Jorge Semprún (Madrid, 10 dicembre1923 – Parigi, 7 giugno2011) è stato uno scrittore e politicospagnolo, che visse in Francia la maggior parte della propria vita, scrivendo principalmente in lingua francese.
Jorge Semprún ([ˈxoɾxe semˈpɾun]) visse clandestinamente in Spagna, dal 1953 al 1962, durante la dittatura di Francisco Franco, lavorando come organizzatore per il Partito Comunista di Spagna, allora fuorilegge, ma dal quale venne espulso nel 1964. Dopo la morte di Franco e l'avvento della democrazia, divenne Ministro della Cultura nel governo socialista, dal 1988 al 1991. Fu sceneggiatore per due successivi film del regista greco Costa-Gavras, Z - L'orgia del potere (1969) e La confessione (1970), che affrontano entrambi il tema della persecuzione perpetrata dai governi. Per i film La guerra è finita (1966) e Z, Semprún venne nominato per l'Academy Award. Nel 1996, egli divenne il primo autore non francese eletto all'Académie Goncourt.
«Mormoro l'inizio di una poesia che si chiama La libertà (...) Solo sullo spiazzo dell'appello, ormai grido a pieni polmoni il finale della poesia di René Char»
(da La scrittura o la vita, 1994)
Jorge Semprún nasce in una famiglia dell'alta borghesia spagnola: suo padre, José Maria Semprún Gurrea, professore di diritto all'università di Madrid e avvocato, aveva fondato una rivista dal titolo Cruz y Raya ed era corrispondente della rivista Esprit del filosofo personalista Emmanuel Mounier; sua madre, Susana Maura Gamazo, era la figlia di Antonio Maura, più volte primo ministro del governo spagnolo sotto Alfonso XIII.
Nel 1936, all'inizio della guerra civile, Jorge emigra con la sua famiglia dapprima in Francia, poi nei Paesi Bassi - dove il padre è ambasciatore della Repubblica spagnola fino al febbraio del 1939 - per tornare di nuovo in Francia dove studia, dapprima al lycée Henri-IV e, dal 1941, alla Sorbona di Parigi (filosofia).
Nel medesimo anno Semprún aderisce alla Resistenza francese nell'organizzazione comunista dei FTP (Francs-tireurs et partisans), l'anno seguente si iscrive al Partito Comunista di Spagna (Partido Communista de España, PCE) e infine, autorizzato dai FTP, entra a far parte della cellula clandestina Jean Marie Action dell'organizzazione Buckmaster.
Nel 1945 fa ritorno a Parigi dove esercita il mestiere di giornalista e di traduttore soprattutto per l'UNESCO.
Nel 1952, diventa quadro permanente del PCE e nel 1953 fa ritorno a Spagna per la sua prima missione di coordinare le attività clandestine di resistenza al regime franchista; per circa dieci anni vive in clandestinità con diversi pseudonimi, particolarmente quello di "Federico Sanchez".
Diventa membro del Comitato centrale del PCE nel 1954, del Comitato esecutivo nel 1956. Ritornato in Francia nel 1962, nel 1963 gli viene assegnato il premio "Formentor" per Il grande viaggio , racconto del viaggio che lo condusse da Joigny a Buchenwald; nel 1964 viene espulso dal partito a causa di divergenze che si erano manifestate con il segretario Santiago Carrillo, esperienza che verrà raccontata in Autobiografia de Federico Sanchez , suo primo libro scritto in spagnolo.
Ormai scrittore affermato riceve numerosi premi e riconoscimenti internazionali tra i quali il Premio internazionale Nonino per l'insieme della sua opera nel 1999 e l'elezione, nel 1996, all'Académie Goncourt, primo membro non francese ad averne fatto parte; proprio la sua origine e la sua decisione di non rinunciare alla nazionalità spagnola, non gli permisero di entrare all'Académie Française.
Opere
Il grande viaggio (Le Grand Voyage, 1963), traduzione di Gioia Zannino Angiolillo, Collana I Coralli, Torino, Einaudi, 1964, pp. 220. - Collana Nuovi Coralli n.425, Torino, Einaudi, 1990-1997, ISBN 978-88-061-1750-4.
L'Évanouissement, 1967
La seconda vita di Ramón Mercader (La Deuxième Mort de Ramón Mercader, 1969), traduzione di Leopoldo Carra, Postfazione di Stenio Solinas, Collana Il battello ebbro, Milano, Edizioni Settecolori, 2022, ISBN978-88-969-8645-5. - Prix Femina
Autobiografia di Federico Sánchez (1977), traduzione di e Nota di Giacinto Lentini, Collana Prisma n.21, Palermo, Sellerio, 1979, ISBN978-88-389-0142-3.
Quel beau dimanche !, 1980
L'Algarabie, 1981
Montand. La vita continua (Montand la vie continue, 1983), traduzione di Fabrizio Elefante, Milano, Rizzoli, 1984, pp. 229.
La Montagna Bianca (La Montagne blanche, 1986), traduzione di Maurizio Ferrara, Bagno a Ripoli, Passigli, 2006, ISBN978-88-368-0973-8.
Male e modernità (Mal et Modernité, 1995), traduzione di Maurizio Ferrara, Collana Le occasioni n.43, Bagno a Ripoli, Passigli, 2002, ISBN978-88-368-0719-2.
J. Semprún-Elie Wiesel, Tacere è impossibile. Dialogo sull'Olocausto (Se taire est impossible, 1995), traduzione di R. Mainardi, Collana Le piccole fenici, Milano, Guanda, 1996, ISBN978-88-774-6907-6.
Adieu, vive clarté, 1998
Le Retour de Carola Neher et le Manteau d'Arlequin, 1998
Céspedes Gallego, Jaime (Université d'Artois, ed.), Cinéma et engagement: Jorge Semprún scénariste, nº 140, CinémAction, Corlet Éditions, 2011, 170 p.
Céspedes Gallego, Jaime, «André Malraux chez Jorge Semprún: l'héritage d'une quête», in Revue André Malraux Review, n° 33, Michel Lantelme (editor), Norman, University of Oklahoma, 2005, p. 86-101.
Céspedes Gallego, Jaime, «La dimensión biográfica de Veinte años y un día de Jorge Semprún», in Tonos. Revista Electrónica de Estudios Filológicos, n° 10, University of Murcia, José María Jiménez Cano (editor), 2005, available on line: http://www.um.es/tonosdigital/znum10/estudios/indicestudios.htm
Céspedes Gallego, Jaime, «Un eslabón perdido en la historiografía sobre la Guerra Civil: Las dos memorias de Jorge Semprún», in Cartaphilus. Revista de investigación y crítica estética, n° 5, University of Murcia, Vicente Cervera (editor), 2009, available on line: http://revistas.um.es/cartaphilus/issue/view/6131/showTocArchiviato il 10 ottobre 2011 in Internet Archive.
Mastino, Marco, «La Spagna, la patria e l'esilio: Jorge Semprún sceneggiatore», in Il nuovo spettatore n° 12, Kaplan Editore, 2010, pp. 3–72.
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Mattioda, Enrico, «Il ritorno del mussulmano. Usi e senso della poesia in Jorge Semprun e Primo Levi», in Dal buio del sottosuolo. Poesia e Lager, a cura di Alberto Cavaglion, Milano, Angeli, 2007, pp. 117–132.