Era un attaccante molto abile nel gioco aereo.[3] Ambidestro, molto veloce, era dotato di un ottimo dribbling e istinto del gol.[4]
Carriera
Giocatore
Club
Esordì da professionista nel 1977 tra le file del Kickers Offenbach, nella seconda divisione tedesca; nel 1980 debuttò invece in Bundesliga, in seguito al passaggio al Monaco 1860. Pur retrocedendo nella prima stagione, l'attaccante fu grande protagonista nella seconda: segnò infatti 37 gol in altrettante gare, assurgendo a capocannoniere del torneo. Il club bavarese non riuscì tuttavia a iscriversi al campionato seguente, sicché il calciatore andò ad accasarsi al Werder Brema. Tornò così nella massima divisione, dove si affermò nuovamente come migliore marcatore nella stagione 1982-1983 con 23 gol; due anni più tardi le reti divennero 25, ma venne in questo caso superato da Klaus Allofs. Völler arrivò a quota 22 nell'ultima stagione, mentre alla fine del quinquennio coi biancoverdi le segnature totali furono 97.
Nel 1987 il tedesco passò alla Roma di Dino Viola, che se lo aggiudicò per 5,5 miliardi di lire.[5] La prima stagione in Italia, con Nils Liedholm in panchina, non fu molto positiva per l'attaccante a causa di vari infortuni che ne frenarono il rendimento sottorete,[6] fino a costringerlo all'operazione; inoltre, pur venendo difeso dal presidente, fu vittima di varie critiche da parte dell'ambiente.[7] Le cose cominciarono a cambiare dall'annata successiva, che seppure non globalmente positiva per la squadra, vide l'attaccante chiudere a quota 10 reti. Nella stagione 1989-1990, con l'arrivo in panchina di Luigi Radice, Völler toccò quota 14 reti in campionato, compresa quella della vittoria per 1-0 nel derby di ritorno contro la Lazio. Inoltre contribuì al raggiungimento della semifinale di Coppa Italia.
L'annata seguente, stavolta agli ordini di Ottavio Bianchi, fu probabilmente la migliore del periodo italiano poiché la Roma arrivò a disputare le finali di Coppa Italia e Coppa UEFA, in quest'ultimo caso grazie a un gol decisivo del tedesco, a tempo quasi scaduto, nella semifinale contro il Brøndby: la squadra giallorossa vinse il trofeo nazionale contro la Sampdoria fresca campione d'Italia, mentre perse quello continentale per mano dell'Inter; Völler si laureò comunque capocannoniere in entrambe le manifestazioni. La stagione 1991-1992 fu l'ultima del tedesco in maglia giallorossa: l'attaccante lasciò infatti la capitale controvoglia quando, in vista del campionato venturo, venne assunto Vujadin Boškov.[7] In totale scese in campo per la Roma 198 volte, realizzando 68 reti;[6] nel 2014 sarà introdotto nella hall of fame del club.[6]
Esordì con la maglia della Germania Ovest il 17 novembre 1982, in occasione di una gara con l'Irlanda del Nord valida per le qualificazioni al campionato d'Europa 1984; qui giocò poi tutte le 3 partite, in particolare segnò una doppietta nell'unica vittoria dei tedeschi, quella contro la Romania per 2-1. Volò poi in Messico per disputare il campionato del mondo 1986, saltando solo l'incontro dei quarti e segnando 2 gol, uno nel successo 2-1 al primo turno contro la Scozia, l'altro nella vittoria 2-0 in semifinale con la Francia. Fu in campo anche contro l'Argentina nella successiva finale di Città del Messico, che riportò provvisoriamente in parità all'81'; appena tre minuti più tardi i sudamericani riuscirono però a segnare il decisivo 3-2 che consegnò loro il titolo.
Dopo essere sceso in campo in tutti gli incontri del campionato d'Europa 1988 ospitato in patria, nel quale realizzò le due reti che sconfissero la Spagna nella prima fase, venne convocato anche per il campionato del mondo 1990, che si svolse in Italia. Qui realizzò 3 gol, tutti nelle due partite iniziali, uno contro la Jugoslavia e gli altri due agli Emirati Arabi Uniti. Nell'ottavo di finale vinto contro i Paesi Bassi fu invece vittima di uno sputo di Frank Rijkaard: vennero entrambi espulsi,[6] quindi il tedesco saltò nuovamente i quarti di finale. Fu però in campo nelle due gare seguenti, in particolare nella finale di Roma, ancora contro l'Argentina; questa volta, però, il risultato arrise ai tedeschi (1-0) e Völler, al tempo un calciatore romanista, ebbe perciò la soddisfazione di sollevare la Coppa del Mondo nel "suo" stadio, dichiarando in seguito: «era come un sogno diventato realtà».[6]
In dodici anni giocò complessivamente 90 volte in nazionale, segnando 47 reti e piazzandosi — all'epoca — al secondo posto della classifica dei migliori marcatori della Mannschaft: meglio di lui aveva fatto solo Gerd Müller con 68 gol e, se si considera anche la Germania Est, Joachim Streich con 56 reti; in seguito il suo numero di segnature sarà prima eguagliato da Jürgen Klinsmann e poi superato da Miroslav Klose.
Allenatore e dirigente
Bayer Leverkusen
Terminata l'attività agonistica, il 1º luglio 1996 divenne direttore sportivo del Bayer Leverkusen, carica che mantenne fino al 30 giugno 2000. Iniziò nello stesso anno la sua carriera in panchina: benché ancora sprovvisto del patentino da allenatore, dal 21 ottobre al 13 novembre gli fu temporaneamente affidata la guida della squadra rossonera, nel lasso di tempo tra l'esonero di Christoph Daum e l'arrivo di Berti Vogts.
Inizialmente chiamato come semplice traghettatore, Völler venne confermato in pianta stabile fino al campionato del mondo 2002 poiché nel frattempo il selezionatore designato, Christoph Daum del Bayer Leverkusen, ebbe problemi di droga[6] e perse così l'occasione di sedere sulla panchina della nazionale. Nel mondiale asiatico la Germania guidata da Völler riuscì a raggiungere la finale di Yokohama: pur cedendo al Brasile, che vinse 2-0 con due gol di Ronaldo, Völler divenne la terza persona, dopo Mário Zagallo e Franz Beckenbauer, ad avere raggiunto la finale iridata sia da giocatore sia da allenatore.[6] In seguito la federazione tedesca rinnovò la fiducia al commissario tecnico, che fu al comando anche nel campionato d'Europa 2004: la Germania non riuscì però a passare neppure la prima fase, e tornò a casa dopo sole tre partite (1-1 con i Paesi Bassi, 0-0 con la Lettonia e 1-2 con la Rep. Ceca); in seguito all'insuccesso, Völler si dimise il 24 giugno 2004.[8]
Roma, i ritorni a Leverkusen e in nazionale
Il 30 agosto 2004 fu messo sotto contratto dalla Roma, che cercava con urgenza un nuovo allenatore dopo le improvvise dimissioni di Cesare Prandelli. L'avventura del tecnico tedesco fu tuttavia molto breve: Völler si dimise il successivo 26 settembre, dopo quattro partite di campionato, a seguito degli scarsi risultati ottenuti.[9]
Il 18 gennaio 2005 tornò al Bayer Leverkusen come direttore sportivo;[10] dal 16 settembre al 9 ottobre dello stesso anno gli fu inoltre affidata per la seconda volta la guida ad interim della squadra, in sostituzione di Klaus Augenthaler. Il 1º luglio 2018 fu nominato direttore esecutivo del club.[11] Lasciò il ruolo a Simon Rolfes nel 2022,[12] per divenire dal 1º luglio seguente membro del comitato azionista oltreché ambasciatore del club.[13]