A causa della sua passione per il gioco,[3] ha speso tutti i suoi risparmi ottenuti durante la carriera,[3] vedendosi costretto a vendere tutto ciò che possedeva[3] e ad aprire una piccola ditta di trasporti[3] nel riminese,[2] città in cui era rimasto a vivere dopo il ritiro,[2] e un tabacchino (che poi rivenderà).[2]
Sposato con Fiorella[4] da cui ha avuto due figli,[3] Stefania e Cristiano,[4] era iscritto al Supercorso di Coverciano per prendere il patentino di allenatore,[3] ma non concluse l'iter a causa di sopravvenuti lutti in famiglia.[3]
Abile nel dribbling,[2][3] tentava spesso la conclusione a rete.[3] Era anche molto veloce[3] e in grado di servire assist vincenti agli attaccanti.[3] Era inoltre un abile rigorista: batteva i tiri senza rincorsa.[2]
Carriera
Cresciuto nel settore giovanile del Mantova, la società biancorossa lo fa esordire in Serie A a diciannove anni. Tra il 1963 e il 1965 colleziona 5 presenze. Dopo un anno in prestito all'Empoli, nel quale colleziona 26 presenze e 10 reti, si afferma nella città virgiliana, dove nella stagione 1965-1966 scende in campo 36 volte segnando 5 gol.
Viene quindi acquistato dalla Roma. Nella capitale gioca 12 partite segnando un gol nella stagione 1966-1967, e quindi viene ceduto al Catanzaro in Serie B, dove realizza 14 gol nella stagione 1967-1968 (in 37 presenze giocate in maniera buona),[4] fra cui una doppietta al Palermo,[3] squadra in cui passò nella stagione successiva.[3]
Torna quindi a giocare in Serie A con la maglia del Palermo per un biennio (dal 1968 al 1970): scende complessivamente in campo 56 volte in campionato, segnando 16 gol fra cui una tripletta all'Atalanta,[3] anch'essa sua futura squadra; ai nerazzurri segnò anche due reti nella partita di ritorno.[5] Il gol più bello dei 10 della prima stagione, a detta sua, è quello al L.R. Vicenza al volo di sinistro sul campo fangoso.[5]
Al termine del periodo in rosanero in cui ci fu la retrocessione della squadra, nell'estate 1970 viene acquistato dall'Inter. A Milano trova poco spazio, non partecipando alla vittoria dell'undicesimo scudetto nerazzurro nella stagione 1970-1971 poiché ceduto in prestito al Palermo già a novembre,[6] tornando così in Sicilia dove segna 7 gol in 29 partite. Tornato all'Inter per la stagione 1971-1972, segna 2 gol in 15 partite di campionato raggiungendo la finale della Coppa dei Campioni:[7] in tutta la manifestazione entra sempre a partita in corso,[7] ed è decisivo sia nei quarti di finale contro i belgi dello Standard Liegi che in finale contro gli olandesi dell'Ajax;[7] nell'andata dei quarti fornisce l'assist a Jair per il gol vittoria,[7] e nella gara di ritorno serve un assist a Sandro Mazzola,[7] mentre nella semifinale contro gli scozzesi del Celtic segna il proprio tiro di rigore dopo lo 0-0 dei tempi regolamentari e supplementari.[7]
Nel 1972 passa all'Atalanta, sempre nel massimo campionato, nell'operazione che ha portato a Milano Giuseppe Massa, Adelio Moro, Giuseppe Doldi e Sergio Magistrelli.[2] A Bergamo, tra il 1972 e il 1974, segna 5 gol in 55 incontri disputati.
Gli ultimi anni di carriera li gioca nel Perugia, con cui ottiene una promozione in Serie A e con cui segna 10 gol in 39 partite nel biennio 1974-1976, e nel Rimini, chiudendo la carriera nel campionato cadetto.[8] In Romagna gioca 46 partite e segna 6 reti tra il 1976 e il 1978
Marco Sappino (a cura di), Dizionario del calcio italiano, vol. 1, Baldini & Castoldi, novembre 2000.
Giuseppe Bagnati, Vito Maggio e Vincenzo Prestigiacomo, Il Palermo racconta: storie, confessioni e leggende rosanero, Palermo, Grafill, giugno 2004, p. 253, ISBN88-8207-144-8.
Elio Corbani, Pietro Serina, Cent'anni di Atalanta, vol. 2, Bergamo, SESAAB, 2007, ISBN978-88-903088-0-2.