Nota località balneare della Riviera dei Cedri situata su di uno strapiombo di 110 m s.l.m., ai piedi del quale si trova una baia racchiusa da un braccio roccioso che le conferisce la forma di un porto naturale.
Storia
Le origini di San Nicola Arcella provengono dalla cittadina di Scalea, fondata dai superstiti di Lavinium, antica città romana sorta alla foce del fiume Lao dopo la distruzione della città greca di “Làos”, che fu assalita dai barbari del nord.
La popolazione di Lavinium fu costretta dalle condizioni igieniche (la malaria che infestava la piana del Lao) e dalla necessità di difendersi dalle incursioni saracene, a rifugiarsi sulle alture vicine, dando origine nei tempi bizantini “alla Scalea ed al Casale di questa San Nicola Arcella”.
L’antica denominazione del borgo originario era in realtà San Nicola dei Greci. Solo in epoca borbonica assunse l’attuale nome di San Nicola Arcella; sembra che quest’ultimo aggettivo derivi dalla terra sulla quale, oggi, è strutturato il centro abitato, e cioè una rocca (in latino arx) dove si rifugiarono i superstiti di Lavinium.
Venendo all'età moderna, l'ordinamento amministrativo del 1799 disposto dal generale Championnet, comandante delle truppe francesi, difensore della nuova Repubblica Romana, desideroso di estendere le sue conquiste anche nella Regione Partenopea, collocò San Nicola Arcella nel Cantone di Lauria.
Nel XIX secolo il principe Pietro Lanza Branciforte, avendo sposato Eleonora, ultima erede degli Spinelli di Scalea, subentrò nella titolarità di tutto il feudo, ereditando la masseria fortificata sita in contrada Dino, comunemente nota come "Il Palazzo" e costruita nel XVIII secolo per volontà del principe Antonio Spinelli di Scalea, designandola come sua residenza estiva.
I coloni del principe insieme con gli abitanti del luogo, dediti soprattutto alla pesca, costruirono il primo regolare nucleo urbano, cioè il primo Casale che prese il nome di Casaletto; erano le case della corte, nome ancora attribuito alla parte più antica del paese. Il feudo rimase in mano ai principi di Scalea fino all’abolizione della feudalità decretata dai Francesi (1806).
Sotto i nuovi dominatori San Nicola conobbe una sempre maggiore autonomia amministrativa: per il riordino amministrativo predisposto con il decreto del 4 maggio 1811, in virtù del quale venivano istituiti i comuni, San Nicola Arcella viene iscritta a frazione di Scalea. Diviene poi comune autonomo un secolo dopo, nel 1912; il primo sindaco eletto fu Michele Tenuta, mentre la lunga parentesi fascista fu occupata prevalentemente dal podestà cavalier Adolfo Miraglia.
Monumenti e luoghi d'interesse
Il centro storico dell'antico borgo è stato recuperato a partire dalla fine degli anni novanta, mettendo meglio in risalto i palazzotti signorili dalle facciate tardo-ottocentesche, le principali piazzette tanto animate in estate e la chiesa parrocchiale, arroccata su una stretta balconata al centro del paese.
Per incentivare i turisti a visitare l'intero borgo è stata realizzata una serie di affreschi che, dalle pareti esterne di alcune abitazioni dislocate all'interno del paese, raccontano la storia millenaria del luogo, a partire dai primi navigatori che vennero a colonizzare quella che in seguito divenne la Magna Grecia.
Degne di rilievo sono la torre saracena, detta Torre Crawford dal nome dello scrittore statunitense che vi abitò a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento, Francis Marion Crawford[4], e il Palazzo del Principe, villa di campagna dei principi Lanza di Trabia[5], che si affacciano sul golfo.
Da ricordare anche l'arco naturale di pietra, detto Arcomagno, che da un'altezza di circa 20 metri incornicia in modo spettacolare una delle spiagge, vera attrazione turistica del luogo, recentemente messo sotto tutela paesaggistica.
Spiaggia dell'Arcomagno
L'Arcomagno è una delle spiagge più belle della Calabria, forse la più selvaggia e sicuramente la più suggestiva all'interno del comune di San Nicola Arcella. Quando ci si arriva, si ha come l'impressione di trovarsi dinanzi a un monumento architettonico scolpito tra la roccia e l'acqua del mare. L'entrata della grotta presenta un enorme sperone alto circa 20 metri da cui si può notare la piccola spiaggia.
La Grotta dell'Arcomagno è conosciuta anche come la Grotta Saracena, perché un tempo questo era il passaggio utilizzato dai saraceni per raggiungere la costa.[senza fonte]
Il paese, divenuto nel tempo una meta turistica, ha conosciuto uno sviluppo delle attività ricettive, garantendo nuove direttrici di sviluppo affiancando le tradizionali attività agricole incentrate sull'allevamento e prudizione di formaggi. Il comune ha ottenuto dalla FEE il riconoscimento bandiera blu nel 2022 per il quarto anno consecutivo[7] per la spiaggia Arcomagno/Grande Canale Marinella[8].