Tra le neopromosse destava curiosità il Pisa, rivelazione dell'ultimo torneo cadetto e di ritorno in massima serie dopo quarantadue anni, pertanto all'esordio nell'era del girone unico.
Sul piano regolamentare furono introdotte alcune novità di rilievo: a partire da questa stagione si sedette in panchina il tredicesimo uomo, riserva di movimento,[1] e furono tolti gli spareggi in zona retrocessione, preferendovi la differenza reti generale; ciò, fermo restando gli spareggi per l'eventuale assegnazione dello scudetto e per l'accesso alle coppe europee.
Calciomercato
Si verificarono grandi cambiamenti in Serie A, dopo la vittoria dell'Italia al campionato d'Europa 1968, che coinvolsero soprattutto l'Inter. Dopo le delusioni degli ultimi due anni, lasciarono sia il presidente Angelo Moratti, il quale passò la mano a Ivanoe Fraizzoli, sia l'allenatore Helenio Herrera, andato a sedersi sulla panchina della Roma;[2] sicché i nerazzurri si affidarono al rientrante Alfredo Foni.[1] Il Bologna ridisegnò l'attacco con l'ex atalantino Savoldi e il capocannoniere della Serie B, l'ex barese Mujesan,[3] mentre il Milan confermò in blocco la squadra campione in carica.
La Juventus piazzò i colpi più importanti del mercato, ingaggiando l'ex bolognese Haller[1] e il trascinatore del Varese, il ventenne Anastasi:[4] questi venne prelevato da Gianni Agnelli per una cifra-record dell'epoca, circa 650 milioni di lire, che ne farà il calciatore più pagato al mondo di quel decennio.[5]
Novità nel Regolamento Organico
La normativa F.I.G.C. fu variata all'inizio della stagione sportiva 1968-1969 per ridurre le gare di spareggio a carico della Lega o del Comitato Regionale competente. Fu variato l'articolo 23 del Regolamento Organico: al punto d già stabiliva l'effettuazione di una gara di spareggio in campo neutro tra due squadre, con eventuale sorteggio da effettuare con l'arbitro sul campo; mentre il punto e stabiliva l'effettuazione di un girone con gare di spareggio tutte in campo neutro nel caso di tre o più squadre, con eventuale sorteggio da effettuare nella sede della Lega competente in caso di ulteriore parità di punti conseguiti nella classifica finale. All'articolo 23 fu dunque aggiunto il comma f che fu così formulato:[6]
«In caso di parità di classifica fra due o più squadre, quando sia necessario stabilire una graduatoria al fine di determinare la retrocessione nella categoria inferiore, non si applicano le norme di cui ai comma d) ed e); in tale caso l'ordine di classifica viene stabilito in base alle risultanze della differenza fra le reti segnate nell'intero campionato e quelle subite. Soltanto se risulterà parità anche nella differenza reti si farà luogo agli spareggi, come previsto dai surrichiamati comma d) ed e).»
Tutti i pari merito in cui non si doveva attribuire un titolo sportivo non sono da regolarsi con la differenza reti generale, perché il regolamento organico non la prevedeva in alcun comma,[7] perciò le altre squadre a pari punti vanno considerate classificate a pari merito, così come applicato dal 1942 quando fu tolto il quoziente reti: con la posizione di classifica più alta, senza considerare la differenza reti (anche se i giornali la prendevano in considerazione e anzi la evidenziavano).
Il Cagliari, che confermò nuovamente l'attaccante Riva,[1] continuò la progressiva opera di rafforzamento con l'arrivo di Brugnera e del portiere della nazionale, Albertosi,[2] sfruttando le mire di austerità di una Fiorentina[2] che cedette anche Bertini all'Inter,[2] riuscendo però a confermare il brasiliano Amarildo.[3]
Avvenimenti
Girone di andata
A balzare in testa per primi furono i campioni uscenti del Milan, che si ritrovarono presto a dover lottare con una outsider, il Cagliari, spinto in vetta dai gol di Riva: i sardi si ritrovarono in testa il 24 novembre 1968. Col tempo si fece largo, dopo i primi tentennamenti iniziali, la veloce Fiorentina del nuovo allenatore Bruno Pesaola, artefice del secondo posto del Napoli l'anno prima.
I viola agganciarono in testa il Cagliari il 12 gennaio 1969, per poi pareggiare a Varese l'ultima gara d'andata e lasciare ai rossoblù il platonico titolo di campione d'inverno. Più staccate le altre squadre; spiccavano soprattutto i negativi gironi d'andata del Torino e del Napoli, abbandonato a dicembre da Sívori il quale tornò nella natia Argentina tra molte polemiche.[8]
Girone di ritorno
Nella tornata conclusiva si delineò più chiaramente la lotta per il titolo tra Cagliari, Fiorentina e Milan.[1] Sembrò inizialmente che la vittoria toccasse ai sardi, ma il 9 marzo caddero all'Amsicora contro la Juventus. La Fiorentina, superando il L.R. Vicenza, andò in testa: da quel momento i viola non persero un colpo, riuscendo a tenere distanziati rossoblù e rossoneri.
L'11 maggio, espugnando la Torino bianconera, i viola si laurearono per la seconda volta nella loro storia campioni d'Italia; come nel campionato del 1955-1956, i viola persero una sola partita, quella casalinga contro il Bologna, registrando un'inedita imbattibilità in trasferta.[9]
A distrarre dalla corsa scudetto era giunta il 16 marzo l'improvvisa morte del promettente attaccante della Roma, Giuliano Taccola; a un anno dalla scomparsa di Meroni, il campionato riassunse dunque trame drammatiche. Il centravanti morì a Cagliari, dopo aver solamente assistito alla partita dei giallorossi, per un improvviso arresto cardiaco: sulle cause dell'evento non si riuscì mai a far completamente luce.[10]
Il Milan visse comunque una stagione di vittorie, con il successo in Coppa dei Campioni nonché le ottime prestazioni del maturo portiere Cudicini, baluardo di una retroguardia che subì appena 12 reti in tutto il campionato,[11] e di Rivera, alla fine dell'anno solare primo italiano a essere insignito del Pallone d'oro.[12]
Lunga e stancante fu la lotta per la salvezza, che si risolse solamente nelle ultime due giornate: retrocesse dapprima l'Atalanta, seguita infine dalla matricola Pisa e dal Varese, orfano di Anastasi e superato dal Lanerossi sul traguardo.[1] Si salvarono invece le altre due neopromosse, il Verona, appena alla sua seconda apparizione in Serie A dopo quella della stagione 1957-1958, e trascinato dalle reti di Bui, e il Palermo.
Due punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta.
In caso di parità di punti era in vigore il pari merito, eccetto per i posti salvezza-retrocessione (differenza reti) nonché per l'assegnazione dello scudetto (spareggio).[7]
Maggior numero di pareggi: Cagliari, Fiorentina, Milan e Sampdoria (13)
Minor numero di pareggi: L.R. Vicenza (7)
Minor numero di vittorie: Atalanta (4)
Maggior numero di sconfitte: Pisa (16)
Peggiore attacco: Varese (20 reti fatte)
Peggior difesa: Verona (49 reti subite)
Peggior differenza reti: Varese (-23)
Individuali
Classifica marcatori
Nel corso del campionato furono segnati complessivamente 497 gol (di cui 17 su autorete, 30 su calcio di rigore e 4 assegnati per giudizio sportivo) da 132 diversi giocatori, per una media di 2,10 gol a partita.[9] Le gare per le quali il risultato fu deciso a tavolino, entrambe per invasione del terreno di gioco, furono Atalanta-Roma (2-2 sul campo) e Palermo Napoli (2-3 sul campo). Di seguito, la classifica dei marcatori.[26]
^Le Carte Federali, edizione aggiornata dalla FIGC per la stagione 1968-1969, pp. 57-58.
^abLe classifiche pubblicate dalla Panini sono tutte sbagliate dal 1981 perché, dopo aver acquistato i diritti dalla casa editrice Carcano (ultimo almanacco giusto della Carcano è quello del 1970 che riepiloga i dati della stagione 1968-1969 e pubblica la classifica a p. 109 copiando fedelmente la classifica presa dalla Lega Nazionale Professionisti) mantenendo l'impaginazione della Carcano con i quadratoni scritti a mano (non era un font script, i risultati erano effettivamente scritti a mano nei quadratoni squadrettati), ha reimpaginato le classifiche e i quadratoni con i risultati con caratteri tipografici a partire dal volume 1981 facendo diventare i pari merito di Cagliari, Milan (pari merito a 41 punti), Sampdoria e L.R. Vicenza (pari merito a 23 punti) 2º, 3º, 12º e 13º posto la stessa classifica della stagione 1968-1969 pubblicata giusta nei riepiloghi delle stagioni precedenti di Serie A fino al volume 1980 (a p. 112) dell'Almanacco Illustrato del Calcio. L'errore è evidente solo al confronto dell'almanacco Carcano 1970 con quello Panini 1981 oppure consultando la raccolta dei comunicati ufficiali in Lega Nazionale Professionisti. Essendosi poi la Panini accordata con l'Unità per la pubblicazione delle riproduzioni dell'album Panini 1968-1969, ha semplicemente trascritto la propria classifica sbagliata (ovvero quella che non tiene conto che all'epoca esistevano i pari merito) sulle stampe fatte nella penultima pagina di copertina dell'album dell'Unità in cui sono riportati anche i marcatori. È sbagliato anche l'Almanacco Illustrato del Calcio - La storia 1898-2004 (a p. 156).
^In precedenza l'italo-argentino Omar Sívori era stato premiato col Pallone d'oro come "italiano" nell'edizione del 1961, in un'epoca in cui il riconoscimento era ancora riservato ai soli giocatori "europei", grazie al suo status di oriundo.
^Al Torino fu precluso l'accesso alla Coppa delle Fiere a causa della presenza dei concittadini della Juventus.
^Risultato a seguito di decisione del giudice sportivo. La partita era terminata sul 3-2, ma in seguito alla lettura del referto dell'arbitro il risultato venne tramutato in 2-0 a causa della tentata invasione di campo e incidenti vari dei tifosi palermitani.
^Risultato modificato dal giudice sportivo. La partita era terminata sul 2-2, ma in seguito alla lettura del referto dell'arbitro il risultato venne tramutato in 0-2 a causa della tentata invasione di campo dei tifosi atalantini.