Luca Ronconi si diploma al corso di recitazione dell'Accademia nazionale d'arte drammatica di Roma nel 1953.[1] Esordisce subito dopo come attore in Tre quarti di luna di Luigi Squarzina, diretto dallo stesso Squarzina e da Vittorio Gassman, e in seguito recita con altri registi come Orazio Costa, Giorgio De Lullo e Michelangelo Antonioni. Inizia a lavorare come regista nel 1963, con la compagnia di Corrado Pani e Gian Maria Volonté, e negli anni successivi si fa notare come esponente dell'avanguardia teatrale, fino ad arrivare alla fama nel 1969 con l'Orlando furioso di Ariosto, nella versione di Edoardo Sanguineti, con scenografia di Uberto Bertacca. Lo spettacolo gli regalerà fama tra i confini nazionali e all'estero, grazie a una tournée a New York. Nel 1974 dirige una versione cinematografica dello stesso dramma. La versione televisiva andò in onda per cinque puntate nel 1975, la domenica in prima serata. Nel corso degli anni collabora con diverse istituzioni teatrali, tra cui la Biennale di Venezia, di cui è direttore della Sezione Teatro dal 1975 al 1977. In questo ambito è da ricordare la sperimentazione di uno spettacolo in spazi decentrati, vale a dire del testo di Giorgio ManganelliCassio governa a Cipro, da Otello di Shakespeare, rappresentato con la regia di Gianni Serra al Petrolchimico di Marghera, alla Giudecca e al Teatro Tenda di Mestre.
Nel biennio 1977-1979 fonda e dirige il Laboratorio di progettazione teatrale di Prato. Sono gli anni di spettacoli memorabili, tra i quali Orestea di Eschilo (1972), Utopia da Aristofane (1976), Baccanti di Euripide (1977), La torre di Hugo von Hofmannsthal (1978). Tra gli spettacoli da segnalare negli anni ottanta, Ignorabimus di Arno Holz (1986), Tre sorelle di Čechov (1989). In seguito dirige il Teatro Stabile di Torino (dal 1989 al 1994), dove realizza tra l'altro un imponente allestimento (oltre sessanta attori) de Gli ultimi giorni dell'umanità di Karl Kraus, al Lingotto (1991). Nel 1994 dirige a SalisburgoI giganti della montagna di Luigi Pirandello. Diventa poi direttore artistico del Teatro di Roma (dal 1994 al 1998), dove nel 1996 dirige Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Gadda. L'anno successivo mette in scena uno dei pochi drammi inediti della sua carriera, il Davila Roa di Alessandro Baricco, che riceve un'accoglienza negativa. Nel 1998 dirige I fratelli Karamazov di Dostoevskij. Lo stesso anno viene insignito del premio Europa per il teatro.[2]
Nel 1999 passa al Piccolo Teatro di Milano, dove affianca il direttore Sergio Escobar come consulente artistico e direttore della Scuola di Teatro (fondata nel 1987 da Giorgio Strehler, da lui diretta dal 1999 al 2015 e oggi intitolatagli). Qui debutta con due pièces: La vita è sogno di Pedro Calderón de la Barca e Il sogno di August Strindberg (2000, dopo la prima edizione del 1983, ambedue con scelte musicali di Paolo Terni). Al Piccolo Teatro, nel 2002 dirige un originale spettacolo, Infinities, tratto da un testo scientifico del cosmologo John David Barrow, ora pubblicato dalla casa editrice Scienza Express nel volume "Gli infiniti di Ronconi" a cura di Pino Donghi, ambientato in uno spazio industriale dismesso in zona Bovisa a Milano.[3] Sempre nel 2002 mette scena per l'INDA al Teatro greco di SiracusaLe rane di Aristofane. In questa circostanza sorsero delle critiche da parte del governo nazionale, per la scelta deliberata di inserire in scena i volti di uomini politici. La contestazione si legava al clima di dissenso nei confronti del Governo Berlusconi II, creando un caso nazionale.[4]
Lo stesso anno, con la messinscena a Ferrara di Amor nello specchio di Giovan Battista Andreini, vede il debutto il Centro Teatrale Santacristina, unità di produzione e formazione che Ronconi fonda insieme a Roberta Carlotto, che dirige nella struttura appositamente creata nella valle eugubina. L'estate successiva è al Teatro Farnese di Parma con Peccato che fosse puttana[5] di Ford (poi al Piccolo Teatro Studio a Milano).
Per "Genova Capitale Europea della Cultura 2004" realizza La centaura di Giovan Battista Andreini. Nel 2005 porta in scena Diario privato di Léautaud, con Giorgio Albertazzi e Anna Proclemer, cui segue Professor Bernhardi, prodotto dal Piccolo Teatro.
Nel 2006 realizza cinque spettacoli collegati tra di loro per i XX giochi olimpici invernali di Torino. Per tutti questi spettacoli (denominati Progetto Domani), Ronconi vince un premio Ubu Speciale: "...per la complessità e la riuscita artistica di una iniziativa nella quale il teatro concorre a trovare nuova linfa espressiva nella riflessione sulla contemporaneità". I titoli sono: Troilo e Cressida di Shakespeare, Atti di guerra: una trilogia di Edward Bond, Biblioetica, Dizionario per l'uso di Corbellini, Donghi e Massarenti (co-diretto con Claudio Longhi), Il silenzio dei comunisti di Foa, Mafai e Reichlin, Lo specchio del diavolo di Ruffolo.
Per il terzo centenario goldoniano, mette in scena al nuovo Teatro Strehler, nel gennaio 2007, la commedia Il ventaglio. Sempre al Piccolo Teatro, Inventato di sana pianta ovvero gli affari del Barone Laborde di Hermann Broch. Per l'edizione del 2007 della Fiera internazionale del libro di Torino propone Fahrenheit 451 di Ray Bradbury; nel settembre 2007, a Ferrara, debutta il progetto “Odissea doppio ritorno”, dittico comprendente L'antro delle Ninfe, da Omero e Porfirio e Itaca di Botho Strauss (2007). A giugno 2008 inizia la collaborazione con il Festival dei Due Mondi di Spoleto presentando alcune “lezioni” sulla drammaturgia di Henrik Ibsen. A settembre del 2008, in Umbria, inaugura il Teatro Cucinelli di Solomeo con Nel bosco degli spiriti, una fiaba dello scrittore nigeriano Amos Tutuola tradotta in testo teatrale da Cesare Mazzonis e musicata dal vivo da Ludovico Einaudi. Nel giugno 2009 prosegue l'appuntamento spoletino con uno studio de Il gabbianodi Anton Cechov dal titolo Un altro gabbiano. Tra le ultime regie al Piccolo Teatro i due Shakespeare: Sogno di una notte di mezza estate (2008) e Il mercante di Venezia (2009), la commedia Giusto la fine del mondo (2009) del contemporaneo francese Jean-Luc Lagarce, I beati anni del castigo di Fleur Jaeggy (2010), La compagnia degli uomini, con cui ritorna al teatro di Edward Bond (2011) e Santa Giovanna dei macelli (2012), sua prima esperienza con il teatro di Bertolt Brecht. Al drammaturgo contemporaneo argentino Rafael Spregelburd dedica un progetto tradottosi nella messa in scena di due suoi testi: La modestia (2011) e Il panico (2013). Nel 2014 è la volta di Celestina laggiù vicino alle concerie in riva al fiume di Michel Garneau, da Fernando de Rojas, e Pornografia di Witold Gombrowicz (2014). Per il Festival dei Due Mondi di Spoleto, Danza di morte di Strindberg. La sua ultima regia al Piccolo Teatro è Lehman Trilogy di Stefano Massini (2015).
Dal 2010 ha condotto un progetto triennale nato grazie alla collaborazione tra il Centro Teatrale Santacristina e l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica “Silvio D'Amico”: i cicli di laboratori estivi presso la sede della Scuola con gli allievi diplomandi del III° anno di recitazione si sono conclusi nel luglio 2012 al Festival di Spoleto con la messa in scena di In cerca d'autore. Studio sui “Sei personaggi” di Luigi Pirandello inserito anche nella stagione 2012-2013 del Piccolo Teatro.
Tra le regie liriche più recenti, Falstaff di Verdi nel 2006 al Maggio Musicale Fiorentino, la Turandot “nuda” nel 2007 per l'apertura di stagione del Teatro Regio di Torino e il trittico pucciniano al Teatro alla Scala di Milano (2008, riallestito all'Opéra di Parigi nell'ottobre 2010), la ripresa del Viaggio a Reims di Rossini al Teatro alla Scala (2009). La sua regia de La clemenza di Tito di Mozart ha riaperto, dopo il restauro, lo storico Teatro di San Carlo di Napoli (gennaio 2010). Nello stesso teatro, nel novembre 2011 ha messo in scena Semiramidedi Rossini. Per il bicentenario verdiano, ha diretto di nuovo Falstaff, questa volta per il Teatro Petruzzelli di Bari. Nel 2014 ha allestito Armida al Rossini Opera Festival.
Luca Ronconi è anche curatore e allestitore di mostre. Nel febbraio 2004, a Palazzo Reale di Milano, si è inaugurata Anton Van Dyck-Riflessi italiani; nel settembre 2006 ha curato la suggestiva esposizione della mostra Cina. Nascita di un Impero, presso le Scuderie del Quirinale a Roma. Nel 2008, prima per Roma, negli spazi del Museo Nazionale di Palazzo Venezia, poi per Berlino alla Gemäldegalerie, ha curato l'allestimento della mostra dedicata a Sebastiano del Piombo. Nel settembre 2009 lavora all'allestimento della mostra Roma. La pittura di un Impero, esposta negli spazi delle Scuderie del Quirinale. Infine ha curato l'allestimento dell'esposizione La bella Italia. Arte e identità delle città capitali, messa in scena negli spazi delle scuderie della Reggia di Venaria Reale di Torino per i 150 anni dell'Unità d'Italia (2011).
Tra i numerosi premi e riconoscimenti, il "VI premio Europa per il teatro" di Taormina Arte (aprile 1998); il "premio Ubu" come migliori spettacoli delle rispettive stagioni teatrali per “Progetto sogno” nel 2000, Lolita nel 2001, Infinities nel 2002, Professor Bernhardi nel 2005 e per “Progetto Domani” nel 2006. Più recentemente, gli è stato assegnato il "premio Nazionale della Critica" per il “Progetto Lagarce” e il "premio ETI" come migliore spettacolo per Sogno di una notte di mezza estate. Nel 2008 gli è stato conferito dall'Accademia Nazionale dei Lincei il premio “Antonio Feltrinelli” per la regia teatrale.
Ha diretto anche le versioni per la televisione di molti suoi spettacoli. Come regista lirico, ha curato l'allestimento di moltissime opere, soprattutto classici italiani (Monteverdi, Bellini, Rossini - Ronconi ha partecipato più volte al Rossini Opera Festival di Pesaro - Verdi e Puccini) e stranieri contemporanei (per esempio Il caso Makropulos di Janacek e Il giro di vite di Britten). Va ricordata, inoltre, la sua trentennale collaborazione con Paolo Terni, responsabile delle scelte musicali di molti dei suoi spettacoli (qui contrassegnati con * *).
Muore al Policlinico di Milano il 21 febbraio 2015. Il funerale è stato celebrato nella Chiesa di Civitella Benazzone dove viveva per dirigere il suo centro teatrale, ed è sepolto nella cappella di famiglia nel cimitero locale.[6][7][8]
Creatore instancabile di spettacoli, maestro di generazioni di attori e attore lui stesso, inventore di nuovi spazi e prospettive, Luca Ronconi ha cambiato con il suo lavoro e con la sua influenza il modo di fare e di ricevere il teatro. Da quasi quattro decenni, la sua attività, estesa dal teatro alla lirica alla televisione, persegue su disparate gamme una linea di rigorosa coerenza al servizio dei testi, mettendosi continuamente in questione, rifiutando ogni etichetta, anche se più di una volta la sua ricerca di nuovi modi di comunicare l’ha portato verso sfide ritenute ‘impossibili‘ per l’irrappresentabilità di opere a volte mai inscenate prima, per le masse d’interpreti coinvolte, per le durate estese aldilà di ogni convenzione, nonché per l’uso inconsueto di spazi spesso non teatrali e per il ricorso ad audaci macchinerie. E che dire dei rovesciamenti dell’interpretazione consolidata dei classici, da lui operati grazie a un'acutissima capacità di svisceramento dei copioni? Armato di una razionalità mai priva d’ironia e di una cultura veggente nel penetrare età passate, Ronconi è andato riscrivendo la storia del teatro, dalla grecità degl’inizi al prediletto barocco, dalla crudeltà elisabettiana allo smascheramento di Goldoni, mentre metteva a nudo i cliché dei libretti d’opera, per procedere con una sensitiva analisi ibseniana, la rivisitazione insistita della ‘felix Austria’, un caso d’applicazione maniacale del naturalismo tedesco; e via verso la nuova drammaturgia, partendo da Pasolini, fino al ritrovamento del gusto del racconto, prima sacrificato alle letture strutturali, e all’attuale teatralizzazione del romanzo, da Gadda a Dostoevskij. Ma in ogni suo approccio lo studio della tradizione è la base per ristabilire in altri termini il rapporto tra l’autore e i suoi spettatori originali. E determinante ai fini di tale conquista rimane il Laboratorio di Prato, da lui fondato e condotto negli anni ‘70 per formalizzare un metodo non realista dell’espressione dell’attore e fornirgli una palestra spaziale contemporanea.[2]
La tragedia del vendicatore di Cyril Tourneur, Teatro Metastasio di Prato, 3 settembre 1970.
XX da La Roue di Juan Rodolfo Wilcock, Teatro Odeon di Parigi, 14 aprile 1971.
La Centaura di Giovan Battista Andreini, Cinecittà di Roma, 29 aprile 1972.
Das Kätchen von Heilbronn di Heinrich von Kleist, Kasino Zürichhorn di Zurigo, 8 agosto 1972.
Orestea di Eschilo, Filmskijgrad Atelier di Belgrado, 3 e 20 settembre 1972.
Die Bäcken (Le Baccanti) di Euripide, Burgtheater di Vienna, 9 giugno 1973.
Una partita a scacchi di Thomas Middleton, Teatro-Studio E. Duse di Roma, 20 e 23 dicembre 1973.
Orlando furioso (sceneggiato TV in 5 puntate), riduzione e sceneggiatura di Edoardo Sanguineti e Luca Ronconi, Programma Nazionale, 16 febbraio-16 marzo 1975.
Die Vögel (Gli uccelli) di Aristofane, Burgtheater di Vienna, 19 aprile 1975.
Utopia, tratto da Aristofane, Giudecca di Venezia, 25 agosto 1975.
Die Orestie (Orestea) di Eschilo, Burgtheater di Vienna, 5 aprile 1976.
Sogno di una notte di mezza estate** di William Shakespeare, Piccolo Teatro Strehler di Milano, 25 ottobre 2008.
Giusto la fine del mondo di Jean-Luc Lagarce, Piccolo Teatro Studio di Milano, 27 marzo 2009.
Un altro Gabbiano, da Anton Pavlovic Cechov, chiesa di San Simeone di Spoleto, 27 giugno 2009.
Il mercante di Venezia** di William Shakespeare, Piccolo Teatro Strehler di Milano, 9 dicembre 2009.
Quattro pezzi non facili, da Giordano Bruno, Luciano di Samosata, Luigi Pirandello e Hans Christian Andersen, Centro Teatrale Santacristina di Gubbio, 8 settembre 2010.
I beati anni del castigo di Fleur Jaeggy, Piccolo Teatro Studio di Milano, 20 ottobre 2010.
Luca Ronconi. La ricerca di un metodo. L’opera di un maestro raccontata da lui stesso al 6º Premio Europa per il Teatro a Taormina Arte, a cura di Franco Quadri e Alessandro Martinez, Ubulibri, I libri bianchi, 1999. ISBN 9788877481917
1976-1979. Il laboratorio di Luca Ronconi e Il Fabbricone in Teatro Metastasio Stabile della Toscana 1964-2014, a cura di M. Luconi, pp. 40–83, sillabe, Livorno 2014