La rete tranviaria di Mantova, attiva fra il 1908 e il 1953, era un insieme di relazioni costituito da due linee prettamente urbane di pertinenza comunale e da ulteriori tre a carattere suburbano gestite dalla Provincia, realizzate in parte sfruttando le infrastrutture di due preesistenti tranvie a vapore.
A motivo delle brevi distanze coperte le linee comunali ebbero vita breve, venendo soppresse nel 1932, mentre le restanti relazioni durarono fino all'inizio degli anni Cinquanta.
Storia
I primi binari tranviari a Mantova erano stati posati nel 1886 a cura della Société Anonyme d'Entreprise Generale de Travaux di Bruxelles, altresì nota come "società belga", con la costruzione della linea Brescia-Mantova-Ostiglia, con trazione a vapore, la cui convenzione con il Comune di Mantova era stata stipulata il 25 marzo 1884[1].
Per agevolare le comunicazioni fra la stazione ferroviaria, quella tranviaria e i diversi quartieri della città, la ditta Manini istituì dunque un servizio di omnibus con corse ogni mezz'ora da Porta Molina a Cerese, da piazza Sordello per le stazioni e da piazza Leona per il cimitero, al prezzo di centesimi 25 per persona, i cui regolamenti furono approvati dal consiglio comunale fra il giugno 1887 e l'aprile 1888[1].
Il servizio era stato nel frattempo avviato nel 1908 sulla relazione stazione ferroviaria-Porta Mulina, alla quale seguì l'inaugurazione avvenuta nel 1914 di ulteriori due tratte[4], portando a configurare un servizio strutturato su due linee urbane[5]:
A motivo delle modeste dimensioni della città, il cui centro servito poteva essere comodamente percorso a piedi, le due linee videro un'utenza relativamente modesta[5]: per tale motivo nel 1932 si prese in considerazione la loro sostituzione con filovie, progetto poi scartato[4]: in tale anno l'esercizio fu soppresso[5] e il Comune di Mantova affidò all'Impresa autoservizi Lazzi e Govigli di Pistoia la concessione per una rete di autobus formata da 4 linee urbane dalla stazione ferroviaria per Cerese, Bancole, Borgo Chiesanuova, Frassine. Tale esercizio durò in seguito fino al 1942, durante la seconda guerra mondiale[4].
I servizi urbani della TEM
La provincia di Mantova arrivò a ospitare un'estesa rete di tranvie extraurbane che oltre alla citata Brescia-Mantova-Ostiglia comprendeva anche due linee da Mantova per Asola e Viadana, il cui esercizio passò nel 1923 all'Amministrazione provinciale, la quale ne assunse la gestione attraverso la controllata società Tramvie a vapore Mantova-Asola e Mantova-Viadana[1].
Proprio grazie alla presenza di tali infrastrutture fu possibile istituire, nel 1925 due nuove linee elettrificate a carattere suburbano fino alle Grazie[4], località lungo la tranvia per Asola, servendo la località Angeli e a Montanara lungo la strada Dosso del Corso che ospitava la tranvia per Viadana; il capolinea centrale a Mantova sorgeva in piazza Cavallotti. Tale elettrificazione, assieme al prolungamento di penetrazione urbana fino al centro, fu autorizzata con regio decreto n. 2232 del 5 novembre 1925[6].
Nel 1926 l'impresa di gestione assunse la denominazione di Tranvie Provinciali Mantovane (TPM) e successivamente quella di Tramvie Elettriche Mantovane (TEM)[1].
L'ultima relazione tranviaria a carattere urbano fu inaugurata proprio dalla TEM, nel 1928, per il collegamento con l'allora nuovo ospedale del Pompilio[4].
Anche così ammodernato il servizio era destinato però a non durare molto: nel 1933 furono istituite corse con autobus integrative e sostitutive del servizio tramviario anche sulla Mantova-Ostiglia[1] e nel medesimo anno anche le corse per i capolinea di Asola e Viadana vennero autosostituite a cura della stessa Lazzi e Govigli[1].
Le tratte elettrificate tranne rimasero in esercizio fino al 1953[7], anno di definitiva soppressione della rete. L'ultima corsa è fatta risalire dagli autori al 23 maggio[5] o alla mattina del 30 maggio 1953[4]. Da allora ai tram presero posto alcuni autobus acquistati usati a Bolzano[8].
Caratteristiche tecniche
Realizzate a scartamento ordinario, tutte le linee mantovane erano a binario unico con raddoppi lungo il percorso per realizzare gli incroci. La tensione di alimentazione era a 550 V CC[5]
Il Deposito-officina SEB sorgeva in piazza San Leonardo e risultava raggiungibile mediante un breve binario di regresso presente davanti all'ospedale militare[5]; il deposito TEM era invece ubicato nell'area denominata Orti di Ognissanti, presso l'omonima chiesa in corso Vittorio Emanuele II.
La rete
La rete urbana vera e propria disponeva di quattro capolinea, posti di fronte alla stazione ferroviaria e in corrispondenza delle porte Mulina, Cerese e Pusterla, con binari che si snodavano lungo le principali direttrici incrociandosi nella centrale piazza Marconi (allora denominata piazza Purgo), dove i tram in servizio sulle due relazioni trovavano coincidenza[5].
La tratta di penetrazione urbana esercita da TEM, costituita da un binario appositamente costruito lungo il corso Vittorio Emanuele II fino al capolinea di piazza Cavallotti era lunga 700 metri[6] e risultava comune alle tre relazioni per Grazie, Montanara e Pompilio, i cui binari percorrevano rispettivamente via Cremona (strada provinciale 10), la strada Dosso del Corso e il viale Pompilio, fino all'omonimo ex forte.
Tutte le linee erano elettrificate con linea aerea sorretta da pali tubolari Mannesmann[9]
Materiale rotabile
Per il servizio sulla rete urbana la SEB acquistò nove elettromotrici a due assi[5], dotate di presa di corrente ad asta e rotella.
La TEM impiegò da parte sua alcune elettromotrici bidirezionali di costruzione Edison acquistate usate dall'ATM di Milano, la cui presa di corrente (asta a rotella, "pertegheta" in lombardo, posta al centro dell'imperiale e girata al momento del ribattimento al capolinea) e il cui scartamento erano identici a quelli della rete mantovana.
Galleria d'immagini
Mantova, corso Umberto I
Capolinea della stazione
Il broletto col tram
Via del Magistrato
Mantova, piazza Purgo
Note
^abcdefCavalieri e Andrean. Alcuni dei dati presenti in tale pubblicazione sono riportati on line. URL consultato nel luglio 2015.
^ Mario Bicchierai, Le tranvie interurbane bresciane, in Mondo Ferroviario, n. 22, febbraio 1988, pp. 4-9.
^ Claudio Mafrici, I binari promiscui - Nascita e sviluppo del sistema tramviario extraurbano in provincia di Brescia (1875-1930), in Quaderni di sintesi, n. 51, novembre 1997, p. 215.
^ Mario Albertini e Claudio Cerioli, Trasporti nella Provincia di Cremona - 100 anni di storia, Cremona, Editrice Turris, 1987, p. 132, ISBN88-85635-89-X.
^Il palo tubolare "Mannesmann" nella elettrificazione delle linee ferroviarie e tranviarie, Bergamo, Officine dell'Istituto Italiano d'Arti Grafiche, 1931.
Bibliografia
Giuliano Cavalieri e Manlio Andreani, Autobus a Mantova, 1949-1989: cronache, foto, documenti di 40 anni di trasporto pubblico su gomma a Mantova, Suzzara, Bottazzi, 1989.
Davide Damiani, Il treno e la stazione, tranvie e ferrovie secondarie a Mantova, Modena, Bomporto, 1983.
Mauro Giordani, Mantova vecchiotta. Cartoline dalla città 1899-1940, Mantova, Sometti, 2015, ISBN978-88-7495-570-1.
Francesco Ogliari e Franco Sapi, Storia dei trasporti italiani, vol. 4º: Lombardia (Pavia, Mantova, Cremona), 1964.
Luigi Sguaitzer, Saluti da Mantova, cartoline d'epoca dalla collezione Sergio Simonazzi, vol. II, MUP, 2010, ISBN978-88-7847-338-6.