Biblioteca apostolica vaticana Bibliotheca Apostolica Vaticana
Istituto di antica origine, la Biblioteca Apostolica Vaticana è un insigne strumento della Chiesa per lo sviluppo e la divulgazione della cultura, a supporto dell’attività della Sede Apostolica. Ha il compito, attraverso le sue varie Sezioni, di raccogliere e conservare un patrimonio ricchissimo di scienza e di arte e di metterlo a disposizione degli studiosi che ricercano la verità. (Praedicate Evangelium, 243)
La Biblioteca apostolica vaticana è la biblioteca che la Santa Sede ha organizzato e curato in Vaticano a partire dal Quattrocento; possiede una delle raccolte di testi antichi e di libri rari fra le più importanti al mondo risalenti al I secolo.
Storia
I precedenti
La documentazione storica attesta l'esistenza nel IV secolo di uno Scrinium, che doveva essere sia la biblioteca sia l'archivio della Chiesa latina, mentre un documento del 784 (sotto il pontificato di Adriano I) parla del bibliothecarius Teofilatto. Lo Scrinium papale andò comunque disperso nel XIII secolo e le successive raccolte librarie, di cui esiste un inventario realizzato durante il papato di Bonifacio VIII (1294-1303), subirono gravi perdite dopo la sua morte in seguito ai continui spostamenti (a Perugia prima, poi ad Assisi e infine ad Avignone). In Francia, Giovanni XXII (1316-1334) avviò una nuova biblioteca, in parte confluita nel Seicento in quella della famiglia Borghese e ritornata con questa nel 1891 alla Santa Sede.
La nascita
Fu l'umanista e bibliofilo Tomaso Parentucelli (papa dal 1447 al 1455 con il nome di Niccolò V) il primo a concepire l'idea di una biblioteca moderna, realizzando una consistente raccolta di antichi codici e liberalizzandone nel 1451 la consultazione a studiosi ed eruditi in una sala al pianterreno del Vaticano annessa al cosiddetto Cortile dei pappagalli. Passata dai 350 codici della biblioteca avignonese ai 1 200 registrati alla morte di Niccolò V, quella collezione costituì il primo nucleo della futura biblioteca.
L'istituzione ufficiale della Biblioteca apostolica vaticana risale infatti a papa Sisto IV e alla bollaAd decorem militantis Ecclesiae del 15 giugno 1475. Subito dopo, il 18 giugno, ebbe inizio l'attività del suo primo gubernator et custos: il precettore umanista Bartolomeo Sacchi, detto il Plàtina dal suo paese natale Piadena, da cui dipendevano tre collaboratori e un legatore. La nuova Biblioteca raccolse i manoscritti, i codici, i fondi, le raccolte di Sisto IV e dei suoi predecessori: 2 500 opere (divenute 3 500 sei anni dopo), distribuite in quattro sale (la Bibliotheca Latina e la Bibliotheca Graeca per i testi nelle rispettive lingue, la Bibliotheca Secreta per quelli esclusi dalla consultazione e dal prestito esterno, la Bibliotheca Pontificia che fungeva da archivio) decorate con un ciclo di pitture realizzate da Melozzo da Forlì, Antoniazzo Romano e dai fratelli Domenico e David Ghirlandaio.
La sua finalità è stata ricordata da papa Paolo VI nel Discorso nel V centenario della Biblioteca Apostolica Vaticana:[1] la Biblioteca "veniva dotata, cioè, di un abbondante e prezioso, anzi inestimabile, patrimonio librario, per metterlo a disposizione degli studiosi, nelle diverse fasi della consultazione, della lettura, del riscontro e della sintesi conclusiva".
La nuova sede
Un secolo dopo, la sede iniziale risultò inadeguata a contenere tutto il materiale continuamente accresciuto dai pontefici con nuove acquisizioni e con l'avvento dei libri a stampa. Così, fra il 1587 e il 1589, papa Sisto V commissionò all'architetto ticinese Domenico Fontana la costruzione di un nuovo edificio (il braccio trasversale attraverso il cortile del Belvedere) nel quale i volumi furono sistemati in armadi appositamente predisposti e dove, al piano più alto, si ricavò il Salone Sistino, un'enorme aula a due navate totalmente decorate che, con i suoi 70 metri x 15, risultò la più lunga al mondo. ed è anche la più grande sala affrescata esistente al mondo al di fuori delle chiese. Lavorarono agli affreschi diversi pittori, tra cui Andrea Lilli, che realizzò qui un suo capolavoro[2], il Rogo dei libri di Ario, ma anche il Concilio costantinopolitano III e l'Allegoria della Poesia. Girolamo Nanni è stato identificato come autore delle scene del Concilio Costantinopolitano II e del Concilio di Vienne.
I volumi rimasero nel nuovo edificio fino al pontificato di Leone XIII (1878-1903). È in fase di realizzazione (dal 2010) anche la digitalizzazione dell'immenso patrimonio di manoscritti.
La Biblioteca si arricchì in seguito di molteplici collezioni bibliografiche. Nel XVIII secolo sorsero le collezioni antiquarie e artistiche, cominciando con il medagliere (1738). Nel 1755 si aggiunsero tre raccolte di oggetti appartenenti all'antichità cristiana, in maggior parte provenienti dalle catacombe romane.
Dal 1985 esiste un catalogo informatico consultabile in linea dei volumi a stampa moderni. L'accesso alla Biblioteca è consentito unicamente a docenti e ricercatori universitari. Dal 14 febbraio 2023 il prefetto della Biblioteca è don Mauro Mantovani, S.D.B.
Parte degli oggetti della Biblioteca sono esposti nei Musei della Biblioteca apostolica vaticana dei Musei vaticani.
Progetti
Nel 2016 è stato avviato un progetto di catalogazione dei manoscritti di musica bizantina, in collaborazione con la Fondazione Laus Plena di Lugano.[4]
(FR) Paul Canart, Les palimpsestes des fond grecs de la bibliothèque vaticaine: Une liste sommaire et quelques précisions, in Philomathestatos: studies in Greek and Byzantine texts presented to Jacques Noret for his sixty-fifth birthday, Leuven, Peeters en Departement Oosterse studies, 2004, pp. 45-55, SBNTO01366445.
Antonio Manfredi (a cura di), Le origini della Biblioteca Vaticana tra umanesimo e Rinascimento (1447-1534), Storia della Biblioteca Apostolica Vaticana (n. 1), Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 2010, p. 531, ISBN88-210-0873-8, OCLC762565970. Ospitato su archive.is.