Nel dicembre 1885 fu costituito a Vercelli un comitato per la costruzione di una linea tranviaria che unisse la città a Biella, composto dai rappresentanti di sedici comuni interessati[1]: la tranvia avrebbe permesso di accorciare di dieci chilometri il collegamento tra le due città, diversamente dal collegamento ferroviario (che prevedeva il trasbordo alla stazione di Santhià)[2]. Nel 1888 la deputazione provinciale di Novara accordò la concessione della linea alla ditta belga Valère Mabille, che ne offrì l'esercizio per tre anni alla Società Anonima dei Tramways Vercellesi (poi Società Anonima Tramvie Vercellesi, SATV)[2].
La linea fu inaugurata il 24 marzo 1890[3]; il primo orario prevedeva tre coppie di corse giornaliere[4] che compivano l'intero percorso in tre ore; nelle domeniche d'autunno era prevista una corsa speciale per i cacciatori[2]. Per via della lunghezza dei convogli tranviari (composti in genere da quattro vetture e svariati carri merce) la linea divenne nota come "Biciulan", tipico biscotto di Vercelli[1].
Durante la prima guerra mondiale il pacchetto azionario di maggioranza della SATV passò nelle mani di alcuni industriali biellesi, che potenziarono il servizio: gli anni tra il 1915 e il 1925 furono quelli di maggior traffico per la rete delle tranvie SATV[5].
Nel 1926 il pacchetto azionario della SATV fu rilevato dalle Ferrovie Elettriche Biellesi (FEB) al fine di integrare le due reti[6]: fu quindi studiato un piano per la ricostruzione delle linee SATV in sede propria con elettrificazione e cambio dello scartamento, adottando quello ridotto (950 mm). Contrasti con gli enti locali, in particolare con il podestà di Vercelli, che richiedevano il mantenimento dello scartamento ordinario al fine di permettere un collegamento ferroviario diretto tra Biella, Vercelli, Alessandria e Genova evitando di passare per il nodo di Santhià, portarono all'annullamento parziale del piano[7], del quale fu attuato unicamente l'elettrificazione della linea per Trino, unica della rete SATV a mantenere un buon livello di traffico[7].
Il mancato rinnovamento e la concorrenza della ferrovia (dal 1925 la società che gestiva la ferrovia Santhià-Biella istituì corse dirette sino a Vercelli[1]) fece sì che la tranvia seguisse il destino di molte altre linee italiane a trazione a vapore: nel luglio 1932, con autorizzazione ministeriale al circolo ferroviario di ispezione di Torino, fu approvata la chiusura della Vercelli-Biella[8], che cessò l'esercizio il 31 gennaio 1933[9]. Fu sostituita da corse automobilistiche (attive già dal 1º marzo 1931) della Società Anonima Biellese Autotrasporti (SABA), consociata della FEB[10].
La linea tranviaria era a binario singolo a scartamento ordinario di 1445 mm, quasi totalmente in sede promiscua tranne alcuni brevi tratti in sede propria. Si sviluppava per 41,715 km, di cui i primi 5 in comune con la linea per Aranco[3][11]. Il raggio di curvatura era di 45 metri, la pendenza massima del 34 per mille[12]. I tram potevano toccare una velocità massima di 25 km/h[12].
Seguivano dunque Buronzo, Mottalciata e Villanova Biellese. A Massazza il convoglio veniva sdoppiato per superare la salita del Fraschei, quindi proseguiva per Benna e Candelo, ove veniva effettuata fermata in corrispondenza della stazione ferroviaria; sottopassato dunque il percorso originario di tale ferrovia, che conduceva alla stazione di testa di piazza Vittorio Veneto, si raggiungeva la frazione Gaglianico per giungere infine alla stazione capolinea di Biella dopo aver lasciato, sulla sinistra, il binario della linea per Borriana.
Materiale rotabile
Il parco rotabile della SATV comprendeva dodici locomotive a vapore Henschel cabinate di tipo tranviario (alcune delle quali acquistate usate dalla SFT) di potenza compresa tra 100 e 250 CV e circa 150 tra carrozze a due assi di costruzione Grondona[13] e carri merce; sulla linea erano impiegate le locomotive più potenti del parco, per via della pendenza massima della linea e dell'intenso traffico merci che si svolgeva[5].
Nel 1927 sulla linea prestavano servizio dieci locomotive a vapore[14].
Francesco Ogliari, Franco Sapi, Scintille fra i monti. Storia dei trasporti italiani volumi 8° e 9°. Piemonte-Valle d'Aosta, a cura degli autori, Milano, 1968.
Aldo Riccardi, Fantasmi DOC - Il tram a vapore Vercelli-Trino, in Tutto Treno, 4/1988, Duegi Editrice, Ponte San Nicolo (PD), pp. 44–46.
Mario Matto, La tramvia Santhià-Ivrea e la rete tranviaria locale, in Santhià e la ferrovia: una storia che dura 150 anni, GS Editrice, Santhià, 2006, pp. 203–266. ISBN 88-87374-95-3