Nel 1915, allo scoppio della prima guerra mondiale, venne posto alla direzione del silurificio di Venezia della Regia Marina e nel 1916 sostituì il fratello Arturo al comando del cacciatorpediniere Zeffiro.
Promosso capitano di fregata dall'agosto 1917 al comando di unità siluranti di superficie (MAS e torpediniere), compì numerose e rischiose imprese: davanti a Cortellazzo si inserì nel blocco dell'offensiva delle corazzate austriache SMS Wien e SMS Budapest, ottenendo la quarta medaglia d'argento al valor militare.
Dopo la promozione a capitano di vascello per meriti di guerra del 1º aprile 1918, alla fine della guerra venne collocato su sua richiesta nell'ausiliaria per dirigere la compagnia di navigazione Il mare, di proprietà dell'industriale Giovanni Agnelli.
I fatti di Livorno
Nell'estate del 1922 Livorno venne occupata da squadre armate di fascisti provenienti da tutta la Toscana che furono implicate nell'uccisione di alcuni consiglieri comunali e devastarono negozi legati a personalità del mondo politico cittadino, sedi di partiti di sinistra, circoli dei lavoratori e la Camera del Lavoro. Il 3 agosto un nutrito squadrone di fascisti, con alla testa Costanzo Ciano e Dino Perrone Compagni, si diresse al Palazzo Comunale: l'amministrazione socialista, guidata dal sindaco Uberto Mondolfi, fu costretta a dare le dimissioni sotto la minaccia di ulteriori gravi ritorsioni.[3]
Nel 1925, sfruttando la propria posizione di potere, il livornese Ciano riuscì a creare la provincia di Livorno, sottraendo territorio a Pisa. Località come Castiglioncello, Rosignano, Bolgheri, Populonia, Piombino passarono quindi da quella di Pisa alla nuova "provincia di Livorno".
Il 5 febbraio 1924 venne nominato ministro delle poste e dei telegrafi, cui vennero aggiunte le comunicazioni; sotto il suo ministero la radiofonia esordì in Italia con la trasmissione di un discorso di Mussolini, tenuto a Roma il 25 marzo di quell'anno.[5]
In quegli anni da ministro riordinò l'amministrazione ferroviaria e potenziò la rete ferroviaria: il 1º luglio 1931 inaugurò la stazione Centrale di Milano[6] e nel 1933 il Palazzo delle Poste della Spezia. Nel 1928 costituì l'Ente italiano audizioni radiofoniche. Vi è dissenso fra gli studiosi circa una possibile ammissione di Ciano alla massoneria: data per certa da Rosario F. Esposito,[7] sembra secondo altre fonti non essersi mai verificata, avendo Ciano preteso un grado elevato sin dall'iniziazione.[8]
Era fratello di due gerarchi minori dell'epoca fascista, Alessandro e Arturo, e padre di Galeazzo. Fu anche padre di Giuseppa Cristiani, nata il 27 giugno 1937 da una relazione extraconiugale con la sua domestica Ginevra Cristiani, che lavorò alle sue dipendenze sino alla sua morte; la bambina non fu riconosciuta e venne data in balia alla famiglia Sgherri di Crespina.
Il casino di caccia allestito per il figlio sulla via Appia Nuova, alle porte di Roma, fu – con il frontale circolo del golf dell'Acquasanta – il quartier generale della dinastia nella capitale.[9] Alla morte di Costanzo, l'area campestre fu intestata in parte al fattore Caroni.[10]
La successiva urbanizzazione del quartiere Statuario di Roma, opera del medesimo ingegner Italo Caroni, fu oggetto nella IV legislatura delle interrogazioni parlamentari nn. 11021 del senatore Giardina e 16707 del deputato Bavetta, in ordine alla violazione dei limiti edilizi previsti nella convenzione del 1941 con il comune di Roma per l'edificazione della "borgata Caroni"; ancora nel 1973 risultavano manufatti edilizi per i quali a quella proprietà venivano pagati canoni locatizi[11] in parte alla famiglia Gerini,[12] salvandosi dalle confische del patrimonio di famiglia[13] seguite all'8 settembre 1943.
Morte
Costanzo Ciano morì il 26 giugno 1939 durante una cena con amici. La città di Livorno decise in seguito la costruzione del Mausoleo di Ciano, edificio monumentale in località Monteburrone, nei pressi di Montenero, che avrebbe dovuto ospitare la sepoltura del gerarca e dei suoi familiari. Alla caduta del regime fascista, la costruzione rimase incompiuta.
Nelle cave di granito di Villamarina dell'isola Santo Stefano, nell'arcipelago di La Maddalena, sono tuttora abbandonate e visitabili alcune parti scolpite, tra cui il busto di Ciano, previste per la decorazione del mausoleo. Ad oggi divisa in tre tronconi, si tratta di una scultura colossale che lo ritrae in tenuta marinaresca e che avrebbe dovuto essere alta 13 metri; commissionata nel 1941 allo scultore Arturo Dazzi, l'opera rimase incompiuta dopo la caduta del regime.[14]
Costanzo Ciano venne inoltre ritratto in un pregevole bronzo commissionato allo scultore Francesco Messina nel 1940, esposta davanti al municipio della Spezia. Alla caduta del fascismo l'opera fu rimossa, ma si salvò dalla fusione grazie al suo pregio artistico. Oggi è collocata nei giardini del Museo tecnico navale della Spezia.
Nel 1939 a Piacenza fu intitolato a Costanzo Ciano, da poco deceduto, un nuovo quartiere popolare che tuttora è conosciuto come "quartiere Ciano".
Diverse furono le intitolazioni dedicate a Ciano nella sua nativa Livorno: dal 1927 al 1939 si disputò la competizione automobilistica Coppa Ciano, corsa sul Circuito di Montenero, nella città toscana. Ciano riuscì a farsi intitolare ancora in vita diverse opere pubbliche cittadine, senza tuttavia apportare alcun contributo alla loro realizzazione: la terrazza sul lungomare di Livorno e l'ospedale cittadino.[16] Per la sua mascella pronunciata, la sua fama di grande mangiatore e il suo appetito affaristico, il popolo livornese gli attribuì informalmente il soprannome di Ganascia.[17][18]
Cremona - Scuola elementare "Costanzo Ciano", poi "Leonida Bissolati".
Genova - Una statua a lui dedicata venne successivamente modificata e riutilizzata per erigere un busto a papa Giovanni XXIII.[22]
Manfredonia - Scuola elementare "Costanzo Ciano", in seguito "Francesco De Sanctis".
Nonantola - Scuola elementare "Costanzo Ciano" (1940), poi "Fratelli Cervi".
Roma - Scuola elementare situata in Piazzale degli Eroi; poi rinominata "Scuola Elementare Giovan Battista Vico". Prima dei lavori di verniciatura della facciata, era parzialmente visibile la scritta "Regia Scuola Elementare Costanzo Ciano".[23]
Roma - Il quartiere del Trullo, situato sulla Via Portuense, edificato nel 1939-40, fu denominato originariamente "Borgata Costanzo Ciano".
Senigallia - Scuola elementare "Costanzo Ciano", poi "Giovanni Pascoli".
Valenza - Scuola elementare "Costanzo Ciano" (29/11/1940),[24][25] poi "Don Giovanni Minzoni".
Casargo (LC) Colonia climatica alpina della Federazione fascista in località Piazzo di Casargo, oggi sede di una prestigiosa Scuola Alberghiera
«Al comando di una squadriglia di MAS percorreva novanta miglia entro mari nemici, spingendosi per angusti sinuosi canali, sorpassando strettoie sbarrate e difese da artiglierie, raggiungendo lo scopo di lanciare i sei siluri delle sue tre unità contro le navi rifugiate nella parte più profonda di un munito ancoraggio avversario. Rifaceva quindi lo stesso cammino esponendosi alla reazione del nemico, la quale per mare, per terra, per aria si presentava facilissima, naturale, sicura sulla via del ritorno. Buccari, 10-11 febbraio 1918.» — 31 ottobre 1923[26]
^ Ugo Canessa, Livorno 1900-1936: cronaca e immagini di una città, presentazione di Gianfranco Lamberti, Livorno, Finegil Editoriale, 1997, pp. 105-117, SBNLIA0239052.
^ Maurilio Lovatti, Giacinto Tredici: vescovo di Brescia in anni difficili, introduzione di monsignor Luciano Monari, Brescia, Fondazione civiltà bresciana, 2009, pp. 28-29, ISBN978-88-559-0015-7.
^ Rosario F. Esposito, La Massoneria e l'Italia: dal 1800 ai nostri giorni, 5ª ed., Roma, Edizioni Paoline, 1979, p. 362, SBNSBL0322920.
«Fu lui a costruire le prime case e poi, appena prima della guerra, ottenuta l'autorizzazione, pare grazie all'amicizia con Galeazzo Ciano, a erigere un vero e proprio villaggio fatto di casette basse e popolari abitato da operai e scalpellini»
^ Lorenzo Quilici e Stefania Quilici Gigli (a cura di), Viabilità e insediamenti nell'Italia antica, Roma, L'Erma di Bretschneider, 2004, p. 191, ISBN88-8265-308-0.
^ Daniela Ferrari e Mario Vaini (a cura di), Carte Ivanoe Bonomi: inventario, Mantova, Gianluigi Arcari, 2002, p. 168. La lettera del 2 agosto 1943 di Italo Caroni, ingegnere, a Pietro Badoglio, maresciallo, capo del Governo.
^ Alessandro Lontani e Marta Ricci, La Colonia Varese, in Seigradi, n. 0, 2011. URL consultato il 10 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 10 marzo 2016).
^ Dario Matteoni e Francesca Cagianelli, Livorno, la costruzione di un'immagine: tradizione e modernità nel Novecento, fotografie di Carlo Cantini, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2003, p. 35, ISBN88-8215-696-6.
^ Aldo Santini, Costanzo Ciano: il ganascia del fascismo, Milano, Camunia, 1993, p. 7, ISBN88-7767-155-6.
^Italia fascista (PDF), in Italia contemporanea, vol. 203, Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione, 1996, p. 409. URL consultato il 29 novembre 2022.
«Rilevato che al Borgo creato da questo Comune venne imposto a suo tempo il nome di Costanzo Ciano. Ritenuta l'opportunità di sostituire tale nome che non è più bene accetto alle popolazioni che lo abitano per i sentimenti che oggi animano il popolo italiano. Considerato che a sostituire con piena adesione della cittadinanza vale quello che il Borgo conservava originariamente e cioè Borgo Mezzomonte. Delibera di sostituire il nome del Borgo Costanzo Ciano in quello di Borgo Mezzomonte»
Nota 56 relativa a una frazione di Sabaudia (ASCS, RD 1943, delibera n. 84, 12 agosto 1943).
^abCiano Costanzo, su Le onorificenze della Repubblica Italiana.
Bibliografia
Matteo Mazzoni, Costanzo Ciano e famiglia, i grandi ricchi del regime, in Paolo Giovannini e Marco Palla (a cura di), Il fascismo dalle mani sporche: dittatura, corruzione, affarismo, Bari-Roma, Laterza, 2019, pp. 49-70, ISBN978-88-581-3409-2.