nessuna regolazione ufficiale (studi accademici "Cattedra di Lingua e Letteratura Albanese" nelle Università degli Studi di: Napoli[3], Palermo, Roma, Cosenza, Bologna, Padova, già a Bari e Firenze)
La lingua arbëreshe[4], nota anche come lingua albanese d'Italia[5] e italo-albanese[6][7] (nome nativo arbërisht -ja o gluha, gljuha, gjuha arbëreshe nelle parlate albanesi locali) è una lingua parlata dalla minoranzaetno-linguisticaalbanese d'Italia. Appartenente al gruppo della lingua albanese, è una varietà linguistica della parlata del sud dell'Albania (tosk) da dove ha avuto origine in massa la diaspora. L'arbërishtja, quindi, è la lingua albanese locale comune a tutti gli italo-albanesi[8], seppur dislocata a macchia di leopardo nelle molteplici regioni italiane dei parlanti e con le sue peculiarità relative alla zona di origine e ai suoi sviluppi.
Gli arbëreshë, discendenti delle popolazioni albanesi che in varie ondate, a partire dalla seconda metà del XV secolo, migrarono dall'Albania, dall'Epiro e dalle numerose comunità albanesi della Morea verso l'Italia meridionale e insulare, sono circa 109 550 persone[9]. Con le ondate migratorie del XIX secolo numerosi albanofoni d'Italia vivono fuori l'Italia e l'Europa, dove continuano a parlare l'albanese come madrelingua in ambito familiare o parrocchiale.
A causa delle migrazioni del Novecento, consistenti comunità italo-albanesi vivono nel centro e nord Italia e soprattutto negli Stati Uniti, in Argentina[12], in Brasile, in Canada e in Germania, dove continuano a parlare in contesto familiare o religioso la lingua albanese.
Secondo le stime del linguista statunitense Leonard Newmark, nel 1963 i parlanti arbëresh erano 80 000 persone su una popolazione totale, secondo lo scrittore gallese Meic Stephens, di 260 000 persone (dato del 1976)[13], mentre secondo il linguista Fiorenzo Toso si tratterebbe di 100 000 persone[14][15], di cui una percentuale tra il 70% e l'80% in grado di parlare una delle varietà dell'arbëresh.
Dal dizionario arbëresh-italiano del 1963 di Papàs Emanuele Giordano, il Fjalor i Arbëreshvet t'Italisë (Dizionario degli Albanesi d'Italia), si evince che i paesi albanofoni sono 55 (50, con 5 oscillanti[16]: Cervicati, Mongrassano e Rota Greca in Calabria; Mezzojuso e Palazzo Adriano in Sicilia) con 135 811 abitanti, e i paesi albanesi ormai italofoni, che hanno perso la lingua d'origine, sono 40, con 182 128 abitanti.
All'interno di alcune comunità dell'Arberia viene purtroppo segnalata una generale tendenza alla dismissione dell'uso della lingua albanese, causata da vari fattori (dal non insegnamento della lingua nelle scuole locali, dai matrimoni misti, da altre situazioni particolari). Secondo stime recenti si assegna tra l'80% e il 90% dei residenti una competenza linguistica totale a livello di comprensione orale, mentre il restante 10% parlerebbe l'italiano mantenendo una comprensione passiva dell'albanese. Ancora oggi continua a essere una lingua tutt'al più tramandata oralmente. C'è, comunque, oggi la controtendenza dei giovani non solo di esprimersi e di riscoprire la lingua, ma di scriverla, di solito adottando l'alfabeto italiano.
La lingua arbëreshe, anche detta "arberesco"[17][18], si è conservata e poco evoluta in cinquecento anni, mantenendo la struttura fonetica e morfosintattica d'origine. L'aspetto interessante è che, essendosi distaccata dall'Albania e dalla Grecia durante le diaspore albanesi avvenute a partire dalla fine del Quattrocento, essa si presenta sostanzialmente immutata, con tratti arcaici della lingua albanese e altre caratteristiche del tosco, con prestiti linguistici dal greco, e più recentemente dai dialetti meridionali, ma non influenzata dalla lingua degli invasori turchi, come invece è accaduto per l'albanese parlato in Albania.
Le comunità arbëresh si presentano come isole etniche e linguistiche, nel mezzo di un ambiente linguistico romanzo diretta erede del latino, ma che mantengono tenacemente la propria lingua madre. Le parlate arbëreshe, differenti già inizialmente dai luoghi di provenienza degli esuli albanesi, nell'arco dei secoli hanno registrato piccole variazioni, rendendo unici e particolari termini che, a volte, tra loro mutano da paese a paese arbëreshë. Così le parlate arbëreshe, pur mantenendo nella loro struttura fonetica, grammaticale e lessicale tratti comuni, registrano piccole variazioni. Partendo dal lessico si può constatare che l'arbëreshë ha saputo conservare la base del lessico fondamentale. Tale fatto si può chiaramente osservare non solo nella lingua parlata popolare e nel folclore, ma anche nelle pubblicazioni di vari autori italo-albanesi. La conservazione di questo fondo lessicale ha anche garantito il mantenimento e il ripristino della lingua, e ha fornito, da tempo e in vasta scala, unità lessicali della lingua scritta, contribuendo così allo sviluppo della letteratura albanese. Recentemente ha avuto contatti diretti e continui con altre parlate. Influenzano notevolmente i vari dialetti regionali e la lingua italiana. Per tali ragioni, pur mantenendo nella loro integrità la lingua, costantemente a rischio d'estinzione, è pienamente riconosciuta come lingua di minoranza etno-linguistica dallo stato, nell'ambito delle amministrazioni locali e dalle scuole dell'obbligo. La consapevolezza della necessità di una valorizzazione e tutela della cultura albanese ha favorito la nascita di associazioni e circoli culturali, e ha dato luogo a iniziative e manifestazioni culturali; anche se tra gli aspetti fondamentali della tradizione degli arbëreshë, un posto decisivo spetta alla religione cristiana di rito orientale. Si ritiene che l'arberesh abbia il 45% delle parole in comune con la lingua albanese parlata oggi in Albania[13][19][20], e che il 15% del lessico sia composto da neologismi creati dagli scrittori arbëreshë, entrati anche nell'albanese moderno. Il resto dei vocaboli arbëreshë deriva da prestiti linguistici.
Svolgimento della letteratura
La letteratura arbëresh fa parte organicamente della letteratura albanese. Gli scrittori e i poeti italo-albanesi hanno contribuito alla genesi e all'evoluzione di tutta la letteratura albanese. Sia per i contenuti sia per il valore poetico, gli autori arbëreshë, compaiono con grande rilievo in tutte le storie della letteratura dell'Albania. Tra l'altro le parlate arbëreshë hanno avuto anche un ruolo di fonte di arricchimento lessicale della lingua letteraria albanese.
La letteratura albanese nella variante tosca, nasce con "E Mbësuame e Krështerë"[21] del 1592, scritta da Luca Matranga (Lekë Matrënga), papàs di rito bizantino-greco e scrittore arbëreshë di Piana degli Albanesi in Sicilia. In questa opera si trova la prima poesia religiosa in arbëreshë. Vari letterati e poeti produrranno poi componimenti con motivi religiosi e, più raramente, popolari, anche se i due elementi spesso si intrecciano.
Per tutto il XVIII secolo gli scrittori e i poeti arbëreshë mantengono come fonte di ispirazione il motivo religioso folkloristico. Nel secolo successivo la letteratura degli arbëreshë si arricchisce di contenuti civili e politici. Con Girolamo De Rada, poliedrico letterato di Macchia Albanese, i motivi della rinascita del popolo albanese e della indipendenza della madre patria, l'Albania, si incrociano con l'interesse per lo studio della lingua albanese e della conservazione della tradizione folkloristica. Sulla stessa scia di De Rada, si costituisce un gruppo di intellettuali italo-albanesi che pongono al centro della loro opera la necessità di rafforzare la identità arbëreshë e il suo collegamento con le vicende dell'Albania. Attraverso scritti di vario genere (saggi linguistici, poemi epico-lirici, raccolte di canti popolari e di pubblicazioni di carattere estetico e grammaticale), la questione albanese raggiunge così ambiti nazionali ed europei.
Altra personalità, tra le più rappresentative della letteratura arbëreshë, è Giuseppe Schirò, che partecipò attivamente alla rinascita albanese e arricchì significativamente la tradizione culturale e letteraria arbëreshë di Sicilia. Con l'indipendenza dell'Albania (1912) si esauriscono i motivi patriottici propri della Rilindja (Rinascita) albanese.
In seguito molti intellettuali italo-albanesi si trovano a fiancheggiare le mire nazionalistiche ed espansionistiche del fascismo, anche a scapito della vicina Albania. Solo dopo la fine della seconda guerra mondiale la letteratura arbëreshë riacquista vigore e vitalità. A partire dalla prima metà del XX secolo, e ancora più chiaramente negli anni sessanta e settanta e fino ai giorni nostri, si ha un'attenzione sempre crescente per un risveglio culturale e per la valorizzazione della minoranza italo-albanese. Accanto alla consueta presenza del motivo della diaspora, si affiancano motivi legati all'attualità e a temi esistenziali di valore universale, presenti nell'ambiente culturale esterno. Alcuni tra i più rappresentativi ricordiamo, per esempio, Carmine Abate e Giuseppe Schirò Di Maggio.
Ortografia e fonetica
Alfabeto
Sia la lingua albanese "d'Italia" arbëreshe sia la lingua albanese "d'Albania" shqip condividono lo stesso alfabeto composto da 36 lettere, ovvero 7 vocali e 29 consonanti, tuttavia sono presenti differenze nella pronuncia di alcune lettere.
L'alfabeto albanese venne codificato dal Congresso di Monastir (cittadina albanese attualmente in Macedonia del Nord, odierna Bitola) nel 1908. Vi parteciparono trentadue esperti di ventitré città, nonché di associazioni e circoli culturali d'Albania e da varie parti del mondo, tra cui intellettuali italo-albanesi. Lo storico convegno venne presieduto da Midhat Frashëri, mentre presidente della Commissione fu Padre Gjergj Fishta, uno dei noti della letteratura albanese. In brevissimo tempo l'alfabeto si affermò presso tutti gli albanesi in patria, all'estero e presso gli studiosi, poco dopo, adottato in questi standard dagli arbëreshë. Già prima della scelta di un alfabeto comune in caratteri latini, diversi intellettuali albanesi d'Italia avevano proposto una modalità di scrittura della propria parlata, con il caso dì Giuseppe Schirò di cercare un alfabeto comune almeno per tutti gli italo-albanesi.
Grafemi
Albanese
Varietà Albanesi d'Italia (Arbëresh)
a
a come in italiano
stesso suono. Esempio "brumë" (lievito).
b
b italiana
stesso suono
c
z come "z" di "pezzo" o sorda di “pizza”
stesso suono. Esempio "tumac" (maccheroni).
ç
c come la "c" di "ceppo" o dolce di “ciliegia”.
stesso suono
d
d italiana
stesso suono
dh
th come "d" greca o "th" inglese.
stesso suono. Esempio "dheu" (la terra).
e
e italiana
stesso suono
ë
e muta o semimuta.
stesso suono. Esempio "mëmë" (mamma).
f
f italiana
stesso suono
g
g come "g" italiana davanti ad "a", "o", "u"; dura di gallo
stesso suono. Esempio "grua" (donna).
gj
suono "gh" come "ghianda".
stesso suono. Esempio "gjirit" (parenti).
h
h "h" aspirata come la "c" toscana di "casa" o in inglese di “hotel”
stesso suono (a volte ” gh” fricativo). Esempio "ha" (mangiare).
i
i italiana
stesso suono
j
i come italiana di “ieri”
stesso suono (pronunziata spesso "hj" fricativo se posta a fine parola). Esempio "jam" (sono).
k
c come la "c" dura di “cadere”
stesso suono. Esempio "kau" (bue).
l
l italiana
come la "gl" di “aglio”. Esempio "lis" (quercia).
ll
doppia l italiana
stesso suono (a volte ” gh” fricativo). Esempio "molla" (la mela).
m
m italiana
stesso suono
n
n
stesso suono
nj
gn di “gnomo”
stesso suono. Esempio "njera" (fino a).
o
o italiana
stesso suono
p
p italiana
stesso suono
q
come "ch" in "chiesa"
stesso suono. Esempio "qen" (cane).
r
r ammorbidita, "r" debole come in "vedere"
r italiana. Esempio "riep" (scorticare).
rr
doppia r italiana
stesso suono. Esempio "rri" (stai).
s
s italiana all'inizio di parola
stesso suono
sh
sc come "scena".
stesso suono. Esempio "shi" (pioggia).
t
t di “tavola”
stesso suono
th
th come in "th" inglese
stesso suono. Esempio "thikë" (coltello).
u
u italiana
stesso suono
v
v italiana
stesso suono
x
z dolce di “zenzero”
stesso suono. Esempio "xathur" (scalzo).
xh
g dolce di “gioco”
stesso suono. Esempio "xhishu" (spogliati).
y
ü tedesca o come "u" francese o semplicemente come la "i"
i italiana di “indaco”. Esempio "yll" (stella).
z
s tendente alla z dolce
stesso suono. Esempio "zi" (nero).
zh
j francese di “jour”
stesso suono. Esempio "zhiq" (sporco).
Particolarità di pronuncia.
Le parlate di numerose comunità presentano mutazioni fonetiche sistematiche o sporadiche di alcune lettere o gruppi consonantici. Se ne riporta di seguito un quadro dettagliato.
Trasformazione
Esempio
Comunità
ll → gh (velare)
molla → mogha
Pallagorio (KR) – San Nicola dell'Alto (KR) – Carfizzi (KR) – Maschito (PZ) – Campomarino (CB) – Ururi (CB) – Montecilfone (CB) – Greci (AV) – Piana degli Albanesi (PA) – Santa Cristina Gela (PA) – Casalvecchio di Puglia (FG) - Chieuti (FG)
h → gh (velare)
njoh → njogh
Falconara Albanese (CS) – San Cosmo Albanese (CS) – San Giorgio Albanese (CS) – San Demetrio Corone (CS) – Macchia Albanese (CS) – Vaccarizzo Albanese (CS) – Marri (CS) – Santa Sofia d'Epiro (CS)
Santa Cristina Gela (PA) – Piana degli Albanesi (PA)
h → f
ngrohtë → ngroftë
Acquaformosa (CS) – Lungro (CS) – San Marzano di San Giuseppe (TA) (sporadicamente)
l → lj (cfr gl di aglio)
lule → ljulje
Tutte le comunità nelle Province di Catanzaro, Cosenza (eccetto Falconara Alb.se) e Crotone. Contessa Entellina (PA), San Costantino Albanese (PZ), San Paolo Albanese (PZ)
l → dd (cfr calabrese chiḍḍu, beḍḍu)
lule → ddudde
Falconara Albanese (CS)
j → hj (solo a fine parola)
tij → tihj
Caraffa di Catanzaro (CZ) – Vena di Maida (CZ) – Zangarona (CZ) – Andali (CZ) – Marcedusa (CZ) – Vaccarizzo Albanese (CS) – Piana degli Albanesi (PA) – Santa Cristina Gela (PA) – Contessa Entellina (PA) – Pallagorio (KR) – Carfizzi (KR) – San Nicola dell'Alto (KR)
f → h aspirata (dal dialetto catanzarese)
faqa → haqa
Caraffa di Catanzaro (CZ) – Vena di Maida (CZ) – Zangarona (CZ) – Andali (CZ) – Marcedusa (CZ)
È senz'altro interessante notare come in alcune parlate si riscontri la tendenza nel marcare il finale delle parole con una ë aggiuntiva, che, tuttavia, non viene solitamente trascritta. Per render meglio l'idea: "krìet" si pronuncerà "krìetë", "vèshët" diventerà "vèshëtë", "shurbènjën" diventerà "shurbènjënë".
I paesi in cui si riscontra tale fenomeno sono Caraffa di Catanzaro (CZ), Vena di Maida (CZ), Zangarona (CZ), Andali (CZ), Marcedusa (CZ), Falconara Albanese (CS), Contessa Entellina (PA).
La stessa tendenza si riscontra ancora oggi in numerose parlate Arvanite e nei dialetti della Ciamurìa come, ad esempio, a Joannina e Paramythia.
Descrizione
Lessico
L'arbërishtja, come l'albanese letterale parlato nei Balcani, ha 7 vocali: a, e, ë, o, i, y, u. La differenza è che la y arbëreshe si pronunzia come la i italiana di "indaco", mentre la y albanese si rende con lo stesso suono della ü tedesca. L'alfabeto è stato conformato definitivamente nel congresso di Monastir nel 1908, accettando l'alfabeto latino. Dal punto di vista del lessico si nota la mancanza di vocaboli per la denominazione di concetti astratti, sostituiti, nel corso dei secoli, con perifrasi o con prestiti dell'italiano. Ci sono comunque inflessioni che derivano dal ghego (gegërishtja), il dialetto parlato nel nord dell'Albania, così come in Montenegro del sud, Serbia, Kosovo, Macedonia del Nord. Le colonie albanesi di Vaccarizzo Albanese e San Giorgio Albanese in Calabria hanno mantenuto molte caratteristiche arcaiche del dialettoghego.
Classificazione
Le parlate italo-albanesi del Sud Italia possono essere classificate in base ai nessi consonantici che esse presentano. Si scindono, quindi in parlate arcaiche, parlate innovative, parlate miste.
Area
Nessi Consonantici
Esempi
Arcaica: Comunità nelle Province di
Potenza, Avellino, Foggia, Taranto, Palermo.
Castroregio, Farneta, Plataci e Civita in Provincia di Cosenza.
Portocannone in Provincia di Campobasso.
Andali e Marcedusa in Provincia di Catanzaro
kl –pl–fl –bl – gl
kleva = fui
plak = vecchio
flas = parlo
blenj = compro
gluhë = lingua
Innovativa: Restanti comunità della Provincia di Cosenza,
le comunità in Provincia di Crotone e Caraffa di Catanzaro.
(NB: A Caraffa si conserva il nesso arcaico kl, dunque kleva invece di qeva).
kl > q – pl > pj –
fl > fj – bl > bj – gl > gj
qeva = fui
pjak = vecchio
fjas = parlo
bjenj = compro
gjuhë = lingua
Mista: Restanti comunità del Molise e
Villa Badessa (PE)
kl > q – pl – fl –
bl – gl > gj
qeva = fui
plak = vecchio
flas = parlo
blenj = compro
gjuhë = lingua
Vena di Maida e Zangarona (Provincia di Catanzaro)
Gli italo-albanesi possiedono un patrimonio linguistico con parole spesso andate perdute nella stessa Albania, qui ricordate dagli anziani o che si ritrovano solo in testi antichi. Queste parole si incontrano in entrambi i dialetti albanesi.
Avendo gli arbëreshë avuto contatti sporadici anche con altri popoli prima della diaspora, la loro parlata possiede alcuni prestiti che derivano in origine dal latino, talvolta dallo slavo o dal bizantino-greco, o almeno condivide la stessa etimologia delle rispettive parole. Si tratta di poche parole presenti nel lessico abituale.
I turchismi, molto presenti ancora oggi nelle parlate balcaniche, sono pochi o quasi inesistenti nel lessico degli italo-albanesi, e dimostra poi che l'invasione ottomana dei Balcani è il termine "ante quem" per la diaspora albanese (durata tre secoli) ad esempio la mancanza della y.
La gran parte delle parole albanesi con origine greca non sono del tutto adozioni antiche e derivano dall'uso della stessa nella liturgiabizantina, prese dopo la nascita delle colonie albanesi nella mancanza o scomparsa di verbi e di sinonimi.
Alcuni esempi sicuri, o presunti, dal greco - termini tratti dalla parlata albanese della Provincia di Palermo - sono:
haristis (‘’faleminderit’’ in albanese) viene dal greco "εὐχαριστῶ" e ha significato di "grazie" (in numerose comunità "arbëreshe" si dice come in albanese standard o si italianizza in gracje)
parkales (lyp in albanese) viene dal greco "παρακαλώ" e vuol significare "pregare".
horë (katund o fshat in albanese) si presume venga dal greco "χωρα" e vuol significare "città", "città principale". In alcune zone dell'Albania viene ancora usato ed esiste un paese con questo nome: Horë Vranisht (in arbëresh si può dire anche katund).
amáj ("betejë" o "luftë" in albanese) si presume viene dal greco "μάχη" e significa "battaglia" o "guerra".
Confronto linguistico
Da Rruzari i Zonjës Virgjërë e Shën Mërì Mëma e t'in'Zoti, il Santo Rosario in lingua albanese secondo l'uso e la traduzione nelle comunità albanesi di Sicilia raccolte da Papa "Arçipreti" Gjergji Schirò (Piana degli Albanesi, 1983)[22]. Le preghierePadre Nostro e Ave Maria:
Padre nostro, che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non ci indurre in tentazione,
ma liberaci dal male.
Amin.
Ati ynë që je në qiell,
u shenjtëroftë emri yt,
ardhtë mbretëria jote,
u bëftë vullnesa jote, si në qiell, ashtu dhe në tokë.
Bukën tonë të përditshme na e jep sot,
na i fal fajet tona,
si i falim ne fajtorët tanë,
dhe mos na ler të biem në tundim,
por na liro nga i keqi.
Ashtu qoftë.
(Albanese parlato in Sicilia)
Ati i jinë çë je në kjìell,
shejtëruar kloft émbri i jit,
arthët rregjëria e jote,
u bëft vullimi jit, si në kjìell ashtù në dhe.
Bukën t'ënë të përditçmen ëna neve sot,
ndëjéna dëtirët t'ona,
ashtu si na ja ndëjejëm të dëtëruamëvet t'anë,
e mos na le të biem në ngarie,
po lirona nga i ligu.
Ashtu kloft.
Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te,
Tu sei benedetta fra le donne,
e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio,
prega per noi peccatori,
adesso e nell’ ora della nostra morte.
Amin.
Të falemi Mari, hirplote, Zoti me ty,
e bekuar Je mbi të gjitha gratë,
dhe i bekuar fryti i barkut tënd, Jezusi.
Shenjta Mari, Nëna e Tenzot,
lutu për ne mëkatarët,
tash e në fill të vdekjes sonë.
Ashtu qoftë.
(Albanese parlato in Sicilia)
Falem Mërì, e hir plota, in'Zot ë me Tij,
bekuarë Ti je mbi gjithë grat,
e bekuarë pema e gjirit t'ënt, Isuthi.
E Shë'Mërì, Mëma e t'in'Zoti,
parkalés për ne të mëkatruamit,
nanì e te hera e vdekjës t'ënë.
Ashtu kloft.
Accento
L'accento è un altro tratto che accomuna gli albanesi d'Italia. Esso, anche se inserito in aree e regioni diverse d'Italia, è sostanzialmente immutato e suona uguale o simile tra i comuni sparsi, a men che non ci sia stata una recente influenza dal territorio circostante non arbëresh. Di solito l'accento è sulla penultima sillaba, come in Albania e nel resto dei territori albanofoni.
L'accento degli italo-albanesi è simile a quello parlato nel sud d'Albania, oltre il fiume Shkumbini, e nella regione della Ciamuria, l'Epiro del sud, oggi parte dello stato greco, e trova molte similitudini con gli arvaniti presenti in Grecia.
Per i non albanofoni gli arbëreshë tendono a sembrare un po "sardi" quando parlano in arbëresh o in italiano; le parole si pronunciano con un'enfasi che permette loro di distinguerli dagli altri italiani.
Note: di solito si dice mirëmenat (lett. buon mattino), o mirëmëngjes, il mattino presto fino a mezzogiorno, mirëdita (buongiorno) al primo incontro durante il giorno. Nel lasciarsi, ditën e mirë (buona giornata). Dopo il tramonto, mirëmbrëma (buonasera) al primo incontro. Nel lasciarsi per quella sera, si usa natën e mirë (buonanotte), e in risposta e mirë e bëfshë (ti faccia bene) o gjumin e t'ëmbël (dolce sonno).
Alcune parole uguali, a volte, possono avere significati diversi fra l'albanese letterale parlato nei Balcani (shqip) e l'albanese parlato in Italia (arbërisht).
Frasi semplici
Domande basilari
Quando? Kur?
Dove? Ku?
Cosa? Çë? / Çfarë?
Chi? Kush?
Come? Si?
Perché? Përçë? / Pse?
Quale? Çili? / Cili?
Emergenze
Aiuto Ndihmë!
Mi sono perso U humba / U zbora
Chiamate i carabinieri/un medico Thërrisni karabinerët/një jatrua / një mjek
Mi fa male qui Më dhëmb këtu
Giorni e parti del giorno
Lunedì E Hënë / E Hënia
Martedì E Martë / E Martja
Mercoledì E Mërkurë / E Mërkurja
Giovedì E Intje / E Intja
Venerdì E Premte / E Prëmtja
Sabato E Shtunë / E Shtunia
Domenica E Dielë / E Dielja
Mattino Menat / Mëngjes
Pomeriggio Mbasdite
Sera Mbrëmje
Notte Natë
Giorno Ditë
Ieri Dje
L'altro ieri Njëdizë / Paradje
Oggi Sot
Domani Nestër
Dopodomani Kosënestër / Pasënestër
Numeri
Uno Një
Due Dy (letto con la "i" italiana)
Tre Tre / Tri
Quattro Katër
Cinque Pesë
Sei Gjashtë
Sette Shtatë
Otto Tetë
Nove Nëntë
Dieci Dhjetë
Venti Njëzet
Quaranta Dyzetë
Cinquanta Pesëdhjetë
Cento Njëqind / Njëqint
Mille Njëmijë
Trasporti e servizi
Aeroporto Aeroport
Stazione Stacion
Fermata Ndalesë
Corriera / Autobus Postë / Autobuz
Biglietto di sola andata Biletë/Picinë vetëm vajtje
Biglietto di andata e ritorno Biletë/Picinë vajtje-ardhje
Bagno Signore Signori Rritrè/Banj Gra Burra
Automobile Makinë
Motocicletta Motorr
Nave / Barca Anije / Varkë
Bicicletta Biçikletë
Stazione di servizio Stacjon e benxinës / Pikë karburanti
Proverbi e modi di dire da Piana degli Albanesi (PA)
Prendendo in esempio Piana degli Albanesi (PA), come altre colonie, dispone di un nutrito repertorio orale e scritto di proverbi (fjalë t'urta), modi di dire (fjalë të moçme) e filastrocche (vjershë për fëmijë); diversamente, per ovvie ragioni, è più modesta quella delle favole (përralla/pugharet) e dei racconti (rrëfymet) a sfondo mitico e leggendario che hanno una comune matrice balcanica:
Proverbi
Ai çë ndan ka më të miren pjesë: "A chi divide spetta la migliore parte".
Atë çë bën gjen, atë çë mbiell kùar: "Cio che fai ritrovi; ciò che semini mieti".
Djali pa lerë me brekët prerë: "I calzoni sono pronti ed il bambino non ancora nato", avere fretta.
Fjala më e mirë isht ajo çë ngë thuhet: "La parola migliore è quella che si tace." (ossia l'italico classico "un bel tacer non fu mai scritto")
Gjitonia gjiria: "Vicinato parentato", cioè il vicino è come un parente.
Gluha ngë ka eshtra po' thyen eshtrat: "La lingua non ha ossa ma rompe le ossa".
Gurë mbi gurë bënet një murë: "Pietra su pietra si fa un muro", lavorando si ha risultato.
I lan kryet ghajdhurit: "Lavare la testa all'asino", vano tentativo di convincere una persona testarda, come un asino.
I majmë si rriqër maji: "Pingue come una zecca nel mese di maggio".
I mirë si buka: essere "Buono come il pane".
Jetën yn' Zot ngë e bëri te një ditë: "Iddio non creò il mondo in un giorno (solo)".
Keqari të vërtetën ngë e shtrëmbon: "Il balbuziente la verità non la storpia".
Kush ha bën drudhe: "Chi mangia lascia molliche", inevitabile lasciare traccia di ciò che si fa.
Kush punon rron: "Chi lavora vive".
Mbi tri qiqëra: "Su tre ceci", essere in bilico.
Më para e masiëm e pran e flasiëm: "Prima lo misuriamo e poi ci accordiamo".
Moti i mirë duket menatën: "Il tempo bello si vede dal mattino".
Nata isht e ulkut: "La notte appartiene al lupo", per indicare i pericoli e le insidie dell'oscurità.
Ngë bëjën bukë bashkë: "Non fanno pane assieme", ovvero non andare d'accordo.
Viskotet ven ku ngë janë dëmb: "I biscotti vanno dove non sono i denti".
Zëmbrën si një koqe thierr: "Il cuore come un seme di lenticchia", essere emozionati.
Detti
Atyji çë duron një javë i duket shtatë navë (shekuj): "A colui che soffre, una settimana sembrano sette secoli".
Di më shumë një i lën te shpia i tij se një i urtë te shpia e tjetrin: "Sa più un pazzo a casa sua che un saggio a casa degli altri".
Ke pitit (urì)? ...merr kërthin e e dhërtip: "Hai fame? ...prendi l'ombelico e lo mastichi".
Kush mirë u rua mirë u gjënd: "Chi bene si è curato bene si ritroverà", esortazione a prevenire.
Kush pati zjarrin rroi kush pati bukën ngë rroi: "Chi ha avuto il fuoco è sopravvissuto ma non chi ha avuto il pane", modo di dire che sintetizza le priorita'della vita, ovvero: prima un tetto sotto cui ripararsi e quindi un tozzo di pane di cui sfamarsi.
Filastrocche
Bie shi bie zborë mortat' plaka me një dorë: "Piove nevica la vecchia zia (è) con una mano", filastrocca che recitano i bambini.
Niu niu nau, vajzën kush me vrau, me vrau lala bau, lala bau ngë e deshi, cucughamili me dy desh: cantata al bambino che si porta ritmicamente avanti e indietro.
Kliç klaqë babalaqё, ishёm zёnё e bërёm paqё: filastrocca che recitano i bambini dopo un altercare.
Të dhëmb barku? Jic te Mas'Marku, ti jep dy kohponè, hipe lartë e ha dy ve: "Ti duole la pancia? Vai da Mastro Marco, ti da due colpetti, sali su e mangia due uova", filastrocca che si recita ai bambini quando hanno mal di pancia.
Proverbi e modi di dire da Falconara Albanese (CS)
Vediamo, adesso, alcuni modi di dire e proverbi da Falconara Albanese
Kush nëng ka kryetë, ka shaddëtë (Chi non ha testa ha gambe)
Gurë mbë gurë bëghet muri (Pietra su pietra si fa il muro)
Si nuse tigëruse, u të ngas e ti ngorìse (Sposa, sei come una piccola tigre, io ti tocco e tu ti irriti)
Rri ndënj ma thuaj ndreq (Stai seduto ma dì la verità)
Oj Zoti Krisht, bekona më një gjisht (Oh Gesù, benedici noi con un dito)
Vera xë kombëtë (Il vino colpisce i piedi)
Venë përsùtetë te ku nëng janë torqe (Vanno i prosciutti dove non ci sono corde per appenderli)
Të rjepçin si Mik Kavotin (Possano scorticarti come Domenico Cavoti)
Çë bisht i ddig se është ai (Che mascalzone che è lui)
Mirë ket bëç, mirë ket gjëç (Bene farai, bene troverai)
Ecni më urat (Andate con la preghiera)
Pa brumë ngë bëghet bukë (Senza lievito non si fa pane)
Sod je si Ghënëza (Oggi sei come la Luna)
Bari i ddig nëng vdes (L'erba cattiva non muore)
Ish një vashëz ndë një lloxhètë, anangasu vashëz, qep! (C'era una ragazza in una loggia, sbrigati ragazza, cuci!)
Shumë pudda, pak ve (Tante galline, poche uova)
Këtu ndanë ngë bie shi (Qui sotto non piove)
Vera u sos e gjindja ngë vinjënë më (Il vino è finito e la gente non viene più)
Thes i zbraztë ngë rri mbë kombë (Sacco vuoto non sta in piedi)
Fjaddëtë i merr era (Le parole le prende il vento)
Gratë qeshinë shumë e skungjëdhirinë (Le donne ridono tanto e poco concludono)
Ndëç e di gruja, e di katundi (Se lo sa la donna, lo sa il paese)
Më shumë vret goja se mahjèrja (Uccide più la bocca che la spada)
Turres bën turres (I soldi fanno soldi)
Derk e ddëtìr mos i kall mbë shpi (Porco e italiano non farli entrare in casa)
Ik, madd, se arrèn topra (Fuggi, monte, che arriva l'ascia)
Miza nëng mbëson kombët e saj (La mosca non mostra i propri piedi)
Ti jenje e bukur si një llanxheddë vaji (Eri bella come un orciuolo d'olio)
Kush mbolli gjomba, mos t'ver xathur (Chi ha seminato spine, non andasse scalzo)
Ka dhombët si stihjì (Ha i denti come un mostro marino)
U të thom qiqëra e ti rispundirën pozë (Io ti dico ceci e tu rispondi fagioli)
Ddip pak, se t'vjen shumë (Chiedi poco, che ti vien dato tanto)
Sose të më bëç këta cika të ddiga, se ndëmos un ng'e di se ç'bi (Smettila di farmi cattive azioni, altrimenti non so cosa farò)
Më mirë një brùmbull ndëmaj dheut, se rregj ndën dheut (Meglio essere uno scarafaggio sulla terra che un re sotto terra)
Thujme kuj je bir se të thom kush je (Dimmi di che sei figlio e ti dirò chi sei)
Pullari vet siell kashtën e vet e gha (L'asino da solo porta la paglia e da solo la mangia)
Rruju, ndëç do rruajtur ka Inzot (Guardati, e vuoi esser guardato da Dio)
Dardha e gjallë të mbìen dhombëtë (La pera acerba ti intorpidisce i denti)
Rri si miu te ghavëra (Stai come il topo nel buco)
Moti i mirë shighet çë mënatetë (Il tempo buono si vede dal mattino)
Vajta e raçë si një stroçull (Sono caduto come una trottola)
Është i gholl si shkop (È magro come un bastone)
Peri këpùtet ku është më i gholl (Il filo si spezza dove è più sottile)
Llavurin bëne sot, se karveddën e gha mënatë (Il lavoro fallo oggi, che la pagnotta la mangi domani)
Gjithënjërì bën kryqën për të (Ognuno fa la croce per sè)
Ku është fumata është edhe zjarrni (Dove c'è il fumo c'è anche il fuoco)
Shoddë te ku rruan kukuvedda (Disgrazia dove guarda la civetta)
Ke sytë e kryetë e gjonit (Hai gli occhi e la testa di un gufo)
Je si trunx ddakri (Sei come un torsolo di cavolo)
Duke aq i urt e zbire ndë një qerq më ujë (Sembri tanto intelligente e ti perdi in un bicchiere d'acqua)
Ai kërcèn si era (Lui saltella come il vento)
Je e bukur si një ddudde (Sei bella come un fiore)
Kush thotë të rreme ka shaddëtë të shkurtura (Chi dice bugie ha le gambe corte)
Mirri gjithë kunxiddët e tënden mos e ddë (Prenditi tutti i consigli ma il tuo parere non lasciarlo)
Pullarëtë xòghenë e vuçët çàghenë (Gli asini litigano e i barili si rompono)
Atij i ra qimja, ma ngë i ranë vixjët (A quello è caduto il pelo, ma non gli son caduti i vizi)
Fjadda më e mirë është ajo çë nëng thughet (La migliore parola è quella che non si dice)
Sa është i bukur ki katund arbëresh, shumë dedde e pak ddesh (Quanto è bello questo paese arbëresh, tante pecore e poca lana)
Vajta Spixanë sa të gjegja një meshë, ne meshë gjegja e ne racjuna thashë, prapa një kulloneje ish një vashëz, m'u dukej ddëtire ma ish arbëreshe, më bëri magarìnë sa e bukur ish (Sono andato a Spezzano a sentire una messa, né messa ho sentito e né preghiere ho detto, dietro una colonna c'era una ragazza, mi sembrava italiana ma era arbëreshe, mi ha fatto un incantesimo per quanto era bella)
Oj Ndermà, çë na kumbarirte te Kastìeddi, ndighòna çë bijmë një qishë, rruj sot bijtë nga Fallkunarë se më sytë t'pjota më ddota të rrùanjënë (O Madre, che ci sei apparsa al Castello, aiutaci a fare una chiesa, assisti oggi i figli tuoi di Falconara, che con gli occhi pieni di lacrime ti guardano)
Elementi del discorso
Secondo la loro funzione, le parole si possono dividere in dieci categorie o parti del discorso, alcune variabili ed altre invariabili.
Elementi variabili
Elementi invariabili
sostantivo
aggettivo
numerale
pronome
verbo
avverbio
preposizione
congiunzione
particella
interiezione
shpi (casa)
ulli (olivo)
ujë (acqua)
vaj (olio)
i bardhë (bianco)
i gjatë (lungo)
kuntjend (contento)
një (uno)
dy (due)
tri (tre)
katër (quattro)
u (io)
ti (tu)
tona (nostre)
jote (tua)
pi (bere)
jam (essere)
bjenj (comprare)
mirë (bene)
lig (male)
shpejt / llestu (presto)
mbë (su)
prapa (dietro)
afër (vicino)
ndën (sotto)
sipër (sopra)
e (e)
çë / se (che)
o (o)
prandaj (perciò)
tue (del gerundio)
të (del congiuntivo)
ëh / ëgh (sì)
rroftë (viva)
forca! (forza!)
Pronomi personali
io
tu
egli
ella
esso
noi
voi
essi
esse
u
ti
ai
ajo
ata
na
ju
ata
ato
atij
asaj
atij
atyre
atyre
mua, më
tij, të
atij, i
asaj, i
atij,i
neve
juve, ju
atyre, i
atyre, i
mua, më
tij, të
atë, e
atë, e
atë, e
ne, na
ju
ata, i
ato, i
meje
teje
atij
asaj
atij
nesh
jush
atyre
atyre
NB:
Essi (neutro) si declina come esse.
Articoli prepositivi
Gli articoli prepositivi vengono preposti agli aggettivi articolati e declinati in concordanza di numero genere e caso con il sostantivo che li precede mentre l'aggettivo rimane invariato. L'articolo prepositivo të viene preposto ai sostantivi facenti parte della seconda declinazione dei nomi neutri e rimane tale indipendentemente dai casi, dal numero e dalla forma (Es: të folur = discorso).
Forma indeterminata
maschile sing
femminile sing
neutro sing
maschile pl
femminile pl
neutro pl
i
e
të
të
të
të
të
të
të
të
të
të
të
të
të
të
të
të
të
të
të
të
të
të
të
të
të
të
të
të
Forma determinata
maschile sing
femminile sing
neutro sing
maschile pl
femminile pl
neutro pl
i
e
e
e
e
e
të
së
të
të
të
të
të
së
të
të
të
të
e
e
e
e
e
e
të
së
të
të
të
të
Esempio:
Burri i bukur
L’uomo bello
(i - e - të - së) Burrit të bukur
Dell’uomo bello
Burrit të bukur
All’uomo bello
Burrin e bukur
L’uomo bello
(prej) Burrit të bukur
Dall’uomo bello
NB: Burr-i è della prima declinazione maschile.
NB: L'aggettivo è i bukur.
Da ricordarsi che il caso ablativo (5ª riga) non ha nessun valore se non viene preposto da una preposizione che ne presupponga l'utilizzo, ad esempio: prej (da), larg (lontano), afër (vicino).
Da ricordare che il caso genitivo (2ª riga) va sempre preceduto dall'articolo prepositivo che si declina in concordanza a genere, numero, caso e forma al sostantivo che precede il genitivo.
Aggettivi possessivi
Gli aggettivi possessivi richiedono sempre un sostantivo con il quale concordano in genere, numero e caso.
Quando non sono accompagnati dal nome e si trovano in forma determinata assumono la funzione di pronomi.
Aggettivi possessivi arbëreshë nella loro completa declinazione (voci al singolare)
mio
mia
mio (neu)
tuo
tua
tuo (neu)
suo (poss.masc)
sua (poss.masc)
suo (poss.masc) (neu)
suo (poss.fem)
sua (poss.fem)
suo (poss.fem) (neu)
nostro
nostra
nostro (neu)
vostro
vostra
vostro (neu)
loro (ma)
loro (fe)
loro (neu)
im
ime
tim
jot
jote
tat
i tij
e tij
e tij
i saj
e saj
e saj
jonë
jone
tanë
jij
juaj
taj
i tyre
e tyre
e tyre
tim
time
tim
tënd
sate
tat
të tij
të tij
të tij
të saj
të saj
të saj
tënë
tënë
tanë
tëj
tëj
taj
të tyre
të tyre
të tyre
tim
time
tim
tënd
sate
tat
të tij
të tij
të tij
të saj
të saj
të saj
tënë
tënë
tanë
tëj
tëj
taj
të tyre
të tyre
të tyre
tim
time
tim
tënd
tënde
tat
e tij
e tij
e tij
e saj
e saj
e saj
tënë
tënë
tanë
tëj
tëj
taj
e tyre
e tyre
e tyre
tim
time
tim
tënd
sate
tat
të tij
të tij
të tij
të saj
të saj
të saj
tënë
tënë
tanë
tëj
tëj
taj
të tyre
të tyre
të tyre
Aggettivi possessivi arbëreshë nella loro completa declinazione (voci al plurale)
miei
mie
miei (neu)
tuoi
tue
tuoi (neu)
suoi (poss.masc)
sue (poss.masc)
suoi (poss.masc) (neu)
suoi (poss.fem)
sue (poss.fem)
suoi (poss.fem) (neu)
nostri
nostre
nostri (neu)
vostri
vostre
vostri (neu)
loro (ma)
loro (fe)
loro (neu)
tim
time
time
tat
tote
tote
e tij
e tija
e tija
e saj
e saja
e saja
tanë
tona
tona
taj
tuaja
tuaja
e tyre
e tyre
e tyre
tim
time
time
tat
tote
tote
të tij
të tija
të tija
të saj
të saja
të saja
tanë
tona
tona
taj
tuaja
tuaja
të tyre
të tyre
të tyre
tim
time
time
tat
tote
tote
të tij
të tija
të tija
të saj
të saja
të saja
tanë
tona
tona
taj
tuaja
tuaja
të tyre
të tyre
të tyre
tim
time
time
tat
tote
tote
e tij
e tija
e tija
e saj
e saja
e saja
tanë
tona
tona
taj
tuaja
tuaja
e tyre
e tyre
e tyre
tim
time
time
tat
tote
tote
të tij
të tija
të tija
të saj
të saja
të saja
tanë
tona
tona
taj
tuaja
tuaja
të tyre
të tyre
të tyre
Sono illustrati nel seguente modo:
Voce in italiano
Nominativo
Genitivo
Dativo
Accusativo
Ablativo
neu = neutro
fe = femminile
ma = maschile
poss.masc = possessore maschile
poss.fem = possessore femminile
Aggettivi indefiniti
Aggettivi indefiniti arbëreshë nella
loro completa declinazione (voci al singolare)
l'altro
l'altra
un altro
un'altra
tjetri
tjetra
njetër
njetër
tjetrit
tjetrës
njetri
njetrje
tjetrit
tjetrës
njetri
njetrje
tjetrin
tjetrën
njetër
njetër
tjetrit
tjetrës
njetri
njetrje
Aggettivi indefiniti arbëreshë nella loro
completa declinazione (voci al singolare )
gli altri
le altre
alcuni altri
alcune altre
tjetrët
tjetrat
tjetrë
tjetra
tjetrëvet
tjetravet
tjetrëve
tjetrave
tjetrëvet
tjetravet
tjetrëve
tjetrave
tjetrët
tjetrat
tjetrë
tjetra
tjetrëvet
tjetravet
tjetrëve
tjetrave
Sono illustrati nel seguente modo:
Voce in italiano
Nominativo
Genitivo
Dativo
Accusativo
Ablativo
Esistono, inoltre :
nga, çdo (ogni, qualsiasi). Sono indeclinabili. Çdo si trova solo nella letteratura arbëreshe. (Es: naga jave = ogni settimana)
ndo, ndonjë qualche. Ndo è indeclinabile. Ndonjë si declina come l'articolo indeterminativo një e quindi resta invariato nel genere e nel numero ma assume la desinenza -i nei casi obliqui (gen., dat., abl.) diventando ndonjëi . (Es: ndo ditë = qualche giorno)
Declinazione di mosnjeri (nessuno)
Declinazione
mosnjeri
mosnjeriu
mosnjeriu
mosnjeri
mosnjeriu
Secondo questo schema si declinano anche: nganjeri (ognuno) e çdonjeri (qualcuno).
NB: L'accento cade sempre sulla i finale, non si scrive in quanto la lingua arbëreshe, così come l'albanese, non prevede l'uso dell'accento grafico.
Sistema verbale nelle parlate della Provincia di Cosenza
Nella parlata arbëreshe, così come avviene nell'albanese letterale, il verbo viene indicato con la prima persona singolare del presente indicativo e non con l'infinito presente come avviene in italiano. Analogamente a quanto avviene nell'albanese letterale, il verbo arbëresh possiede un paradigma e i temi sono 3: presente, passato remoto e participio (esiste solo il participio passato e quello presente si rende con una perifrasi). Nel sistema verbale arbëresh si perde il modo ammirativo ma si mantiene l'ottativo con le stesse desinenze in uso nella lingua albanese. È inoltre uguale nei due idiomi la formazione dell'infinito.
Paradigmi di alcuni verbi arbëreshë
Tema del presente
Tema dell'imperfetto
Tema del passato remoto
Tema del participio
kujtonj (ricordo)
kujtonja (ricordavo)
kujtova (ricordai)
kujtuar (ricordare)
fjas (parlo)
fjisnja / fjitnja (parlavo)
fola / fjava (parlai)
folur / fjarë (parlato)
bie (cado)
binja (cadevo)
rashë (caddi)
ratur (caduto)
Paradigmi di alcuni verbi albanesi:
Tema del presente
Tema dell'imperfetto
Tema del passato remoto
Tema del participio
kujtoj (ricordo)
kujtoja (ricordavo)
kujtova (ricordai)
kujtuar (ricordato)
flas (parlo)
flisja (parlavo)
fola (parlai)
folur (parlato)
bie (cado)
bija (cadevo)
rashë (caddi)
rënë (caduto)
(Da notare che per marcare alcune differenze sono stati riportati in albanese standard i verbi analoghi a quelli arbëreshë)
Esistono inoltre 4 differenti coniugazioni
Coniugazioni
Parlata Arbëreshe
Lingua Albanese
1ª
-nj (Es: shkruanj)
-j (Es: shkruaj)
2ª
-ënj (Es: partirënj)
Non Esiste
3ª
-consonante (Es: fjas)
-consonante (Es: flas)
4ª
-vocale (Es: pi)
-vocale (Es: pi)
In alcune parlate delle provincie di Catanzaro e Crotone, come ad esempio Marcedusa (CZ) e Pallagorio (KR), la desinenza della prima coniugazione muta da -nj in -nja (Es: shkruanj = shkruanja) .
Coniugazione del presente indicativo attivo:
Persone (Arbëresh)
Persone (Albanese)
1ª coniug. (Arbëresh)
1ª coniug. (Albanese)
2ª coniug. (Arbëresh)
3ª coniug. (Albanese)
4ª coniug. (Arbëresh)
4ª coniug. (Albanese)
u
unë
shkrua-nj
shkrua-j
qesh-ënj
qesh
pi
pi
ti
ti
shkrua-n
shkrua-n
qesh-ën
qesh
pi
pi
ai / ajo
ai / ajo
shkrua-n
shkrua-n
qesh-ën
qesh
pi
pi
na
ne
shkrua-mi
shkrua-jmë
qesh-mi
qesh-im
pi-mi
pi-më
ju
ju
shkrua-ni
shkrua-ni
qesh-ni
qesh-ni
pi-ni
pi-ni
ata / ato
ata / ato
shkrua-njën
shkrua-jnë
qesh-njën
qesh-in
pi-njën
pi-në
Coniugazione del presente indicativo passivo:
Persone (Arbëresh)
Persone (Albanese)
1ª coniug. (Arbëresh)
1ª coniug. (Albanese)
2ª coniug. (Arbëresh)
3ª coniug. (Albanese)
4ª coniug. (Arbëresh)
4ª coniug. (Albanese)
u
unë
marto-hem
marto-hem
qas-em
qas-em
vë-hem
vë-hem
ti
ti
marto-he
marto-hesh
qas-e
qas-esh
vë-he
vë-hesh
ai / ajo
ai / ajo
marto-het
marto-het
qas-et
qas-et
vë-het
vë-het
na
ne
marto-hemi
marto-hemi
qas-emi
qas-emi
vë-hemi
vë-hemi
ju
ju
marto-heni
marto-heni
qas-eni
qas-eni
vë-heni
vë-heni
ata / ato
ata / ato
marto-hen
marto-hen
qas-en
qas-en
vë-hen
vë-hen
Nella provincia di Cosenza, molti paesi tra i quali Falconara Albanese, San Cosmo Albanese e San Demetrio Corone, pronunciano la h come gh velare; quindi diranno martoghem.
Da notare che in alcune comunità italo-albanesi, come ad esempio Caraffa di Catanzaro, nelle quali è d'uso la forma passiva riflessiva in -hem / -em come in albanese aggiungendo alla seconda persona singolare la desinenza -j e non -sh come in albanese (Es: qasesh = qasej) ed in alcune zone alla seconda e alla terza persona del presente indicativo della terza coniugazione aggiungono la -n ( pi > pin ).
Per far comprendere meglio quanto detto in precedenza:
2ª coniug. Presente
passivo-riflessivo (Arbëresh)
qas-em
qas-ej (non qase-sh)
qas-et
qas-emi
qas-eni
qas-en
Nelle parlate arbëreshë che adottano queste desinenze, esse valgono anche per la prima e la terza coniugazione aggiungendo la -h- tra la radice le desinenze (Es: Marto-hem).
Coniugazione dei verbi al presente indicativo nella parlata albanese della Prov. di Cosenza
Prima coniugazione
(terminazioni in –nj)
Seconda coniugazione
(terminazioni in –ënj)
Terza coniugazione
(terminazioni in consonante)
NB: generalmente verbi irregolari
Quarta coniugazione
(terminazioni in vocale)
shkruanj (scrivo)
sosënj (finisco)
marr (prendo)
pi (bevo)
shkrua-nj
sos-ënj
marr
pi
shkrua-n
sos-ën
merr
pi
shkrua-n
sos-ën
merr
pi
shkrua-mi
sos-mi
marr-mi
pi-mi
shkrua-ni
sos-ni
mirr-ni
pi-ni
shkrua-njën
sos-njën
marr-en
pi-njën (pi-në)*
*da notare:
pi-njën si usa di nella parlata di Spezzano Albanese.
pi-në si usa nella parlata di Santa Sofia d'Epiro o San Cosmo Albanese.
Coniugazioni di verbi irregolari
vete (vado)
bie (cado)
jap (do)
vinj (vengo)
dua (voglio)
fjas (parlo)
thom (dico)
vete
bie
jap
vinj
dua
fjas
thom
vete
bie
jep
vjen
do
fjet
thua
vete
bie
jep
vjen
do
fjet
thotë
vemi
bimi
japmi
vimi
duami
fjasmi
thomi
veni
bini
jipni
vini
doni
fjini / fjitni
thoni
venjën / venë
binjën / binë
japen
vinjën / vinë
duanjën / duanë
fjasen / fjasnjën
thonjën / thonë
Coniugazione di verbi dotti dall’italiano (assimilabili alla prima e alla seconda coniugazione)
partirënj (parto) (tema atono)
arrëvonj (arrivo) (tema tonico)
partir-ënj
arrëvo-nj
partir-ën
arrëvo-n
partir-ën
arrëvo-n
partir-mi
arrëvo-mi
partir-ni
arrëvo-ni
partir-njën
arrëvo-njën
Formazione del gerundio nella parlata albanese della Prov. di Cosenza
Arbëresh
Albanese
tue + participio
duke + participio
tue ngarë (camminando)
duke lexuar (leggendo)
tue bërë / tue bënur (facendo)
duke punuar (lavorando)
Nella parlata arbëreshe non esiste il verbo modale duhet (necessita, si deve) accompagnato dal congiuntivo per indicare dovere o necessità come in albanese, ma si usa il verbo kam (avere) accompagnato dal congiuntivo presente. Tuttavia, a volte, le voci di kam assorbono il “ të “ del congiuntivo creando un elemento invariabile per tutte le persone che può essere kat o ket .
Nello stesso identico modo si forma in arbëresh il futuro, che in albanese è reso con do + congiuntivo.
Forme
Arbëresh
Albanese
Forma estesa
u kam të shurbenj
unë duhet të punoj
Forma contratta
u kat / kët shurbenj
non esiste
U kam të shërbenj = io lavorerò / io devo lavorare.
Unë do të punoj = io lavorerò.
Aoristo dei verbi nella parlata albanese della Prov. di Cosenza
Seconda e terza coniugazione
Verbi che non prendono suffisso e aggiungono le desinenze del passato remoto direttamente alla radice.
Verbi che non prendono suffisso ma mutano la vocale e/o consonante finale del tema: -as, -es in -it
Verbi che non prendono suffisso ma mutano la consonante finale del tema: -s a -v, solo nella prima e seconda persona singolari.
Verbi che mutano il gruppo -je o -ie del tema in -o
Verbi che oltre a mutare il gruppo -je o -ie del tema in -o, subiscono la palatalizzazione della consonante finale
Verbi che nelle persone singolari aggiungono alla radice del verbo il suffisso -r e che modificano la vocale tematica in -u
Verbi che prendono il suffisso -jt-
Il verbo pi (bevo) prende nelle prime due persone singolari il suffisso -v-
vë (metto)
di (so)
pi (bevo)
v-ur-a
di-jt-a
pi-va
v-ur-e
di-jt-e
pi-ve
v-ur-i
di-jt-i
pi-u
v-u-më
di-jt-im
pi-më
v-u-të
di-jt-it
pi-të
v-u-në
di-jt-in
pi-në
Irregolari della terza coniugazione
vete (vado)
ha (mangio)
bie (cado)
dua (voglio)
lë (lascio)
va-jt-a
hëngr-a
r-e
dish-a
l-e
va-jt-e
hëngr-e
r-e
dish-e
l-e
va-te
hëngr-i
r-a
dish
l-a
va-më
hëngr-tim
r-a-më
dish-tim
l-a-më
va-të
hëngr-tit
r-a-të
dish-tit
l-a-të
va-në
hëngr-tin
r-a-në
dish-tin
l-a-në
Sistema verbale della parlata di Falconara Albanese (CS)
La comunità di Falconara Albanese, per via della sua posizione isolata rispetto agli altri comuni albanofoni della Provincia di Cosenza, ha mantenuto un sistema verbale con numerosi tratti arcaici, andati perduti nelle parlate di tutte le altre comunità. Un'altra importante conseguenza dell'isolamento di Falconara sta nell'acquisizione di fonemi e vocaboli tipicamente calabresi, non presenti nelle altre varietà linguistiche della provincia.
La varietà di Falconara sostituisce sistematicamente la l (da pronunciarsi come gl di aglio) con il fonema calabrese dd (ad esempio: beddu, chiddu), ragion per cui parole come "i vogël" (piccolo) ed "kal" (cavallo) diventano "i vogëdd" ed "kadd".
Mantenendo la stessa suddivisione in quattro coniugazioni, già adoperata per descrivere gli altri sistemi verbali, si riportano le tabelle di coniugazione dei verbi della parlata falconarese.
Verbi regolari
Prima coniugazione (verbi in -nj)
Seconda coniugazione (verbi in -i)
Terza coniugazione (verbi in consonante)
Quarta coniugazione (verbi in vocale)
Esempio: shkonj (passare)
Esempio: foddi (parlare)
Esempio: siell (portare)
Esempio: pi (bere)
Presente
Presente
Presente
Presente
shko-nj (io passo)
fodd-i (io parlo)
siell (io porto)
pi (io bevo)
shko-n
fodd-ën
siell
pi
shko-n
fodd-ën
siell
pi
shko-jmë
fodd-imë
siell-më
pi-më
shko-ni
fodd-ni
sill-ni
pi-ni
shko-njënë (oppure -jnë)
fodd-inë
siell-në
pi-në
Imperfetto
Imperfetto
Imperfetto
Imperfetto
shko-nja (io passavo)
fodd-nja (io parlavo)
sill-nja (io portavo)
pi-nja (io bevevo)
shko-nje
fodd-nje
sill-nje
pi-nje
shko-n
fodd-ën
sill
pi-j
shko-jim
fodd-im
sill-im
pi-jim
shko-jit
fodd-it
sill-it
pi-jit
shko-jin
fodd-in
sill-in
pi-jin
Aoristo
Aoristo
Aoristo
Aoristo
shk-o-va (io passai)
fodd-a (io parlai)
soll-a (io portai)
pi-jt-a (io bevvi)
shk-o-ve
fodd-e
soll-e
pi-jt-e
shk-o-i
fodd-i
soll-i
pi-jt-i
shk-ue-m
fodd-tim
suell-tim
pi-jt-im
shk-ue-t
fodd-të
suell-të
pi-jt-ë
shk-ue-n
fodd-tin
suell-tin
pi-jt-in
Participio
Participio
Participio
Participio
shkuerë
foddurë
sjellë
pijturë
È importante notare come i verbi possano subire alternanze vocaliche nel corso della coniugazione, si nota che sistematicamente, se un verbo all'aoristo presenta "o" come vocale subito precedente alla desinenza, essa muterà in "ue" dalla terza persona singolare alla terza plurale. Vediamo alcuni esempi.
Presente
Prima pers. sing. (aoristo)
Terza pers. sing. (aoristo)
marr (prendo)
mora (presi / ho preso)
muer / mori
prier (giro)
prora (girai / ho girato)
pruer / prori
nxier (tolgo)
nxora (tolsi / ho tolto)
nxuer / nxori
Verbi irregolari
jam (essere)
kam (avere)
vinj (venire)
vete (andare)
dua (volere)
thom (dire)
bie (cadere)
gha (mangiare)
marr (prendere)
ngas (camminare)
bi
(fare)
daj (uscire)
vier (appendere)
Presente
Presente
Presente
Presente
Presente
Presente
Presente
Presente
Presente
Presente
Presente
Presente
Presente
jam
kam
vinj
vete
dua
thom
bie
gha
marr
ngas
bi
daj
vier
je
ke
vjen
vete
do
thua
bie
gha
merr
nget
bën
dedd
vier
është
ka
vjen
vete
do
thotë
bie
gha
merr
nget
bën
dedd
vier
jemi
kemi
vijmë
vemi
duamë
thomi
biemë
ghamë
marrmë
ngasmë
bijmë
dajmë
viermë
jini
kini
vini
veni
doni
thoni
bini
ghani
mirrni
ngitni
bëni
diddni
virrni
janë
kanë
vinjënë / vijnë
venë
duanë
thonë
bienë
ghanë
marrnë
ngasnë
bënjënë / bëjnë
dajnë
viernë
Imperfetto
Imperfetto
Imperfetto
Imperfetto
Imperfetto
Imperfetto
Imperfetto
Imperfetto
Imperfetto
Imperfetto
Imperfetto
Imperfetto
Imperfetto
jesh / jenja
kesh / kenja
vinja
venja
desh / denja
thonja
binja
ghanja
mirrnja
ngisnja
bënja
diddnja
virrnja
jenje
kenje
vinje
venje
denje
thonje
binje
ghanje
mirrnje
ngisnje
bënje
diddnje
virrnje
ish
kish
vij
vej
duj
thoj
bij
ghaj
mirr
ngit
bëj
didd
virr
jeshëm
keshëm
vijim
vejim
deshëm
thoshëm
bijim
ghajim
mirrim
ngisim
bëjim
diddim
virrim
jeshët
keshët
vijit
vejit
deshët
thoshët
bijit
ghajit
mirrit
ngisit
bëjit
diddit
virrit
in
kin
vijin
vejin
dujin
thojin
bijin
ghajin
mirrin
ngisin
bëjin
diddin
virrin
Aoristo
Aoristo
Aoristo
Aoristo
Aoristo
Aoristo
Aoristo
Aoristo
Aoristo
Aoristo
Aoristo
Aoristo
Aoristo
qeva
pata
erdha
vajta
disha
thaçë
raçë
ghëngra
mora
ngava
bëra
dolla
vora
qeve
pate
erdhe
vajte
dishe
the
re
ghëngre
more
ngave
bëre
dolle
vore
qe
pati
erdhi
vate
dish
tha
ra
ghëngri
mori
ngau
bëri
dolli
vori
qemë
patim
erdhtim
vamë
dishtim
thamë
ramë
ghëngtim
muertim
ngamë
bëmë
duelltim
vuermë
qetë
patë
erdhtë
vatë
dishtë
thatë
ratë
ghëngtë
muertë
ngatë
bëtë
duelltë
vuertë
qenë
patin
erdhtin
vanë
dishtin
thanë
ranë
ghëngtin
muertin
nganë
bënë
duelltin
vuernë
Participio
Participio
Participio
Participio
Participio
Participio
Participio
Participio
Participio
Participio
Participio
Participio
Participio
qënë
pasurë
ardhurë
vaturë
dashurë
thënë
raturë
ngrënë
marrë
ngarë
bënurë
dajë
vjerrë
Sostantivi
Nella parlata arbëreshe, così come avviene in albanese, i sostantivi sono suddivisi in 3 generi: maschile, femminile e neutro. Esistono 2 forme: indeterminata e determinata che si rende con alcuni suffissi.
mal = una montagna mal-i = la montagna
Esistonole declinazioni ed ognuna possiede 5 casi in seguito elencati.
Nell'uso del genitivo si raccomanda di preporre l'articolo prepositivo ( i, e, të, së ) secondo le regole dell'albanese.
Il plurale dei sostantivi
Si forma aggiungendo alcune desinenze a seconda del sostantivo.
Aggiunta della desinenza -ë
Singolare
Plurale
Gur (pietra)
Gur-ë
Arbëresh (albanese d’Italia)
Arbëresh-ë
Dhëmb (dente)
Dhëmb-ë
Aggiunta della desinenza -a
Singolare
Plurale
Dardhë (pera)
Dardh-a
Burrë (uomo)
Burr-a
Gjemb (spina)
Gjemb-a
Aggiunta della desinenza -e
Singolare
Plurale
Det (mare)
Det-e
Vend (luogo)
Vend-e
Gëzim (contentezza)
Gëzim-e
Aggiunta della desinenza -ra
Singolare
Plurale
Ujë (acqua)
Ujë-ra
Vaj (olio)
Vaj-ra
Shi (pioggia)
Shi-ra
Aggiunta della desinenza -nj
Singolare
Plurale
Kalli (spiga)
Kalli-nj
Ftua (melacotogna)
Fto-nj
Mulli (mulino)
Mulli-nj
Plurali invariati (nomi femminili)
Singolare
Plurale
Shpi (casa)
Shpi
Lule (fiore)
Lule
Dele (pecora)
Dele
Plurali irregolari (nomi maschili)
Singolare
Plurale
Ka (bue)
Qe
Njeri (persona)
Njerëz
Vit (anno)
Vjet
Plurali irregolari (nomi femminili)
Singolare
Plurale
Dorë (mano)
Duar
Derë (porta)
Dyer
Natë (notte)
Net
Nomi esclusivamente plurali
të korra (mietitura)
të fala (saluto)
të vjela (vendemmia)
Plurali tramite modificazione di suono della radice della parola.
Modificazione del suono
Singolare
Plurale
Metafonia vocalica
dash (ariete)
kunat (cognato)
desh
kunetë
Palatalizzazione della consonante finale
fik (fico)
kungull (zucca)
fiq
kunguj
Metafonia vocalica + Palatalizzazione della consonante finale
mashkull (maschio)
pjak (vecchio)
meshkuj
pjeq
Palatalizzazione della consonante finale + aggiunta della -e
dushk (frasca)
disk (disco)
dushqe
disqe
Va ricordato che i nomi neutri al plurale diventano femminili.
Declinazioni dei sostantivi maschili
Nella parlata arbëreshe, così come avviene in albanese, i sostantivi maschili sono suddivisi in 4 gruppi in base alla declinazione che seguono.
1º gruppo: Sostantivi che, al nominativo della forma singolare indeterminata, presentano qualunque uscita, fuorché -h -k -g o vocale tonica (con eccezioni).
2º gruppo: Sostantivi che presentano uscita in vocale tonica al nominativo della forma singolare indeterminata o uscite -h -k -g ed acquistano al nominativo della forma singolare determinata la desinenza -u .
3º gruppo: Sostantivi che presentano uscita in vocale tonica al nominativo della forma singolare indeterminata e prendono al nominativo della forma singolare determinata l'uscita in -ri .
4º gruppo: Sostantivi che presentano uscita in consonante al nominativo della forma plurale indeterminata.
Nella parlata arbëreshe, così come avviene in albanese, i sostantivi femminili sono suddivisi in 4 gruppi in base alla declinazione che seguono.
1º gruppo: Sostantivi che, al nominativo della forma singolare indeterminata, presentano l'uscita in -ë o consonante ed acquistano al nominativo forma singolare determinata la desinenza -a .
2º gruppo: Sostantivi che presentano uscita in -e al nominativo della forma singolare indeterminata o ed acquistano al nominativo della forma singolare determinata la desinenza -ja .
3º gruppo: Sostantivi che presentano uscita in vocale al nominativo della forma singolare indeterminata e prendono al nominativo della forma singolare determinata l'uscita in -ja .
4º gruppo: Sostantivi che presentano uscita in -i tonica al nominativo della forma singolare indeterminata e prendono al nominativo della forma singolare determinata l'uscita in -a .
Declinazione del 1º gruppo:
Casi
Singolare indeterminato
Singolare determinato
nominativo
(një) vajzë
vajz-a
genitivo
(njëi) vajz-je
vajz-ës
dativo
(njëi) vajz-je
vajz-ës
accusativo
(një) vajzë
vajz-ën
ablativo
(njëi) vajz-je
vajz-ës
Casi
Singolare indeterminato
Singolare determinato
nominativo
(ca) vajza
vajza-t
genitivo
(ca) vajza-ve
vajza-vet
dativo
(ca) vajza-ve
vajza-vet
accusativo
(ca) vajza
vajza-t
ablativo
(ca) vajza-sh
vajza-vet
Declinazione del 2º gruppo:
Casi
Singolare indeterminato
Singolare determinato
nominativo
(një) lule
lul-ja
genitivo
(njëi) lule-je
lule-s
dativo
(njëi) lule-je
lule-s
accusativo
(një) lule
lule-n
ablativo
(njëi) lule-je
lule-s
Casi
Plurale indeterminato
Plurale indeterminato
nominativo
(ca) lule
lule-t
genitivo
(ca) lule-ve
lule-vet
dativo
(ca) lule-ve
lule-vet
accusativo
(ca) lule
lule-t
ablativo
(ca) lule-sh
lule-vet
Declinazione del 3º gruppo:
Casi
Singolare indeterminato
Singolare determinato
nominativo
(një) fe
fe-ja
genitivo
(njëi) fe-je
fe-së
dativo
(njëi) fe-je
fe-së
accusativo
(një) fe
fe-në
ablativo
(njëi) fe-je
fe-së
Casi
Plurale indeterminato
Plurale determinato
nominativo
(ca) fe
fe-të
genitivo
(ca) fe-ve
fe-vet
dativo
(ca) fe-ve
fe-vet
accusativo
(ca) fe
fe-të
ablativo
(ca) fe-sh
fe-vet
Declinazione del 4º gruppo:
Casi
Singolare indeterminato
Singolare determinato
nominativo
(një) shpi
shpi-a
genitivo
(njëi) shpi-je
shpi-së
dativo
(njëi) shpi-je
shpi-së
accusativo
(një) shpi
shpi-në
ablativo
(njëi) shpi-je
shpi-së
Casi
Plurale indeterminato
Plurale determinato
nominativo
(ca) shpi
shpi-të
genitivo
(ca) shpi-ve
shpi-vet
dativo
(ca) shpi-ve
shpi-vet
accusativo
(ca) shpi
shpi-të
ablativo
(ca) shpi-sh
shpi-vet
( vajzë = ragazza / lule = fiore / fe = fede / shpi = casa )
Declinazione dei sostantivi neutri
Nella parlata arbëreshe, così come avviene in albanese, i sostantivi neutri sono suddivisi in 3 gruppi in base alla declinazione che seguono.
1º gruppo: Sostantivi che, al nominativo della forma singolare indeterminata, presentano l'uscita in -ë
2º gruppo: Sostantivi che presentano uscita varia ma l'articolo prepositivo të
3º gruppo: Sostantivi che presentano uscita in consonante al nominativo della forma singolare indeterminata
«In attuazione dell'articolo 6 della Costituzione e in armonia con i princípi generali stabiliti dagli organismi europei e internazionali, la Repubblica Italiana tutela la lingua e la cultura delle popolazioni albanesi […]»
(L'art. 2 della Legge italiana 482/1999)
La lingua arbëreshe è riconosciuta dallo Stato italiano in base alla legge-quadro n.482 del 15.12.1999, che porta la firma, tra gli altri, dell'on. Felice Besostri e dell'on. Mario Brunetti, quest'ultimo di origine arbëreshë. Ma non esiste ancora una struttura ufficiale politica, culturale e amministrativa che rappresenti la comunità arbëreshë. È da rilevare il ruolo di coordinamento istituzionale svolto in questi anni dalle province del Meridione con presenza italo-albanese, in primis quello della provincia di Cosenza e della provincia di Palermo, che hanno creato un apposito assessorato alle minoranze linguistiche.
Ufficialmente esiste l'insegnamento della lingua arbëreshe per le scuole dell'obbligo. Tra le principali norme emanate dalla legge con la legge-quadro del 1999, c'è l'introduzione della lingua minoritaria albanese come materia di studio nelle scuole e per lo svolgimento delle attività educative. Esistono cattedre di lingua e letteratura albanese presso il liceo-ginnasio di San Demetrio Corone e il magistrale psicopedagogico Giorgio Guzzetta di Piana degli Albanesi.
Con il traguardo raggiunto del riconoscimento ufficiale della lingua albanese tra quelle di minoranza d'Italia da tutelare, il prof. Altimari ha affermato nel 2000:
«Guardare alle nostre comunità non tanto come presunte ultime depositarie di una lingua e di una cultura del passato, in via di sparizione, ma a occasioni reali di crescita e di sviluppo per vivere pienamente la modernità dell’Europa multiculturale e multilingue oggi.»
Altimari, in presenza del docente della Cattedra di Palermo, ha inoltre aggiunto nel 2007:
«L’uso nel provvedimento normativo dell’espressione “lingua di minoranza” non può autorizzare un’interpretazione “restrittiva” di essa da intendere come lingua locale o “localistica”, circoscrivendo la lingua su cui operare al solo codice orale sopravvissuto nei secoli di “resistenza” all’ombra dei rispettivi campanili. […] Le differenze linguistiche anche marcate, che pure si registrano all’interno dell’arbëresh tra le sue varianti locali, da una parte, e tra loro e l’albanese standard, dall’altra, non appaiono di per sé determinanti, né sufficienti per spingere a ipotizzare la trasformazione della variante dialettale arbëreshe ad Ausbausprache. […] In tale contesto l’arbëresh parlato […] ha bisogno come lingua scritta della “lingua-tetto” dell’albanese comune […] una sorta di albanese standard allargato, comprendente alcune specificità comuni del sistema morfosintattico e lessicale dell’albanese più arcaico, oggi rintracciabili sia in area tosca (dialetti arbëreshë e dialetti ciami e labi), sia in area ghega. […] L’ipotesi di trasformazione dell’arbëresh a Ausbauprache, distaccato dal macrosistema dell’albanese, è linguisticamente insostenibile e politicamente irrealizzabile. […] In ogni caso, la distanza esistente tra l’abanese d’Italia e l’albanese standard, entrambi a base tosca, non risulta essere affatto strutturale, non coinvolgendo sostanzialmente né la fonetica né la grammatica di base, ma il solo lessico.»
Alcuni “sportelli linguistici” provinciali sono stati attivati in Calabria a Catanzaro e Cosenza in collaborazione con la Sezione di Albanologia del Dipartimento di Linguistica dell'Università della Calabria, presso la quale sono attualmente attivati gli insegnamenti di Lingua e letteratura albanese (dal 1973), Dialetti albanesi dell'Italia meridionale (dal 1980) e Filologia albanese (dal 1993).
Vi sono inoltre varie associazioni che cercano di proteggere e valorizzare questa cultura, in particolare nelle province di Cosenza, Palermo, Crotone, Potenza e Campobasso. Gli statuti regionali di Molise, Basilicata, Calabria e Sicilia fanno riferimento alla lingua e alla tradizione arbëreshë, ma gli Albanesi d'Italia continuano ad avvertire la propria sopravvivenza culturale minacciata.
La lingua arbëreshë è usata in radio private (Es. Radio Hora, Radio Shpresa, Radio Skanderbeg, Radio Arbëreshe International) e in diverse riviste e giornali locali (Es. Arbëria Catanzaro, Basilicata Arbëreshë, Besa, Biblos, Jeta Arbëreshe, Kamastra, Katundi Ynë, Kumbora, Lidhja, Mondo Albanese, Rilindja Jug, Uri, Zëri i Arbëreshëvet, Zgjimi, Zjarri).
In generale, l'istituzione ecclesiastica, in toto la Chiesa cattolica italo-albanese, è stata da sempre con le sue figure di religiosi e religiose in prima linea naturale nella tutela della lingua e cultura albanese, tramandandola nei secoli ai suoi fedeli.
Negli ultimi anni sempre più lo Stato albanese si sta mobilitando per la difesa della lingua arbëreshe[24].
Nomi propri di persona
Oggi ogni persona italo-albanese ha solitamente ufficialmente un nome italiano, che ha il suo equivalente storico in albanese arbërisht. Molto spesso, in ambito arbëresh, il nome utilizzato è quello in albanese.
Oltre anche ai cognomi, anche questi spesso di provenienza albanese, gli arbëreshë sono soliti usare soprattutto dei soprannomi familiari (ofiqe-t) come vecchia tradizione tra gli abitanti dei villaggi e delle cittadine, ma essi non hanno alcun peso legale.
Secondo la sezione Appendici del Fjalor di E. Giordano (1963), i nomi propri di persona albanesi in Italia, con i nomi italiani a loro equivalenti, sono:
Ballabàn-i (Balabano, cnf. traditore albanese), Ballë-a (Bala), Bardhyll-i (Bardilli, cfr. eroe albanese), Bèg-u (Scanderbeg), Bélë-a, Zabelë, Betë (Isabella, Elisabetta), Bëlùshë-a (Isabellina), Binàrd-i, Bina-u (Bernardo), Bocar-i (Bozari, cfr. eroe dell'indipendenza albano-greca), Bràm-i (Abramo), Bubullinë-a (Bobolina, cfr. eroe dell'indipendenza albano-greca), Bominë-a / Bombini-Bombineli (“Bomini”, Djali i vogël, in una delle varianti dell’Arberishtja è il nome del Bambin Gesù, spesso si dava questo nome alle bimbe nate in prossimità dell’avvento della nascita di Cristo).
^Riconoscendo l'arbitrarietà delle definizioni, nella nomenclatura delle voci viene usato il termine "lingua" in accordo alle norme ISO 639-1, 639-2 o 639-3. Negli altri casi, viene usato il termine "dialetto".
^La coscienza di appartenere ad una stessa etnia, ancorché dispersa e disgregata, si coglie in un motto molto diffuso, che i parlanti albanesi d'Italia spesso ricordano quando di incontrano: gjaku ynë i shprishur, che vuol dire "il sangue nostro sparso".
^Fiorenzo Toso, Lingue d'Europa: la pluralità linguistica dei paesi europei fra passato e presente, Baldini Castoldi Dalai, Milano 2006, p. 90-91
^Fiorenzo Toso, Le minoranze linguistiche in Italia, Il Mulino, Bologna 2008, p. 149 e seguenti.
^Per oscillanti si intendono quelle comunità albanesi che non sono più albanofone, o almeno non integralmente, e i parlanti in lingua albanese sono pochi.
^Giovanni Giudice, Poesie di Giuseppe Gangale, Rubbettino editore, 2003, pp. 29, 30, 93 e ss., 111 e ss., 316.
Emanuele Giordano, Fjalor: Dizionario degli Albanesi d'Italia, Vocabolario italiano-arberesh, 1963.
Heidrun Kellner, Die albanische Minderheit in Sizilien, Wiesbaden, O. Harrassowitz, 1972.
Francesco Solano, Manuale di lingua albanese, Calabro, Corigliano, 1972.
Martin Camaj, Die albanische Mundart von Falconara Albanese in der Provinz Cosenza, Monaco di Bavaria, R. Trofenik, 1977.
Walter Breu, «Das italoalbanische „Perfekt“ in sprachvergleichender Sicht», in Atti del Congresso Internazionale di Studi sulla Lingua, la Storia e la Cultura degli Albanesi d’Italia, a cura di F. Altimari et al., Rende, 1991, pp. 51–66.
Martin Camaj, Grammatica albanese: con esercizi, crestomazia e glossario, traduzione di Ardian Vehbiu, Cosenza, Brenner, 1995.
Gabriele Birken-Silverman, Sprachkontakt Italienisch – Albanisch in Kalabrien, 3 voll., Francoforte sul Meno, Lang, 1997.
Shaban Demiraj, La lingua albanese, origine, storia, strutture, Rende (Cosenza), Centro Editoriale e Librario Università degli Studi della Calabria, 1997.
Addolorata Landi, «Influenza della lingua italiana sull'albanese», in Atti del terzo convegno della Società Internazionale di Linguistica e Filologia Italiana, 2 voll., a cura di Luciano Agostiniani, Paola Bonucci, Giulio Giannecchini, Franco Lorenzi e Luisella Reali, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1997.
(IT, SQ) Vangjeli i Shën Matesë/Vangelo di San Matteo (PDF), Eparchia di Lungro - Eparkia e Ungrës, 2000. URL consultato il 23 dicembre 2023 (archiviato dall'url originale l'8 giugno 2020).
Monica Genesin, Studio sulle formazioni di presente e aoristo del verbo albanese, Rende, Centro Editoriale e Librario, Università della Calabria, 2005.