Il titulus indicava originariamente la tabella (di marmo, legno, metallo o pergamena) che, posta accanto alla porta di un edificio, riportava il nome del proprietario. Questo perché le prime adunanze dei cristiani si attuavano all'interno di edifici privati (domus ecclesiae). I tituli privati comprendevano, oltre alla sala cultuale e ai locali annessi per usi liturgici, anche l'abitazione privata.
Successivamente nacquero i tituli di proprietà della comunità, che conservavano il nome del fondatore o del donatore della casa.
I vari tituli, anche se identici dal punto di vista funzionale e della finalità, a causa della loro diversa origine e datazione, non si possono considerare come un gruppo omogeneo. Di tutti questi luoghi di riunione possediamo due diversi elenchi, desunti dalle sottoscrizioni dei vari presbiteri nel corso dei due sinodi svoltisi a Roma nel 499 e nel 595.
Confrontando questi due elenchi, in certi casi si nota come il titulus, che nel primo sinodo portava il nome del fondatore o del donatore, nel secondo porta la dedica all'omonimo santo. Probabilmente ciò è dovuto al crescente interesse per il culto dei martiri. Quelli più antichi si trovano generalmente in zone periferiche o popolari della città, mentre quelli nuovi creati dopo l'editto costantiniano del 313 ebbero tutti posizioni più centrali.
I titoli e le diaconie originari
Secondo il Liber Pontificalis, originariamente i titoli erano 25, come il numero dei presbiteri istituiti da papa Cleto per coadiuvarlo nella cura delle anime dell'Urbe; sette erano invece le diaconie, dal numero di dipartimenti (regiones) in cui la città era stata divisa per la cura dei poveri, ciascuno affidato ad un diacono[1].
La lista dei 25 titoli originari è la seguente[2]:
In alcuni casi le diaconie e i titoli sono elevati, rispettivamente, pro hac vice a titolo presbiterale o vescovile: questo avviene per poter annoverare il suo titolare fra i cardinali presbiteri (ad esempio qualora il cardinale titolare sia eletto vescovo di una diocesi o se dopo dieci anni di diaconato il cardinale chiede di essere promosso al titolo presbiterale) senza che debba rinunciare ad un titolo tradizionalmente legato al proprio ordine di appartenenza o luogo d'origine.
Le chiese titolari sono contrassegnate, generalmente sulla facciata, da un doppio stemma: a sinistra quello del Papa regnante, a destra quello del cardinale titolare medesimo.
I titoli sono 253, suddivisi in sedi suburbicarie, titoli e diaconie.
I cardinali patriarchi orientali
Papa Paolo VI, con il motu proprio Ad purpuratorum Patrum Collegium, pubblicato l'11 febbraio 1965, stabilì che i patriarchi di rito orientale assunti nel Sacro collegio dei cardinali non appartengono al clero di Roma e, pertanto, non può essere assegnato loro alcun titolo o diaconia. I patriarchi cardinali appartengono all'ordine di cardinali vescovi e, nella gerarchia, si situano immediatamente dopo di loro. Mantengono la loro sede patriarcale e non viene assegnata loro alcuna sede suburbicaria.[3]