A tener banco nelle cronache dell'estate del 1939 fu un "caso" che riguardò il calciatore più popolare dell'epoca: già reduce da una stagione in ombra, Meazza rimase escluso dalla rosa titolare dell'Ambrosiana per via di un embolo che colpì il suo piede sinistro[2]. Il campione dal «piede gelato» rimase dunque inattivo, e la società nerazzurra, che in campagna acquisti limitò gli ingressi al solo difensore del BresciaPoli, scelse di puntare semplicemente sulla riserva Guarnieri[3]. Nessun ingresso di rilievo neppure per il Bologna campione uscente, che pure aveva salutato Fedullo e Ceresoli.
Il portiere rientrò nell'ambiziosa campagna acquisti del Genoa, voluta dall'allenatore Garbutt per sperimentare certe novità in fatto di tattica[4]: perciò furono acquistati il maturo centromediano Battistoni e Gabardo, due dei punti di forza del Liguria rivelazione; per queste cessioni, aggiunte a quella di Cassano al Napoli, l'allenatore biancocerchiato Baloncieri si dimise, in aperta polemica con la società[5]. Altri innesti furono effettuati da una Juventus bisognosa di svecchiare la rosa (reintegrato Rava, ingaggiò Capocasale e Bo), dal Milano desideroso di riscatto (Boniforti, Chizzo e soprattutto Pasinati) Torino e Roma, che scambiarono alcuni elementi (Michelini e Borsetti passarono ai granata, Brunella andò ai giallorossi).
Novità regolamentare — volta a scongiurare equivoci e scambi di persona —[6] fu la comparsa sul retro delle maglie da gioco dei numeri da 1 a 11[6], in base al ruolo ricoperto in campo dai calciatori.[7]
Il campionato
Fu nuovamente una outsider a movimentare la prima parte del torneo: il debuttante Venezia, infatti, rimase al vertice fino all'ottava giornata[8]; partì bene anche la Triestina, allenata dall'esordiente Monti, e favorita dal buon rendimento di Colaussi[9]. A destare la maggiore curiosità nelle prime giornate, però, fu soprattutto la prima squadra di Serie A schierata secondo il sistema, il Genova[4]. La squadra di Garbutt, eletto Battistoni difensore centrale, assimilò presto il modulo e si inserì nelle posizioni di testa[4], tra le quali si fecero strada in dicembre Bologna e Ambrosiana. Lo 0-0 nello scontro diretto premiò i petroniani, che chiusero in testa l'andata con un punto di vantaggio sui nerazzurri e sul Genova[8].
L'11 febbraio i liguri annichilirono la Lazio ed affiancarono il Bologna in testa, ma il match della settimana successiva, vinto a Novara, non fu omologato per un errore tecnico dell'arbitro Scarpi. A complicare la corsa del Genova, che aveva perso Battistoni per un grave infortunio, contribuì anche la sconfitta nello scontro diretto del 25 febbraio[4]. A rincorrere il Bologna pensò dunque l'Ambrosiana, impostata sulla difensiva dall'allenatore Cargnelli, che per ottenere i gol preferì l'estro di Demaría e del giovane Candiani al fosforo del maturo Ferrari[3]; otto vittorie consecutive garantirono la conquista del primato dei nerazzurri, che rischiarono però di complicare perdendo la penultima gara sul campo del pericolante Novara. Il 2 giugno, all'atto conclusivo, un gol di Ferraris II decise lo scontro diretto dell'Arena Civica, e i milanesi festeggiarono il quinto scudetto[8].
Anche la lotta per la salvezza si risolse all'ultima giornata, e fu nuovamente decisivo il quoziente reti, che evitò la retrocessione alla rientrante Fiorentina e al deludente Napoli, condannando oltre al Modena il Liguria, snaturato dopo la bella sorpresa dell'anno precedente[8]. Capocannoniere, per il secondo anno consecutivo, risultò il milanistaAldo Boffi, con il considerevole bottino di 24 reti[10].
Due punti a vittoria, uno a pareggio, zero a sconfitta.
A parità di punti, le posizioni in classifica venivano determinate sulla base del quoziente reti (gol fatti÷gol subiti).
A causa dello scoppio della seconda guerra mondiale, la Coppa dell'Europa Centrale 1940 non si disputò per decisione del comitato organizzativo che acconsentì comunque alla disputa di una competizione sostitutiva a cui la FIGC non aderì, per cui nessuna squadra italiana prese parte alla Piccola Coppa dell'Europa Centrale 1940 che si svolse in sostituzione del torneo regolare.
Miglior attacco: Ambrosiana e Genova (56 reti fatte)
Miglior difesa: Ambrosiana e Bologna (23 reti subite)
Miglior differenza reti: Ambrosiana (+33)
Maggior numero di pareggi: Lazio (11)
Minor numero di vittorie: Liguria e Modena (7)
Maggior numero di sconfitte: Modena, Napoli e Novara (15)
Peggiore attacco: Liguria (25 reti fatte)
Peggior difesa: Fiorentina (48 reti subite)
Peggior differenza reti: Liguria (-19)
Partita con più reti: Genova-Novara 5-3 (3ª giornata), Bologna-Genova 5-3 (6ª giornata), Venezia-Genova 2-6 (8ª giornata), Juventus-Bari 6-2 (12ª giornata) e Juventus-Triestina 2-6 (18ª giornata)
Miglior sequenza di partite utili: Bologna (13, dalla 6ª alla 18ª giornata)
Individuali
Classifica marcatori
Nel corso del campionato furono segnati complessivamente 625 gol (di cui 11 su autorete) da 141 diversi giocatori, per una media di 2,60 gol a partita[11]. Due gare, Milano-Bologna (7ª giornata) e Venezia-Milano (24ª giornata), furono date vinte in entrambi i casi agli ospiti (0-2) in seguito a giudizio sportivo. Di seguito, la classifica dei marcatori[25].
^Dato tradizionale confermato per altro dalla Gazzetta dello Sport dell'epoca. Tuttavia una delle tre reti in Milano-Fiorentina 3-1 fu deviata in modo decisivo, spiazzando il portiere, da Simontacchi, quindi per alcune fonti andrebbe considerata autorete di Simontacchi (il Corriere della Sera si contraddice attribuendo una tripletta al centravanti milanista nella cronaca ma poi scrivendo "autorete" nella tabella di riepilogo dei risultati e dei marcatori). Per tale motivo calcioseriea.net gli attribuisce 23 reti.
^Da circolare emessa dalla FIGC: «Per facilitare al pubblico il piacere di individuare i protagonisti degli episodi di gara, si ricorda che i numeri sono assegnati nel seguente ordine: 1 portiere, 2 terzino destro, 3 terzino sinistro, 4 mediano destro, 5 medio centro, 6 mediano sinistro, 7 ala destra, 8 interno destro, 9 centrattacco, 10 interno sinistro, 11 ala sinistra»; cfr. nota 5.
^Anche se il regolamento originale prevedeva che la vincitrice della Coppa Italia andata poi ai viola entrasse nella Coppa dell'Europa Centrale, la competizione non si svolse, né l'Italia volle aderire alla "Piccola Coppa d'Europa" che si tenne in sua sostituzione.
^Il 25 febbraio 1940 il Direttorio Federale si espresse favorevolmente a una sospensione per il 1940 della Coppa Europa Centrale (cfr. Il Littoriale del 26 febbraio 1940, p. 3). Il 10 marzo 1940, in accoglimento delle richieste dei delegati italiani, il comitato organizzatore della Coppa Europa, riunitosi a Zagabria, decise di sospendere la Coppa Europa per l'anno corrente, sostituendola con una competizione surrogata denominata Piccola Coppa d'Europa alla quale aderirono solo Jugoslavia, Romania e Ungheria (cfr. Il Littoriale dell'11 marzo 1940, p. 3). Quindi la squadra Campione d'Italia non si qualificò alla Coppa Europa perché non si svolse, né l'Italia volle aderire alla "Piccola Coppa d'Europa" che si tenne in sua sostituzione.