L'abitato di Scala Coeli è collocato a 370 metri di altitudine sulle ultime propaggini della Sila Greca, su una rupe posta alla sinistra della valle incisa dal fiume Nicà. Il territorio comprende anche una porzione del litorale ionico (Basso Ionio Cosentino), nel tratto compreso tra i comuni di Mandatoriccio a nord e di Cariati a sud.
Origini del nome
Nonostante il nome originario fosse Scala coeli, nel corso dei secoli il genitivocoeli fu per lungo tempo omesso. Come testimoniato da Vincenzo Padula, la denominazione attuale fu rirpristinata solo nel corso dell'Ottocento.[3]
Storia
Se alcuni storici fanno risalire l'origine di Scala Coeli all'età del ferro, altri studiosi ne attribuiscono la fondazione a Filottete durante il suo esilio da Troia.[3]
Inserita nella Decima Circoscrizione dei domini bizantini, Scala Coeli fu dotata di costruzioni atte alla difesa dagli attacchi saraceni.[3] A questo periodo risale la costruzione dei palazzi Vizza e Maiorano (con quest'ultimo tuttora soprannominato "Castello").[3]
Con il passaggio alla dominazione dei normanni, nel 1250 Scala Coeli e i casali Motta e San Maurello vennero aggregati alla Contea di Cariati, seguendone le vicende feudali per secoli.[3]
Già all’inizio del Trecento è documentata nella “Terra Scalae”, diocesi di Rossano, la presenza di un folto gruppo di religiosi. Nelle cedole per la Santa Sede del 1325 compaiono i “dompni” Falconus de Campana, Falconus, Ioah.es Funarius, Nicolaus Schettinus, Petrus Fusillus, Ioh.es de Marco e Adam S.ti Maurelli[4].
La creazione della Diocesi di Cariati del 1437 rappresentò un periodo particolarmente florido sotto il profilo religioso-amministrativo, con la presenza, a Scala Coeli, di ben sette chiese e un conventofrancescano e, intorno alla metà del secolo, di una residenza estiva per seminaristi.[3] Tra il XV e il XVI secolo è attestata anche la presenza di una piccola chiesa basiliana, di cui però si persero completamente le tracce nei secoli successivi.[3] Nello stesso periodo si registrò anche la presenza di un convento carmelitano, dedicato alla Santissima Trinità e aggregato al Santuario della Beata Vergine del Carmelo.
Nel 1678 il borgo passò ai Coscinelli, che vi esercitarono i loro diritti feduali fino al 1754, quando passò per successione femminile ai Vitilio.[3] Nel 1768 fu infine acquistato dai Parisano Bonanno, baroni di Scala Coeli fino al 1806, anno dell'abolizione del feudalesimo.[3]
Un decreto di riorganizzazione amministrativa datato 4 maggio 1811, sancì l'aggregazione di San Morello a Scala Coeli, che tuttavia rimase sotto la giurisdizione di Cariati.[3]
Nell'Ottocento, Padula descrive Scala Coeli come un "colle murato…, cinto da rupi e grotte", nel quale si entrava attraverso quattro porte aperte all'alba e chiuse al tramonto: "Portavavuza", "Portafischìa", "Portapiano" e "Portello" (quest'ultimo detto anche "Portello della Timparella").[3]
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Chiesa di Santa Maria Assunta, nel centro storico[5]
Chiesa Beata Vergine del Carmelo, costruita poco fuori dal centro abitato, ma in un luogo di passaggio per i tanti che ogni mattina si recavano al lavoro nei campi. Nel 1579, venne istituito, annesso alla chiesa, il convento della Santissima Trinità, retto dai frati carmelitani[7]
Architetture civili
Palazzo Maiorano, noto con l'appellativo di Castello, situato nei pressi della Chiesa di Santa Maria Assunta[5]