Dialetto leccese

Voce principale: Dialetto salentino.
Leccese
Leccese
Parlato inItalia (bandiera) Italia
Regioni  Puglia, province di   Lecce
  Brindisi
Locutori
Totalecirca 100.000
Classificanon in top 100
Tassonomia
FilogenesiLingue indoeuropee
 Italiche
  Romanze
   Meridionale estremo
    Salentino
     Leccese
Estratto in lingua
Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1
(a Lecce) "Tutti li cristiani te lu munnu nascenu libberi e suntu pari pe' dignità e diritti. Tutti tenenu cervieḍḍu e cuscenza e tocca 'sse comportanu comu frati l'unu cu l'auṭru."

Il dialetto leccese o salentino centrale è una variante del salentino e si differenzia dal salentino settentrionale per la presenza di cambiamenti metafonetici solo parziali. In particolare, si nota il dittongamento in /jɛ/ e /wɛ/ per i soli continuatori di Ĕ, Ŏ seguiti da -/i/, -/u/ (dente-denti vengono resi con tente-tienti; buona-buono vengono resi con bona-buenu), ma anche qualche esito metafonetico condizionato per i soli continuatori di Ē (mese-mesi vengono resi con mese-misi).

Pur con alcune differenze tra un comune e l'altro, il salentino centrale copre la parte meridionale della provincia di Brindisi e quella centro-settentrionale della provincia di Lecce. A sud della linea Gallipoli - Maglie - Otranto si è soliti parlare di variante meridionale del salentino, caratterizzato dall'assenza quasi totale di cambiamenti metafonetici.

Diffusione geografica

Provincia di Lecce Provincia di Brindisi

Da notare che nei comuni a ridosso della direttrice Gallipoli-Maglie-Otranto (per esempio nell'area grecanica, così come a Galatina e dintorni) il dialetto presenta alcune caratteristiche del Salentino meridionale, dal quale comunque differisce per molteplici aspetti. Altri comuni invece, pur rientrando nella fascia del Salentino centrale (ad esempio Matino, Parabita ed altri), ne restano effettivamente fuori, in quanto linguisticamente molto più vicini al salentino meridionale.

Similmente, nei comuni brindisini a ridosso del confine con la Provincia di Lecce, così come nei comuni della Terra d'Arneo (Nardò, Copertino, Leverano ed altri) il dialetto si avvicina alla parlata salentina settentrionale, pur discostandosi per alcune caratteristiche (con le dovute differenze fra paese e paese).

Differenze dall'italiano standard

Il dialetto presenta un sistema a 5 vocali in posizione tonica e 3 gradi di apertura. È composto inoltre da una dittongazione metafonetica per -i e -u finali.

  • Ě>jε tranne se è preceduta da una palatale ed una dittongazione inconstante nelle forme in -mentum (ad esempio, denti diventa tiènti; sentimento > sientimientu oppure sientimentu)
  • Ŏ>wε oppure Ŏ>wε>ε in iniziale di parola o ɔ preceduta da una palatale o dentale (ad esempio, morto diventa muertu ecc.)

La o lunga diventa quasi sempre u (sole>sule), tranne nel Salento occidentale dove può rimanere o (il sole > lu sole).
La forma uo diventa ue (fuoco>fuècu), ma talora è reso con o (fuocaia > fòcara), soprattutto nelle zone di Galatina, Martano (fuoco > fòcu). Queste indicazioni di massima hanno comunque numerose eccezioni. La o di gioco, ad esempio, viene resa in modo diverso a seconda se si tratta del sostantivo o del verbo: io gioco > iou sta sciocu; il gioco > lu šwecu; giocare > sciucare.

Nell'area leccese (e a Lecce in particolare) si nota una tendenza, di derivazione un po' aristocratica, ad addolcire alcuni suoni. Ad esempio, la a e la e sono quasi sempre molto aperte, si tende a sostituire la z (zeta sorda) con la ẓ (zeta sonora), la u con la o, la g con la c (per dire zinco si usa talora ẓingo in luogo di zincu). Quest'ultimo fenomeno fonetico è particolarmente evidente quando si parla in italiano.
La e non accentata (se non è in finale di parola) può essere resa con "i", ma sussiste (specialmente a Lecce) la forma con e (piccàtu e peccàtu). Allo stesso modo la "o" accentata può anche essere resa con "e": nèsciu/nòscia per "nostro"/"nostra", ièu o iòu per "io", èju/ègghiu o òju/ògghiu per "olio". Il gruppo "gl" (suono non esistente nel salentino) viene reso a Lecce e dintorni (ma anche a Nardò) con "ggh", mentre altrove diventa "j": òju o ogghiu per "io voglio", Majanu o Magghianu per il centro abitato di "Magliano".
Da notare anche la traduzione della particella pronominale ci: la parola "liberaci" viene resa nell'area leccese con "liberanne" o "liberande", ma già a Carmiano, Novoli si preferisce "liberandi", mentre nei paesi del basso brindisino (Cellino San Marco, San Pietro Vernotico) "liberanci" e nel brindisino di Brindisi "libirindi" o libirinni".
Invece la particella pronominale "vi" viene resa a Lecce con "bu" ("spustatibu" per "spostatevi"), mentre nel Salento centro-meridionale si usa "ve" ("spustative").

Altre differenze territoriali

Il dialetto parlato esclusivamente a Lecce, prevede una trasformazione di genere dei nomi maschili di cosa terminanti in "e": per esempio abbiamo "la Comune" o "la salame", in luogo di "il Comune", "il salame".

Il dialetto leccese parlato nell'area nord-occidentale della provincia (Guagnano, Salice Salentino, Veglie...) e nell'area neretina presenta delle affinità che lo avvicinano al dialetto brindisino. È il caso degli articoli determinativi i/gli/le, resi nell'unica forma "li" ("li pèttule", al posto del leccese standard "le pittule"). Altra caratteristica riguarda gli aggettivi possessivi "mio, tuo, suo", resi in "mia, tua, sua", invariati in genere e numero proprio come a Brindisi. Fenomeno particolare è la resa del pronome personale "tu" in "tune" (similmente a Brindisi) a Copertino e Leverano, così come "lei/ella" diventa "eḍḍa a Nardò; mentre sempre a Nardò, ma anche a Galatone e dintorni i pronomi "me" e "te" vengono resi in "mève" e "tève".

Il leccese parlato in alcuni paesi dell'area bilingue della Grecìa Salentina, tra cui Martano, Corigliano d'Otranto, Cutrofiano, Castrignano de' Greci, Soleto, Zollino e in altre località come Aradeo, è caratterizzato dall'uso frequente del passato remoto anche per azioni appena compiute, a differenza degli altri paesi del Salento, dove, anche per influenza dell'italiano, si usa più spesso il passato prossimo. Tale particolarità deriva dal greco che, come nell'inglese e nello spagnolo moderni, usa il passato remoto (aoristo) per le azioni compiute e concluse nel passato, anche recente, e che quindi non hanno conseguenze nel presente. Ad esempio, la frase "oggi è andato al mare" - che nel salentino di Lecce diventa osce è/ha sciùtu a mmare - viene reso in queste zone osci scìu a mmare, ossia “oggi andò al mare” (confronta il grico Sìmmeri pìrte sti ttàlassa e il greco moderno Σήμερα πήγε στη θάλασσα / sìmera pighe sti thàlassa).

Sempre in questa fascia di comuni, ma anche a Galatina, il dialetto inizia ad assumere caratteristiche più tipiche del Salento meridionale: un esempio è l'inversione fra pronome e verbo fraseologico in frasi come "perché mi stai guardando?" (rese in "percè sta me uardi?", a differenza del leccese standard "percè me sta uardi?"). Ultima caratteristica è l'utilizzo più frequente di parole tipiche del Salento meridionale: "sopra" diventa "susu" in luogo di "subbra/sobbra", "nessuno" e "da nessuna parte" diventano rispettivamente "čiuveḍḍi" e "aveḍḍi". A Cursi e dintorni, la parola "altro" viene resa in "auḍḍu", proprio come nella zona a sud di Maglie.

Verbi

Il presente e il passato continuato in leccese si forma con la terza persona dell'indicativo presente del verbo stare + indicativo presente/perfetto del verbo:

  • sta fazzu [sto facendo]; sta facìa [stavo facendo].
  • sta fàcenu/e [stanno facendo]; sta facìanu/e [stavano facendo].

Non esiste la forma futura, che viene sostituito dal presente progressivo in caso di azione programmata nel futuro (crài sta bau fore, domani sto andando in campagna), da un costrutto col verbo avere in caso di azione necessaria (crài aggiu scire fore, domani devo andare in campagna), dal presente indicativo negli altri casi (crai au fore, domani vado in campagna).

Le desinenze dei verbi subiscono delle leggere variazioni da un paese all'altro: fàcenu e dìcenu a Lecce e negli immediati dintorni, fàcene e dìcene in paesi come Carmiano o Novoli, fannu/fàcune e dìcune nella zona di Caprarica di Lecce.

Verbo Essere (dialetto di Lecce)

persona Indicativo presente Imperfetto Perfetto
Ieu/Iou su'/suntu era fuèsi
Tie si'/sinti eri fuèsti
Iḍḍu/Iḍḍa ete era foi/fose
Nui simu èramu fòsemu
'Ui siti èriu/èru foste
Iḍḍi/Iḍḍe su'/suntu èranu/e fòsera

Verbo Avere (dialetto di Lecce)

Il verbo "avere" è difettivo e nei tempi presente e imperfetto dell'indicativo viene usato solo nella funzione di ausiliare. Negli altri casi viene sostituito dal verbo tenere.

persona Indicativo presente Imperfetto Perfetto
Ieu/Iou aggiu ìa ibbi
Tie ai/a' ii ìsti
Iḍḍu/Iḍḍa àe/a' ìa ibbe
Nui àmu/ìmu ìamu ìbbimu
'Ui iti ìu ìsti/u
Iḍḍi/Iḍḍe ànu/e ìanu/e ìbbera

Verbo Andare [Scire] (dialetto di Lecce)

persona Indicativo presente Imperfetto Perfetto
Ieu/Iou àu scia scìi
Tie ài scii scisti
Iḍḍu/Iḍḍa àe scìa scìu
Nui sciàmu scìamu scemmu
'Ui sciàti scìu scistu
Iḍḍi/Iḍḍe ànu/e scìanu/e scèranu/e, scèra

Parole di uso comune

  • 1: unu
  • 2: ddoi/ddo'
  • 3: ṭrete/ṭre
  • 4: quatṭru
  • 5: cinque
  • 6: sei
  • 7: sette
  • 8: uettu
  • 9: nove
  • 10: tece
  • lunedì: lunitìa
  • martedì: martitìa
  • mercoledì: merculitìa/mercutìa
  • giovedì: sciuvitìa/sciuitìa
  • venerdì: vinnardìa/vinirdìa
  • sabato: sàbbutu/sàbbatu
  • domenica: dumìneca/dumìnica
  • gennaio: ginnaju
  • febbraio: fibbraju
  • marzo: marzu
  • aprile: aprile
  • maggio: maggiu
  • giugno: giugnu
  • luglio: luju
  • agosto: agostu
  • settembre: settembre
  • ottobre: ottobre
  • novembre: novembre
  • dicembre: dicembre

Altri vocaboli di largo uso

  • accendere: ddumare, (a)ppicciare (tipico di Lecce città, ormai in disuso)
  • acerbo: restu/crestu
  • adesso: moi (cfr. lat. modus)
  • addormentarsi / addormentato (anche fig.): 'ddurmiscire/ddurmisciutu, mpannare/mpannatu
    • dormire: durmire/dòrmere
  • albero: argulu, arilu, arbulu, arburu
  • albicocca: spergia, vernacocca
  • alto: bautu, vautu, ertu
    • basso: vasciu/bbasciu
  • alzare: azzare, ausare/bbausare
  • andare: scire
  • angolo: cantune, pizzu
  • asino: ciucciu (anche in senso fig.)
  • avanti: nanzi/annanzi, nanti/annanti
    • dietro: rretu/rreta
    • dentro: inṭra, 'nṭra
    • fuori: fore/fori
    • di fianco: de costi/de coste
  • avere voglia: cuḍḍare/coḍḍare
  • bambino/a: piccinnu/a, vagnunceḍḍu/a
  • barattolo (di latta): bbuatta (cfr. fr. boîte)
  • battesimo: bbattezzu
  • bestemmia / bestemmiare: jastima/castima, jastimare/castimare
  • bietola: seuca
  • bocca: ucca
  • braccio: razzu
  • buon umore, voglia di fare: sciana
  • calcio: cauce
  • caldo umido, afa: faugnu
  • calze: calzetti, quasette
  • calzoni: causi
  • cambiare: cangiare/canciare
  • capitare: ccappare
  • capriccio: picciu, iundulu, irru
    • capriccioso: picciusu
  • carciofo: scarcioppula
  • cavallo: cavaḍḍu
  • chi: ci(ne)
    • che cosa: ce(ne)
  • cicoria: cicora/cicureḍḍa
    • crespigno (verdura di campagna): zangune
    • pianta di papavero: paparina
  • ciliegia: cirasa (cfr. lat. cerasa)
  • cocomero: sarginiscu/sargeniscu, milune d'acqua
    • carosello: melunceḍḍa, spureḍḍa, pupuneḍḍa, cummarazzu
  • coltello: curtieḍḍu
  • comprare: 'ccattàre (cfr. tardo lat. ad captare)
  • coprirsi: 'mmucciarsi, ccucciarsi
  • cucchiaio (da cucina) e cazzuola: cucchiaru/a, cazzafitta
  • cugino: cušcinu, cugginu
  • cuocere / cotto: còcere / cuettu/cottu
  • defunto: paraisu, benettanima
  • desiderio (voglia): spilu
  • disordine: scigghiu/sciju, ṭrauju
  • dito: dìscitu
  • domani: crai/crae (cfr. lat. cras)
    • dopodomani: buscrai
    • fra tre giorni: buscriḍḍi
  • domani mattina: crammatina, crammane
  • domani sera: crassìra
  • dove: (a)ddù(ne)
    • lì / là: (a)ḍḍa(i)
    • laggiù (in quel posto): (a)dd'ammera, a rrittu
    • laggiù (in basso): abbasciu
    • là fuori: ḍḍa nnanti/nnanzi
  • dispetto: dispiettu, stingu (nel nord della provincia)
  • esperto (in senso fig.): spiertu
  • fagiolo: pasulu
  • fava (baccello): ongulu/ungulu
  • fico: fica
    • fico d'india: ficalindia, ficaligna
  • figlioccio (di battesimo): sciuscettu
  • finire: spicciare
  • focaccia: fucazza
    • focaccia di patate: pitta (usato nel Salento centro-meridionale)
  • foglia: fogghia, foja
    • foglia secca: fugghiazza, fujazza (riferito anche agli scarti nella pulizia della verdura)
  • forchetta: furcina
  • formaggio: casu (cfr. lat. caseum)
  • fuoco: fuecu/focu
  • frantoio: ṭrappitu
  • fretta: pressa
  • gallo/gallina: caḍḍu, caḍḍina
  • gamba: anca
  • ginocchio: scinucchiu/scenucchiu
  • gioco: sciocu/scecu
  • gola: canna/cannaozzu (dal gr. kanna, gola)
  • grande: rande/cranne
    • piccolo: picciccu/piccinnu
  • grosso: ressu/crossu (al femminile rossa/crossa)
  • grano: ranu/cranu
  • guardare: uardare/vardare/quardare
  • impazzire: spa(v)eḍḍare
  • innaffiare: 'ndaccuàre
  • legna (da ardere): asca (pl. asche) (cfr. lat. astula, pezzi di legno, dim. da as, assis, legno)
    • fascio di legna: sarcina
  • lampagione o cipollaccio col fiocco (Muscari comosum): pampasciune (in senso figurato, persona stupida)
  • lavoro / lavorare: fatì(c)a, fati(c)àre (cfr. spagnolo fatigar)
  • lenzuolo: chiasciune (cfr. tardo lat. plaiones)
  • lessare: ndilissare
  • lucertola (dei muri), geco: stijune
  • lumaca: cozza de terra, municeḍḍa/moniceḍḍa
  • lungo: lengu/longu
    • corto: curtu
  • madre: maṭre, maṭrima/mamma/mama (mia madre), maṭrita/mammata/mama (tua madre), maṭrisa/mammisa/mammasa/mama (sua madre)
    • padre: paṭre/sire/tata, paṭrima/sirma (mio padre), paṭrita/sirda (tuo padre), paṭrisa/sirsa/sirisa (suo padre)
  • maestro (artigiano): mesciu, maeštru
  • maestra (di scuola): mescia
  • maltempo: male tiempu
    • tromba d'aria: laurieḍḍu, scarcagnizzu, scarcagnulu
  • mandorla: mengula/mendula/mennula
  • mangime (per uccelli): canije (unica forma al pl.)
  • magro: mazzu
  • maschio: masculu
    • femmina: fimmina/fimmena
  • mela: mila
    • mela cotogna: milu cutugnu
  • melagrana: sita
  • melanzana: marangiana, maranciana
  • melone: milune
  • mestolo da cucina: cuppinu
  • mettere a bagno: sponzare
  • neanche: mancu
  • negozio (di generi alimentari): puteca (cfr. lat. apotheca)
  • nessuno: nisciunu (a Lecce), ceḍḍi, ciuveḍḍi
    • da nessuna parte: agnasciu, aveḍḍi
  • occhio: ecchiu/occhiu
  • oggi: osci/osce (cfr. lat. hodie, con -di- > -sci-)
  • oliva: ulìa, volìa
  • olio: egghiu/oju
  • orecchio: recchia/ricchia
  • orecchiette: ricchitelle
    • maccheroni: maccarruni, pizzarieḍḍi, minchiarieḍḍi
  • orzo: orgiu
  • passare il tempo: squariare/sguariare
  • patata: pitata/petata
    • patata dolce: pitana/petana
  • peperone: pipirussu (pl. pipi)
    • peperoncino: pipidiaulu, diaulicchiu
  • perché: percè(ne), piccè(ne)
  • pezzo: štozzu/štozza/štuezzu
  • piazza: chiazza (cfr. lat. platea, con pl>ch)
  • picchiare: (v)àttere/(v)attìre, mazzisciare
  • pieno: chinu (cfr. lat. plenus, con pl>ch)
    • riempire: 'nchire (cfr. lat. ìmplere [e implìre], con pl>ch)
  • piovere: chiu(v)ire (cfr. lat. pluere > tardo lat. plovere, con pl>ch)
    • grandinare: rannisciare/crannisciare
  • poco: picca/pocu
  • polpo: purpu
  • pomeriggio (ora del tramonto): èspira/vespra
  • pomodoro: prumidoru, pummitoru, pimmitoru
  • porta: bussula (arcaico)
  • portare (qualcosa a qualcuno), avvicinare: llentare, nnucire
  • poveretto: pericciu, puareḍḍu/pareḍḍu
  • prendere: pijare/pigghiare, zziccare (con l'accezione di afferrare)
  • presa in giro: jabbu/cabbu
  • prezzemolo: peṭrusinu, piḍḍusinu
  • pulire: pulizzare
    • pulirsi (dallo sporco): stusciarsi
  • puzza di stantio: puzza de lientu/lagnu
  • raccogliere / raccolto (part. pass): ccugghire / ccuetu, ccojere / ccotu
  • ragazzo/a (generico): vagnone/a, štriu/a (tipico di Lecce)
    • bel ragazzo/a: carùsu/a (raro)
    • fidanzato/a: zzitu/a
  • raccomandare qualcuno: ncuppinare
  • riparo (al riparo): (alla) mantagnata
  • risparmiare: sparagnare
  • salita/salire: 'nchianata / 'nchianare
    • discesa: scinnuta, scinduta
  • saltare: zzumpare,
  • saziare/saziarsi: bbinchiare, bbinchiarsi
  • sbrigarsi: manišciàrsi (cfr. sp. manejar), cotularsi
  • sbucciare: nnettare
  • scarafaggio: malota, 'mbalota (cfr. lat. blatta)
  • schiaffo: scaffu/a, sgarzune, mappinu, sciacquatienti, scoppula (schiaffo sulla nuca)
  • scuotere, dare scossoni: scotulare
  • sedano: lacciu (cfr. lat. apium)
  • sedersi: ssittarsi
  • serpente (biacco): scurzune
  • seppellire: pricare/precare
  • sfondare: spundare (anche in senso fig.)
  • soldi: sordi
  • sopra: subbra/sobbra, susu (più a sud)
  • sotto: sutta/sotta
  • spegnere: stutare
  • spensierato: scuscitatu (cfr. lat. ex-cogitatum)
  • sporco: llurdatu, mmucatu, nsivatu
  • sporcare: 'nsivare, 'llurdare, mmucare, nquazzare (riferito a cose liquide)
  • sposarsi, sposato/a: 'nzurarsi, mmaritarsi, spusare
  • sposato/a: 'nzuratu/a
  • (donna) sposata: 'mmaritata
  • stendere (i panni): spannire
  • strabordare (riferito all'acqua che bolle, ma anche in senso fig.): spitterrare/spittirrare
  • straccio (panno): mappina
  • stupido: ttuppatu, pampasciune, pizzarrone, babbu (cfr. lat. babbus, stupido)
  • svegliarsi: ddiscitarsi/ddiscetarsi
  • svitare: spanare
    • riavvitare: mpanare
  • talvolta, qualche volta: qualche fiata, a fiate
  • tamarro: mazzaru, nzallu (con un'accezione di "sciatto")
  • tarantola (ragno della sp. lycosa tarentula): taranta
  • tasca: pauta, poscia
  • terrazza: lamia/gliama
    • tetto spiovente, tegole: ìrmici
  • testa: capu
  • topo: zzoccula/surge (cfr. it. "sorcio")
  • trovare (per caso o per necessità): (a)cchia(re) (cfr. tardo lat. oculare = it. adocchiare)
  • uscire: ssire
  • uccello: ceḍḍu (cfr. lat. avicellus, dim. da avis, uccello)
  • uovo: (u)eu, o(v)u, pl. o(v)e
  • uva: u(v)a
    • uva passa: passula
  • vaso (da fiore): crasta (cfr. lat. gaster > tardo lat. gastra)
  • vaso (da notte): cant(a)ru
  • vasetto (per gli alimenti): buccacciu
  • vattene: abbande, va bbanne
  • vento: jentu
  • vergogna: scuernu/scornu
  • vino: mieru (cfr. lat. vinum merum = vino genuino)
  • volere: ulìre
  • zanzara: zinzale
  • zucchina: cucuzza
  • dimenticato: Scerratu/Scirratu/Scurdatu

Alcuni nomi di paesi e località

Bibliografia

  • A. Costagliola, Vocalismo tonico del dialetto di Lecce
  • A. Garrisi, Studi e testi dialettali
  • M. D'Elia (1957) Ricerche sui dialetti salentini. Atti e memorie dell'Acc. Toscana La Colombaria, 21, a. 1956, Firenze, Olschki, 133-179.
  • G.B. Mancarella (1975) Salento. In M. Cortelazzo (ed.), Profilo dei dialetti italiani, 16, Pisa, Pacini.
  • G.B. Mancarella (1998) Salento. Lecce, Ed. del Grifo.

Voci correlate

Collegamenti esterni

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Naskah Tanjung Tanah dibersihkan secara simbolis dalam acara kenduri sko di Tanjung Tanah pada 13 Mei 2022 Naskah Tanjung Tanah adalah kitab undang-undang yang dikeluarkan oleh kerajaan Melayu pada abad ke-14. Naskah ini merupakan naskah Melayu yang tertua, dan juga satu-satunya yang tertulis dalam aksara Sumatera Kuno yang juga disebut sebagai aksara Malayu. Selain bahasa Melayu, naskah ini juga menggunakan bahasa Sanskerta.[1] Penemuan Naskah ini ditemukan di Tanjung Tanah di Mendap...

 

National park in Poland Gorce National ParkGorczański Park NarodowyIUCN category II (national park)View of south-eastern ridge of Lubań (1,211 m) Park logo with Fire salamanderLocation in PolandLocationLesser Poland Voivodeship, PolandNearest cityNowy TargCoordinates49°35′N 20°3′E / 49.583°N 20.050°E / 49.583; 20.050Area70.3 km2 (27.1 sq mi)Established1981Governing bodyMinistry of the Environment Gorce National Park (Polish: Gorczańs...

Railway station in Katsuragi, Nara Prefecture, Japan Nijō-jinjaguchi Station二上神社口駅Ticket gatesGeneral informationLocation544, Kamori, Katsuragi, Nara(奈良県葛城市加守544)JapanCoordinates34°31′55″N 135°41′39″E / 34.532025°N 135.694275°E / 34.532025; 135.694275Operated byKintetsu RailwayLine(s)Minami Osaka LineConnections HistoryOpened1929; 94 years ago (1929)Passengers2016424 daily Nijō-jinjaguchi Station (二上...

 

Сборная ГДР Конфедерация CEV Национальная федерация DSVВ Годы существования 1951—1990 Первый официальный матч ГДР — Чехословакия 0:3 (Париж (Франция), 31.08.1956, ЧМ) Последний официальный матч ГДР — Ирак 3:0 (Токио (Япония), 18.04.1990, кв. ЧМ) Спортивные награды Олимпийские игры Серебро Мю...

 

This article is about the 2012 album. For other uses, see Christmas Tale. 2012 studio album by Alexander RybakChristmas TalesStudio album by Alexander RybakReleased23 November 2012Recorded2012GenrePopLabelGrappa Musikkforlag ASAlexander Rybak chronology Visa vid vindens ängar(2011) Christmas Tales(2012) Trolle Og Den Magiske Fela(2015) Christmas Tales is the fourth studio album and first Christmas album by the Belarusian-Norwegian artist Alexander Rybak, it was released on 23 Novembe...

     Países que envían material militar a Ucrania     Países que envían material militar no letal a Ucrania     Ucrania La ayuda militar internacional a Ucrania con armas por parte de varios países occidentales por la invasión rusa de 2022 como parte de una escalada de la guerra ruso-ucraniana iniciada en 2014.[1]​[2]​[3]​[4]​ La Unión Europea y sus Estados miembros Estos párrafos son un...

 

De Robertis (2012) Edward Michael De Robertis, genannt Eddy De Robertis, (* 6. Juni 1947 in Boston) ist ein US-amerikanischer Entwicklungsbiologe und Biochemiker. Inhaltsverzeichnis 1 Leben 2 Werk 3 Ehrungen und Mitgliedschaften 4 Schriften 5 Weblinks 6 Einzelnachweise Leben Er ist der Sohn des argentinischen Biologen Eduardo De Robertis (1913–1988) und wurde geboren, als sein Vater Post-Doktorand am MIT war. De Robertis wuchs in Uruguay auf und studierte dort Medizin (Promotion 1971). Ansc...

 

2012 Indian filmOrdinaryTheatrical release posterDirected bySugeethScreenplay by Nishad K. Koya Manu Prasad Story by Sugeeth Sangeeth Kollam Produced byRajeev NairStarring Kunchacko Boban Biju Menon Jishnu Raghavan Asif Ali Ann Augustine Shritha Sivadas CinematographyFaisal AliEdited by V. Saajan Sangeeth Kollam Music byVidyasagarProductioncompanyMagic Moon ProductionsDistributed by Kalasangham Films Kas & Right Release date 17 March 2012 (2012-03-17) (Kerala)[1]...

Thomas Macaulay Información personalNombre en inglés Thomas Babington Macaulay, 1. Baron Macaulay of Rothley Nacimiento 25 de octubre de 1800 Rothley Court (Reino Unido) Fallecimiento 28 de diciembre de 1859 Londres (Reino Unido de Gran Bretaña e Irlanda) o Cambridge (Reino Unido de Gran Bretaña e Irlanda) Sepultura Colegiata de San Pedro en Westminster Nacionalidad BritánicaReligión Anglicanismo FamiliaPadres Zachary Macaulay Selina Mills EducaciónEducado en Trinity College Informaci...

 

Italian mafia boss Michele CavataioMichele CavataioBorn(1929-03-18)18 March 1929Palermo, Sicily, ItalyDied10 December 1969(1969-12-10) (aged 40)Palermo, Sicily, ItalyCause of deathGunshotsOther namesIl cobraAllegianceSicilian Mafia Michele Cavataio (18 March 1929 – 10 December 1969), also known as Il cobra (The cobra) was an Italian mobster and powerful member of the Sicilian Mafia. He was the boss of the Acquasanta mandamento in Palermo and was a member of the first Sicilian...

 

Pre-Islamic religion of Vainakh people The Vainakh peoples of the North Caucasus (Chechens and Ingush) were Islamised comparatively late, during the early modern period, and Amjad Jaimoukha (2005) proposes to reconstruct some of the elements of their pre-Islamic religion and mythology, including traces of ancestor worship and funerary cults.[1] The Nakh peoples, like many other peoples of the North Caucasus such as Circassians and Ossetians, practised tree worship, and believed that t...

History and regulations of Nepali citizenship This article needs to be updated. Please help update this article to reflect recent events or newly available information. (June 2019) Nepali Citizenship ActParliament of Nepal Long title An Act relating to Nepali citizenship Enacted byGovernment of NepalStatus: Current legislation The Nationality law in Nepal are regulated primarily by 2015 Constitution of Nepal, Nepal Citizenship Act 2006 and Nepal Citizenship Regulations 2006. The Nepali C...

 

Vietnamese general and official This article is about the military official. For the Roman Catholic cardinal, see Pierre Nguyễn Văn Nhơn. Nguyễn Văn Nhơn (阮文仁, 1753–1822) was a general and official of the Nguyễn dynasty of Vietnam.[1] He served as a general of Nguyễn Ánh during the Nguyễn lords' fight against the Tây Sơn rebellion. Nguyễn Ánh prevailed in 1802 and became Emperor Gia Long, establishing the Nguyễn Dynasty. Nhơn then served as the viceroy o...

 

Strategi Solo vs Squad di Free Fire: Cara Menang Mudah!