La provincia di Rieti è una provinciaitaliana del Lazio di 150 154 abitanti che ha come capoluogo Rieti. Si estende su una superficie di 2 749,16 km² e comprende 73 comuni.
La provincia di Rieti fu istituita nel 1927 dal governo fascista insieme ad altre 16, in occasione di un radicale riordino delle circoscrizioni provinciali, nel tentativo di restituire unità politica all'antica regione della Sabina, che prende il nome dai sabini, una delle popolazioni osco-umbre. La provincia fu ottenuta unendo il territorio del circondario di Rieti (che era stato parte della provincia di Perugia dall'unificazione italiana fino al 1923, per poi divenire parte della provincia di Roma dal 1923 al 1927) al territorio dell'ex circondario di Cittaducale (già parte della provincia di Aquila degli Abruzzi).[2] Nessuna delle due parti della nuova provincia era quindi in origini un territorio laziale, bensì umbro e abruzzese. L'auspicio di unità e concordia tra territori per tanto tempo lacerati e divisi da confini interni trovò spazio nel motto della neonata provincia: «Tota Sabina Civitas» (tutta la Sabina [sia] un'[unica] comunità). La costituzione della provincia provocò numerose proteste dall'Aquila, provincia che si vedeva privata di una grossa parte del suo territorio.
Nel secondo dopoguerra, nel corso del dibattito sull'assetto istituzionale repubblicano, ci si interrogò sull'opportunità o meno di mantenere la suddivisione provinciale operata dal fascismo, e la provincia dell'Aquila in sede di assemblea costituente tornò a chiedere la restituzione dell'ex circondario di Cittaducale. In tale occasione il presidente della provincia reatina Luigi Colarieti agì di anticipo ed interpellò tutti i comuni, i quali si espressero con delibere inoppugnabili dei rispettivi consigli a favore della permanenza nella provincia di Rieti. Solo due comuni misero delle condizioni alla loro permanenza: Borgocollefegato (odierna Borgorose), che si riservava la possibilità di aggregarsi al resto della Marsica se il governo avesse creato un'eventuale provincia di Avezzano, e Cittaducale che si pronunciava favorevole a rimanere nella provincia di Rieti solo se questa fosse rimasta nel Lazio (avrebbe considerato un ritorno alla provincia dell'Aquila se Rieti fosse stata invece aggregata all'Umbria).[3]
L'integrità territoriale della provincia di Rieti è stata messa a rischio negli ultimi anni, non per ragioni storico-culturali quanto per le scarse attenzioni rivolte al territorio da una gestione dell'amministrazione regionale considerata romanocentrica, e per la grande disomogeneità dello sviluppo economico della regione. I comuni montani dell'alta valle del Velino, duramente colpiti dallo spopolamento e carenti sia di infrastrutture di collegamento che di posti di lavoro, hanno talvolta minacciato di lasciare la provincia di Rieti ed il Lazio: è il caso di Leonessa, dove a fine 2008 si tenne un referendum in cui la grande maggioranza degli abitanti si pronunciò a favore dell'aggregazione all'Umbria, ma non venne raggiunto il quorum necessario[4][5]. Viceversa il territorio della bassa Sabina, che grazie agli efficaci collegamenti con Roma è ormai divenuto a tutti gli effetti un satellite nell'orbita della capitale ed ha conosciuto un notevole sviluppo economico e demografico (dovuto all'immigrazione di pendolari da Roma), si trova invece a combattere la trasformazione del territorio in periferia romana, problema esattamente opposto rispetto al mancato sviluppo della restante provincia, sviluppando una sempre maggiore affinità con i comuni dell'area tiberina[6].
Lo stemma, concesso insieme al gonfalone con R.D. del 12 maggio 1928, ha la seguente blasonatura:
«Di rosso, alla banda dello stesso, bordata caricata delle lettere maiuscole S.P.Q.S. alternate da tre gruppi di anelli, intrecciati, il tutto d'oro. Motto:"Tota Sabina Civitas". Lo scudo è sormontato dalla corona di Provincia.»
«La Comunità provinciale del Reatino resisteva, con fierissimo contegno, all'accanita furia delle truppe tedesche accampate sul suo territorio, altamente strategico per le immediate retrovie del fronte di Cassino, e partecipava, con indomito spirito patriottico ed intrepido coraggio, alla guerra di Liberazione, sopportando la perdita di un numero elevato di eroici concittadini e la distruzione di ingente parte del suo patrimonio monumentale ed edilizio.» — Provincia di Rieti, 1943-1944 — 31 marzo 2005[7]
Dal secondo dopoguerra in poi la provincia di Rieti ha assistito ad un'emigrazione molto forte (dal 1951 al 2001 la popolazione si è ridotta di circa 34 000 abitanti), e solo a partire dagli anni 2000 si è assistito ad un'inversione della tendenza (da imputare principalmente trasferimento nella bassa Sabina (Magliano Sabino per la presenza di scuole ed ospedale, Poggio Mirteto e Montopoli per il collegamento con Roma e la presenza di moti servizi ed infine Fara in Sabina grazie al polo logistico di Passo Corese) di popolazione proveniente da Roma.[senza fonte] Inoltre la popolazione superstite si è concentrata sempre più nel capoluogo, la cui popolazione nello stesso cinquantennio è cresciuta di circa 8 000 abitanti, mentre gli altri comuni sono andati incontro ad un fortissimo spopolamento, perdendo 42 000 abitanti.[8]
Secondo i dati pubblicati dall'Istat nel 2007, la disoccupazione nella provincia era del 5,3% a fronte di un dato nazionale del 6,1% e di uno regionale del 6,4%. Dato questo che secondo i sindacati non coinciderebbe con la realtà, considerando che in base a i dati del Centro per l'Impiego della Provincia di Rieti i cittadini in cerca di lavoro nello stesso anno erano circa 29.000 e non 3.000 come ricavabile dai dati dell'istituto nazionale.[23] Nel 2008, in base all'analisi realizzata dal Sole 24 Ore il 59,5% dei giovani tra i 25 e i 34 anni di età possiedono un posto di lavoro di qualche tipo, a fronte di una media nazionale del 60,4%, dato questo che colloca la Provincia di Rieti al 62º posto tra i 103 capoluoghi di provincia italiani[24]. Nel 2011 la disoccupazione giovanile ha raggiunto il drammatico dato del 35%, uno dei peggiori dati a livello europeo.
Economia
Al 2016 il PIL totale della provincia equivale a 2,909 miliardi di euro, pari a 18400 euro pro capite, in netto calo rispetto al decennio scorso.[25] Al 2016 il 3,42% del valore aggiunto viene prodotto dall'agricoltura, il 15,43% dal settore secondario e l'81,14% dai servizi[26].L'economia era prevalentemente agricola fino a pochi decenni fa (ancora nel 1951 produceva il 41,7% del valore netto e scese sotto il 10% solo negli anni Settanta). L'industrializzazione risale ad inizio Novecento; negli ultimi decenni il settore secondario è cresciuto dal 12,4% del 1951 fino a sfiorare il 30% negli anni Ottanta, mentre oggi è in flessione.[27]
Lo sviluppo economico della provincia di Rieti è disomogeneo: la parte montana, da Rieti in su, è prevalentemente agricola e i piccoli paesi sono stati colpiti da un forte spopolamento, con le uniche attività industriali e commerciali concentrate nel capoluogo; al contrario nella bassa Sabina, divenuta a tutti gli effetti un satellite nell'orbita della Capitale, si è verificata un'industrializzazione più diffusa e la popolazione è cresciuta per effetto dell'immigrazione dall'Urbe[28], con cui è collegata più efficacemente permettendo un efficace pendolarismo. Quest'ultimo è un fenomeno molto diffuso, non solo nella bassa Sabina: infatti la provincia di Rieti è la settima in Italia per percentuale di residenti che lavorano fuori provincia[29] con 13 100 persone (pari al 22% degli occupati), impiegate per la stragrande maggioranza nella Capitale (9 400 unità).[29]
Agricoltura
Secondo i dati ISTAT del 2010,[30] con riferimento alle coltivazioni legnose, superfici a pascolo e boschive escluse, preponderante è la coltivazione di olive per olio, mais ed frumento tenero.
Una coltivazione tipica del territorio collinare della bassa Sabina è l'oliveto; la provincia è un grande produttore di olio d'oliva e fa parte dell'associazione nazionale città dell'olio.A causa dello spopolamento,del frazionamento dei terreni,delle difficoltà morfologiche e della poca innovazione la provincia di Rieti (escluse sporadiche zone) assiste sempre di più ad un abbandono dei terreni agricoli che negli anni ha portato al'aumento di incendi e cinghiali ;ad esempio gli uliveti vengono abbandonati poiché le qualità di un tempo (soprattutto quelle più famose e redditizie come la carboncella) non producono più e non resistono ai climi odierni.La poca innovazione ha portato anche alla scomparsa dell'artigianato e di molte altre attività legate all'agroalimentare.Al giorno d'oggi la quasi totalità dei terreni non abbandonati è adibita ad uliveto o erbai , nonostante l'abbondanza di acqua in tutte le zone)
Pos.
Utilizzazione dei terreni
Ettari
1
Boschi cedui
48 497,43
2
Pascoli utilizzati
40 042,93
3
Boschi a fustaia
27 459,74
4
Prati permanenti (utilizzati)
11 060,06
5
Olive per olio
10 468,75
6
Altra superficie boscata
8 796,15
7
Erba medica
7 730,82
8
Altri erbai
3 116,84
9
Mais
2 097,33
10
Frumento tenero e spelta
1 893,47
Industria
I maggiori poli industriali sono il Nucleo industriale di Rieti-Cittaducale, quello di Borgorose e il polo logistico di Passo Corese.
Servizi
Il terziario, che alla fondazione della provincia era costituito soprattutto dalla nascente burocrazia locale e dal piccolo commercio, è cresciuto continuamente e rapidamente fino a superare il 50% negli anni Cinquanta ed il 70% nella seconda metà degli anni Novanta.[27]
Turismo
Il turismo non è una fonte di reddito determinante ma sono moltissime le potenziali attrattive del territorio, che le amministrazioni comunali e provinciale stanno cercando di valorizzare.
La maggiore concentrazione di strutture alberghiere e turistiche è sulla stazione sciistica del Monte Terminillo, una delle più antiche dell'Appennino, oggi messo in crisi dalle infrastrutture datate e dalla concorrenza delle località abruzzesi.
Con un indice di 47.2[31], la provincia di Rieti è ultima del centro Italia e tra le ultime a livello nazionale per dotazione infrastrutturale, piazzandosi al 95º posto su 107 province.[32]
La viabilità autostradale gioca un ruolo secondario, dal momento che la rete autostradale nazionale attraversa il territorio molto marginalmente. L'Autostrada del Sole lambisce la provincia sul lato occidentale, seguendo grossomodo il confine con le province di Viterbo e Roma; nel territorio reatino ricadono solo 13 km ed il casello di Magliano Sabina, ma i successivi svincoli, pur posti nella provincia di Roma, servono anche i comuni di confine della bassa Sabina (specialmente il casello di Fiano Romano, che è collegato alla Salaria da un'apposita diramazione). Inoltre l'autostrada A24 Roma-L'Aquila per circa 16 km attraversa il territorio del comune di Borgorose (al confine sud-est della provincia), dove in località Torano si trova il casello Valle del Salto ed ha origine l'autostrada A25 per Pescara.
Particolarmente sottosviluppata è la rete ferroviaria: fatta 100 la media italiana, la dotazione ferroviaria provinciale ha un indice di 40,9.[34] L'unica ferrovia di grande importanza che attraversa il territorio provinciale è la Roma-Orte (linea lenta), e sebbene questa attraversi solo marginalmente la provincia, nei 33 km interni al suo territorio ricadono cinque stazioni che servono alcune località di confine della bassa Sabina: Fara Sabina-Montelibretti, Poggio Mirteto, Gavignano Sabino, Stimigliano e Collevecchio. Su questa linea si svolge il servizio regionale FL1, con treni ogni 15 minuti per Roma Tiburtina e l'aeroporto di Fiumicino. Il più importante nodo ferroviario della provincia è la stazione di Fara Sabina-Montelibretti, che essendo facilmente raggiungibile tramite la statale Salaria è la porta di accesso via treno a Roma di tutto il territorio a monte della ferrovia, compreso il capoluogo Rieti; vi transitano ogni anno circa un milione e trecentomila passeggeri.[35]
Molti sono i progetti ferroviari irrealizzati. La provincia avrebbe dovuto essere attraversata dalla Ferrovia Salaria (Roma-Rieti-Ascoli Piceno-San Benedetto del Tronto), che avrebbe formato un collegamento trasversale tra i due mari e fu più volte progettata sin dalla fine dell'Ottocento, ma per problemi economici e burocratici non arrivò mai ad essere realizzata; doveva attraversarla anche la ferrovia Rieti-Avezzano, che con la Rieti-Terni avrebbe formato una dorsale nord-sud, anch'essa mai realizzata.
^ ANTONIO CIPOLLONI, LA PROVINCIA DI RIETI DA SALVAGUARDARE, in Rieti in Vetrina, 11 novembre 2012. URL consultato il 21 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 13 agosto 2016).
^ Il sole 24 ore, Qualità della vita 2008, su ilsole24ore.com. URL consultato il 16 marzo 2009 (archiviato dall'url originale il 23 ottobre 2018).
^ Il sole 24 ore, Qualità della vita 2009, su ilsole24ore.com. URL consultato il 3 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 23 ottobre 2018).
^ Il sole 24 ore, Qualità della vita 2010, su ilsole24ore.com. URL consultato il 7 dicembre 2010 (archiviato dall'url originale il 1º dicembre 2017).
^ Il sole 24 ore, Qualità della vita 2010, su ilsole24ore.com. URL consultato il 5 dicembre 2011 (archiviato dall'url originale il 29 luglio 2013).
^ Il sole 24 ore, Qualità della vita 2010, su ilsole24ore.com. URL consultato il 30 novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 20 maggio 2013).
^ Il sole 24 ore, Qualità della vita 2013, su ilsole24ore.com. URL consultato il 14 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 17 novembre 2015).
^ Il sole 24 ore, Qualità della vita 2014 (PDF), su ilsole24ore.com. URL consultato il 14 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
^Qualità della vita 2015, su Il Sole 24 Ore. URL consultato il 13 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 31 gennaio 2017).
^Ponendo pari a 100 la dotazione infrastrutturale italiana media
^ Istituto Tagliacarne, Indice totale di dotazione infrastrutturale (CSV), su Governo Italiano, 2012. URL consultato il 5 luglio 2016 (archiviato dall'url originale il 9 agosto 2016).
^Cento i «punti neri» per gli automobilisti, in La Stampa, 21 agosto 1987, p. 8. URL consultato il 19 ottobre 2016. I quattro punti sono: la SS4 Salaria dal km 36 al km 38 e dal km 70 al km 75; la SS578 Salto Cicolana dal km 6 al km 9; la SS79 Ternana dal km 35 al km 42. (NB: nell'articolo, per un errore di battitura, la statale 578 è indicata erroneamente con il numero di 568)
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