«[...] il continuo commercio coi dialetti dell'opposta riva del Po introdusse una leggera gradazione ö ed ü, ed un accento misto di vèneto e lombardo. Nel Mirandolese sèrbansi miste alle proprietà alcune tracce del Modenese e del Parmigiano, nella desinenza aperta òn, nella permutazione della č in z, ed in alcune flessione dei verbi, come vliva, tgniva, che il Ferrarese tèrmina in eva; prinzipiòn, dmandòn, ove il Ferrarese sopprime la n, ed altre di tal sorte. [...] In generale peraltro, sì il Guastallese che il Mirandolese, sèrbano molte affinità col Ferrarese e col Mantovano, dissonando così nella forma come nell'accento dagli altri vicini dialetti, ai quali sono politicamente congiunti.»
(Bernardino Biondelli, Saggio sui dialetti gallo-italici, pp. 205-206)
Risulta assente nel mirandolese (così come nel dialetto ferrarese, nel dialetto basso mantovano, nella bassa reggiana e nell'alto Appennino modenese) la palatalizzazione della vocale latina tonica a che invece caratterizza il resto della regione.
Non si è persa, durante il passaggio da latino a mirandolese, la distinzione tra vocali brevi e lunghe. Non esiste ancora una convenzione adatta per regolarne la scrittura ma per comodità si tende a duplicare visivamente la vocale (àa, èe, ìi).
i come in italiano (es. sit «sito», pir «pera»)
é oppure ẹ vocale chiusa (stretta, lunga) (la mél «il miele», féra «fiera» dét «detto»)
è vocale semiaperta, breve (fèr «ferro», gèra «ghiaia »)
a come in italiano, lunga in posizione tonica (pal «palo», gnal «nido»)
ò vocale semiaperta (bòta «botta», sciòp «fucile»)
ó oppure ọ vocale chiusa (cór «cuore», sól «sole»)
L'articolo al, determinativo maschile singolare, ed i, maschile plurale, si usano davanti a parole che iniziano per consonante (al gatt, i gatt «il gatto, i gatti»).
L'articolo l’ (plurale è i) determinativo maschile si usa davanti a parole che cominciano per vocale (l'occ, i occ «l'occhio, gli occhi»).
L'articolo determinativo femminile è la, davanti a consonante e si elide davanti a vocale (la cà, l'ora «la casa, l'ora»).
Al plurale femminile abbiamo ancora al davanti a consonante e gl’ davanti a vocali (al srézi, gl'avi «le ciliegie, le api».
Articolo indeterminativo
L'articolo indeterminativo maschile è un, femminile è ‘na cioè è quasi sempre presente l'aferesi ovvero la mancanza della vocale iniziale «u» (in ‘na cà, ‘na sréza «in una casa», «una ciliegia»).
Articolo partitivo
Maschile dal, di (davanti a cons.), dl’, dj (davanti a voc.)
Femminile dla, dal (davanti a cons.), dl’, dagl (davanti a voc.)
Pronomi
Pronomi personali
Forme toniche
Le forme toniche hanno sia funzione di soggetto sia di oggetto e sono:
me, te, lò, nuantar, vuatar, lór
Forme atone proclitiche in funzione di soggetto
Sono sempre usate innanzi al verbo in forma affermativa o negativa, anche quando il soggetto è già espresso e sono:
a, t, al (l', a, la l'), a, a, i.
Nella 2°pers. sing., dopo il pronome t viene aggiunta la vocale a (t'a-m da ragion «mi dai ragione», t'a-g va «ci vai»). Nella 3ª pers. sing. si usa al come pronome se precede un verbo che comincia per consonante (al diz «lui dice»), se invece comincia per vocale si usa la sola l‘ (l'andava «andava»). Lo stesso vale per il femminile della la, l’.
Forme atone in funzione di termine e destinazione
Sono: m, t, s, s, v, s
Esempi: a m'indurmensi «mi addormento», a s'indurmensa «si addormenta», a s'indurmintém «ci addormentiamo», a v'indurminsàa «vi addormentate»
Pronomi e aggettivi possessivi
I pronomi/aggettivi della 1ª, 2ª e 3ª persona singolare mé, tó, só sono indeclinabili. Però esistono alcune variazioni ormai in disuso e usate solo posposte méa «mia», méi «mie», tóv «tuo, tuoi», tóa «tua», sóv «suo, sue», sóa «sua» (es. fat i fatt tóv «fatti i fatti tuoi»; al va a cà sóa «va a casa sua»)
Anche la 3° persona plurale lór è indeclinabile, diversamente da nostar e vostar che come unica variazione hanno il femminile singolare che fa nostra e vostra.
Pronomi e aggettivi dimostrativi
Questo (pronome): quést (plur. sti), quésta (plur. quésti)
Nelle frasi interrogative l'ordine fra soggetto e verbo è invertito.
A fag cum a dig (faccio come dico) → Fag-j-a cum a dig?
At lèś quèl (leggi qualcosa) → Lèś-at quèl?
I tōśan sèmpar la màchina (prendono sempre la macchina) → Tōś'n-i sèmpar la màchina?
A-j-ém lèt al lìbar (Abbiamo letto il libro) → Ém-j-a lèt al lìbar?
Frasi negative
Per comporre una frase negativa occorre utilizzare due elementi di negazione a ridosso del verbo, N e MINGA. Queste particelle vanno posizionate prima e dopo il verbo quando il tempo del verbo è semplice, prima e dopo l'ausiliare quando il tempo del verbo è composto. La particella MINGA può essere arbitrariamente sostituita con le equivalenti forme MIA e BRIŚA.
Al magna la mnèstra (Egli mangia la minestra) → Al n magna minga la mnèstra
A-j-ò lèt al lìbar (Ho letto il libro) → A n ò briśa lèt al lìbar
A 'l sò (Lo so) → A n al sò mia
Produzione letteraria
Scarsa ma importante la produzione letteraria redatta in questo dialetto prima dell'unità d'Italia. Il primo vocabolario contenente mille parole mirandolesi tradotte in "lingua toscana" fu compilato da Flaminio Lolli nel 1862.[3] Eusebio Meschieri diede alle stampe il Vocabolario mirandolese-italiano per la prima volta nel 1876, per poi ristamparlo in una nuova edizione nel 1932.
Fra le pubblicazioni periodiche, si ricorda il celebre Al Barnardon, uno dei più antichi lunari d'Italia pubblicato dal 1879 a tutt'oggi.
Altre opere dilettali sono La divino commedia traduzione di Gianni Bellini dell'Inferno di Dante, Quand al Sgnor al girava pr'il stradi di Vilmo Cappi e La coa dal gatt e altri storii... poesie di Brunetta Panzani.
Esempi
Padar nostar
Ch'a't sée in dal ciél
Ch'a sia banadett al tó nom.
Ch'a vegna al tó regn
Ch'a sia fat quel ch'a't vó te
In ciél e in s'la tera.
Das al nostar pan anch incó
E scanzelas i nostar debit
Cume nuantar i scanzlem a ch'i'atar
E a'n faras minga cascar in dla tentasion
Ma cassa via al mal da nuantar.
Amen
Note
^Riconoscendo l'arbitrarietà delle definizioni, nella nomenclatura delle voci viene usato il termine "lingua" in accordo alle norme ISO 639-1, 639-2 o 639-3. Negli altri casi, viene usato il termine "dialetto".
Carlo Ciardi, Osservazioni sul Dialetto Mirandolese nella strenna mirandolese la - Fenice - per l'anno 1884, a cura di Felice Ceretti, Mirandola, Tip. Cagarelli, p. 41.
Flaminio Lolli, Serie di mille vocaboli vernacoli mirandolesi fatti toscani da Flaminio Lolli, Mirandola, Tipografia Moneti e Manni, 1862, p. 26.
Fabio Marri, Studiosi del dialetto mirandolese intorno a don Felice Ceretti, Mirandola, Biblioteca Comunale, 1998, pp. 187-212.
Giuseppina Rosta, Il dialetto mirandolese, con saggio dei dialetti di S. Felice, Finale, Cento, Crevalcore, G. Bottiglioni, 1937-38.
Max Niemeyer Verlag, Deonomasticon Italicum, Tübingen, 1997, ISBN3-484-50228-2.
Pubblicazioni in dialetto mirandolese
Vilmo Cappi, Cantilene infantili impetratorie ed augurali nel Mirandolese, In Atti e Memorie In Deputazione per la Storia patria delle antiche province Modenesi.
Vilmo Cappi, Preghiere in dialetto nel Mirandolese, Ibidem