La provincia è stata istituita il 30 giugno 2004 con l'entrata in vigore della legge 11 giugno 2004 n. 147[1], pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 138 del 15 giugno 2004. È divenuta operativa a tutti gli effetti con le prime elezioni provinciali (6 e 7 giugno 2009), in concomitanza con quelle del rinnovo degli organi elettivi della provincia di Ascoli Piceno, dal cui territorio è stata scorporata.
La sigla della provincia (FM) appartenne in passato alla provincia di Fiume, fino al distacco di quest'ultima dal territorio nazionale.
Geografia fisica
La provincia di Fermo si sviluppa dalla costa adriatica, a est, alla catena dei Monti Sibillini, che la chiude a ovest nei comuni di Amandola e Montefortino. Il territorio di Castelsantangelo sul Nera (Macerata) e quello di Montemonaco (Ascoli Piceno) la separano dal confine umbro. A sud, la provincia è delimitata in massima parte dal fiume Aso; a nord, approssimativamente dall'alto corso del Tenna e, procedendo verso il mare, dall'Ete Morto e dall'ultimo tratto del Chienti. Al centro corre la valle del Tenna, percorsa dalla SP Faleriense.
La cima della Priora (2334 m)
Porto Sant'Elpidio
Il versante orientale di alcune fra le cime più alte dell'Appennino umbro-marchigiano insiste in territorio fermano. Da nord a sud si sviluppano il Monte Amandola (1707 m) e il Castel Manardo (1917 m) nel territorio comunale di Amandola, la Priora (2334 m) e la Sibilla (2175 m) in quello di Montefortino. Ciò nonostante solo il 9,1% del territorio (corrispondente al comune di Montefortino) è classificato dall'ISTAT come montagna, mentre il restante 90,9% è considerato collinare: ciò fa della provincia di Fermo quella percentualmente meno montuosa delle Marche.[6] Nel subappennino spicca la cima del Monte Falcone (904 m) sulle cui pendici sorgono il paese omonimo e la confinante Smerillo. La provincia divide con Ascoli Piceno la Comunità Montana dei Sibillini; con Ascoli Piceno, Macerata e Perugia il Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
La provincia di Fermo ha origini remote, ed esse risalgono alla fondazione della città, che fu una delle antiche capitali picene. Già colonia romana, istituita per il controllo delle popolazioni locali, Fermo fu potente nel Medioevo, quando i Longobardi la posero a capo di un ducato, associato a quello di Spoleto, ed in seguito trasformato dai Franchi nella vasta Marca Fermana, che nella sua massima estensione, andava dal Monte Conero fino quasi a Chieti, mentre nella sua ultima perimetrazione comprendeva un'area corrispondente alle odierne province di Macerata, Fermo e Ascoli.
Dopo la confluenza di quest'ultima nella Marca d'Ancona, Fermo rimase capitale di un piccolo stato, il Comitato fermano e, essendosi costituita in libero comune nel 1199, ampliò progressivamente il suo territorio fino a sconfinare nei domini ascolani (1348).
Il Comitato di Fermo riunì anche ottanta castelli nel periodo della sua massima espansione, che arrivò a ricomprendere anche le città di Macerata e San Benedetto del Tronto, all'epoca chiamata San Benedetto in Albula.
Nel 1589 la città ottenne da papa Sisto V (Felice Peretti, marchigiano, già vescovo di Fermo), l'elevazione della propria diocesi in sede arcivescovilemetropolitana, nonché sede cardinalizia, la quale è rimasta tale fin quasi all'inizio del Novecento, mentre la sede metropolitana è confermata fino al giorno d'oggi, anzi è stata potenziata in "Provincia Ecclesiastica".
Nel 2004 la legge n. 147 ha ricostituito la provincia di Fermo, sebbene i confini siano in parte diversi da quelli della provincia soppressa nel 1860. La provincia fermana ha cominciato a operare dal 2009, con l'elezione del primo consiglio provinciale e l'attivazione di molti uffici periferici dello Stato, compresi prefettura, questura ed i comandi provinciali delle forze dell'ordine e gli uffici finanziari e previdenziali dello Stato.
Simboli
Lo stemma, il gonfalone e la bandiera sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 28 maggio 2010.[7]
Stemma
«Inquartato: il PRIMO, di argento, alla torre di rosso, mattonata d'argento, merlata alla guelfa di cinque, chiusa e finestrata di nero, fondata sulla pianura di verde; il SECONDO, d'oro, all'aquila di nero, linguata e allumata di rosso, coronata all'antica, di tre punte visibili, di nero ; il TERZO, di rosso, alla croce patente e scorciata di argento; il QUARTO, di azzurro, alla sbarra di verde, caricata della spiga di grano d'oro, posta nel verso della sbarra, essa sbarra accompagnata in capo dall'ape d’oro e in punta dall'ancora dello stesso. Sotto lo scudo, su lista bifida e svolazzante d'oro, le date scritte con caratteri lapidari romani, di nero: MDCCCLX - MMIX. Ornamenti esteriori da Provincia.»
Gonfalone
«Drappo di azzurro.»
Bandiera
«Drappo di azzurro, caricato dello stemma sopra descritto. L'asta sarà ornata dalla cravatta con nastri tricolorati dai colori nazionali.»
«La mobilitazione di vari Comuni della Provincia e il fenomeno resistenziale di massa contribuirono ad allontanare l'esercito nazifascista. Esempio di solidarietà, di collaborazione e di virtù civiche. 1943/1945 - Provincia di Fermo» — 12 luglio 2022 [8]
I comuni della provincia si possono suddividere in varie zone, sulla base della continuità territoriale o dell'affinità socioeconomica, nonché dell'appartenenza alla Comunità Montana dei Sibillini. Sotto tali aspetti vengono infatti presi in considerazione, a determinati fini, dalla stessa provincia.[9]
La separazione del Fermano dall'Ascolano ha incontrato in parte ragioni di ordine culturale: è noto ad esempio che il fiume Aso, il cui medio corso segna il confine meridionale della provincia, è anche un'importante linea di demarcazione linguistica fra i dialetti italiani mediani e meridionali. Il capoluogo possiede peraltro un'area di influenza più o meno estesa e non necessariamente coincidente con la provincia. Molti comuni anche ascolani e maceratesi ricadono storicamente a vario titolo nell'orbita di Fermo, tenendo presente comunque la concorrenza di poli d'attrazione moderni come Civitanova Marche e San Benedetto del Tronto.
A titolo esemplificativo si possono indicare alcuni ambiti territoriali che, anche dopo la soppressione della provincia storica, hanno continuato a far capo alla città. In particolare essa è sede di una vasta arcidiocesi metropolitana,[10] e di un circondario di tribunale[11] i cui confini coincidono con quelli della provincia storica (ne sono infatti esclusi i comuni dello storico mandamento pretorile di Amandola e vi sono invece inclusi quelli del mandamento di Ripatransone; oltre a questi ne fa parte Montefiore dell'Aso, che pur essendo nel mandamento di Monterubbiano non è entrato nella provincia di Fermo).
È esistita una linea ferroviaria, ormai scomparsa e di cui rimangono poche tracce, la linea Porto San Giorgio-Fermo-Amandola (gestita da FAA) inaugurata il 14 dicembre 1908 e la sua diramazione, di poco meno di 2,5 km, per Fermo Città venne aperta l'anno dopo, all'inizio di agosto del 1909. Venne dismessa il 27 agosto 1956.
In grassetto sono indicate le città metropolitane. In luogo delle province, in Sicilia vi sono i liberi consorzi comunali; in Valle d'Aosta le funzioni della provincia sono espletate direttamente dalla regione, in Friuli-Venezia Giulia le province sono state abolite come enti amministrativi e rimangono esclusivamente come unità territoriali sovracomunali non amministrative; mentre in Trentino-Alto Adige le province sono enti autonomi sui generis.