Le prime testimonianze della Contea di Monteodorisio risalgono al 993 quando il feudo passò nelle mani di Oderisio, conte dei Marsi, dal quale prende il nome il paese.[senza fonte]
Sono siti in Via Vittorio Emanuele III. L'impianto originario è precedente il 1334. La chiesa fu distrutta per erigere il Municipio mentre il monastero fu distrutto dopo la soppressione dell'ordine dei Frati Regolari Conventuali.[6]
Ruderi del Convento di San Bernardino
Sono siti in località San Bernardino. Risale al 1442, L'impianto del convento è scomparso, rimane solamente una cappella a navata unica. L'abside è a volta mentre nella navata è a capriate.[7]
La struttura fu costruita dai Normanni come fortino difensivo, successivamente passò alla famiglia dei conti dei Marsi, per poi nel XV secolo essere ceduta ai D'Avalos. Si conservano di originale le cortine e tre delle quattro torri. La torre occidentale è impreziosita da beccatelli, con un fregio in rilievo. Il castello oggi ha un aspetto di palazzo gentilizio fortificato, dove è ospitata la sede del Museo del Costume Locale.
Il palazzo Suriani si eleva di tre piani fuori terra conclusi dal sottotetto con copertura a falde inclinate. Il disegno, redatto nel 1840 dall'architetto Michelangelo Romano, è l'espressione tipica della casa signorile realizzata su impianto rettangolare con rigida distribuzione degli ambienti intorno ad un asse di simmetria che, perpendicolare alla facciata principale, attraversa l'androne, il cortile e la scala. Il fulcro dell'organismo è costituito dal cortile, nella funzione appunto di elemento centrale del palazzo che esprime le regole architettoniche diffuse nell'età industriale, basate su parametri di convenienza e di solidità. L'organismo deve essere infatti solido nelle strutture, salubre per l'esposizione dei vani e comodo per le forme degli ambienti regolari e simmetrici. All'ampio androne d'ingresso segue il cortile con porticato, scandito da pilastri, antistante alla scala tre rampe su pilastri, da cui si accede agli appartamenti dei piani superiori composti da vani distribuiti sulle quattro facciate. Soltanto alcuni ambienti di servizio hanno l'affaccio sul cortile. Costruito in muratura di mattoni a vista, presente la fronte dell'ingresso esaltata da due registri, che si dipartono dalla parete basamentale listata a fasce orizzontali, scanditi da sei paraste che inquadrano le finestre del primo livello ed i balconi del piano secondo. Il portale archivolato, a lieve aggetto rispetto alla parete, è coperto da balcone su mensole con apertura corrispondente al salone di rappresentanza, ambiente questo che, come alcuni altri dell'edificio, è finemente decorato, sulle pareti e sulle volte a padiglione, da affreschi eseguiti dal pittore campano Nicola Biondi.[9]
Palazzo Fanghella
Il palazzo Fanghella (ora Fanghella - De Cristofaro) fu costruito nel 1880; presenta la fronte principale a fondale di uno slargo dove si raccordano tre strade: via Roma, via dei Rinforzi e la salita di Palazzo. Gli altri prospetti sono orientati verso il vallone dove scorre il fiume Sinello. L'edificio, che si sviluppa su due piani oltre quello semi interrato, denota caratteristiche strutturali, distributive e formali aderenti ad un impianto di tipo rigorosamente geometrico rispetto ad un asse di simmetria che attraversa l'androne, il cortile ed il vano scala. La parete delle scale sul cortile è traforata da tre archi a pieno centro su pilastri che anticipano quelli strutturali della scala a tre rampe. La fabbrica si sviluppa quindi intorno al cortile con vani disposti intorno ad esso determinando all'esterno una sequenza ritmica di aperture scandite dalle paraste bugnate ricavate dall'uso sapiente del mattone a faccia vista, di cui è costituita peraltro la struttura dell'edificio. Gli ambienti sono tutti coperti da volte del tipo a padiglione, a vela o a botte. Il prospetto principale è spartito in tre corpi, dei quali i laterali sono avanzati lievemente rispetto alla parte centrale di più ampia estensione su cui è il portale archivoltato tra semicolonne con capitello pseudo-dorico e architrave da cui sporge un balcone con ringhiera in ghisa. I prospetti laterali dell'edificio, anch'essi nel rispetto del rigoroso disegno distributivo dei vani, sono esaltati da paraste bugnate ad intervalli eguali. Con il colore caldo reso dal mattone, lasciato a faccia vista, il palazzo acquista un carattere di calibrata sobrietà peraltro aderente alle espressioni compositive dell'epoca.[10]
Ventricina: insaccato preparato con carne di suino, peperoncino, sale e semi di finocchio.
Sagne a pezzate: pasta fatta in casa preparata con semola di grano duro, sale e acqua, condita generalmente con pomodoro fresco.
Ndernappe: pasta fatta in casa preparata con farina bianca, crusca, acqua e sale, condita con sugo di ventricina leggermente piccante.
Pallotte casce e ove: si tratta di polpette di formaggio, uova e pane raffermo, fritte e poi ripassate in un sugo di pomodoro.
Lu Purciullate (Il Porcellato) [lat. tardo buccellatum]: pane cotto con ingredienti dolci: è un dolce semplice, nato sulla nobilitazione del pane, simile ad una pagnotta rotonda di circa un chilo, di colore scuro, che al centro si apre come un fiore, assumendo una tonalità più chiara. I pani vengono depositati nella chiesa parrocchiale dove vengono benedetti e portati in processione. A conclusione della cerimonia vengono venduti ai fedeli. La ricetta è tenuta in gran segreto e coloro che si cimentano nella sua realizzazione non riescono mai a riprodurne il sapore originale. Il pane viene consumato anche intinto nel vino cotto, soprattutto dai più anziani, che tendono a conservare la tradizione.
Scrippelle: è un dolce preparato con farina, lievito ed acqua fritto in olio di semi e ricoperto successivamente da zucchero semolato.
Celli ripieni: è un dolce preparato con farina, olio di oliva e zucchero, prodotto in due varianti: la prima con uova e la seconda con vino bianco. Il dolce viene modellato a ferro di cavallo, farcito con mostarda d'uva e successivamente cotto al forno.
Calzonetti (Caggìnette): è un dolce preparato con farina, uova, zucchero e olio. Il dolce può essere farcito in tre modi: con crema di ceci, con mandorle e miele oppure con mostarda d'uva. Successivamente i calzonetti vengono fritti in olio di semi.