Un grave incidente avvenuto il 19 settembre 1927 portò all'interruzione del servizio da parte dell'azienda subconcessionaria, la Società Tranvia Elettrica di Offida (STEO), ed al conseguente riscatto da parte della stessa amministrazione, che da allora provvedette direttamente all'esercizio dell'impianto[2].
La linea fu profondamente rinnovata, sia nella sede che negli impianti, fra il 29 settembre 1940 ed il 20 settembre 1942, con lavori che comportarono per tutto il tempo una nuova sospensione, anche a causa di una situazione economica poco favorevole per il traffico che si era fino ad allora riscontrato[2]. Alla nuova inaugurazione le elettromotrici risultarono significativamente modificate, con un frontale che, da squadrato, presentava una sagoma rastremata di foggia maggiormente "tranviaria".
La tranvia venne minata in più punti durante le vicende belliche del 1944 e, benché riattivata nel dopoguerra, fu chiusa e sostituita da un autoservizio nel 1952[2].
Armata con rotaie leggere da 21,4 kg/m e dotata dello scartamento di 950 mm, la tranvia misurava complessivamente 11,523 km. La pendenza massima raggiunta era del 50 per mille, con raggi minimi di curvatura di 25 m[2].
L'impianto era dotato di alimentazione aerea con filo di contatto da 80 mm alla tensione continua di 800 V; l'unica sottostazione elettrica di alimentazione aveva una potenza oraria di 50 kW[2].
Il percorso, che veniva effettuato inizialmente in 40 minuti e seguiva l'attuale strada provinciale 43, presentava le fermate intermedie di Appignano, Mercolini, Castello, Taliani e Cantalamessa. Il deposito sociale era nell'attuale viale della Repubblica ad Offida, dov'è tuttora presente il doppio edificio che fungeva da rimessa.
Nel 1952, anno di chiusura della linea, le corse previste in orario erano 7, le prime tre effettuate "nei giorni di fiera e mercato in Offida"; il percorso, comprensivo di fermate, durava 25', la velocità massima ammessa era di 25 km/h.
Materiale rotabile
Per l'esercizio passeggeri sulla linea la STEO acquisì due elettromotrici a 2 assi da 51 kW e due carrozze di foggia analoga, mentre ai merci erano dedicati una locomotiva elettrica da 53 kW e quattro carri, due dei quali aperti[2].
^abcdefgClaudio Cerioli, Da Camerino al mondo, op. cit.
^Orario generale Ferrovie dello Stato e secondarie - Tranvie - Servizi lacuali ed automobilistici - Navigazione marittima - Linee aeree, quadro 940, Fratelli Pozzo Editori, Torino, luglio 1939, p. 384
Bibliografia
Claudio Cerioli, Tranvia elettrica di Offida, in Da Camerino al Mondo, ETR, Salò (BS), 1985, pp. 42–43. ISBN 88-85068-20-0.