L'arcidiocesi consta di 278 parrocchie, 257 situate nella città metropolitana di Genova e 21 nella provincia di Alessandria, raggruppate in 27 vicariati:
È plausibile che una comunità cristiana fosse presente nella città già prima dei tempi di Costantino a causa dei contatti marittimi e terrestri con le Gallie e con Milano. Di fatto la diocesi è attestata per la prima volta nel 381, quando il vescovo Diogene partecipò al concilio di Aquileia assieme ad Ambrogio, metropolita di Milano, di cui la diocesi genovese era suffraganea. Rimane oscura l'esistenza di alcuni protovescovi e la loro collocazione cronologica: si tratta dei santiValentino, Felice, Siro e Romolo; tra questi spicca la figura di san Siro, venerato come patrono della cattedra dei vescovi di Genova.
Nel V secolo l'ambiente ecclesiastico genovese si dimostra molto vivace e teologicamente preparato. Le fonti letterarie hanno trasmesso le lettere di due preti genovesi che dibattevano sulla teologia della grazia con Prospero di Aquitania. Inoltre Pascasio, il secondo vescovo genovese storicamente documentato, partecipò al sinodo di Milano del 451, dove vennero affrontati temi teologici; lo stesso vescovo sottoscrisse la lettera sinodale diretta a papa Leone Magno.
Nel 568 i Longobardi, di religione cristiana ariana, occuparono Milano. L'arcivescovoOnorato, accompagnato dai suoi preti e dai laici più influenti della città, fuggirono e si rifugiarono a Genova, che divenne la sede dei metropoliti milanesi fino al 643, quando anche la zona costiera ligure fu occupata dai Longobardi. In questo periodo, durato oltre sett'anni, gli arcivescovi milanesi funsero anche da vescovi di Genova. Primo vescovo genovese, dopo il rientro dell'arcivescovo di Milano (all'epoca san Giovanni Bono) nella sua sede, fu Giovanni I, che nel 680 prese parte al sinodo romano indetto da papa Agatone contro il monotelismo.
Incerta è la cronologia dei vescovi genovesi dal VII a tutto il X secolo.[4] Tra i vescovi dell'alto medioevo, si distinsero: Pietro, che prese parte ad un sinodo milanese nell'864 per la riforma della disciplina ecclesiastica; Sabbatino, che accolse a Genova papa Giovanni VIII; Teodolfo, che restaurò molte chiese nella seconda metà del IX secolo dopo il sacco subito dagli arabi, istituì un gruppo di chierici che lo aiutavano nella cura d'anime e da cui derivò il capitolo, e che fondò il primo monastero benedettino del genovesato (Santo Stefano). All'inizio dell'XI secolo il vescovo Landolfo trasferì le reliquie di san Siro in San Lorenzo, divenuta ai tempi del predecessore Giovanni la nuova cattedrale della diocesi, consacrata da papa Gelasio II nel 1118.
A seguito del concilio lateranense del 1215, si celebrò a Genova il primo sinodo di cui si ha memoria, cui parteciparono i vescovi suffraganei. Il territorio diocesano era organizzato in pievi, da cui dipendevano molte cappelle rurali, successivamente organizzate in parrocchie; nel Trecento si contano 33 pievi. Tra 1200 e 1300 non di rado il desiderio di prevalenza e autonomia del capitolo della cattedrale portò a conflitti con gli arcivescovi; inoltre i disaccordi interni del capitolo furono spesso la causa dell'intervento della Santa Sede nelle nomine episcopali.
Tra gli arcivescovi di questo periodo si distinsero in particolare figure eminenti della Chiesa genovese. Jacopo da Varazze (1292-1298), dotto domenicano, scrittore ecclesiastico, fu ben presto venerato come beato. Guido Scetten (o Sette) (1358-1368), uomo di cultura, amico del Petrarca, è ricordato nella storiografia locale come «pastore diligente... e difensore... e guida severa del suo clero»; a lui si deve la fondazione del monastero benedettino di San Gerolamo della Cervara, dove fu accolto papa Gregorio XI durante il ritorno della curia papale da Avignone a Roma. All'arcivescovo Andrea della Torre (1368-1377) si deve la celebrazione di un sinodo di riforma e di riorganizzazione della chiesa genovese, che toccò i sacramenti, la liturgia, la moralità (con l'introduzione di norme contro l'usura).
Nel XV secolo si accentuarono gli intrecci ed insieme i contrasti tra l'autorità civile e quella ecclesiastica genovese. Nello scisma d'Occidente, la Chiesa genovese rimase fedele al papato di Roma, ma questa fedeltà fu compromessa dalla sottomissione di Genova alla Francia (1396-1409), fedele al papa avignonese. L'antipapa Benedetto XIII soggiornò in città e a lui aderì l'arcivescovo Pileo de Marini (1400-1429). Non era raro che le autorità cittadine intervenissero per forzare la mano nelle nomine dei prelati, con la conseguenza che questi spesso non erano all'altezza dell'ufficio ricevuto. È il caso per esempio dell'arcivescovo Paolo Fregoso (1453-1498), nipote del doge genovese: « Doge tre volte (una a danno di un parente), ammiraglio della flotta armata contro i turchi che avevano occupato Otranto, pirata a danno della patria quando era in disgrazia politica, cardinale, spregiudicato collezionista di benefici, non alieno da brillanti iniziative di intelligenza amministrativa e di cultura (monte di pietà, scuola musicale in cattedrale), la sua attività ecclesiastica ricalcò aspetti noti in prelati dall'accentuata caratterizzazione dinastica, enfatizzati dalla sua partecipazione alla vita politica in prima persona».[5]
Non è chiara l'estensione esatta dell'arcidiocesi. Nel XII secolo la fascia costiera andava dal torrente Lerone, che separava Genova dalla diocesi di Savona, ad Anzo (Framura), che la separava ad est dalla diocesi di Luni; l'entroterra era probabilmente delimitato dallo spartiacque appenninico. Dal XII al XV secolo furono effettuati alcuni cambiamenti territoriali, sanciti dai papi: nel 1133 alcune parrocchie della val Petronio e dell'alta val di Vara furono cedute alla diocesi di Brugnato; nel 1162 le parrocchie di Portovenere, tolte a Luni, e il monastero della Gallinaria, tolto ad Albenga, passarono all'arcidiocesi genovese, che, alla fine del XII secolo, ebbe anche il controllo su Bonifacio e alcune altre isole adiacenti, nel sud della Corsica; nel 1248 Genova si ingrandì con cinque pievi sottratte alla diocesi di Tortona; infine nel 1430 fu assegnata all'arcidiocesi anche l'isola di Capraia.
Dal XVI al XX secolo
La riforma protestante non ebbe alcun effetto a Genova, anche se forte era il bisogno di riforma della vita e delle strutture ecclesiali. I vescovi del primo Cinquecento non erano interessati ad alcun cambiamento; tra questi in particolare il cardinale Innocenzo Cybo, arcivescovo per trent'anni (1520-1550), ma che si distinse « per assenza e disinteresse».[5] Nel secondo Cinquecento, iniziarono le riforme, volute e stabilite dal concilio di Trento: nel 1574Cipriano Pallavicino organizzò un sinodo provinciale, dove furono combattuti soprattutto la superstizione ed il malcostume; nel 1582 una visita apostolica, voluta da papa Gregorio XIII, evidenziò carenze e disfunzioni nell'organizzazione diocesana; tra il 1588 ed il 1619 furono celebrati tre sinodi diocesani per la riforma della vita ecclesiastica; importanti furono l'aggiornamento degli antichi istituti religiosi presenti in arcidiocesi e l'introduzione di nuovi ordini e congregazioni, tra cui le carmelitane riformate di santa Teresa d'Avila ed i gesuiti.
Grande figura di vescovo nel Seicento è quella di Stefano Durazzo (1635-1664), «la cui opera verteva sostanzialmente su quattro punti: l'evangelizzazione della città, dei borghi rivieraschi e dell'entroterra; la riforma del clero e del seminario; l'azione caritativo-assistenziale soprattutto nel periodo della peste; l'incremento e l'educazione della pietà popolare con il tentativo di regolamentare l'attività delle confraternite».[5] Numerose sono le opere da lui messe in atto: compì la visita pastorale dell'arcidiocesi per due volte; fondò l'istituto dei missionari urbani; celebrò un sinodo nel 1643; fondò un nuovo seminario nel 1656 e 34 nuove parrocchie; istituì le missioni popolari ed affidò la formazione dei chierici ai missionari di san Vincenzo de Paoli.
All'inizio del Settecento l'arcidiocesi contava circa trecento parrocchie; di queste tre si trovavano fuori dal territorio diocesano: Portovenere, Bonifacio in Corsica e Tabarca in Nordafrica.[5] Nel 1737 fu canonizzata, con solenni e sentite celebrazioni, Caterina Fieschi Adorno, laica vissuta nel Quattrocento, fondatrice del sodalizio caritativo-assistenziale del Divino Amore nel 1497. Tra gli arcivescovi del Settecento, si ricorda in particolare Giuseppe Maria Saporiti (1746-1767): fu il primo a scrivere lettere pastorali; rivide la formazione dei preti della sua arcidiocesi attraverso una più attenta spiritualità di ispirazione francese; diede alle stampe il primo catechismo della Chiesa genovese.
Durante il periodo dell'occupazione francese della repubblica di Genova, l'arcivescovo Giovanni Lercari subì l'esilio; il suo successore fu Giuseppe Maria Spina, diplomatico pontificio, che ebbe larga parte nel concordatonapoleonico del 1801; per la sua politica filobonapartista, dovette fare pubblica ammenda in cattedrale l'8 dicembre 1814.
Nell'Ottocento, gli arcivescovi genovesi furono impegnati soprattutto a rinvigorire la vita dell'arcidiocesi, con l'indizione di sinodi e le visite pastorali, cercando al contempo una conciliazione fra i cattolici intransigenti, che a Genova avevano un loro quotidiano, "Il Cattolico", e i cattolici più apertamente liberali; e cercando di smorzare i toni nella polemica fra i movimenti clericali e anticlericali. Durante l'episcopato di Andrea Charvaz si intensificarono le opere caritative di carattere sociale, la fondazione di scuole cattoliche per l'insegnamento primario e per l'avviamento professionale, l'istituzione di un seminario diocesano per le missioni estere. La fine del secolo vide a Genova due grandi vescovi. Salvatore Magnasco, che aveva partecipato al concilio Vaticano I, fece ricostruire il santuario della Madonna della Guardia, favorì notevolmente la stampa cattolica, pubblicò un catechismo per i bambini. A lui succedette il beato Tommaso Reggio, politicamente più conciliante e favorevole ad un riavvicinamento fra Stato e Chiesa, che si distinse per la creazione di numerose parrocchie, per la celebrazione di un sinodo diocesano (1896) e per aver visitato due volte la sua arcidiocesi.
Nella crisi modernista d'inizio Novecento, il barnabita di Genova Giovanni Semeria fu accusato ingiustamente, ed anche l'arcivescovo Edoardo Pulciano fu criticato per la sua debolezza nell'affrontare i modernisti; uomo austero e intransigente, fondò nuove parrocchie e soprattutto la rivista diocesana. Alla sua morte si aprì per l'arcidiocesi un periodo di crisi con ripercussioni politiche a livello nazionale. Infatti all'arcivescovo Andrea Caron, la cui nomina era in chiave antimodernista, fu negato l'exequatur governativo e non poté mai prendere possesso della sede genovese; l'arcidiocesi fu di fatto governata dal vicario generale Giacomo De Amicis, al quale però nel 1912 venne notificato l'interdetto di amministrare le cresime e conferire gli ordini sacri su tutto il territorio diocesano.
Dal 5 al 9 settembre 1923 Genova ospitò il settimo Congresso eucaristico nazionale italiano, a cui intervenne come legato pontificio il cardinale Gaetano De Lai.
Durante il periodo fascista emerse la figura del cardinale Carlo Dalmazio Minoretti, «considerato vescovo sociale e antifascista».[5] Riorganizzò le parrocchie del centro storico e ne fondò di nuove; operò per la funzione sociale della parrocchia, con teatri, oratori, circoli; si adoperò per lo sviluppo dell'Azione Cattolica e della FUCI; nel seminario arcivescovile intanto si formavano personalità significative della vita ecclesiale italiana del dopoguerra: Giacomo Lercaro, Emilio Guano, Giuseppe Siri, Franco Costa, Luigi Pelloux. Pietro Boetto, negli anni difficili della seconda guerra mondiale, si adoperò per la salvezza del porto e la resa delle truppe tedesche di stanza in città e nel genovesato; questo gli valse il riconoscimento del titolo di "difensore della città" da parte delle autorità civili cittadine. Il dopoguerra è segnato dall'episcopato di Giuseppe Siri, arcivescovo per oltre quarant'anni.
Il 7 ottobre 1975 cedette la parrocchia dell'isola di Capraia alla diocesi di Livorno, con effetto dal 1º gennaio 1977.[6]
L'arcidiocesi di Genova venne unita il 30 settembre 1986 alla diocesi di Bobbio, in forza del decreto Instantibus votis della Congregazione per i Vescovi; la plena unione portò alla costituzione dell'arcidiocesi di Genova-Bobbio. Già dal 1974 l'arcivescovo di Genova era amministratore apostolico della sede di Bobbio. Con questa unione l'arcidiocesi arrivava territorialmente fino alle province di Pavia e di Parma.
Tuttavia dal punto di vista pastorale questa unione non ebbe molta fortuna. Infatti il 16 settembre 1989, con il decreto Pastoralis collocatio della stessa Congregazione per i Vescovi, i territori dell'antica diocesi di Bobbio furono scorporati dell'arcidiocesi di Genova-Bobbio ed uniti a Piacenza andando a formare la diocesi di Piacenza-Bobbio. Contestualmente l'arcidiocesi di Genova ha ripreso il nome primitivo.
XXI secolo
Dal 15 al 18 settembre 2016 è tornata a essere sede Congresso eucaristico nazionale italiano, per la XXVI edizione, in cui l'arcivescovo Angelo Bagnasco fu anche legato pontificio.
Nel dicembre 2023 il Consiglio episcopale ha deliberato l'adozione di un nuovo modello organizzativo dell'arcidiocesi. I sacerdoti in funzione di "moderatori" hanno facoltà di amministrare più parrocchie, coadiuvati da un diacono e dai laici. L'équipe pastorale è composta da: moderatore di fraternità di parrocchie, diacono cooperatore e alcuni laici.[7]
Di fronte al calo endemico delle vocazioni sacerdotali, nel giugno 2024 mons. Tasca ha divulgato la lettera pastorale Evangelizzazione, Sinodalità e Fraternità di parrocchie. Il documento introduce la figura del sacerdote "moderatore della cura pastorale" e del "diacono cooperatore", coadiuvato da un gruppo di laici nell'amministrazione di un insieme di parrocchie. Il diacono “predica l’annuncio del Vangelo, si occupa dell’educazione religiosa, della formazione spirituale, della comunità parrocchiale, della preparazione ai sacramenti, secondo la necessità benedice, celebra battesimi, matrimoni e il rito delle esequie, guida la preghiera e presiede la celebrazione in attesa dell’Eucaristia”.[8]
Cronotassi
Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.
L'arcidiocesi nel 2021 su una popolazione di 783.168 persone contava 657.861 battezzati, corrispondenti all'84,0% del totale.
anno
popolazione
presbiteri
diaconi
religiosi
parrocchie
battezzati
totale
%
numero
secolari
regolari
battezzati per presbitero
uomini
donne
1950
?
758.422
?
1.025
611
414
?
600
235
1969
934.000
941.641
99,2
1.096
570
526
852
769
3.925
272
1980
987.000
1.038.000
95,1
1.062
552
510
929
1
699
2.750
274
1990
890.313
902.213
98,7
956
505
451
931
10
615
2.216
278
1999
784.588
843.644
93,0
778
405
373
1.008
16
486
1.630
278
2000
773.016
831.201
93,0
749
400
349
1.032
18
450
1.578
278
2001
773.325
831.533
93,0
729
391
338
1.060
21
441
1.560
278
2002
752.111
808.722
93,0
713
386
327
1.054
21
447
1.560
278
2003
690.133
726.093
95,0
682
370
312
1.011
23
409
1.498
278
2004
775.980
834.388
93,0
671
362
309
1.156
23
419
1.455
278
2006
671.423
721.960
93,0
655
348
307
1.025
29
416
1.365
278
2013
690.409
812.246
85,0
553
285
268
1.248
31
319
1.093
278
2016
672.482
800.574
84,0
493
273
220
1.364
30
280
1.029
278
2019
674.520
803.000
84,0
471
257
214
1.432
28
259
845
278
2021
657.861
783.168
84,0
432
244
188
1.522
29
230
835
278
Note
^abFino al 29 giugno 2010 i vicariati di Quarto e Nervi formavano un unico vicariato denominato Quarto-Quinto-Nervi: Cancelleria Arcivescovile: Nomine 05 luglio 2010, su diocesi.genova.it, 5 luglio 2010. URL consultato il 5 dicembre 2020 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013).
^Annuario arcidiocesi di Genova 2005, pp. 360-372.
^Annuario arcidiocesi di Genova 2005, pp. 337-359.
^Dopo Giovanni I, Cappelletti menziona 16 vescovi, fino a Giovanni (il quinto nella sua serie), all'inizio dell'XI secolo. Semeria invece ne documenta 12, e il vescovo Giovanni all'inizio dell'XI secolo è il terzo nella sua serie. Il canonico Luigi Grassi invece elenca una serie di soli 11 vescovi, con un ordine diverso da quello proposto da Cappelletti e Semeria: tra il X e l'XI secolo fu vescovo di Genova un Giovanni, il secondo nella sua serie.
^Secondo Lanzoni (op. cit., p. 835), circa i vescovi Valentino, Felice, Siro e Romolo non esistono dati certi e storicamente documentati; l'unica cosa che si può dire è che, secondo le fonti agiografiche, Valentino succedette ad un vescovo anonimo, Siro succedette a Felice e Romolo a Siro; è tuttavia difficile attribuire l'epoca in cui questi quattro vescovi hanno vissuto; alcuni autori collocano il vescovo Romolo al VII secolo, dopo la partenza dei vescovi milanesi. Semeria (op. cit., pp. 14-15) e Grassi (op. cit., p. 4) fanno precedere questi quattro nomi da un vescovo di nome Salomone, che in realtà fu vescovo di Ginevra e non di Genova. Altri vescovi ginevrini sono stati erroneamente attribuiti a Genova: Appellino all'inizio del VII secolo; e Federico a metà dell'XI secolo.
^Alcuni autori inseriscono, con il beneficio del dubbio, un vescovo Eusebio nel 465.
^L'elenco dei vescovi da Viatore (732) a Giovanni V è quello proposto da Cappelletti, con l'aggiunta dei vescovi Nazario e Massito, a lui ignoti, ma attestati da Semeria. Luigi Grassi invece propone e documenta una cronotassi diversa: san Romolo (fine VII secolo), Nazario (inizio IX secolo), Mansueto o Massito (circa 845), Pietro (863 o 864), Sabatino (nell'876 e nell'877), Viatore e Dionisio (fine IX secolo), Sigiberto (tra IX e X secolo), Raperto (916), Teodolfo I (documentato dal 946 al 981), Giovanni II (ca. 985 - ca. 1019).
^Nel giugno 1019 era ancora vescovo Giovanni (Grassi, op. cit., p. 27.
^La cronologia dei vescovi da Landolfo a Siro II è quella proposta da Grassi, op. cit., pp. 27 e seguenti.
^Dei vescovi Ciriaco e Ogerio non esiste alcuna documentazione storica. Sono noti solo perché menzionati in una bolla di papa Innocenzo II del 1134 quali immediati predecessori di Airaldo (Grassi, op. cit., pp. 32-33).
^Eletto nel 1097, venne consacrato due anni dopo, nel 1099.
^Non prese mai possesso dell'arcidiocesi per l'opposizione del governo italiano, e contestualmente alle dimissioni fu nominato arcivescovo titolare di Calcedonia. Dal 7 marzo 1914 al 22 gennaio 1915 fu amministratore apostolico dell'arcidiocesi il domenicanoTommaso Pio Boggiani.
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Mexican professional wrestler Blue Panther Jr.Blue Panther Jr. in January 2017Birth nameUnrevealedFamilyBlue Panther (father)Black Panther (brother)Chachorro Lagunero (brother)Professional wrestling careerRing name(s)Black PantherBlack SilverBlue Panther Jr.Billed height1.80 m (5 ft 11 in)Billed weight100 kg (220 lb)Trained byBlue PantherFranco ColomboEl SolarÚltimo GuerreroVirusDebutDecember 29, 2013 Blue Panther Jr. is the ring name of a Mexican luchador enmascarad...
Peta Lokasi Kabupaten Aceh Jaya di Aceh Berikut ini adalah daftar kecamatan dan gampong di kabupaten Aceh Jaya beserta kode pos dan data sensus penduduk 2010.Kabupaten Aceh Jaya memiliki 9 kecamatan dan 172 gampong dengan kode pos 23653-23657 (dari total 243 kecamatan dan 5827 gampong di seluruh Aceh). Per tahun 2010 jumlah penduduk di wilayah ini adalah 76.892 (dari penduduk seluruh provinsi Aceh yang berjumlah 4.486.570) yang terdiri atas 39.973 pria dan 36.919 wanita (rasio 108,27). Dengan...