L'odierna arcidiocesi nasce nel 1986 dall'unione di due precedenti sedi episcopali: la diocesi di Chieti, storicamente documentata a partire dalla prima metà del IX secolo; e la diocesi di Vasto istituita il 23 luglio 1853.
Chieti
Le origini
Incerta e discussa è l'origine della diocesi di Chieti. La tradizione attribuisce la sua fondazione a san Giustino; benché una ecclesia sancti Justini sia documentata fin dall'840, la tradizione che fa di questo santo il protovescovo della diocesi teatina è piuttosto tardiva e risalirebbe solo al XV secolo. La stessa tradizione, non anteriore al XVI secolo, segnala, dopo Giustino, una serie di dodici santi vescovi, molti dei quali completamente ignoti, che la critica agiografica esclude tuttavia dalla cronotassi di Chieti.[3]
Incerta è anche l'attribuzione del vescovo Quinto, che prese parte al concilio romano del 499 indetto da papa Simmaco; secondo l'edizione critica degli atti conciliari, Quinto non era vescovo della ecclesia Theatina, ma della ecclesia Theanensis, ossia di Teano.[4] La tradizione erudita assegna poi alla sede di Chieti il vescovo Barbato, a cui papa Gregorio I avrebbe affidato nel 594 la cura della diocesi di Ortona, allora vacante. Anche questo nome tuttavia sembra essere da escludere dalla cronotassi teatina; infatti la lettera di Gregorio Magno relativa a questo avvenimento non riporta né il nome di Barbato né la sede di Chieti assegnata a questo vescovo.[5]
Secondo Francesco Lanzoni, nessuno dei vescovi riportati dalle cronotassi tradizionali anteriori al IX secolo sono da considerarsi come autentici. Tuttavia lo storico faentino non esclude l'antichità della diocesi, benché nessun nome di vescovo sia noto, probabilmente già esistente prima dell'invasione longobarda. Infatti sostiene che «se non mancava [un vescovo] nel piccolo paese degli Aequi e dei Marsi, quello dei Marruccini non doveva esserne privo. Né è improbabile perciò che la diocesi di Chieti rimonti almeno al IV secolo, come, in generale, le diocesi italiane delle più remote regioni italiane».[6]
Il medioevo
I primi vescovi teatini storicamente documentati risalgono solo alla metà del IX secolo. Il primo di questi è Teodorico I, che indisse e presiedette un sinodo a Chieti, celebrato il 12 maggio 840, che mostra la vitalità e l'organizzazione della chiesa teatina in questo periodo e dove si fa menzione di un predecessore del vescovo Teodorico, senza però citarne il nome. Gi atti riportano, oltre all'esistenza di una ecclesia sancti Justini, anche quella ad honorem sancti Thomae, vicino alla quale fu costruito l'episcopio, e che divenne il centro propulsore della diocesi.[7] La cattedrale teatina fu dedicata a San Tommaso Apostolo almeno fino a tutto il XII secolo e solo successivamente venne aggiunto il titolo di San Giustino.[8]
Dopo Teodorico I sono noti i vescovi Lupo, che prese parte al concilio romano dell'844 e presenziò all'incoronazione di Ludovico II fatta da papa Sergio II;[9] e Pietro I, che sottoscrisse tramite l'arcidiacono Orso gli atti del concilio romano di dicembre 853.[10]
A partire da questo periodo, con l'organizzazione di cui la diocesi si dotò nel concilio dell'840, Chieti divenne il principale centro ecclesiastico della regione estendendo la sua giurisdizione anche sui territori di Ortona, documentata come diocesi in epoca tardo-romana, di Vasto e di tutto l'Abruzzo sud-orientale. L'unità del territorio fu messo in crisi dal potere delle grandi abbazie dell'Italia centro-meridionale (innanzitutto Montecassino) che possedevano in zona diversi feudi esenti dalla giurisdizione episcopale.
La bolla di papa Niccolò II del 2 maggio 1059 definì con precisione i confini della diocesi. «Andavano dalla località Tremonti sul Pescara, sotto Popoli, per il Morrone (monte de Ursa), salivano a Coccia, gola angusta fra Sulmona e Palena, e scendevano al fiume Aventino passando fra Lettopalena e Palena per poi salire lungo i monti Pizzi e raggiungere il fiume Sinello; proseguivano quindi fino al monte di Treste, dove nasce il fiume omonimo, e passavano al monte degli Schiavi fino al fiume Trigno; seguendo il Trigno arrivavano al mare e dalla foce del Trigno, lungo la costa adriatica, giungevano alla foce del Pescara per tornare, risalendo il fiume, fino a Tremonti.»[11]
Tra il XII e il XIV secolo, attraverso le donazioni di vari terreni e feudi, all'ufficio di vescovo di Chieti si legarono anche i titoli di barone di Villamagna, Orni, Forcabobolina e Astignano e, più tardi, anche quello di conte di Chieti.
Nella seconda metà del XVI secolo gli arcivescovi si impegnarono in prima persona per l'attuazione dei decreti di riforma del concilio di Trento attraverso le visite pastorali, la fondazione del seminario arcivescovile ad opera di Giovanni Oliva nel 1568, e la celebrazione dei sinodi il primo dei quale è quello del 1581 indetto da Cesare Busdrago. Aumentò contestualmente in città e nella diocesi la presenza dei nuovi ordini religiosi, come i carmelitani scalzi, i gesuiti, i cappuccini, i minimi e gli scolopi.
Con la riforma delle circoscrizioni ecclesiastiche operata da papa Pio VII con la bollaDe utiliori (27 giugno 1818), alcune Chiese nullius dioecesis del territorio furono soppresse e riunite alla sede arcivescovile di Chieti; tra queste la prelatura di San Martino in Valle di Fara San Martino, la prepositura di San Leucio e le tre abbazie di Santa Maria in Monteplanizio a Lettopalena, di San Clemente a Casauria e dei Santi Vito e Salvo). La stessa bolla soppresse l'unica suffraganea di Chieti, la diocesi di Ortona, che venne unita a quella di Lanciano.
Chieti rimase così priva di suffraganee e, per porre rimedio alla questione, ad istanza di Ferdinando II e del marchese Alfonso d'Avalos, papa Pio IX con la bolla In apostolica omnium ecclesiarum del 1853 dismembrò dall'arcidiocesi di Chieti la città di Vasto e il suo distretto, erigendo una nuova diocesi, che fu affidata in regime di amministrazione perpetua all'arcivescovo di Chieti.
Il 1º luglio 1949, a seguito della riforma territoriale che portò alla nascita della diocesi di Penne-Pescara, Chieti perse le cinque parrocchie del soppresso comune di Castellammare Adriatico situate sulla riva destra del fiume Aterno, che segnava l'antico confine con la diocesi di Penne.[15]
Il 2 marzo 1982, con la bolla Fructuosa ecclesiae di papa Giovanni Paolo II, alla provincia ecclesiastica di Chieti furono annesse due nuove suffraganee: Lanciano, che mantenne comunque la dignità arcivescovile, e Ortona, unita aeque principaliter a Lanciano. Il 24 agosto dello stesso anno ebbe fine il regime di amministrazione perpetua e la diocesi di Vasto fu unita aeque principaliter alla sede teatina; contestualmente l'arcivescovo Vincenzo Fagiolo fu nominato anche vescovo di Vasto.[18]
Vasto
Una comunità cristiana nell'antica città romana di Histonium, l'odierna Vasto, è attestata per la prima volta sul finire del V secolo nell'epistolario di papa Gelasio I (492-496). Il pontefice scriveva al vescovo Celestino, la cui sede episcopale non è indicata, per incaricarlo di promuovere al diaconato il chierico Felicissimo e al presbiterato il diacono Giuliano, entrambi appartenenti alla ecclesia Stoniensium. Queste indicazioni rivelano «l'esistenza nella città di Vasto, nel V secolo, di una comunità cristiana ben organizzata e strutturata… Se Vasto fosse, allo stesso tempo, anche sede episcopale, è questione di controversa interpretazione.»[11]
Gli autori infatti si dividono sull'interpretazione della lettera di papa Gelasio, la quale per alcuni, tra i quali Lanzoni e Kehr, è indizio dell'esistenza di una diocesi, in quel momento vacante; per altri invece non vi sono motivi sufficienti per concludere che Vasto fosse già diocesi nel tardo periodo romano, non essendoci nessun'altra menzione nelle fonti storiche successive e non essendo noto alcun vescovo di questa diocesi.
Ad istanza del re Ferdinando II e del marchese Alfonso d'Avalos, papa Pio IX, con la bollaIn apostolica omnium ecclesiarum del 23 luglio 1853, separò dall'arcidiocesi di Chieti la città di Vasto e il suo distretto compreso nel territorio dell'arcidiocesi teatina, l'eresse in vescovato ed eresse la collegiata di San Giuseppe in cattedrale; la nuova diocesi venne affidata in regime di amministrazione perpetua all'arcivescovo di Chieti. Per gli uffici della curia ed il seminario, venne recuperato l'antico collegio dei Chierici Regolari della Madre di Dio.
Il regime di amministrazione perpetua si mantenne fino al 1982. Il 24 agosto di quell'anno la Congregazione per i Vescovi nominò Vincenzo Fagiolo, già arcivescovo di Chieti, anche vescovo di Vasto, la cui sede fu unita aeque principaliter a quella teatina.[18] Il doppio titolo di arcivescovo di Chieti e vescovo di Vasto fu assunto anche dal successore Antonio Valentini, fino al decreto del 1986.
Le due sedi unite
Il Pontificio Seminario Regionale "San Pio X" di Chieti.
Il 30 settembre 1986, con il decreto Instantibus votis della Congregazione per i Vescovi, fu stabilita la piena unione delle due diocesi di Chieti e di Vasto e la nuova circoscrizione ecclesiastica ha assunto l'attuale denominazione: Arcidiocesi di Chieti-Vasto.
Il 7 ottobre 1989 l'arcivescovo Antonio Valentini, rendendo esecutivo il decreto che stabiliva, insieme alla piena unione delle due diocesi di Chieti e Vasto, la costituzione nella chiesa cattedrale di Chieti dell'unico capitolo cattedrale, stabilì che il capitolo metropolitano fosse composto da 12 sacerdoti e presieduto da un canonico con il titolo di presidente: nelle celebrazioni corali, i canonici indossano l'abito talare nero, il rocchetto e la mozzetta color cremisi.
Il 31 maggio 2010 la parrocchia di Maria Santissima Madre di Dio, in frazione Pretaro (comune di Francavilla al Mare), è stata staccata dall'arcidiocesi di Pescara-Penne e aggregata all'arcidiocesi di Chieti-Vasto.
^All'arcidiocesi di Chieti-Vasto appartiene quasi per intero il territorio comunale di San Vito Chietino, ad eccezione della parrocchia della Madonna delle Grazie della frazione di Sant'Apollinare Chietino, che appartiene all'arcidiocesi di Lanciano-Ortona.
^Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII, pp. 375-376. Lanzoni, La presunta antica lista episcopale di Chieti, in «Bullettino della Regia Deputazione Abruzzese di Storia Patria», XVIII (1927), pp. 7-12. La serie di questi santi vescovi è esclusa anche da Ughelli e da Gams.
^Gregorii I papae Registrum epistolarum. Libri I-VII, Monumenta Germaniae Historica, Epistolae, I, Berolini, 1891, pp. 275-276 (Epistola IV,39). Nella nota di p. 275, gli editori tedeschi ritengono che il nome di Barbato e la sua assegnazione alla diocesi di Chieti siano semplici congetture di eruditi locali senza alcun fondamento storico.
^Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII, p. 375.
^Concilia aevi Karolini (742-842), seconda parte (819-842), a cura di Albert Werminghoff, Hannover e Lipsia 1908, pp. 788-791.
^Spadaccini, Tommaso o Giustino? Alcune osservazioni sul cambio di patrocinato della città di Chieti, pp. 355 e 358.
^Die Konzilien der karolingischen Teilreiche 843-859, a cura di Wilfried Hartmann, Hannover 1984, p. 25,15-16.
^Die Konzilien der karolingischen Teilreiche 843-859, p. 338,3.
^Questa è la data riportata dall'Annuario Pontificio, ripetuta da Ughelli e Gams (quinto kalendas julii). D'Avino invece dice 18 maggio, ma in nota riporta l'espressione latina quinto kalendas junii, che corrisponde al 28 maggio. Eubel, Cappelletti e Kehr dicono solamente 1515, senza indicare giorno e mese.
^Questa è la data riportata dalla bolla pubblicata nel Bullarum diplomatum et privilegiorum sanctorum Romanorum pontificum Taurinensis editio. L'Annuario Pontificio ha la data del 1º luglio.
^Data riportata dalla bolla pubblicata nel Bullarum diplomatum et privilegiorum sanctorum Romanorum pontificum Taurinensis editio e inserita anche nell’Annuario Pontificio; Gams ha la data del 9 febbraio 1562, mentre Ughelli e Cappelletti quella del 26 febbraio 1562.
^Dopo Giustino, gli eruditi locali aggiungono una serie di dodici santi vescovi, che Lanzoni esclude dalla cronotassi di Chieti perché non hanno alcuna attendibilità storica. La serie è la seguente: Flaviano, Siro, Sansone (o Iasone), Zenone, Panfilo, Leone, Severino, Germano, Vincenzo, Urbano, Eleuterio e Cetteo.
^Vescovo indicato da Ughelli (Italia sacra, VI, col. 673), secondo il quale è tuttavia ignoto il tempo esatto in cui esercitò il suo episcopato. Gams gli assegna l'anno 904.
^Secondo Ughelli (Italia sacra, VI, col. 673), Rimo potrebbe essere l'anonimo vescovo di Chieti che prese parte alla consacrazione dell'abbazia di San Bartolomeo di Carpineto nel 962. Schwartz non riporta nessuna indicazione in merito.
^Girolamo Nicolino (Historia della Città di Chieti metropoli delle provincie d'Abruzzo, Napoli 1657, pp. 120-121) inserisce questo vescovo dopo Liuduino, in forza di un documento dove, secondo Schwartz, non è in alcun modo indicato chiaramente che fosse vescovo di Chieti.
^Di questo vescovo non si conosce nulla, se non che venne consacrato vescovo nel primo anno di pontificato di papa Gregorio VII, ossia nel periodo compreso tra il 30 giugno 1073 e il 29 giugno 1074. Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen kaisern…, p. 230.
^abcdefSchwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen kaisern…, pp. 230-231.
^Di questo vescovo, documentato nel 1125, si ignora l'anno di morte. Secondo Ughelli creditur tamen circa 1130 obiisse (Italia sacra, VI, col. 705).
^Questo vescovo è documentato in due occasioni, nei diplomi di Roberto II, conte di Conversano e di Loretello. Andreas Kiesewetter, Tre privilegi originali di Roberto II di Basunvilla, conte di Conversano e di Loretello, «Studi Fonseca», II, 593-620.
^abcdefKamp, Kirche und Monarchie im staufischen Königreich Sizilien…, vol. I, pp. 4–15.
^abVescovo escluso da Kamp dalla cronotassi dei vescovi di Chieti.
^Eubel riporta come data di conferma papale il 24 agosto 1254.
Giosuè Maria Saggese, Chieti, chiesa metropolitana, in Vincenzio d'Avino, Cenni storici sulle chiese arcivescovili, vescovili e prelatizie (nullius) del Regno delle Due Sicilie, Napoli, 1848, pp. 198–219
Francesco Lanzoni, La presunta antica lista episcopale di Chieti, in «Bullettino della Regia Deputazione Abruzzese di Storia Patria», XVIII (1927), pp. 7–12
(DE) Norbert Kamp, Kirche und Monarchie im staufischen Königreich Sizilien. Prosopographische Grundlegung. Bistümer und Bischöfe des Königreichs 1194-1266. 1. Abruzzen und Kampanien, München, 1973, pp. 4–15
(LA) Bolla Super universas, in Bullarum diplomatum et privilegiorum sanctorum Romanorum pontificum Taurinensis editio, Vol. VI, pp. 107–108
(LA, IT) Bolla In apostolica omnium ecclesiarum, in Collezione degli atti emanati dopo la pubblicazione del Concordato dell'anno 1818, parte XIV, Napoli, 1857, pp. 169–187