Nel XIII secolo è ricordata negli Annali del Caffaro come «insulam Palmarole». Il toponimo deriva dalla presenza della palma nana, che tuttora sopravvive con una stazione di pochi esemplari arbustivi sul versante nordoccidentale dell'isola.
La morfologia è aspra, a forma approssimativamente triangolare; sulla sommità è presente una struttura abitabile con un faro della Marina Militare. Il 15 gennaio 1844 viene acceso un fanale provvisorio sulla sommità di una torre - edificata nel giugno 1551 da Cosimo I de' Medici in concorso col Principe di Piombino[1]- in attesa del completamento del progetto di costruzione del faro commissionato dal Granduca alla ditta parigina Lefebvre con l'utilizzo delle lenti Fresnel. Il faro sarà acceso il 15 luglio 1845 e verrà automatizzato nel 1974 con un impianto di pannelli solari da 20 kW. Accanto alla costruzione è presente un piccolo eliporto, mentre poco più a valle si trova una baracca in muratura in altri tempi destinata a ricovero per animali.
Al faro giunge l'unico sentiero dell'isola, di circa 250 metri, che si origina dall'insenatura non attrezzata presente nella parte nord, a ridosso del Frate, uno scoglio di circa 4.000 m² (altitudine massima 15 m) elongato verso nord. Nel lato sud-est è presente un ulteriore piccolo scoglio di circa 200 m².
L'isolotto riveste un'importanza naturalistica particolare, in quanto sito di nidificazione di uccelli marini quali la berta maggiore e il raro gabbiano corso.
Assieme alla vicina isola di Cerboli, è stata inserita nei Siti di Interesse Comunitario della regione Toscana per il contesto marino e ambientale in cui si trova. Fa anche parte del parco nazionale dell'Arcipelago Toscano.[2]
Endemismi
Podarcis muralis ssp. baldasseronii (lucertola di Palmaiola)