Il tipo ambientale prevalente sul Cono vulcanico del monte Amiata è dato dalla presenza di tipi fitocenotici molto rappresentativi (selve e cedui castanili), e peculiari (faggete mesotrofiche ipsofile) per l'isolamento orografico ed ecologico dell'edificio vulcanico. Discreto, a tratti ottimo, lo stato di conservazione. Altri tipi ambientali rilevanti sono le praterie secondarie.
Il cono vulcanico del Monte Amiata è caratterizzato da un paesaggio alto montano con matrice forestale continua[1].
I principali elementi di criticità interni al sito sono[1]:
Pratiche selvicolturali che inducono un abbassamento dei livelli di naturalità.
Presenza, sino alla vetta, di impianti turistici (soprattutto sciistici) e della relativa viabilità; ne conseguono elevati carichi turistici invernali ed estivi, l'antropizzazione e la frammentazione degli habitat, il disturbo alla fauna, l'inquinamento delle acque, la diffusione di piante appartenenti a specie o ecotipi non locali, con rischio di inquinamento genetico, e l'innesco di fenomeni erosivi.
I principali elementi di criticità esterni al sito sono[1]:
Centri abitati e zone antropizzate ai limiti del sito.
I principali obiettivi di conservazione da adottare sono[1]:
Conservazione della matrice forestale e incremento della caratterizzazione ecologica e della maturità delle compagini boschive (E).
Controllo dell'antropizzazione, riducendo al minimo possibile gli eventuali ulteriori incrementi delle strutture turistiche e della viabilità (M).
Tutela e gestione razionale delle scarsissime zone aperte, che costituiscono l'habitat di varie specie endemiche o minacciate (M).
Coordinamento della pianificazione forestale, nell'intero sito, e suo adeguamento rispetto agli obiettivi di conservazione, in modo da garantire il mantenimento dei boschi di alto fusto e dei castagneti da frutto, l'incremento della maturità dei soprassuoli nelle stazioni più adatte e la tutela delle fasi mature e senescenti, salvaguardando gli alberi di grosse dimensioni e marcescenti (E).
Controllo dell'impatto causato dalle infrastrutture e dalle attività sciistiche e turistiche, in generale, relativamente a eventuali ipotesi di sviluppo e agli interventi di ripristino ambientale (scelta di specie ed ecotipi da utilizzare, per opere di inerbimento delle piste e delle scarpate, ecc.) (E).
Misure gestionali o normative per garantire la conservazione e la gestione adeguata delle scarsissime zone aperte (M).
Flora
Principali emergenze relative alla fitocenosi: Faggete di altitudine del Monte Amiata (Monotropo-Fagetum sylvaticae (Arrigoni et Nardi) Ubaldi). Tra le specie vegetali: la bivonea di Savi Jonopsidium savianum, rara specie presente in Toscana in alcune stazioni delle colline subcostiere livornesi e in una stazione alle pendici del M. Amiata; l'elleborine della Persia (Epipactis persica subsp. pontica), entità molto rara in Italia, nota in Toscana per due località del Monte Amiata. Da citare inoltre il famoso albero monumentale Rovere delle Checche, nel comune di Pienza.
La Val d'Orcia è un territorio ad elevato interesse turistico grazie alle peculiarità storico-paesaggistiche, come il Castello di Velona, nonché a borghi caratteristici come San Quirico d'Orcia e Castiglione d'Orcia. Particolarmente sviluppato è anche il turismo eno-gastronomico. L'intera area è un importante punto di transito per gli itinerari di pellegrinaggio che tutt'oggi ripercorrono l'antica Via Francigena. Da alcuni anni il territorio della Val d'Orcia è stato particolarmente valorizzato grazie alla riscoperta ed alla valorizzazione di un turismo particolare legato alla ferrovia.
Tramite la riscoperta di antiche linee storiche non più attive per il servizio regolare come l'Asciano-Monte Antico e l'esecuzione di treni storici a vapore, il territorio è stato reso ancora più fruibile e raggiungibile con un diverso approccio che vede appunto il treno come mezzo di trasporto utile alla valorizzazione del territorio e alla salvaguardia di un patrimonio ferroviario ed architettonico altrimenti destinato all'oblio e al deperimento.
La Val d'Orcia si trova nel pieno del percorso della manifestazione ciclistica Eroica, le cui strade bianche possono essere scoperte tutto l'anno sia in bici che in moto.
Patrimonio dell'umanità
La valle è anche un importante parco, naturale, artistico e culturale, e dal 2 luglio 2004 è stato riconosciuto patrimonio mondiale dell'umanità dall'UNESCO, per lo stato di conservazione eccellente del panorama, così come prodotto da un'intelligente opera di antropizzazione, il quale ha avuto una notevole influenza su molti artisti del Rinascimento. La commissione ha così giustificato l'inserimento nella lista[2]:
«Criterio (iv): la Val d'Orcia è un eccezionale esempio di come il paesaggio naturale sia stato ridisegnato nel periodo rinascimentale per rispecchiare gli ideali di buon governo e per creare un'immagine esteticamente gradevole;
Criterio (vi): il paesaggio della Val d'Orcia è stato celebrato dai pittori della Scuola Senese, fiorita durante il Rinascimento. Le immagini della Val d'Orcia ed in particolar modo le riproduzioni dei suoi paesaggi, in cui si raffigura la gente vivere in armonia con la natura, sono diventate icone del Rinascimento ed hanno profondamente influenzato il modo di pensare il paesaggio negli anni futuri.»
Cinema
Grazie alle peculiarità paesaggistiche che rendono la Val d'Orcia uno dei luoghi più suggestivi al mondo, l'intera area è stata più volte scelta come ambientazione per film di rilevanza internazionale. In tal caso si può citare Il gladiatore di Ridley Scott. Due fra le scene clou sono girate in Val d'Orcia: la casa del Gladiatore è il Podere di Poggio Manzuoli, alle porte di San Quirico d'Orcia, dove si svolge la scena cruenta del massacro della moglie e del figlio di Massimo per mano dei soldati romani. Mentre la scena in cui il protagonista si inoltra nei Campi Elisi scendendo lungo un declivio, camminando immerso nelle spighe di grano per ricongiungersi con la famiglia che lo attende più in basso è stata girata a Terrapille, nella campagna di Pienza.
Bagno Vignoni poi è stata il palcoscenico di Nostalghia, un film di Andrej Tarkovskij del 1983, pellicola che ha contribuito, per prima, ad incrementare la fama del gioiello termale della Val d’Orcia e della sua piazza allagata nel mondo. Sempre nella suggestiva piazza allagata di Bagno Vignoni è stato girato Al lupo al lupo, film del 1992 diretto e interpretato da Carlo Verdone, con Francesca Neri e Sergio Rubini. In una scena i tre fratelli fanno un bagno notturno nella celebre vasca. Qualche anno dopo (2000) è la volta di Al momento giusto, commedia diretta ed interpretata da Giorgio Panariello nei panni di un giornalista di provincia, con Kasia Smutniak e Luisa Corna. Oltre ad una scena girata nella piazza di Montalcino, si ricorda la cena romantica di Panariello e la Corna, proprio al centro della vasca di Bagno Vignoni.
Nel 1991 uno dei film di (e con) Francesco Nuti, Donne con le gonne, con Carole Bouquet, è stato in parte ambientato nel comune di Pienza, con scene nelle celebri curve di Monticchiello e in un casale in piena Val d’Orcia.
Nel 2003, il film La meglio gioventù ambienta alcune scene in un casolare del luogo che i protagonisti fanno ristrutturare mantenendo lo spirito e i materiali tradizionali del luogo.
^abcdePietro Giovacchini, Paolo Stefanini, La Protezione della Natura in Toscana: SIR e Fauna di interesse conservazionistico nella Provincia di Grosseto, "I quaderni delle Aree Protette", Vol. 3, cit. in maremmariservadinatura.provincia.grosseto.itArchiviato l'8 dicembre 2013 in Internet Archive.. (URL consultato il 27 aprile 2010)
Iris Origo, Guerra in Val d'Orcia, Longanesi, gennaio 2010
Federico Selvi, Paolo Stefanini, Biotopi naturali e aree protette nella Provincia di Grosseto: componenti floristiche e ambienti vegetazionali, "I quaderni delle Aree Protette", Vol. 1, cit. in maremmariservadinatura.provincia.grosseto.it. (fonte)