Con l'elezione di Boetto, gesuita e antifascista, Pio XI volle rinforzare l'autorità morale della Chiesa cattolica nel momento in cui Adolf Hitler faceva la sua prima visita in Italia, e più precisamente a Genova, a Benito Mussolini con l'intenzione di rafforzare l'alleanza italo-germanica. La visita di Mussolini era la prima che avrebbe fatto alla città come capo del governo.
Aiuto agli ebrei
Arrivò a Genova il 3 maggio 1938 per assumere formalmente il governo ecclesiastico della diocesi, e si trovò nella stazione ferroviaria decorata con bandiere fasciste e naziste per la prossimità della visita di Mussolini e Hitler. Fu a partire da questa visita di Hitler in Italia, contro la quale Pio XI prese le distanze assentandosi da Roma, che cominciò l'antisemitismo in Italia.
Nell'ultima fase della seconda guerra mondiale, il Cardinale Boetto contribuì a salvare centinaia di ebrei dallo sterminio nazifascista, attraverso il suo sostegno alla rete clandestina di aiuti DELASEM, la cui gestione egli affidò al segretario don Francesco Repetto, anch'egli riconosciuto tra i giusti tra le nazioni nello Yad Vashem.[2] In quest'opera il cardinale Boetto collaborò inoltre con il console svedese Elow Kihlgren, altro giusto tra le nazioni.
Trattative con il nazismo
Il 25 aprile 1945, nella sua residenza di San Fruttuoso, la villa Migone[3], nei pressi della villa Imperiale di Terralba, trattò con il generaletedesco Günther Meinhold (1889-1979)[4] e le truppe partigiane genovesi, rappresentate dell'operaio Remo Scappini, la resa delle truppe tedesche che assediavano Genova, evitando così la distruzione della città e lo sterminio della popolazione.
^Susan Zuccotti, Il Vaticano e l'Olocausto (Mondadori: Milano, 2001); Vincent A. Lapomarda, "The Cardinal of the Persecuted Jews", Annals of St. Anthony's Shrine 16.2 (1988) 13-18.