La provincia ecclesiastica di Gorizia e Gradisca rimase immutata per oltre un secolo. Negli anni Trenta del XX secolo le diocesi di Veglia e di Lubiana divennero immediatamente soggette alla Santa Sede per disposizione di Pio XI; la stessa sorte toccò alla diocesi di Parenzo e Pola nel secondo dopoguerra. Infine il 17 ottobre 1977, dopo lo scioglimento dell'unione aeque principaliter con Trieste, la sede di Capodistria entrò a far parte della provincia ecclesiastica di Lubiana, elevata contestualmente al rango di sede metropolitana da Giovanni Paolo II.
L'ultima modifica risale al 30 settembre 1986, quando la provincia ecclesiastica ha assunto il nome di Gorizia, mentre Gradisca è diventata una sede titolare. La provincia ecclesiastica è oggi formata dall'arcidiocesi di Gorizia e da una sola diocesi suffraganea, la diocesi di Trieste.
Storia
L'arcidiocesi fu eretta il 6 luglio 1751 con la bollaIniuncta nobis di papa Benedetto XIV, con la quale il pontefice ratificava un accordo tra i governi austriaco e veneziano, che prevedeva la soppressione del patriarcato di Aquileia e la sua divisione in due nuove circoscrizioni ecclesiastiche: l'arcidiocesi di Udine, cui fu assegnata la giurisdizione sulle terre sotto il dominio della Serenissima; e l'arcidiocesi di Gorizia, cui toccarono le terre sotto il dominio asburgico.
Con la Iniuncta nobis perciò il papa soppresse il patriarcato e contestualmente eresse l'arcidiocesi di Gorizia. Questa decisione fu confermata dallo stesso papa con la bolla Sacrosanctae militantis ecclesiae del 18 aprile 1752[4], con la quale il pontefice definì tutte le questioni accessorie, tra cui l'istituzione del capitolo dei canonici e il numero delle diocesi suffraganee della nuova sede metropolitana, ossia tutte quelle dell'antico patriarcato al di fuori dei territori della Serenissima. Il territorio dell'arcidiocesi era vastissimo e comprendeva la contea di Gorizia e parti della Stiria, della Carinzia, della Carniola e la maggior parte dell'odierna Slovenia, ad eccezione dell'enclave di Lubiana.[5]. In memoria degli antichi fasti patriarcali nel 1766 Giuseppe II concesse all'Arcivescovo di Gorizia il titolo di principe del Sacro Romano Impero[6].
Fu nominato primo arcivescovo Karl Michael von Attems, già vicario apostolico per le terre imperiali del patriarcato aquileiese; egli celebrò un sinodo provinciale nel 1768 al quale parteciparono non solo i suoi suffraganei, ma anche rappresentanti delle diocesi della Serenissima, che avevano porzioni di territorio nell'Impero asburgico. Gli succedette Rudolf Joseph von Edling, già canonico di Aquileia e decano del capitolo metropolitano di Gorizia; a causa della sua opposizione alla politica religiosa dell'imperatore Giuseppe II, in particolare all'editto di tolleranza, fu costretto a dimettersi nel 1784 e confinato a Lodi in Lombardia, dove morì.
Dopo quattro anni di sede vacante, su pressione dell'imperatore l'arcidiocesi venne soppressa da papa Pio VI con la bolla In universa gregis dell'8 marzo 1788; il titolo arcivescovile fu trasferito a Lubiana insieme a buona parte del territorio dell'antica sede metropolitana; con ciò che restava del territorio goriziano fu eretta nell'agosto dello stesso anno la nuova diocesi di Gradisca, dove si trasferì il capitolo, mentre la curia rimase a Gorizia.
Morto l'imperatore Giuseppe II, il 12 settembre 1791 con la bolla Recti prudentisque lo stesso papa Pio VI ristabilì la città di Gorizia come sede vescovile con il trasferimento della cattedrale dalla chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Gradisca alla chiesa di Sant'Ilario di Gorizia; contestualmente la diocesi assunse il nome di diocesi di Gorizia e Gradisca, suffraganea dell'arcidiocesi di Lubiana.
Nel 1818, in forza della bolla De salute Dominici gregis, furono modificati i confini diocesani: cedette 10 parrocchie[7] con 8 curazie alla diocesi di Udine, ma contestualmente si ingrandì con la parrocchia di Grado, ceduta dal patriarcato di Venezia, e 13 parrocchie[8] con 34 curazie già appartenute alla diocesi di Udine.[9] Nello stesso anno fu riaperto il seminario diocesano, che era stato chiuso all'epoca di Giuseppe II.
Il 27 luglio 1830 riottenne, a scapito di Lubiana, la dignità arcivescovile e metropolitica con la bolla Insuper eminenti di papa Pio VIII, con giurisdizione sulle chiese della parte centro-meridionale del regno d'Illiria.
Al termine della prima guerra mondiale l'arcidiocesi si trovò divisa dal nuovo confine di Stato, con la parte slovena che ora si trovava nel regno di Jugoslavia, mentre la maggior parte del territorio era inclusa nel regno d'Italia.
Il 20 febbraio 1932, in seguito alla bolla Quo Christi fideles di papa Pio XI, incorporò i decanati di Idria e di Vipacco, che erano appartenuti alla diocesi di Lubiana, suffraganea dell'arcidiocesi goriziana fino alla fine della prima guerra mondiale e oggi nuovamente arcidiocesi.
Al termine della seconda guerra mondiale, la parte italiana dell'arcidiocesi, a causa della modifica del confine di Stato, si trovò ridotta di molto rispetto alla situazione precedente. A seguito del trattato di pace del 10 febbraio 1947 una larga parte del territorio diocesano, venutasi a trovare in territorio jugoslavo, fu dapprima eretta in amministrazione apostolica (primo amministratore apostolico fu il sacerdote Franc Močnik) e successivamente, il 17 ottobre 1977, aggregata alla diocesi di Capodistria. Inoltre la provincia ecclesiastica perse le diocesi in territorio jugoslavo e oggi comprende la sola diocesi di Trieste.
^Cappelletti, Le Chiese d'Italia della loro origine sino ai nostri giorni, vol. VIII, pp. 588-609.
^Bolla Insuper eminenti, in: Raffaele de Martinis, Iuris pontificii de propaganda fide. Pars prima, Tomo VII, Romae, 1898, p. 228.
^Testo della bolla in Cappelletti, op. cit., pp. 588-609.
^L'elenco dei vicariati e degli arcidiaconati della sede metropolitana furono stabiliti nel sinodo provinciale del 1768 e si trovano elencati in Cappelletti, op. cit., pp. 616-619.