Tranvia Mantova-Asola

Tranvia Mantova-Asola
La stazione capolinea di Mantova Ognissanti
CittàMantova
InizioMantova
FineAsola (Italia)
Inaugurazione1886
Chiusura1933
GestoreTramvie Elettriche Mantovane
Vecchi gestoriValentini e Mazzorin (1886-1903)
Amministrazione provinciale (1903-1926)
TPM
Lunghezza36,41 km
Tipotranvia extraurbana
Mezzi utilizzatitram a vapore; elettromotrici
Scartamento1.445 mm
Trasporto pubblico

La tranvia Mantova-Asola era una linea tranviaria interurbana che collegava le città di Mantova e Asola dal 1886 al 1933.

Storia

Sin dai primi anni Ottanta del XIX secolo in provincia di Mantova vi fu un dibattito sull'opportunità di costruire linee tranviarie nella provincia. La seduta del consiglio provinciale del 19 aprile 1880 aveva indicato la possibilità di costruire le guidovie Mantova-Asola, Mantova-Castiglione, Mantova-Ostiglia e Mantova-Viadana[1]. A costruire le linee fu la belga Société Anonyme d'Entreprise Generale de Travaux (EGT)[2], che nel 1882 aveva aperto la tratta Brescia-Montichiari-Castiglione delle Stiviere della linea Brescia-Mantova-Ostiglia[3].

Esercizio a vapore e trazione ad accumulatori

Nel marzo 1886 fu annunciata l'imminente apertura dei primi tronchi delle linee per Asola e Viadana: il successivo 17 aprile fu inaugurata la tratta Mantova (casello 1)-Gazoldo degli Ippoliti[2] della linea per Asola, ufficialmente inaugurata domenica 1º agosto 1886[4]; tale casello provvisorio, in legno, sorgeva appena fuori dalla Porta Belfiore[5] e fu realizzato quale attestamento provvisorio in attesa di ricevere il nulla osta dalla Rete Adriatica per l'attraversamento a livello delle tre ferrovie esistenti[5]: il 28 dicembre 1887 la linea poté essere prolungata dal casello 1 alla stazione di Mantova Ognissanti[2], ov'era raccordata con la tranvia Brescia-Mantova-Ostiglia[5].

Le "guidovie a vapore"[6][7] per Asola e Viadana furono inizialmente gestite dall'impresa Valentini e Mazzorin[5], partecipata dalla banca Zaccaria Pisa e titolare della concessione per la costruzione e l'esercizio di entrambe le linee[8], la quale era già stata impegnata nella costruzione della ferrovia Suzzara-Ferrara[9]; nel 1906 le stesse furono prese in carico dall'amministrazione provinciale[2].

Con Regio decreto n. 6147 del 20 agosto 1913 fu approvato il progetto presentato dalla direzione delle tranvie il precedente 21 maggio relativo al potenziamento degli impianti, consistente nella realizzazione di alcuni fabbricati viaggiatori e al miglioramento degli accessi ad altri impianti[10].

La linea per Asola era stata concepita come prima tratta di una linea tranviaria che avrebbe dovuto congiungersi con la tranvia Cremona-Ostiano[11], permettendo alla rete tranviaria provinciale di Cremona di avere un ulteriore collegamento con la rete mantovana oltre a quello già esistente a Ponte Majocche, sulla tranvia Mantova-Viadana. Motivazioni economiche dovute allo scoppio della guerra di Libia e alla prima guerra mondiale rinviarono il progetto per anni: solo nel 1929 Cremona fu congiunta ad Asola attraverso una tranvia che si diramava a Montanara dalla esistente linea per Ostiano[11].

Un altro progetto, realizzatosi solo nel 1930, prevedeva un collegamento celere tra la rete tranviaria piacentina, gestita dalla SIFT, la rete cremonese, quella mantovana e Desenzano del Garda (situata su una diramazione della Brescia-Mantova-Ostiglia): tale relazione fu attuata con la costruzione della tranvia Medole-Casaloldo, lunga 10 km, che da Casaloldo (sulla Mantova-Asola), passando per Castel Goffredo, raggiungeva Medole (sulla Brescia-Mantova)[11].

La grande depressione scatenata dal crollo della Borsa di New York toccò duramente le linee mantovane, situate in un contesto economico caratterizzato dall'assenza di grandi industrie e da un'agricoltura fiorente, che condizionava il settore commerciale e di conseguenza i trasporti tranviari[11].

Dal 1927 furono introdotte in servizio automotrici ad accumulatori, che permisero da un lato di migliorare il servizio, ma che si rivelarono anche fonti di difficoltà: la stazione di ricarica delle batterie si trovava a Mantova, e quindi non era possibile assicurare la coincidenza ad Asola con tutte le corse delle Tramvie Provinciali Cremonesi[12].

Il servizio urbano

Frattanto, nel 1925, la presenza delle tranvie per Asola e Viadana consentì di costruire due nuove linee elettrificate a carattere suburbano da Mantova fino alle Grazie[13], che integrava la rete tranviaria di Mantova servendo la località Angeli e a Montanara lungo la strada Dosso del Corso che ospitava la tranvia per Viadana); una terza linea fu attivata nel 1928 per il collegamento con l'allora nuovo ospedale del Pompilio[13].

La tratta di penetrazione urbana, costituita da un binario appositamente costruito lungo il corso Vittorio Emanuele II fino al capolinea di piazza Cavallotti era lunga 700 metri e risultava comune alle tre relazioni per Grazie, Montanara e Pompilio; tali opere furono autorizzate con Regio decreto n. 2232 del 5 novembre 1925[14]. Tutte le linee erano elettrificate con linea aerea sorretta da pali tubolari Mannesmann[15].

Nel 1926 l'impresa di gestione assunse la denominazione di Tranvie Provinciali Mantovane (TPM) e successivamente quella di Tramvie Elettriche Mantovane (TEM) fino al 1953[16]. L'ultima corsa è fatta risalire dagli autori al 23 maggio[5] o alla mattina del 30 maggio 1953[13].

Anche così ammodernato il servizio era destinato però a non durare molto: nel 1933 furono istituite corse con autobus integrative e sostitutive del servizio tranviario anche sulla Mantova-Ostiglia[16] e nel medesimo anno anche le corse per i capolinea di Asola e Viadana vennero autosostituite a cura della Lazzi e Govigli[16]; la tranvia per Asola chiuse il 1º ottobre 1933[17], sostituita da autobus della stessa impresa. Parte dell'armamento fu riutilizzata l'anno dopo per il rinnovo del binario per Casalmaggiore e Ostiano delle TPC[18].

Le tratta elettrificata fino a Grazie rimase in esercizio fino al 1953[16], anno di definitiva soppressione della rete.

Caratteristiche

Stazioni e fermate
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Mantova piazza Cavallotti
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0,000 Mantova Ognissanti
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Tranvia Brescia-Mantova-Ostiglia (* 1886 † 1935)
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Ferrovie Cremona-Mantova e Verona-Modena
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Casello n°1
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Bivio
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Tranvia per Viadana (* 1886 † 1933)
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Cimitero
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Villa Margherita
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2,700 Castelnuovo Curtatone
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Curtatone
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6,900 Grazie
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10,300 Rivalta
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Catenaccio
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16,300 Rodigo
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Trivio Pastella
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20,000 Gazoldo degli Ippoliti
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Levriero
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25,100 Piubega
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28,800 Molinello
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30,500 Casaloldo
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Tranvia per Medole (* 1930 † 1933)
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32,800 Castelnuovo
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37,000 Asola
Unused urban continuation forward
Tranvia TPC per Cremona (* 1929 † 1955)

La linea tranviaria era a scartamento normale di 1445 mm, e si sviluppava per 36,410 km, di cui 5,320 in sede propria. La pendenza massima era di 20 mm/m e il raggio minimo delle curve era di 50 m. La velocità massima consentita era di 30 km/h per i tram a vapore e di 40 km/h per le automotrici elettriche[16].

Percorso

Partiti dalla centrale piazza Cavallotti i tram elettrici percorrevano corso Vittorio Emanuele II, raggiungendo così il capolinea originario del servizio a vapore presso la chiesa di Ognissanti. Oltrepassata la Porta Pradella il binario tranviario imboccava dunque via Cremona (strada provinciale 10), che veniva seguita mantenendosi dunque parallelo al Mincio. Superato il cimitero monumentale si raggiungeva così la località Grazie di Curtatone, capolinea del servizio suburbano a trazione elettrica.

I tram a vapore svoltavano dunque verso nord imboccando la provinciale 1 e attraversando i paesi di Rivalta e Rodigo, intersecando la provinciale 17 poco prima di raggiungere Gazoldo degli Ippoliti. Oltrepassata anche Piubega, si raggiungeva la stazione di diramazione di Casaloldo e, da qui, il centro di Asola, che veniva attraversato fino a raggiungere la stazione ferroviaria e la tranvia per Cremona.

Materiale rotabile

Sulle tranvie mantovane prestarono servizio inizialmente sette locomotive a vapore a due assi di tipo tranviario, costruite nel 1885 dalla Maffei. Ad esse si aggiunsero tra il 1889 e il 1908 altre tre locomotive di tipo analogo, sempre di costruzione Maffei[16].

Tra il 1927 e il 1928[11] entrarono in servizio quattro automotrici a carrelli ad accumulatori, costruite dalla milanese Rognini & Balbo con parte elettrica del Tecnomasio Italiano Brown Boveri. Tali automotrici potevano trasportare 70 persone e raggiungere una velocità massima di 40 km/h[16]. Le prime due unità erano di nuova costruzione, mentre le seconde riusultavano dalla ricostruzione di altrettante rimorchiate a carrelli. Chiuse le tranvie mantovane, furono cedute nel 1935 alla tranvia Monza-Trezzo-Bergamo, dove restarono in servizio sino al 1958[19].

Il materiale rimorchiato in servizio sulla rete delle Tranvie Provinciali Mantovane consisteva in 24 carrozze a due assi, due carrozze a carrelli (da impiegare con le automotrici Rognini & Balbo), 40 carri merce chiusi e 67 carri merce aperti[16].

Per il servizio suburbano Mantova-Grazie, la TEM impiegò alcune elettromotrici di costruzione Edison acquistate usate dall'ATM di Milano, immediatamente riconoscibili anche per l'originaria presenza della presa di corrente ad archetto.

Materiale motore - prospetto di sintesi

Unità Anno di costruzione Costruttore N. costruzione Tipo Note
1 - Mantova 1885 Maffei 1391 a 2 assi
2 - Virgilio 1885 Maffei 1392 a 2 assi
3 - Belfiore 1885 Maffei 1393 a 2 assi
4 - Montanara 1885 Maffei 1394 a 2 assi
5 - Curtatone 1885 Maffei 1395 a 2 assi
6 - Viadana 1885 Maffei 1396 a 2 assi
7 - Asola 1885 Maffei 1397 a 2 assi
8 - Pomponazzi 1889 Maffei 1505 a 2 assi
9 - Sordello 1908 Maffei 2852 a 2 assi
10 - Mincio 1908 Maffei 2853 a 2 assi
1÷4 1927 Rognini&Balbo-TIBB Automotrici ad accumulatori cedute alla MTB

Note

  1. ^ Giancarlo Ganzerla, Binari sul Garda. Dalla Ferdinandea al tram: tra cronaca e storia, Brescia, Grafo, 2004, p. 276, ISBN 88-7385-633-0.
  2. ^ a b c d Albertini e Cerioli, p. 125.
  3. ^ Claudio Mafrici, I binari promiscui. Nascita e sviluppo del sistema tramviario extraurbano in provincia di Brescia (1875-1930), in Quaderni di sintesi, vol. 51, novembre 1997, p. 130.
  4. ^ Ogliari e Sapi, p. 143.
  5. ^ a b c d e Alessandro Muratori, Città e binari, Mantova, in Italmodel Ferrovie, n. 231, ottobre 1979, pp. 4-19.
  6. ^ Giancarlo Ciaramelli e Cesare Guerra, Tipografi, editori e librai mantovani dell'Ottocento, Milano, FrancoAngeli, 2005, p. 276. URL consultato il 29 gennaio 2024. Ospitato su Google books.
  7. ^ Documentazione relativa alla costruzione di questa infrastruttura è contenuta nel fascicolo 28 del fondo archivistico conservato presso il Comune di Asola.
  8. ^ Germano Maifreda, Gli ebrei e l'economia milanese: l'Ottocento, Milano, FrancoAngeli, 2000, p. 152. URL consultato il 29 gennaio 2024. Ospitato su Google books.
  9. ^ La ferrovia Suzzara-Ferrara. Cento anni di storia, Interbooks, 1989.
  10. ^ Il decreto che autorizzava i relativi espropri fu pubblicato il 1 agosto 1920 sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n. 195 del 18 agosto 1920.
  11. ^ a b c d e Albertini e Cerioli, p. 130.
  12. ^ Albertini e Cerioli, pp. 130-131.
  13. ^ a b c Da 60 anni trasportati dall'APAM, in Gazzetta di Mantova, 14 luglio 2013. URL consultato nel luglio 2015.
  14. ^ Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n. 300 del 28 dicembre 1925.
  15. ^ Il palo tubolare "Mannesmann" nella elettrificazione delle linee ferroviarie e tranviarie, Bergamo, Officine dell'Istituto Italiano d'Arti Grafiche, 1931.
  16. ^ a b c d e f g h Albertini e Cerioli, p. 132.
  17. ^ Albertini e Cerioli, p. 131.
  18. ^ Claudio Cerioli, Tranvie Provinciali Cremonesi, in I Treni Oggi, n. 1, settembre 1980, pp. 13-16.
  19. ^ Cornolò e Molino.

Bibliografia

  • Davide Damiani, Il treno e la stazione, tranvie e ferrovie secondarie a Mantova, Bomporto (Modena), 1983.
  • Giovanni Cornolò e Nico Molino, Le tramvie della provincia di Mantova, in Locomotive ad Accumulatori, Padova, Duegi, 2007, pp. 63-64, ISBN 88-95096-06-1.
  • Francesco Ogliari e Franco Sapi, Stiffelius e berretto rosso. Storia dei trasporti italiani, vol. IV, Milano, 1964.
  • Mario Albertini e Claudio Cerioli, Trasporti nella Provincia di Cremona - 100 anni di storia, Cremona, Editrice Turris, 1987, pp. 125-133, ISBN 88-85635-89-X.

Voci correlate

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