rađaju se slobodna i jednaka u dostojanstvu i pravima. Ona su obdarena razumom i sviješću i treba da jedno prema drugome postupaju u duhu bratstva
La lingua bosniaca (nome nativo: bosanski jezik) è un idioma slavo riconosciuto come lingua ufficiale in Bosnia ed Erzegovina.
Distribuzione geografica
Secondo Ethnologue,[1] la lingua bosniaca è parlata da meno di 2 milioni di persone in Bosnia ed Erzegovina (secondo l'ultimo censimento del 2013, sono 1.866.585 persone che lo parlano) , a cui si aggiungono circa 200 000 locutori presenti in altri paesi, soprattutto negli stati confinanti quali Croazia, Serbia e Montenegro.
Il bosniaco è una delle versioni standard del diasistema slavo meridionale centrale, basato sul dialetto štokavo.
I locutori bosniaci sono, sul livello dell'idioma colloquiale, più omogenei linguisticamente che le popolazioni della Serbia e della Croazia, ma non sono riusciti, a causa di ragioni storiche, a standardizzare la propria lingua nel periodo cruciale rappresentato dal XIX secolo. Il primo dizionario bosniaco, un glossario bosniaco-turco rimato, venne composto da Muhamed Hevaji Uskufi nel 1631.
Ma, diversamente dai dizionari croati, che vennero scritti e pubblicati regolarmente, l'opera di Uskufi rimase isolata. Due fattori si sono dimostrati decisivi nella non-standardizzazione della lingua bosniaca:
L'élite bosniaca scriveva quasi esclusivamente in lingua straniera (arabo, turco, persiano). La letteratura vernacolare, scritta in un alfabeto arabo modificato (arebica), era scarsa e molto dispersa nel paese.
L'emancipazione nazionale dei bosniaci rimase all'ombra di quella di serbi e croati e, poiché rimase un puro fatto nominale l'esistenza della Bosnia, un progetto linguistico sul bosniaco non avrebbe raccolto grandi supporti.
Probabilmente gli autori bosniaci più autentici (il cosiddetto "revival bosniaco" al cambio di secolo XIX-XX secolo) scrivevano in un idioma che era più vicino al croato che al serbo (idioma štokavo-ijekavo occidentale, alfabeto latino), ma che possedeva inconfutabilmente tratti tipicamente bosniaci, soprattutto nel lessico. I principali autori del "rinascimento bosniaco" furono il politico e poeta Safvet-beg Bašagić, il "poeta maledetto" Musa Ćazim Ćatić e lo scrittore Edhem Mulabdić.
Durante il periodo della Jugoslavia comunista, il lessico assorbì molti tratti serbi, ma la scrittura latina divenne dominante. Dopo il collasso della Jugoslavia, il bosniaco tornò ad essere lingua nazionale, sotto il vecchio nome di lingua bosniaca, come lingua standard nazionale distinta.
Sul piano formale, il bosniaco sta cominciando a prendere caratteristiche sempre più distintive: nel lessico, prestiti islamico-orientali sono sempre più frequenti; foneticamente e fonologicamente, il fonema "h" è stato reimmesso in molte parole come segno distintivo della parlata bosniaca e della tradizione linguistica; inoltre, ci sono alcuni cambiamenti nella grammatica, nella morfologia e nell'ortografia che riflettono la tradizione letteraria del bosniaco come prima della prima guerra mondiale, soprattutto quelli del rinascimento bosniaco all'inizio del XX secolo.
Ciò nonostante, ancora oggi, secondo molti linguisti la lingua croata e quella serba, nonché la variante bosniaca e montenegrina, continuano ad essere la stessa lingua da un punto di vista linguistico. L'università di Vienna, città in cui è presente una grande comunità di persone provenienti dai paesi dell'ex-Jugoslavia[5], ha inserito nei propri piani di studi il serbo-croato come un'unica lingua, chiamandola BKS (Bosnisch-Kroatisch-Serbisch) e tenendo le lezioni senza fare distinzione di titolo tra le varianti.[6]
Nauk krstjanski za narod slovinski, di Matija Divković, il primo libro stampato in lingua bosniaca. Venezia, 1611
Dizionario bosniaco di Muhamed Hevaji Uskufi Bosnevi, 1631
Manoscritto in arebica di inizio XIX secolo (Libera volontà e atti di fede)
Il Libro bosniaco della scienza della condotta, di 'Abdulwahāb b.' Abdulwahāb Žepčewī, 1831
I bosniaci in passato hanno utilizzato anche altri tipi di scrittura, meno standardizzati: il bosančica, cirillico bosniaco, poi detto begovica, usato dalla nobiltà bosniaca; e una scrittura di derivazione arabo-persiana, chiamata arebica.
Il sistema consonantico è più complicato di quello vocalico e la sua caratteristica principale è una serie di consonanti affricate e palatali. Come in italiano, la sonorità è una distinzione fonematica, mentre l'aspirazione non lo è.
Quando due o più consonanti si trovano adiacenti, possono suonare tutte o sorde o sonore. Tutte le consonanti diventano sonore, se l'ultima consonante dell'insieme è di per sé sonora, oppure tutte le consonanti diventano sorde, se l'ultima consonante dell'insieme è di per sé sorda. Questa regola non vale però per le approssimanti che possono trovarsi in posizione adiacente ed essere lette sonore e sorde; in tal modo si comportano le consonanti nelle parole di origine straniera (Washington viene trascritta come VašinGton/ВашинГтон pron: [vaʃingtɔn]).
La R può essere contata come sillabica, svolgendo il ruolo di una vocale in varie parole (e occasionalmente prendere l'accento e l'accento lungo). Per esempio, lo scioglilingua na vrh brda vrba mrda coinvolge quattro parole con la r sillabica. Una caratteristica simile esiste nel ceco, nello slovacco, nello sloveno e nel macedone. Più raramente la L può essere sillabica (come nel nome del fiume Vltava).
Premi Nobel per la letteratura di lingua bosniaca
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^ABOUT BIH, su bhas.ba, Agency for Statistics of Bosnia and Herzegovina. URL consultato il 1º luglio 2013 (archiviato dall'url originale l'11 luglio 2012).
† lingua estinta (nessun sopravvissuto tra i parlanti nativi e nessuno tra i discendenti) * sottogruppo controverso la cui esistenza è ancora ampiamente dibattuta tra i linguisti