La Serie A 1998-1999 è stata la 97ª edizione della massima serie del campionato italiano di calcio (la 67ª a girone unico), disputata tra il 13 settembre 1998 e il 23 maggio 1999 e conclusa con la vittoria del Milan, al suo sedicesimo titolo.
Per quanto riguarda l'aspetto commerciale, la TIM divenne lo sponsor unico delle competizioni calcistiche nazionali.[1]
A livello arbitrale, dopo la precedente stagione caratterizzata da varie polemiche circa l'operato dei giudici di gara,[2]FIGC e Lega Calcio tentarono un'innovazione mai testata prima[3] nella storia del campionato italiano: il sorteggio integrale, in sostituzione del precedente designatore;[4] l'idea (teoricamente volta ad assicurare l'imparzialità[5]) fu applicata «a fasce», ovvero per la massima serie e per il campionato cadetto.[6] Il tentativo, messo in atto nonostante il parere contrario della CAN,[4] non riscosse però successo e anzi esacerbò ancora più le polemiche verso l'operato della classe arbitrale,[N 1] finendo per essere accantonato già l'anno dopo.[8]
Dal punto di vista regolamentare, dopo un vaglio aperto nei primi mesi del 1998, fu approvata l'espulsione diretta per il fallo da dietro.[9]
Il campionato vide riaffacciarsi due piazze storiche assenti da tempo: la Salernitana si riaffacciava in massima divisione a mezzo secolo dal suo primo e fin lì unico precedente, mentre il Venezia risaliva dopo un'assenza di trentuno anni. Si ripresentarono, invece, dopo un solo anno di assenza Cagliari e Perugia, quest'ultimo dopo avere superato il Torino nello spareggio promozione.
Calciomercato
Sessione estiva
L'Inter di Massimo Moratti, ancora a caccia del primo scudetto della sua gestione, affiancò a Ronaldo un Roberto Baggio apparso ritrovato dopo l'annata trascorsa a Bologna,[10] dando inoltre fiducia a due promesse quali Pirlo e Ventola, punti fermi dell'Under-21 prelevati, rispettivamente, da Brescia e Bari. Il Parma tentò la sua ennesima scalata al titolo in questo decennio, affidando al giovane allenatore Alberto Malesani una formazione che vide gli innesti di due ex doriani, l'argentino Verón e il fresco campione del mondo transalpino Boghossian, oltre al nazionale Fuser prelevato dalla Lazio. I campioni in carica della Juventus, in controtendenza rispetto alle precedenti stagioni, stavolta lasciarono quasi immutato l'organico scudettato, limitandosi a operazioni di secondo piano e continuando a riporre fiducia nelle giocate di Zidane, di lì a breve insignito del Pallone d'oro, e nel tandem offensivo Inzaghi-Del Piero.
Una Lazio in continua crescita si rinforzò invece in ogni reparto con Couto e Mihajlović in difesa, Conceição e Stanković a centrocampo, e la coppia Salas-Vieri in attacco. I concittadini della Roma, al contrario, operarono a fari spenti segnalandosi perlopiù per l'ingaggio del fantasista russo Aleničev. Il Milan, in una fase di transizione dopo l'ultimo deludente biennio, passò nelle mani dell'emergente Alberto Zaccheroni il quale si portò dietro dall'Udinese Helveg e Bierhoff, questo ultimo capocannoniere uscente, mentre la Fiorentina, confermato il tandem offensivo tutto sudamericano Batistuta-Edmundo, non nascose velleità di alta classifica ingaggiando il plurititolato tecnico Giovanni Trapattoni.[11]
La Sampdoria, apparsa ridimensionata dalla cessione di alcuni preziosi giocatori, si aggrappò alle reti del confermato Montella cui venne affiancato il fantasista argentino Ortega, mentre in panchina scommise su Luciano Spalletti il quale lasciò Empoli dove aveva ben figurato negli anni passati. Il Bologna si affidò invece al navigato allenatore Carlo Mazzone,[12] accogliendo in attacco un Signori in cerca di rivalsa dopo l'addio alla Lazio e lo spento semestre in blucerchiato.[13] Tra le provinciali, il Piacenza fece esordire in massima serie Simone Inzaghi, fratello di Filippo, mentre la Salernitana nella sessione autunnale riportò in Italia il promettente Gattuso; destò infine curiosità e interesse l'esotico ingaggio del giapponese Nakata da parte del neopromosso Perugia,[14] una scommessa che seppure accolta dal calcio italiano tra iniziali perplessità, si rivelerà presto vincente.[15]
Sessione invernale
Nel mercato di riparazione si segnalò la Juventus che, onde invertire il trend negativo della prima parte di stagione oltreché sopperire all'assenza forzata di Del Piero, strappò al Monaco il talentuoso Henry;[16] tuttavia, catapultato in una squadra alla fine di un ciclo, il francese non riuscirà a fare la differenza lasciando più di un rimpianto circa la sua breve esperienza torinese.[17] L'altra big stagionale in crisi, l'Inter, acquistò il terzino croato Šimić dalla Dinamo Zagabria e sfoltì l'attacco con la cessione di Recoba al Venezia:[18] un'operazione, quest'ultima, che farà la fortuna dei lagunari trascinandoli verso un positivo girone di ritorno.[19]
Per quanto concerne la lotta scudetto, le contendenti si limitarono al piccolo cabotaggio: in particolare, la Lazio riportò in Italia l'esterno Lombardo dal Crystal Palace, mentre il Milan rinforzò le seconde linee del centrocampo con l'ex parmense Giunti. Delusione in casa Roma per il brasiliano Fábio Júnior, attaccante messosi in mostra in patria nel Cruzeiro: avventatamente presentato all'arrivo nella capitale come «il nuovo Ronaldo», al contrario il neogiallorosso non riuscì minimamente a incidere nel campionato italiano.[20]
La zona salvezza vide molto attivo il Perugia che quasi rivoluzionò il proprio organico, con gli innesti più fruttuosi nel portiere Mazzantini[21] e nell'attaccante ecuadoriano Kaviedes. Badarono alla difesa Piacenza, Salernitana e Sampdoria, rinforzatesi rispettivamente con l'ex romanista Statuto,[22] l'ex interista Fresi e l'ex ducale Lassissi; i doriani, nel frattempo scivolati nel pieno della lotta per non retrocedere, cercarono di risollevarsi anche con l'innesto in mediana del brasiliano Doriva. Il Vicenza puntò invece sulla voglia di rivalsa di Negri, centravanti reduce da un periodo tribolato ai Rangers.[23]
Avvenimenti
Girone di andata
Il torneo successivo ai Mondiali di Francia aprì i battenti il 12 settembre 1998. Principali favorite alla vittoria parevano essere la Juventus campione uscente e l'Inter, in una possibile riproposizione dell'acceso dualismo che aveva caratterizzato l'edizione precedente.[24] In avvio fu invece la Fiorentina a mettersi in luce, trascinata da un Batistuta autore di una media-gol da record — saranno 17 le sue reti nelle prime 17 gare di campionato —[25] e segnalandosi tra l'altro per la netta affermazione del terzo turno in casa di un Milan ancora in cerca d'identità (1-3).[26]
I bianconeri parvero poter rintuzzare il tentativo di fuga dei viola,[27] mentre l'autunno coincise col prematuro abbandono delle zone di vertice da parte dei nerazzurri, i quali pagarono la precaria condizione fisica del loro numero nove Ronaldo.[28] Alla settima giornata, approfittando del crollo toscano contro un Parma a sua volta riconosciuto quale possibile outsider, la Juventus prese il comando solitario.[29] Il primato dei piemontesi non durò tuttavia che una settimana, poiché il pareggio di Udine costò l'immediato sorpasso gigliato[30] e, cosa peggiore, la perdita del loro numero dieciDel Piero, gravemente infortunatosi, per il resto della stagione;[31] improvvisamente smarritisi, già a fine novembre i torinesi dovettero abdicare nella difesa del titolo.[32]
Traendo quindi vantaggio dall'improvviso rallentamento juventino,[33] nelle settimane seguenti gli uomini di Trapattoni confermarono il buon momento battendo proprio le due favorite della vigilia. A inseguirli, sul finire del girone di andata, si ritrovarono il Parma e, entrambe in ripresa dai loro avvii stentati, la Lazio, risalita da metà classifica grazie a una serie di nove vittorie consecutive (tra cui il successo esterno sulla Juventus[34] e la vittoria casalinga sulla Fiorentina[33]), e il nuovo Milan di Zaccheroni.[35] A conquistare il platonico titolo d'inverno, malgrado la summenzionata battuta d'arresto del 10 gennaio 1999 con i biancocelesti, furono i viola, avanti di tre punti su Lazio e Parma e di cinque sul Milan.[36] Sul fondo invece lamentavano gravi assilli di classifica le neopromosse Venezia[37] e Salernitana, mentre anche la Sampdoria, ormai lontana dai suoi anni migliori, si ritrovava impelagata nella lotta per non retrocedere.
Girone di ritorno
Con l'inizio del girone di ritorno emerse dal gruppo delle inseguitrici la Lazio, che nel frattempo aveva ritrovato l'apporto sia del capitano Nesta sia del bomber Vieri.[38][39] Il 14 febbraio, pur uscita a reti bianche dal Sant'Elia, la compagine biancoceleste agganciò la Fiorentina battuta a Udine; la settimana seguente, superando all'Olimpico un'Inter in piena crisi, e in cui non aveva sortito effetti l'avvicendamento in panchina tra Simoni e Mircea Lucescu,[40] staccò i viola bloccati in casa dalla Roma.
Nel giro di un mese i capitolini guadagnarono un consistente vantaggio, che arrivò fino a +7 sulla più diretta rivale, un Milan sempre più pimpante ma considerato ormai troppo attardato per tentare la rincorsa. Approfittando della flessione di una Fiorentina menomata in avanti sia dall'infortunio di Batistuta[41] sia dalla saudade di un Edmundo da tempo in rotta con la società,[42] nonché di un Parma distratto dagli impegni di coppa,[43][44] l'undici di Sven-Göran Eriksson sembrava rimasto senza rivali: una situazione che parve cristallizzarsi il 3 aprile, quando lo scontro diretto di Roma terminò, favorevolmente per i padroni di casa, a reti inviolate.
Tuttavia nelle settimane successive i biancocelesti andarono incontro a due sconfitte casalinghe, dapprima nel derby[45] e poi contro un'altalenante Juventus[46] che, chiuso bruscamente un ciclo della propria storia con le dimissioni di Lippi,[47] aveva anticipato il già programmato arrivo di Carlo Ancelotti onde tentare di salvare la stagione;[48] contemporaneamente, vincendo a San Siro contro il Parma[45] e al Friuli contro l'Udinese,[46] i rossoneri, nelle cui file si stava mettendo sempre più in evidenza il ventunenne portiere Abbiati[49] (lanciato titolare dopo una pesante squalifica comminata al più esperto Rossi[50]), riaprirono i giochi portandosi a −1 dalla vetta.[51]
Con il distacco tra le due battistrada che rimase invariato per le successive tre giornate, decisivo fu il penultimo turno, anticipato a sabato 15 maggio: mentre il Milan superò facilmente in casa un demotivato e già retrocesso Empoli,[52] la Lazio non andò oltre il pari a Firenze,[53] facendosi scavalcare dai meneghini proprio in vista della giornata conclusiva. Otto giorni dopo i biancocelesti vinsero 2-1 contro il Parma,[54] risultato che tuttavia non bastò per il tricolore poiché i rossoneri passarono al Curi di Perugia con il medesimo risultato, cucendosi sul petto uno degli scudetti più inaspettati della loro storia;[55] i capitolini secondi classificati vinsero comunque l'ultima edizione della Coppa delle Coppe[56] e, come accadrà a Fiorentina e Parma dopo i preliminari estivi, ottennero l'accesso alla nuova Champions League ideata dall'UEFA. Per il secondo anno consecutivo il titolo di capocannoniere fu appannaggio di un calciatore dell'Udinese, il brasiliano Márcio Amoroso autore di 22 gol.
Stagione da dimenticare, inversamente, per le due favorite della vigilia, Juventus e Inter, che a corollario di due percorsi fallimentari mancarono anche l'ultimo obiettivo rimasto loro, la qualificazione alla Coppa UEFA, svanita negli spareggi di fine campionato: i bianconeri, sesti a pari merito con l'Udinese, furono puniti nel doppio confronto dalla regola dei gol in trasferta, venendo così relegati all'accessoria Coppa Intertoto UEFA;[57] ai nerazzurri, ottavi, e che peraltro chiusero l'annata guidati da Roy Hodgson,[58] dopo che a marzo il traghettatore Luciano Castellini era temporaneamente subentrato all'altresì esonerato Lucescu,[59][60] era invece rimasta la possibilità di guadagnarsi un posto in Europa grazie al percorso in Coppa Italia (che vedeva le finaliste Fiorentina e Parma già qualificate in Champions League),[61] eventualità tuttavia resa vana da due sconfitte senza appello contro l'altra semifinalista Bologna.[62]
In coda cadde l'Empoli, penalizzato per un presunto tentativo d'illecito nei confronti della Sampdoria, e similmente finì il fugace periodo d'oro vissuto dal Vicenza in questo decennio. Fu effimera la permanenza di una Salernitana condannata all'ultima giornata dal pareggio nello scontro diretto del Garilli con il Piacenza,[63][64] da par suo salvatosi anche grazie al buon bottino sottorete di Simone Inzaghi; i campani furono incapaci di approfittare della concomitante sconfitta dell'altra rivale diretta, il Perugia della rivelazione Nakata, caduto contro il Milan neoscudettato ma, ciò nonostante, ugualmente salvo.
A sorpresa, una crisi di risultati costò la retrocessione anche alla blasonata Sampdoria, che pose fine a un'epoca ricca di successi ritrovando suo malgrado la serie cadetta dopo diciassette anni. Si salvò invece il Venezia: i veneti di Walter Novellino, frettolosamente dati per spacciati al giro di boa, invertirono la rotta grazie a un ottimo girone di ritorno coinciso con l'arrivo in Laguna, in gennaio, del fantasista Álvaro Recoba finito nel frattempo ai margini della rosa interista.[19]
I fatti dopo Piacenza-Salernitana
Proprio all'ultima giornata, il campionato conobbe un risvolto negativo: si concluse, infatti, in maniera tragica per la Salernitana e, in particolar modo, la sua tifoseria. Sul campo, il club campano fallì la permanenza in A dopo un inutile 1-1 a Piacenza, in una partita che vide gli ospiti recriminare per alcune decisioni arbitrali;[63][64] già successivamente al fischio finale scoppiò una rissa sul terreno di gioco, tra calciatori e sostenitori di entrambe le parti e col direttore di gara Bettin scortato da agenti di polizia.[63][64]
Dopo la gara, sul treno speciale 1681 diretto verso Salerno, si ritrovarono ammassati in fretta e furia circa 1 500 supporter granata, protagonisti di alcuni attimi di tensione nei pressi della stazione di Bologna nonché di atti vandalici all'interno delle carrozze. Nel tratto di Nocera Inferiore, presso la galleria Santa Lucia, scoppiò un incendio sul convoglio; ovunque vi fu una gran fuoriuscita di fiamme e fumo, ma il macchinista riuscì a portare il mezzo alla stazione salernitana, sganciando i rimorchi. Quest'ultimo tentativo non servì tuttavia a evitare la tragedia: tra le carcasse del convoglio, precisamente nella carrozza n. 5, vennero rinvenuti i corpi carbonizzati di quattro giovani tifosi campani, Ciro Alfieri, Vincenzo Lioi, Giuseppe Diodato e Simone Vitale, morti nel rogo[65] provocato da alcuni ultras che verranno in seguito identificati e arrestati[66] con l'accusa di omicidio volontario e incendio doloso.[67]
Tre punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta.
A parità di punti valeva la classifica avulsa, eccetto per l'assegnazione dello scudetto, dei posti salvezza-retrocessione e qualificazione-esclusione dalla Coppa UEFA per i quali era previsto uno spareggio.
Note:
L'Empoli ha scontato 2 punti di penalizzazione in classifica.
La Roma qualificata in Coppa UEFA per classifica avulsa favorevole contro Juventus e Udinese.
Lo spareggio servì a determinare, tra le due formazioni a pari merito, quale avrebbe occupato il sesto posto, con qualificazione diretta alla Coppa UEFA 1999-2000 per la vincente, e quale il settimo, relegando alla disputa dell'accessoria Coppa Intertoto UEFA 1999 la perdente.
Media spettatori della Serie A 1998-99: 30 840[83]
Club
Pos.
Media
Inter
1
68.459
Milan
2
57.760
Roma
3
54.309
Lazio
4
53.184
Juventus
5
47.164
Fiorentina
6
35.037
Salernitana
7
32.218
Bologna
8
28.848
Parma
9
24.328
Udinese
10
23.384
Cagliari
11
21.422
Bari
12
21.227
Sampdoria
13
20.463
Perugia
14
17.157
Vicenza
15
16.143
Piacenza
16
11.816
Empoli
17
11.292
Venezia
18
10.919
Note
Esplicative
^Nel 2004 l'ex arbitro Marcello Nicchi definì il sorteggio «umiliante» per i direttori di gara, posizione poi confermata nel 2015.[7]
^Le due finaliste della Coppa Italia, Fiorentina e Parma, erano già qualificate in UEFA Champions League; si disputò pertanto uno spareggio tra le due semifinaliste dell'edizione, Bologna e Inter, per aggiudicare lo slot in Coppa UEFA messo in palio dalla coppa nazionale.
^Recupero della partita disputata il 6 gennaio e sospesa al 61' per nebbia sul punteggio di 0-0.
^ Goffredo Buccini, Nakata, un samurai regna a Perugia, in Corriere della Sera, 19 settembre 1998, p. 16 (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2012).
^ Mario Mariano, Nakata uno-due, Perugia sogna, in Corriere della Sera, 30 novembre 1998, p. 39 (archiviato dall'url originale il 15 luglio 2012).
^ Marco Ansaldo, Henry, che colpo, in La Stampa, 19 gennaio 1999, p. 27.
^ Giancarla Ghisi, Raffaello Paloscia, Fabio Monti e Alberto Costa, Il Milan sorpassa e prenota lo scudetto, in Corriere della Sera, 16 maggio 1999, p. 41 (archiviato dall'url originale il 20 novembre 2015).
^ Giancarlo Padovan e Alberto Costa, Milan, lo scudetto arriva in orario, in Corriere della Sera, 24 maggio 1999, p. 36 (archiviato dall'url originale il 14 aprile 2015).
^Inter atto quarto: ritorna Hodgson, in Corriere della Sera, 28 aprile 1999. URL consultato il 16 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 2 febbraio 2014).
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