Affacciata a ovest sul Mar Tirreno e a est sul Mar Ionio, confina a nord con la Basilicata (province di Potenza e di Matera), a sud con le province di Catanzaro e di Crotone. Corrisponde, grosso modo, ai territori dell'antica provincia di Calabria citeriore, dalla quale ha ereditato anche i simboli. Il territorio cosentino è piuttosto variegato, caratterizzato da una prevalenza di montagne e colline a dispetto di aree pianeggianti, ma con ampi tratti di costa e con i suoi 150 comuni è la prima provincia calabrese per numero di comuni. Ospita, presso Arcavacata di Rende, l'Università della Calabria. Sullo Jonio - Sibaritide, dopo il Referendum del 2017, è nata la città di Corigliano-Rossano. Con i suoi 74.057 abitanti, è il comune più popoloso della provincia, mentre per estensione territoriale, è il primo comune della regione.
Geografia fisica
Territorio
Fanno parte del territorio provinciale la catena del Pollino (2248 m) a nord, la catena costiera dell'Appennino Paolano sul Tirreno, l'Orsomarso e il massiccio montuoso della Sila. Vi sono numerose valli; le principali sono la Valle del Crati e la Valle del Savuto, ed un'area pianeggiante, quella di Sibari. Sono presenti tre grandi laghi artificiali, Cecita-Mucone, Arvo e Ampollino, ed altri di minori dimensioni. Il fiume più lungo della regione Calabria è il Crati, che partendo dalla Sila, attraversa l'omonima la valle, dove è situato il capoluogo, Cosenza, e la piana di Sibari per sfociare nel mar Ionio.
Vi sono da citare certamente il Golfo di Policastro, a nord/ovest al confine con la Basilicata tirrenica, e il Golfo di Corigliano, a nord/est che comprende la costa della piana di Sibari fino al confine con la Basilicata ionica.
La superficie territoriale è suddivisa in 3.604 km2 di montagna, 2.696 km2 di collina e 352 km2 di pianura. La provincia ha anche 228 km di coste[3], divise quasi equamente fra i mari del Tirreno e dello Jonio, sulle quali sono presenti numerose località balneari.
Passi e valichi
Riportiamo i principali passi e valichi delle quattro conformazioni montuose che si trovano nel territorio provinciale.
Il clima della provincia presenta molte differenze climatiche fra i centri e le aree della costa, e le aree più interne. Le catene montuose presenti sul territorio, incidono sulle condizioni climatiche e le precipitazioni delle aree pianeggianti e dei rilievi minori, facendo della provincia di Cosenza, una delle aree più piovose del meridione e dell'Italia Intera.
Il clima si caratterizza per autunni, inverni e primavere molto piovose, ma con clima miti in pianura e sulle coste, ed estati piuttosto secche. Le valli principali, le aree interne del Pollino e quelle della Sila, presentano le prime, condizioni climatiche condizionate da forti tassi di umidità, e le seconde, temperature tipiche montane.
La provincia calabrese, la più estesa della regione, ha vissuto stratificazioni culturali, le cui tracce sono ancora presenti su tutto il territorio, una storia millenaria ancora oggi visibile attraverso i reperti storici archeologici, i monumenti e i centri storici di tutti i comuni che fanno parte della provincia.
Origini
I primi insediamenti e presenze umane nella provincia di Cosenza, databili grazie al recupero e al ritrovamento di utensili rudimentali come la selce, ma anche utensili in metallo, riconducono a diverse fasi che vanno dal Paleolitico inferiore, al Neolitico. Vi sono ritrovamenti che, seppur limitati per le trasformazioni dell'ambiente originario, accertano la presenza di gruppi di popolazioni nomadi, con attività legate alla caccia e alla pesca.
Fra i siti più importanti della fase paleolitica, abbiamo Tortora, Praia a mare e Scalea, luoghi dove sono stati ritrovati siti di origine Paleolitica[6]. Altri insediamenti minori, ritrovati sul versante ionico della provincia, si associano ai siti appena citati. I siti più importanti sono posti in aree collinari del nord-est della provincia, di facile raggiungimento, e lungo corsi di acqua dei fiumi interni, quali il fiume Noce ed il fiume Lao. Fra i maggiori siti rinvenuti da scavi archeologici, i più importanti restano quelli della Grotta del Romito a Papasidero, ove sono state rinvenute incisioni rupestri raffiguranti bovidi[7], e la Grotta della Monaca di Sant'Agata di Esaro, una delle miniere preistoriche più antiche e meglio conservate d'Europa.
Sono stati rinvenuti insediamenti risalenti alla fase neolitica nei quali è documentata la presenza di gruppi che praticano le prime forme di agricoltura e allevamento, con rinvenimenti sul luogo di manufatti in ceramica. Di rilevante interesse gli insediamenti preistorici individuati ed in corso di studio da parte della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria in Sila. Molti sono i siti nella quale sono stati rinvenuti interessanti testimonianze, alcune delle quali si sovrappongono al periodo precedente. Le testimonianze riportano le abitudini dei gruppi del luogo, alcune primitive forme di commercio utilizzando la navigabilità dei corsi d'acqua delle aree interne e i primi tracciati rupestri di alcune vie di comunicazione, che collegano le aree collinari con le valli e le coste. Di questo periodo sono le civiltà rupestri che verranno assoggettate e conquistate dalla futura Sybaris. Il periodo del rame, invece, è poco significativo, o per lo meno lo risulta essere dai rinvenimenti e dai reperti trovati nella provincia.
Molto rilevante è il periodo ellenico che ha vissuto la provincia di Cosenza insieme a tutta la regione Calabria. Periodo florido, da tutti i punti di vista, economico, politico e sociale, probabilmente il miglior periodo storico, ad oggi, di tutta la provincia. Significative sono i ritrovamenti delle colonie greche che hanno interessato e scritto la storia di questo periodo. Il processo di colonizzazione da parte della Grecia verso quella regione che in seguito verrà definita Magna Grecia, comincia nell'VIII secolo a.C. Nella provincia di Cosenza, la colonia greca più importante è stata certamente quella di Sibari, fiorente città e struttura di centri urbani, che raggiunse la popolazione di 300.000 abitanti[9], con diversi centri abitati dislocati lungo la piana omonima, fino alle pendici del Pollino e la costa tirrenica, capace di controllare dunque, l'intera provincia cosentina.
Altri centri di rilevata importanza sono Pandosia, città sorta in quella che è adesso il capoluogo di provincia, in un'area interna della Valle del Crati[10], Laos fondata da Sibari e che un tempo sorgeva sulla riva destra del fiume Lao, Scidros (posta tra Cetraro e Belvedere Marittimo), Clampetia (nell'area tra Amantea e San Lucido), Temesa (tra Amantea e Nocera Terinese) e Ursentum (l'attuale Orsomarso). Di minore importanza ma di uguale pregio ed interesse, da citare sono certamente i siti e i centri di Aufugum (l'attuale Montalto Uffugo), Argentanum (l'attuale San Marco Argentano), Bergae, Besidiae (l'attuale Bisignano) e Lymphaeum (l'attuale Luzzi)[9][11].
Lo stato delle colonie e dei centri urbani di questo periodo durerà circa sei secoli, nel corso dei quali varie lotte interne, mutazioni politico-economiche nel Mediterraneo e la presenza dei popoli Bruzi all'interno del territorio provinciale portarono alla scomparsa prima dell'influsso della Grecia su questi territori, e in seguito alla scomparsa delle stesse colonie, che coincisero con l'avvento dei Romani.
Età Romana
Il territorio sotto la presenza dei Bruzi, venne ben presto fatto oggetto di attacchi da parte dei Romani, intorno all'inizio del III secolo a.C., che non trovarono grandi ostacoli da parte del popolo Bruzio nonostante il sostegno da parte dell'Impero dell'Epiro e di Pirro, sostegno che si spense con le guerre puniche nel II secolo a.C.Roma mutò drasticamente le condizioni sociali dei centri della provincia, colonizzando ampie parti di territorio, e dominando le antiche colonie presenti, queste ultime soggetto a sovrapposizioni urbanistiche o edificazioni affiancate alle città preesistenti. La scomparsa della cultura bruzia e l'assimilazione di quella greca, segnarono un confine netto tra il passato e il presente di quel periodo.
I romani si concentrarono nello sfruttamento delle risorse e dei minerali (vedi San Marco Argentano), mentre procedette ad un depauperamento del territorio, con l'estinzione dell'agricoltura e di tutte le attività portuali, e delle infrastrutture esistenti, eliminando il vecchio tracciato reticolare che collegava i vari centri interni, sostituendolo con la via Capua-Rhegium nel tratto provinciale della via Popilia-Annia. La via Popilia era una via realizzata a scopi militari, necessaria via di comunicazione per trasportare le risorse accaparrate nei territori occupati, e come collegamento fra i vari centri che stavano sorgendo lungo la stessa strada.
La conseguenza del dominio romano fu soprattutto un totale abbandono delle antiche aree greche, fertili e strategiche sotto il punto di vista delle comunicazioni marine; in seguito si diffusero e svilupparono i centri urbani a mezza costa, più protetti da attacchi via mare, e attigui ad aree collinari facilmente coltivabili, centri urbani che ancora oggi costituiscono l'ossatura generale di praticamente tutti i centri storici urbani costieri della provincia, che solo nell'immediato dopoguerra, svilupparono nuovamente le aree costiere, dopo quasi due millenni di abbandono.
Il cristianesimo
In questa fase storica, importante e molto influente, fu l'avvento del cristianesimo di tradizione orientale. Giunsero molti monaci provenienti dal medioriente e dal nord dell'Africa, che importarono la cultura orientale della cristianità, ma anche nuovi metodi di coltivazione e di conduzione agricola. Il periodo fu piuttosto florido anche sotto l'aspetto sociale, favorendo l'aggregazione delle culture latine con quelle greche e quelle bruzie. Sorge in questo periodo l'eparchia di Mercurion (sistema urbano di luoghi di culto) e vengono edificati complessi religiosi di grande rilievo, specie nelle aree ioniche della provincia.
Il periodo appena successivo alla caduta dell'Impero romano, vide come protagonisti i Bizantini, che occuparono tutta la regione combattendo contro i Barbari, e i Goti che lasciarono ampie tracce del loro passato. Da citare anche i Longobardi che occuparono il nord della provincia per tutto il IX secolo. L'impero Bizantino ebbe comunque, il predominio per molti secoli, e su tutti i centri urbani della provincia. I maggiori centri di questo periodo furono Rossano e Corigliano che ancora oggi conservono ampie testimonianze dell'epoca bizantina, mentre con l'avvento dei Normanni si proseguì l'opera di recupero del territorio, iniziato con i Bizantini dopo la caduta dell'impero romano. Vennero erette importanti fortificazioni militari, ma significative saranno anche le costruzioni religiose di questo periodo, condotto da grandi personaggi.
Dal XIII secolo in poi, la provincia e l'intera regione subiranno un periodo di declino economico, dovuto essenzialmente alle lotte interne fra i fari livelli di potere, le diverse dinastie che si contenderanno i terreni e i feudi della provincia cosentina.
Storia moderna
L'età moderna comincia con un periodo di forte incertezza, proseguendo dunque il percorso lasciato con il medioevo. Gli Aragonesi dovettero far fronte alla proteste contadine represse con la forza dalle truppe guidate da Ferdinando I d'Aragona. Difficile fu la ripresa economica nonostante vani tentativi di sostegno ad iniziative imprenditoriali. In questo periodo da evidenziare è l'arrivo di un forte contingente di profughi albanesi che daranno vita a numerose località, ancora oggi presenti sul territori, che seppero mantenere la cultura arbëreshë e le caratteristiche delle popolazioni che le fondarono. Si intensificano le strutture militari e si rinforzano quelle esistenti, a difesa da parte degli Aragonesi, della provincia minacciata dagli ottomani e dai francesi, oltreché ancora da lotte feudatarie interne.
La sconfitta dei francesi per mano degli spagnoli, segnarono l'avvento dei napoletani, con Napoli vicereame spagnolo, in territorio regionale, con la Calabria che passa ad essere una provincia del Regno di Napoli, cosa che comportò l'ennesima crisi economica e sociale della provincia cosentina. Il territorio cosentino venne utilizzato solo a scopo militare, tant'è che in questo periodo vennero erette numerose torri di guardia a difesa del regno di Napoli. Vi furono inoltre, alcuni episodi di crudele barbarie, atti di pulizia etnica con la cacciata degli ebrei dal regno e lo sterminio delle popolazioni valdesi di Guardia Piemontese, episodi risalenti entrambi alla metà del ‘500.
Da aggiungere anche due devastanti terremoti presenti e ricordati negli annali del regno, ossia il terremoto del 27 marzo 1638 e quello del 1659, oltre ad una serie di pestilenze e carestie che decimano costantemente la popolazione.
In ambito artistico, si afferma Giovanni Francesco Donadio detto il "Mormando", architetto e organaro, nativo di Mormanno sommo caposcuola e padre del Rinascimento a Napoli ed il pittore cinquecentesco Pietro Negroni.
Storia contemporanea
La fase contemporanea inizia con gli impegni politici e amministrativi dettati da Carlo III di Spagna, che tentò di promuovere un miglioramento nel campo agricolo. Il lavoro di ripresa di questa attività verrà poi continuato da Ferdinando IV. Per poter promuovere le opere necessarie ad un rinnovamento nell'economia agricola, i vari governatori non si fecero scrupoli nell'utilizzare le ingenti risorse possedute dalla curia calabrese, un ingente patrimonio, tanto ingente da far ritenere necessaria l'istituzione di un ente gestore, la Cassa Sacra (fine XVIII secolo), ente attuato in concomitanza con un nuovo tragico terremoto, quello del 1783. L'esproprio dei beni ecclesiastici aveva lo scopo di risanare l'economia della provincia e della Calabria intera, procedendo unitamente con una distribuzione più equa della proprietà fondiaria. La riforma non ottenne gli effetti sperati.
Il governo francese cercò di riorganizzare l'assetto civile della provincia, eliminando il feudo, ma dovettero fare i conti con il fenomeno del brigantaggio, che imperverso in tutta la regione, ed anche nella provincia, specie in Sila. I Borboni ritornarono al potere e cercarono di limitare il progetto di restauro civico intrapreso dai francesi, con la conseguenza di continui conflitti sociali e politici. Si alimentarono le prime speranze rivoluzionarie, segnate dalla tragedia della spedizione dei fratelli Bandiera. Nel 1860 Garibaldi in Calabria, e con l'Unità d'Italia si diede avvio ad una repressione fortissima del brigantaggio. La provincia di Cosenza venne formalizzata l'anno successivo, e così appare oggi come allora, con gli stessi confini e le stesse città.
In ambito architettonico, la provincia visse un periodo altalenante. Il Barocco sarà l'architettura che condizionerà lo stile di molti edifici e luoghi di culto. Iniziato il secolo precedente, il barocco, di chiara influenza napoletana si affermerà nei centri principali della provincia, in particolar modo a Mormanno e a Morano Calabro, centri che sforneranno grandi interpreti dell'architettura barocca, come i pittori Francesco Oliva, Angelo e Genesio Galtieri nativi di Mormanno attivi fra Lucania e Calabria. Nel campo della pittura emergeranno alcuni ottimi interpreti, tra i quali il rendese Cristoforo Santanna e soprattutto Mattia Preti, catanzarese originario di Taverna, considerato il più grande pittore calabrese di ogni epoca, uno dei maggiori esponendi di quest'arte di tutto il Seicento[12], che affrescherà molti edifici religiosi della provincia. Purtroppo la provincia non virà il periodo florido del secolo precedente, ma si assisterà ad un assestamento delle strutture già esistenti.
Simboli
Lo stemma[13], approvato con Decreto reale del 7 marzo 1938, ha la seguente descrizione:
Il gonfalone è stato approvato con deliberazione del Consiglio Provinciale n. 43 del 3 giugno 1991.
Lo stemma condivide la presenza della croce con gli stemmi delle province di, Catanzaro, Vibo Valentia e Reggio Calabria (quest'ultima però non è potenziata ma greca); è formato dallo scudo sul quale solitamente vengono figurate le armi, di forma sannitica quadrato ma in basso smussato ed aguzzo in punta, con sfondo in colore argento. La croce nera rappresenta il valore dei Crociati Calabresi che, sotto la guida di BoemondoDuca di Calabria, parteciparono alla liberazione di Gerusalemme. Lo scudo centrale presenta intorno gli accartocciamenti e i fregi tipici della foggia antica delle Province.
Sopra lo scudo vi sta la corona, simbolo di sovranità, di forma ducale senza i simboli classici del ramo di quercia e di oliva, questi ultimi posti ai lati dello scudo, in quanto lo stemma della provincia di Cosenza, come per altre province, non conserva le forme stabilite per le Province, ma rientra nelle concessioni speciali, o meglio nell'art. 95 del R.d. n. 651 approvato il 7 giugno del 1943.
La provincia di Cosenza venne istituita con un decreto del 2 gennaio del 1861.
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Le principali architetture religiose della città di Cosenza sono:
Duomo di Cosenza, costruito agli inizi del Duecento, caratterizzato da numerosi interventi di consolidamento e ristrutturazione a causa dei numerosi danni riportati a seguito di vari terremoti; realizzato in stile romanico, fu modificata profondamente la facciata. L'edificio venne consacrato il 30 gennaio 1222 alla presenza dell'imperatore Federico II di Svevia e dell'arcivescovo monaco scrivano cistercense Luca Campano, autore dell'edificio.
Chiesa di San Domenico, con rosone romanico di pregevole fattura;
Mentre nel territorio provinciale sono notevoli i seguenti edifici sacri:
Santuario di San Francesco di Paola, sito fuori dal centro urbano di Paola, in una zona collinare posta sopra la cittadina tirrenica; costruito nel XVI sec. ha subito numerosi interventi sia di ampliamento, che di consolidamento e ristrutturazione; ospita parte delle spoglie del Santo;
Abbazia Florense, fondata dall'abate e mistico Gioacchino da Fiore, sorge nel centro storico della cittadina di San Giovanni in Fiore, nel cuore della Sila; il monastero in stile gotico-romanico, nonostante i numerosi rifacimenti e i continui mutamenti di stile architettonico, conserva ancora l'austerità di un tempo;
Mentre nel territorio provinciale sono presenti le seguenti architetture civili notevoli:
Palazzo delle Clarisse ad Amantea, del XVII secolo un tempo utilizzato come convento dopo un periodo di abbandono venne acquistato da alcuni privati; oggi è sede dell'Accademia degli Arrischiati e del Museo della Copia d'Autore;
Palazzo Pucci ad Amendolara, sede della famiglia Pucci, un tempo famiglia nobiliare di Amendolara;
Castello Normanno-Svevo, sorge sul colle Pancrazio, colle che domina tutto il centro storico della città bruzia; il castello ha subito nel corso dei secoli numerosi rimaneggiamenti;
Castelli in provincia
- Castello di Paola, la sua costruzione si deve ai Normanni la costruzione del ‘’Castello di Paola’’ intorno all’anno 1110 d.C. Questa roccaforte fu eretta usando malta e tufo, in una posizione strategica che sovrastava la città e aveva lo scopo di difesa.
Castello di Belmonte Calabro a Belmonte Calabro, edificato verso il 1270, oggi rimangono i ruderi e i resti della vecchia fortezza; l'edificio fu eretto dal Maresciallo del Regno Drogone di Beaumont, e subì numerose aggiunte architettoniche come le mura di cinta nel 1500;
Castello Giannone di Calopezzati; del XII secolo; originariamente era una semplice fortezza difensiva, venne poi trasformato in castello residenziale;
Castello di Castrovillari, realizzato in età tardo-medievale, subì una profonda ristrutturazione e modifica intorno al 1500 ad opera del re Ferdinando d'Aragona[quale?]; il castello sorge nel cuore della città[19];
Castello di Acri, fondato molto probabilmente in epoca bruzia, oggi ne rimane una torre, simbolo della città.
Castrum Petrae Roseti di Roseto Capo Spulico, edificato in epoca normanna sorge a picco sul mare sul Promontorio di Cardone; il castello indicava con molta probabilità, il confine tra i possedimenti di Roberto il Guiscardo e quelli del fratello Ruggiero; venne conquistato e modificato ad opera di Federico II agli inizi del XIII secolo, adottato come confine tra le capitanerie con la quale Federico II aveva diviso il Regno delle due Sicilie; ad oggi è una residenza privata con uso commerciale;
Castello della Valle di Fiumefreddo Bruzio, antico e maestoso castello normanno che domina la costa e l'ampia vallata, fu fondato nel 1201. Nel 1536 il feudo di Fiumefreddo venne donato da Carlo V d'Asburgo al marchese Hernando de Alarcón. Oggi dopo un restauro di quasi 10 anni ha riacquistato la sua inequivocabile bellezza e dall'estate 2012 è aperto ai visitatori;[20]
Castello ducale di Corigliano Calabro, sito nel centro storico della città ionica, arroccato sopra il promontorio che domina la frazione di Schiavonea e parte della Piana di Sibari; costruito nel 1073 ad opera di Roberto il Guiscardo, il castello è stato recentemente ristrutturato ed oggi viene utilizzato per esposizioni artistiche e manifestazioni[21];
Castello San Mauro . Cantinella di Corigliano-Rossano
Castello feudale di Crosia, fatto edificare nel 1600[22];
Castello normanno di Malvito, di origini longobarde, venne poi mutato dai Normanni;l'edificio è posto sull'estrema sommità della collina malvitana, dominando tutto l'abitato;
Castello ducale di Montegiordano, costruito nel 1600 come fortezza residenziale da parte della famiglia Pignone del Carretto; oggi dopo un profondo restauro si presenta in ottime condizioni;
Castello Svevo di Rocca Imperiale, fortezza e residenza fatta costruire da Federico II[senza fonte]; fu poi ampliata e riadattato nella seconda metà del XVI secolo ad opera di Alfonso d'Aragona, con elementi tipici delle fortezze spagnole; oggi è di proprietà comunale, oggetto di un profondo restauro, dopo che fu ampiamente depauperato di tutti i suoi elementi architettonici, verso la fine del XIX secolo;
Castello angioino di San Lorenzo del Vallo del XVI secolo; fatto erigere dalla famiglia degli Alarcón, a scopo residenziale; nel 1978 venne dichiarato "Bene di interesse storico-artistico"; in stato di abbandono da circa 30 anni, il castello ha subito un processo di degrado che lo ha reso inagibile; attualmente è chiuso ai visitatori;
Torre di Fiuzzi a Praia a Mare, eretta su un faraglione della scogliera di Fiuzzi alto 15 metri, su cui era già presente una torre angioina;
Torre Sant’Angelo Corigliano-Rossano ;
Torre del Cupo Corigliano-Rossano;
Torre di Ferro Corigliano-Rossano;
Torre normanna di San Marco Argentano, primo insediamento normanno in Calabria; venne eretta verso la metà dell'anno 1000 ad opera di Roberto il Guiscardo; la torre, alta 22 metri è di forma cilindrica, facente parte di un'antica fortificazione ben più ampia;
Torre del Soffio a Paola, torrione edificato nella prima metà del XVI secolo, oggi adibita a faro per la navigazione. Deve il suo nome alla posizione arroccata su di un poggio particolarmente esposto alle sferzate di vento comuni in Autunno su tutto il territorio.
Cinta muraria di Cariati, che circonda il centro storico per circa 1 km inframezzata da 8 torrioni, unica integra in tutta la Calabria.[26]
Siti archeologici
Sito archeologico del Castello della Rocca situato nel comune di San Sosti;
Parco nazionale della Sila, istituito nel 2002 occupa parti delle tre sile (greca, grande e piccola), abbracciando i territori delle province di Cosenza, Catanzaro e Crotone;
Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2018 nel territorio provinciale di Cosenza risultano essere iscritti 37 314 stranieri, ripartiti in 18 169 uomini e 19 145 donne[29].
Di sotto sono riportate le comunità con più di 1000 persone:
Secondo la ricerca de Il Sole 24 Ore sulla qualità della vita nelle province italiane, la provincia di Cosenza nel 2009 si è collocata all'89º posto (la seconda provincia calabrese dopo quella di Catanzaro), perdendo quattro posizioni rispetto all'anno precedente.[30]
La lingua arbëreshe è parlata dalla popolazione d'etnia albanese (Arbëreshë) in molti paesi della provincia, specie in quelli ai piedi del Pollino. La lingua albanese è ancora ampiamente parlata dalla minoranza etno-linguistica albanese, e, insieme alle tradizioni culturali e religiose d'origine, mantiene ancora fermamente la lingua madre albanese. Questa popolazione si è insediata in Calabria nel Medioevo, quando intere famiglie albanesi dovettero abbandonare la madre patria e fuggire dall'Albania a causa dell'invasione turca ottomana e alle conseguenti persecuzioni politico-religiose, rifugiandosi in tutta l'Italia meridionale.
La provincia di Cosenza in passato è stata scarsamente protagonista di set cinematografici, se si escludono alcuni importanti pellicole girate sulle montagne della Sila quali Il lupo della Sila, e Il brigante Musolino. A Cosenza e sul Tirreno Cosentino nel 2009 è stato girato il film "Vorrei vederti ballare" interpretato dal cast formato da Alessandro Haber, Gianmarco Tognazzi, Giuliana De Sio, Paola Barale, Chiara Chiti, Adriana Toman, Giulio Forges Davanzati, Franco Castellano[45]. Nel 2011 nella zona dell'alto Tirreno cosentino tra Praia a Mare e Fiumefreddo Bruzio viene girato in quattro settimane il film "La Moglie Del Sarto" del regista Massimo Scaglione con la partecipazione di Maria Grazia Cucinotta nelle vesti di protagonista, Marta Gastini, Anna Prete, Tony Sperandeo, Carlo Fabiano e Pietro Delle Piane. 'La moglie del sarto' di Massimo Scaglione al Festival di Montréal - Adnkronos
Dal 2007 ogni anno nel capoluogo silano ad aprile si svolge il festival "La Primavera del Cinema Italiano- Premio Federico II", un evento la cui principale connotazione è quella di promuovere il cinema del nostro Paese con particolare attenzione all'incontro diretto con i protagonisti dello spettacolo filmico, le loro proposte, le manie e i miti. La manifestazione si chiude con la cerimonia di consegna del Premio Federico II (statuetta che rappresenta l'ottagono, simbolo della storia della città di Cosenza)[46]. Anche Diamante è spesso scelta come location per film cinematografici, fiction e programmi televisivi. Tra i lungometraggi ricordiamo:
La cucina della provincia cosentina, si rifà sostanzialmente alla tradizione regionale. Ampio è l'uso dei prodotti della terra, mentre a tavola a far da padrone è il maiale e tutti i suoi derivati. Nelle zone costiere, ampio e vario è l'utilizzo di prodotti ittici, mentre nelle aree interne montane si possono assaggiare piatti a base di cacciagione.
Vino
La produzione di vino, eccelle solo in alcune aree provinciali, in particolare tra la Valle del Crati e il Savuto. I vini doc della provincia sono, per ordine geografico:
Sul territorio provinciale è presente l'Università della Calabria. L'università ha sede ad Arcavacata, frazione di Rende. È un campus universitario con il complesso universitario realizzato negli anni settanta fuori da centri abitati, con la possibilità di realizzare residenze per gli studenti, adiacenti all'università.
Musei
I musei della città di Cosenza sono:
Galleria nazionale, con sede nel Palazzo Arnone, storico palazzo di Cosenza; è una pinacoteca che custodisce opere del XVI e XVII secolo, mentre parte del museo è utilizzato per manifestazioni e gallerie temporanee specie di arte contemporanea;
Museo all'aperto Bilotti, comprende un tratto di Corso Mazzini, antico corso e strada commerciale più importante di Cosenza; il museo conserva statue ed opere donate da privati; il museo è in continua fase di allestimento e dunque non ancora terminato;
L'agricoltura è, come nel resto della regione, il settore più importante sia per numero di occupati che di aziende. Ampie sono le aree della provincia nella quale l'agricoltura è predominante sul resto del paesaggio, ed ampie sono le coltivazioni tipiche del luogo. Le aree interne, dalle piane alle valli alle aree pedemontane, fino alle valli montane della Sila, si prestano bene a varie forme di produzione agricola, offrendo un ventaglio di prodotti ricco e variegato.
Molte son quindi le aree interessate dall'agricoltura. La piana di Sibari è il cuore pulsante di questo settore: gli agrumeti sono il campo primario della piana, che produce circa il 55% delle clementine italiane[53], fregiate tra l'altro di marchio DOP. Le valli quali la valle del Savuto e la valle del Crati, sono ricche di vigneti e di piantagioni di alberi da frutta. Importanti sono le coltivazioni di ulivo presenti nelle valli, e nelle aree pedemontane ai piedi del Pollino e della Sila, che ben si prestano alla coltivazione dell'ulivo, con distretti alimentari attivi in questo settore, una produzione ottimale con prodotti riconosciuti nel mercato nazionale ed internazionale, come fra i migliori del mondo[54], così come da alcuni decenni si sono affermati nobili vitigni che garantiscono la produzione di alcuni vini D.O.C. quali il Donnici e il Savuto[55]. Negli anni consorzi agricoli insieme alle varie istituzioni, stanno cercando di ottenere ulteriori marchi IGP e DOP, per alcuni prodotti prettamente indigeni. Ricordiamo fra questi la Clementina di Calabria, e la Patata silana. Molto diffusi sono anche i prodotti caseari, prodotti sia nell'areale della Sila che nella zona di Campotenese ai piedi del Pollino, con la produzione dei prodotti tipici locali, specie del Caciocavallo Silano.
Pesca ed allevamento
Il settore ittico è un settore importante e molto diffuso nell'intera provincia, visto soprattutto il numero consistente di centri urbani, alcuni fra i più grandi dell'intera regione, sviluppati lungo le due coste dello Ionio e del Tirreno.
Fra i centri più importanti di questo settore, vi sono Corigliano-Rossano e Cassano allo Ionio sulla costa ionica, Paola e i paesi dell'alto Tirreno, sul Tirreno.
Per quel che concerne l'allevamento questo è praticamente diffuso su tutto il territorio, dalla costa all'aree montane. In queste ultime aree si concentra maggiormente l'allevamento bovino, mentre nelle zone collinari della provincia e sulla costa è diffuso l'allevamento di ovini e caprini e di animali domestici di razza avicola (polli e tacchini).
Industria e commercio
L'industria è il settore che più di altri ha avuto nel corso del tempo uno sviluppo a macchia di leopardo su tutto il territorio. Attività industriali di un certo rilievo si trovano solo in alcune aree della provincia, mentre altre aree, specie le zone più interne, che soffrono della carenza di infrastrutture adeguate, presentano attività più che altro artigianali. La provincia è priva di distretti industriali; questo ha comportato la mancanza del know-how necessario ad uno sviluppo industriale con basi più solide su tutto il territorio. Non mancano rilevanti attività industriali, sia nel campo dell'industria alimentare che nei settori di industria pesante (fonderie, e industria chimica), questi ultimi nell'area urbana di Cosenza, e nell'area Corigliano-Rossano
Il settore energetico occupa una parte consistente dell'industria cosentina. Oltre alle centrali idroelettriche realizzate nei primi decenni del secolo scorso, site nei comuni di Acri e San Giovanni in Fiore, e le nuove centrali idroelettriche di Tarsia, vi sono altre infrastrutture energetiche di rilievo, come la centrale a gas di Corigliano-Rossano, di proprietà dell'Enel. Il settore delle fonti energetiche rinnovabili è in crescita, grazie alla creazione di parchi eolici realizzati nella valle del Crati e nella piana di Sibari. Il mercato dell'energia nel complesso, è un settore ancora in crescita nella provincia cosentina.
Terziario e servizi
Quello del terziario e dei servizi è il settore più in crescita, conseguente ad un travaso di lavoratori da parte del settore manifatturiero verso questo settore. Il polo urbano di Cosenza con il suo hinterland è il maggiore centro erogatore di servizi. Un secondo polo urbano di una certa importanza è quello di Corigliano-Rossano sulla costa ionica.
Cosenza e il suo hinterland forniscono pressoché tutti i servizi principali della provincia, oltreché servizi avanzati collocati soprattutto nella cittadina di Rende. I principali centri urbani della provincia offrono comunque tutti i servizi primari necessari per i comprensori territoriali che gravitano intorno ad essi.
Il turismo della provincia di Cosenza è il più variegato fra quello delle province calabresi, poiché all'ormai consolidato turismo estivo delle località marittime e a quello culturale e religioso dei principali centri interni la provincia di Cosenza ha oramai da molti anni acquisito anche un turismo montano pressoché annuale, che, se pur presente nelle altre province calabresi, resta per queste ultime un settore minore rispetto a quello della provincia di Cosenza. La provincia di Cosenza secondo il XV rapporto sul turismo in Calabria è il territorio calabrese che occupa la posizione maggioritaria della domanda turistica regionale con il 38,3% degli arrivi e il 37% delle presenze registrate nel 2017[56]. Nel Report su andamento turistico del 2019 promosso dalla regione Calabria a fronte di 8 820 489 presenze e 1 646 671 arrivi, ben il 42,6% hanno soggiornato nella provincia di Cosenza[57].
La provincia di Cosenza possiede un reticolare sistema portuale. Fra i porti principali vi sono quello di Corigliano, il più importante nel settore ittico, e quello di Sibari. Quest'ultimo è un porto turistico, chiamato "Laghi di Sibari".
Aeroporti
La provincia di Cosenza non ha sul proprio territorio aeroporti attivi. È operativa un'aviosuperficie a Scalea.
Comuni
Appartengono alla provincia di Cosenza i seguenti 150 comuni:
Carpanzano, con i suoi 212 abitanti è il comune meno popolato della provincia e il secondo meno popolato della Calabria.
Comunità montane
Le caratteristiche orografiche dei territori della Provincia, essendo tendenzialmente montagnosi, hanno incentivato il costituirsi di aggregazioni comunali in Comunità Montane. Praticamente tutti i centri delle aree più interne fanno parte di Comunità Montane. Nonostante alcune modifiche avvenute per decreto regionale sull'ordinamento e il riassetto delle comunità montane calabresi, quelle della Provincia di Cosenza, sono rimaste pressoché immutate, salvo pochi cambiamenti, come ad esempio, l'esclusione di Trebisacce dalla Comunità Montana Alto Ionio.
Le Comunità Montane della Provincia di Cosenza sono:
Nell'area urbana cosentina (comprendente i territori conurbati di Cosenza, Rende e Castrolibero)[58][59][60][61][62][63] i residenti sono circa 120 000 (dati del 2018)[64][65]. mentre nell'area vasta (comprendente un più ampio settore del territorio provinciale) secondo uno studio dell'Istituto nazionale di statistica del 2015 risiedono circa 260 000 abitanti[66]; entrambe non costituiscono un ente giuridico-amministrativo unitario[67][68]. Nell'ambito dell'area urbana vasta, i comuni di Cosenza, Rende (con il parco industriale di Rende), Montalto Uffugo, Castrolibero, Mendicino e Dipignano rientrano nel Piano strategico Cosenza-Rende e area urbana 2020[58].
La più importante squadra di pallavolo in provincia è la Volley Corigliano, formazione che ha militato in Serie A1.
Impianti sportivi
L'impianto sportivo più capiente della provincia è lo Stadio San Vito di Cosenza, con 25.000 posti a sedere;
altri impianti sportivi a Cosenza sono il Pala Ferraro sito in via Popilia, il Palazzetto dello sport di via Casali, e il Palazzetto dello sport di Donnici.
lo Stadio Mimmo Rende di Castrovillari da 2.800 posti;
I due stadi comunali di Corigliano-Rossano da 2.500 posti e 2.300 posti;
La provincia accoglie sul proprio territorio alcune località sciistiche, le più importanti delle quali, realizzate sull'altopiano della Sila. Queste sono:
^Copia archiviata, su cosenzameteo.altervista.org. URL consultato il 30 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 18 febbraio 2009). Tabelle e grafici climatici
^Sito ufficiale Regione Calabria, su urbanistica.regione.calabria.it. URL consultato il 26 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 27 ottobre 2016).
Provincia di Cosenza, Il Bilancio Sociale della Provincia di Cosenza 2008, a cura delle Provincia di Cosenza, Cosenza (Cs), 2008.ISBN non esistente
Francesco Arena, La Bella Terra – Paesaggi, Arte, Luoghi, gente nella Provincia di Cosenza, Cosenza (Cs), Collana Europa Mezzogiorno Mediterraneo, 2008.ISBN non esistente
Gaetano Reina, La Calabria, Milano (Mi), Mursia editore, I ed. 1989.ISBN non esistente
A.A. V.V., Storia della Calabria Medievale - i quadri generali, a cura di Augusto Placanica, Roma, Gangemi, 2001, ISBN88-492-0206-7.
A.A. V.V., Storia della Calabria nel Rinascimento, a cura di Simonetta Valtieri, Roma, Gangemi, 2002, ISBN88-492-0351-9.
A.A. V.V., Storia della Calabria Moderna e Contemporanea, a cura di Augusto Placanica, Roma, Gangemi, 1992, ISBN88-7448-320-1.
In grassetto sono indicate le città metropolitane. In luogo delle province, in Sicilia vi sono i liberi consorzi comunali; in Valle d'Aosta le funzioni della provincia sono espletate direttamente dalla regione, in Friuli-Venezia Giulia le province sono state abolite come enti amministrativi e rimangono esclusivamente come unità territoriali sovracomunali non amministrative; mentre in Trentino-Alto Adige le province sono enti autonomi sui generis.