Questa voce raccoglie le informazioni riguardanti la Juventus Football Club nelle competizioni ufficiali della stagione 1994-1995.
Stagione
«La Juventus ha come obbiettivo quello di riaprire un ciclo, come negli anni 70 e 80. [Bettega] mi ha chiesto se ero disponibile: ho accettato con felicità, poiché la Juventus è l'obbiettivo prestigioso che ognuno, giocatori e tecnici, si prefigge di raggiungere.»
Dopo oltre un ventennio, la Juventus chiuse l'era manageriale di Bonipertiristrutturandosi con un nuovo assetto dirigenziale: nacque la cosiddetta Triade, formata dal direttore generale Luciano Moggi, dall'amministratore delegato Antonio Giraudo e dal vicepresidente Roberto Bettega, quest'ultimo già bandiera bianconera da giocatore. Per la panchina venne scelto l'emergente Marcello Lippi,[5] che archiviò definitivamente l'epoca di Trapattoni. Il centrocampo della squadra fu rivoluzionato con gli arrivi del portoghese Paulo Sousa[6] e del francese Deschamps,[7] più il promettente Tacchinardi; la difesa venne puntellata con Ferrara,[7] mentre in avanti un giovane Del Piero si ritagliò definitivamente un posto in prima squadra.[8]
La nuova dirigenza si occuperà anche di importanti questioni fuori dal rettangolo di gioco: è infatti in questo periodo che il club, alle prese con il «problema» dello stadio delle Alpi,[9] iniziò a concepire in primis l'idea di un nuovo impianto di proprietà,[10] poi parte di una vera e propria cittadella juventina con museo,[11] sede societaria e centro d'allenamento;[10][12] entrambi i progetti arriverranno a compimento solo due decenni più tardi. Sempre sul versante immobiliare, la Juventus abbandonò il centro Sisport di Orbassano, sede d'allenamento nel precedente quadriennio, per fare ritorno a Torino, usufruendo delle strutture dell'ormai dismesso stadio Comunale;[13] già nel decennio 1933-1943 l'impianto era stato utilizzato dal club come campo d'allenamento, ma parallelamente alla pratica agonistica.[14]
In campionato – il primo della storia ad attribuire i tre punti per la vittoria[15][16][17] –, la rinnovata Juventus si trovò inizialmente a dover inseguire il lanciato Parma di Nevio Scala, rampante provinciale ormai divenuta solida realtà del calcio anni novanta. Nel mese di novembre la squadra torinese, in costante crescita dopo l'iniziale rodaggio, riuscì a recuperare terreno nei confronti degli emiliani. Sul finire dell'anno solare i bianconeri, pur privati dell'apporto del loro capitano Roberto Baggio, seriamente infortunatosi il 27 novembre 1994 a Padova e destinato a rimanere per cinque mesi lontano dai campi,[16][18] emersero prepotentemente grazie soprattutto al ventenne Del Piero, esploso in poche settimane ai massimi livelli,[19] nonché a un Vialli lontano parente dello spento attaccante visto nel recente biennio, completamente rigenerato dalla cura-Lippi;[20] i due furono tra le principali pedine su cui la Juventus puntò per la rincorsa al titolo, assieme alla definitiva affermazione del panzerRavanelli[21] e del portiere Peruzzi[22][23] – di lì a breve punti fermi della nazionale italiana – oltreché alla solidità del duo di centrocampo Sousa-Deschamps.[16][24]
Il 4 dicembre i torinesi, negli ultimi 20' di gioco, rimontarono da 0-2 a 3-2 la Fiorentina al Delle Alpi grazie a un'invenzione allo scadere proprio di Del Piero[25] – un pallonetto al volo rimasto negli annali[26] – mentre l'11 dello stesso mese, dopo la vittoriosa trasferta contro la Lazio (4-3), guadagnarono la vetta solitaria della classifica[15] con, peraltro, una gara in meno (il derby annullato a causa dell'alluvione piemontese di novembre) rispetto alle avversarie. Nonostante il passo falso della settimana seguente con il Genoa, per un gol fantasma di Galante nel finale di partita, il 1995 si aprì con il successo sui ducali nello scontro diretto dell'8 gennaio al Tardini (3-1), che spinse l'undici bianconero verso il simbolico titolo d'inverno.
Tra febbraio e marzo, sfruttando la nuova regola dei tre punti una spregiudicata Juventus, sempre votata all'attacco, seppe accumulare un considerevole vantaggio;[15] sicché gli uomini di Lippi non risentirono troppo delle inattese sconfitte nelle due stracittadine nonché nella partita interna contro il neopromosso Padova. La Vecchia Signora, nelle domeniche successive, amministrò il vantaggio conquistando matematicamente il tricolore il 21 maggio, con due turni d'anticipo, battendo al Delle Alpi un ormai sfiduciato Parma con un netto 4-0. Per la Juventus fu il ventitreesimo scudetto, un'affermazione che si faceva attendere ormai da nove stagioni: un successo che i calciatori bianconeri dedicarono al loro compagno di squadra Andrea Fortunato,[27][28] promettente terzino scomparso il 25 aprile, neanche ventiquattrenne, dopo aver lottato per quasi un anno contro la leucemia.[29][30]
Il dualismo con gli emiliani si estese anche alle finali di coppa, egemonizzando il calcio italiano ed europeo di questa stagione. La Juventus realizzò il secondo double nazionale della sua storia – dopo l'allora unico precedente del 1959-1960 – mettendo in bacheca la nona Coppa Italia, superando i gialloblù sia nell'andata a Torino (1-0) sia nel ritorno a Parma (2-0),[31] mentre dovette cedere ai ducali la finale di Coppa UEFA, punita dall'ex Dino Baggio che andò a segno sia nella sconfitta del Tardini all'andata sia nell'inutile pareggio nel retour match di San Siro:[32] il club bianconero aveva infatti scelto di giocare le gare casalinghe di semifinale e finale di Coppa a Milano – una mossa «senza precedenti nella storia juventina» –, al culmine delle summenzionate frizioni con l'ambiente torinese per la gestione del Delle Alpi e relativi introiti commerciali.[33] Per quanto riguarda le statistiche, nell'andata dei trentaduesimi del torneo, Ravanelli marcò una storica cinquina nel 5-1 casalingo al CSKA Sofia, tuttora un primato bianconero in campo europeo.[34][35] Sempre Ravanelli, miglior fromboliere stagionale di Madama con 30 gol, si laureò, in coabitazione con il parmense Branca, capocannoniere della Coppa Italia, quinto bianconero nella storia.
Divise e sponsor
Lo sponsor tecnico per la stagione 1994-1995 fu Kappa, mentre lo sponsor ufficiale fu Danone.
Dopo anni di divise nel solco della tradizione, in quest'annata la maglia casalinga juventina andò incontro a una decisa innovazione, pur mantenendo un approccio stilistico abbastanza classico: per la prima volta in quasi un secolo debuttò sulla casacca lo stemma societario, inserito in piccolo nello scollo del colletto, così come scomparve la «scatolina» che dalla stagione 1982-1983 inglobava le due stelle, ora "libere" tra le strisce bianconere; novità anche per quanto concerne l'inserimento del jersey sponsor, per la prima volta in casa juventina riportato con i suoi colori aziendali.[38]
Simile rivoluzione in trasferta,[36] con l'annata che portò al debutto quella che divenne un «instant classic» tra le seconde divise dei piemontesi:[37] tornò infatti il completo blu già visto negli anni 1970 e 1980, il quale tuttavia ruppe con il passato grazie a due grandi «stellone» gialle – a richiamare il distintivo sportivo – posizionate sopra le spalle; a differenza della maglia casalinga, inoltre, qui lo stemma juventino venne riportato in normali dimensioni nella canonica posizione sul lato sinistro del petto.[36][37] Il medesimo template fu utilizzato anche per la misconosciuta terza divisa, un completo spezzato giallonero mai sfoggiato in gare ufficiali, e visto in campo unicamente il 14 giugno 1995 al Menti di Vicenza per un'amichevole celebrativa della promozione in Serie A del Vicenza.[39]
Casa
Trasferta
Terza divisa
Ancora il succitato template «stellato» venne utilizzato come calco per le divise dei portieri, le quali peraltro – per la prima volta nella storia del club – divennero parte integrante della fornitura tecnica stagionale:[37] per gli estremi difensori juventini vennero approntate due varianti, la prima in toni di grigio, e la seconda gialloblù, quest'ultima cromaticamente all'opposto della seconda divisa della squadra.
^#OnThisDay iniziava l'avventura Lippi, su juventus.com, 24 luglio 2015. URL consultato il 22 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 5 marzo 2016).
^ Giancarlo Padovan e Stefano Agresti, La Juventus stravince di misura, in Corriere della Sera, 5 dicembre 1994, p. 38 (archiviato dall'url originale il 7 luglio 2012).
^Tutte le partite della giornata di campionato iniziarono con 45 minuti di ritardo per una protesta dell'AIC; cfr. Alessandro Tommasi, Scusate il ritardo. O no?, in la Repubblica, 18 dicembre 1994. URL consultato il 21 dicembre 1994.
^L'intera giornata di campionato, programmata per il 5 febbraio 1995, fu rinviata di una settimana, causando lo slittamento anche delle successive giornate, in seguito all'omicidio del tifoso genoano Vincenzo Spagnolo prima di Genoa-Milan del 29 gennaio 1995; cfr. Giovanni Bianconi, «Basta violenza», lo sport ferito si ferma, in La Stampa, 31 gennaio 1995, p. 2. URL consultato il 15 febbraio 2021.
^Inaugurazione del nuovo stadio della Reggiana, il primo in Italia di proprietà di una società calcistica; cfr. Bruno Colombero, Apre il Giglio Il primo stadio di una società, in La Stampa, 15 aprile 1995, p. 27. URL consultato il 15 aprile 2021.
^3-2 risultato sul campo. Verdetto assegnato a tavolino dalla UEFA a causa della posizione irregolare di Petăr Mihtarski, il quale non risultava tesserato alla scadenza di presentazione delle liste per le competizioni UEFA; cfr. Angelo Caroli, Deschamps, l'intervento è riuscito / CSKA: 0-3 a tavolino, in La Stampa, 8 ottobre 1994, p. 28. URL consultato il 14 settembre 2020. La UEFA annovera come valide a fini statistici le reti segnate dai giocatori della Juventus.
^Gara disputata a Milano anziché allo stadio delle Alpi di Torino per ragioni legate ai proventi pubblicitari (mancati accordi col Gruppo Acqua Marcia, azienda costruttrice dell'impianto e allora concessionaria dello stadio); cfr. Roberto Perrone, Juventus, la terza squadra di Milano, in Corriere della Sera, 23 marzo 1995, p. 42.
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