«Jürgen è uno che non perde mai di vista l'avversario, la sua concentrazione è massima. L'anticipo, perentorio, rappresenta una delle sue doti migliori. Un allenatore con lui va sempre sul sicuro.»
È ricordato come uno degli ultimi stopper «vecchio stampo» del calcio europeo,[2] ruolo di cui la stampa specializzata lo elesse a miglior interprete della sua generazione.[2][3] Agli esordi, determinante nella sua impostazione in campo fu Klaus Schlappner, tecnico di Kohler al Waldhof Mannheim, il quale «mi teneva in campo più degli altri per insegnarmi a crossare in corsa. Voleva uno stopper capace di sganciarsi a sostegno delle punte. Gli devo molto per il mio perfezionamento tecnico».[1]
Difensore forte e possente fisicamente, tra i pezzi forti del suo repertorio c'era il colpo di testa,[1][3][4] fondamentale in cui eccelleva grazie a tempismo – la sua qualità migliore, da cui derivava un ottimo senso della posizione[3] – ed elevazione, e con cui sapeva all'occorrenza rendersi pericoloso anche in fase offensiva.[1][3][4] Nonostante la mole fisica, aveva dalla sua una grande agilità che gli consentiva di affrontare con egual successo sia classici arieti d'area di rigore, sia avversari più brevilinei e scattanti: situazioni che permisero a Kohler di esibirsi in «appassionanti duelli tecnici e agonistici», dove adottò come contromisure l'anticipo o, in seconda battuta, «poderosi recuperi».[3]
In tal senso rimane nella memoria il suo dualismo sportivo con Marco van Basten, sia in nazionale sia nelle squadre di club,[3] che lo fece passare alla storia come uno dei pochi difensori capaci di arginare le giocate dell'attaccante olandese:[1][4] proprio van Basten descrisse il tedesco come un difensore «duro ma corretto», rimarcandone l'agonismo rude ma sempre nei limiti del regolamento.[3][4] Calciatore dal grande temperamento e con il piglio del leader, mostrava altresì molta umiltà: Giovanni Trapattoni, suo allenatore alla Juventus, ricordò come non avesse «mai visto un campione del mondo che dopo l'allenamento si sottopone ad un lavoro specifico come un qualsiasi ragazzino del vivaio».[3]
Tra le pecche di Kohler, infatti, inizialmente vi era la carente tecnica di base – soprattutto per quanto riguardava l'uso del sinistro –, tanto che agli esordi in patria si guadagnò suo malgrado il soprannome di Eisenfuss ("piede di ferro"); in seguito, l'approdo nel calcio italiano gli permise di affinare questo fondamentale soprattutto nei passaggi, divenuti da qui in avanti «precisi anche dalla lunga distanza», oltreché a disimpegnarsi discretamente con i piedi pure nelle sortite verso l'area avversaria. Per tutta la carriera continuò invece a patire una certa incostanza di rendimento, anche alla luce di numerosi guai fisici.[3]
Carriera
Giocatore
Club
Dopo gli inizi, tra gli anni 1970 e 1980, nei vivai di TB Jahn Lambsheim e Waldhof Mannheim, con questi ultimi esordì in prima squadra nel 1983, da neopromossi in Bundesliga, conquistando immediatamente un posto nell'undici titolare e rimanendo a Mannheim per i successivi quattro anni.[1] Trasferitosi al Colonia, vi rimase per due stagioni sfiorando, nel 1989, il successo in Bundesliga che conquistò invece l'anno seguente con la sua nuova squadra, il Bayern Monaco.
Lasciò Monaco di Baviera nell'estate 1991 per approdare in Italia alla Juventus, acquistato per 8,5 miliardi di lire.[5] Grazie al suo temperamento, divenne ben presto uno degli idoli della tifoseria bianconera,[2] rimanendo a Torino per quattro anni in cui disputò oltre 100 partite di Serie A in maglia juventina, conquistando nel 1993 la Coppa UEFA dopo aver superato nella doppia finale i connazionali del Borussia Dortmund, e contribuendo nella stagione 1994-1995 al double nazionale formato dallo scudetto – assente in casa bianconera da nove anni – e dalla Coppa Italia; sempre nel 1995 raggiunse con i torinesi la sua seconda finale di Coppa UEFA, persa contro il Parma.
Tornato in patria nell'estate seguente e accasatosi tra le file del Borussia Dortmund, nel 1996 trionfò per la seconda volta in Bundesliga e, l'anno successivo, prese parte alla vittoria della prima e fin qui unica Champions League nella storia dei gialloneri, conquistata battendo in finale proprio la Juventus:[1] ancora legato alla sua ex squadra, Kohler festeggerà quel successo con al collo una sciarpa bianconera, gesto ricordato con affetto dai tifosi italiani.[2][4] A Dortmund si fregiò inoltre, sempre nel 1997, del successo in Coppa Intercontinentale, seppur non scendendo in campo nella sfida contro i brasiliani del Cruzeiro.
Con i gialloneri chiuse la carriera agonistica nel 2002, dopo aver vinto in quell'anno il suo quarto titolo nazionale e sfiorato nuovamente la seconda Coppa UEFA, perdendo la finale contro gli olandesi del Feyenoord durante la quale venne espulso al 31'.[6]
Nazionale
Vestì per la prima volta la divisa della Germania Ovest il 24 settembre 1986, in una partita contro la Danimarca. Coi colori nazionali, sul finire degli anni 1980 disputò il campionato d'Europa 1988 giocato proprio in Germania Ovest, dove nella semifinale contro i Paesi Bassi, per l'unica volta in carriera Marco van Basten riuscì a spuntarla su Kohler siglando, allo scadere, il gol che qualificò gli olandesi alla finale.[4][7] Il difensore fu poi tra i protagonisti della vittoriosa spedizione tedesca al mondiale di Italia 1990,[1][4] giocando peraltro da titolare la finale di Roma contro l'Argentina di Diego Armando Maradona che diede ai teutonici il terzo titolo mondiale.
Con la maglia della riunificata Germania partecipò poi, nel corso degli anni 1990, al campionato d'Europa 1992 in Svezia che vide i tedeschi finalisti, al mondiale di Stati Uniti 1994, chiusosi per i campioni uscenti ai quarti di finale, e al campionato d'Europa 1996 in Inghilterra, culminato con la terza affermazione continentale della nazionale tedesca, trionfatrice in finale al golden gol sulla Rep. Ceca; Kohler, partito titolare nella spedizione oltremanica, si infortunò tuttavia al 14' della partita d'esordio dei tedeschi nel torneo, il 9 giugno contro i cechi,[8] cosa che lo costrinse ad assistere da spettatore al resto della competizione.[1]
Lasciò la nazionale dopo aver giocato il suo terzo mondiale, quello di Francia 1998, con un ruolino di 105 partite e 2 reti.
Allenatore e dirigente
Appesi gli scarpini al chiodo, dal 1º luglio 2002 al 3 marzo 2003 siede sulla panchina della Germania under 21. Dal 1º aprile seguente al 29 giugno 2004 è direttore sportivo del Bayer Leverkusen. Dal 17 dicembre 2005 al 4 aprile 2006 è poi allenatore del Duisburg. Il 28 agosto 2008 assume il doppio incarico di allenatore e direttore sportivo dell'Aalen, dando le dimissioni da tecnico il 5 maggio 2009 dopo che gli sono stati riscontrati problemi cardiaci; il 15 novembre lascia anche la mansione dirigenziale.
Il 1º gennaio 2012 diventa il tecnico della formazione Under-19 del Bonner SC, lasciando il club il 12 marzo seguente. Il 2 aprile 2013 diventa direttore sportivo del Waldhof Mannheim, lasciando tuttavia la squadra poco dopo, il 30 giugno. Il 14 ottobre dello stesso anno diventa allenatore dell'EGC Wirges, incarico mantenuto fino al 2015. Dopo una stagione al SC Hauenstein, ha guidato il Vfl Alfter nella Mittelrheinliga 2016-2017.
Statistiche
Cronologia presenze e reti in nazionale
Cronologia completa delle presenze e delle reti in nazionale ― Germania
^abcdefg Massimo Pavan, Come van Basten e Kohler...?, su tuttojuve.com, 2 marzo 2013. URL consultato il 21 giugno 2016 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2016).