Paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria
Il castagnaccio (localmente conosciuto anche come gnaccia, castignà, pattona, migliaccio, baldino, ghirighio[1], patòna, bòle[2] o torta di neccio) è una torta di farina di castagne originaria della Toscana,[3] ormai tipica anche delle zone appenniniche di Umbria, Piemonte[4], Liguria, Lazio, Emilia e Romagna e alpine o di pianura (Veneto e Lombardia)[5]. Inoltre, viene preparato nell'isola di Corsica. Esiste anche una variante di castagnaccio della regione Campania.
Vi sono più nomi e ricette per i dolci fatti con farina di castagne. Ne esistono infatti almeno tre diversi tipi: una torta molto sottile (diffusa soprattutto in Lunigiana, dove viene chiamata patona o castignà a Fosdinovo)[6], una torta più spessa (diffusa in Toscana e in particolare a Lucca, dove viene chiamata torta di neccio[7], a Livorno il castagnaccio, se fatto alto tre centimetri e denso, è chiamato toppone[8] ed è considerato di qualità inferiore, e ad Arezzo dove viene chiamata "baldino") e una sorta di polenta dolce (diffusa anch'essa in Toscana e chiamata pattona). Il castagnaccio più noto popolarmente, una torta sottile, viene chiamato a Firenze "migliaccio" e "ghirighio" nella Piana Fiorentina (Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino, ecc.), a Prato e nella Val di Bisenzio.
Il castagnaccio è un piatto "povero" nel vero senso della parola, diffusissimo un tempo nelle zone appenniniche dove le castagne erano alla base dell'alimentazione delle popolazioni contadine. Dopo un periodo di oblio, iniziato nel secondo dopoguerra e dovuto al crescente benessere, è stato riscoperto e oggi è protagonista nel periodo autunnale di numerose sagre e feste.
Secondo quanto si legge nel Commentario delle più notabili et mostruose cose d'Italia e di altri luoghi, di Ortensio Landi (Venetia, 1553) pare che l'inventore del castagnaccio sia stato un lucchese tale "Pilade da Lucca", che fu "il primo che facesse castagnazzi e di questo ne riportò loda".
^«Pillade da Lucca: fu il primo che mangiasse castagnazzi, et minestra di semola, et di questo ne riportò loda» da "anonimo, cittadino di Utopia", Catalogo dell'inventori delle cose, che si mangiano, et delle bevande c'hoggidi s'usano, p. 68.,
pubblicato in appendice ad Ortensio Lando, Commentario delle piu notabili et mostruose cose d'Italia, et altri luoghi, Venezia, 1547.
^abCASTAGNACCIO, su Piemonte Agri. URL consultato l'11 giugno 2014 (archiviato il 23 aprile 2014).