Insegnò poi all'Accademia fiorentina e fu membro dell'Istituto di Francia e della romana Accademia di San Luca. Nel 1803 entrò a far parte dello Scrittoio delle Regie Fabbriche, diventando così importante da far chiudere gli occhi sul suo passato filofrancese ai Lorena rientrati in città dopo la cacciata, venendo nominato direttore delle fabbriche architettoniche granducali fino al suo ritiro per limiti d'età nel 1835. Ebbe anche il titolo onorario di Gonfaloniere di Firenze nel 1841-1842.
A Livorno si occupò dei progetti, entrambi non realizzati, per l'ampliamento del Duomo e di un nuovo ospedale da costruire nell'area prossima al Cisternone o presso l'odierna piazza della Vittoria. Progettò la piazza del Casone (1828, ora piazza Cavour) e approntò il piano urbanistico per l'adiacente quartiere della cosiddetta Città Leopolda, con la chiesa dei Santi Pietro e Paolo (1828-35). In particolare quest'ultima è caratterizzata da una semplice facciata aperta da un portico con arcate a tutto sesto, che non rimandano alla tradizione romana, ma sembrano piuttosto avvicinarsi all'architettura toscana del Quattrocento, in quello che gli storici definiscono Classicismo della Restaurazione.