Il paesaggio è caratterizzato, da ovest verso est, da una lunga linea di costa, con spiagge sabbiose larghe anche 80 metri, seguita da una fascia pinetata quindi da una vasta pianura, intensamente coltivata, che giunge fino alle pendici del gruppo montuoso, rientrante nel parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, dove sorge il nucleo storico del paese.
Salendo lungo la strada provinciale n. 13 si incontra il santuario del Getsemani e, dopo pochi chilometri un bivio permette di raggiungere i ruderi di Capaccio Vecchio e la chiesa della Madonna del Granato posta sotto il Monte Calpazio. Continuando il percorso si giunge a Capaccio (il capoluogo), posto a 419 m s.l.m.
Capaccio è racchiuso in un piccolo altopiano sovrastato da est dal Monte Soprano e delimitato, da ovest in direzione di Agropoli, dal Monte Sottano. Da piazza Tempone a Capaccio Capoluogo si gode il panorama di tutta la pianura, di tutto il golfo di Salerno, della costiera amalfitana e dell'isola di Capri.
Da Capaccio capoluogo, scendendo la strada provinciale n. 168, la cosiddetta Capaccio-Paestum, si raggiunge direttamente la zona archeologica di Paestum.
Nel territorio è ubicata l'area archeologica di Paestum, la città romana sorta sulla colonia greca di Poseidonia.
La zona archeologica di Paestum è uno dei principali parchi archeologici del mondo, dotato di un museo, ed è riconosciuta dall'UNESCO come patrimonio dell'umanità. In essa si possono ammirare tre templi greci fra i meglio conservati del mondo. È anche caratterizzata dalla presenza di Via Magna Grecia, strada comunale che divide in due l'antica città di Paestum e spacca in due l'anfiteatro il quale risulta visibile solo per metà come tutta la città del resto che risulta evidentemente interrata e dalla presenza di numerose attività commerciali proprio all'interno della cinta muraria e numerose abitazioni che non rispettano i vincoli legali[8][9]. Già negli anni 1970 si denunciava la speculazione edilizia selvaggia come denuncia un documento dell'Istituto Luce datato 3 giugno 1971.[10] All'interno del territorio comunale, transita il 15º meridiano est, il meridiano di riferimento del fuso orario dell'Europa Centrale UTC+1.
In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +6,8 °C; quella del mese più caldo, agosto, è di +24,4 °C.[11]
Il nome del luogo, originariamente Calpatium o "caput aquis", su cui sorse in tempi moderni Capaccio Vecchio, nei pressi del santuario della Madonna del Granato, prende origine dal latino Caput Aquae (origine dell'acqua).
La Capaccio moderna viene menzionata per la prima volta in un documento del 1051. Poco distante, sul versante settentrionale del Monte Calpazio, sono ubicati i resti di Capaccio Vecchio, abitato raso al suolo dalle truppe di Federico II di Svevia in quanto feudo dei Sanseverino, famiglia che, su richiesta del papa, prese le armi contro il re. La stessa famiglia due secoli dopo congiurò ("Congiura dei baroni") contro il re di Napoli. In seguito gli abitanti trovarono rifugio nell'abitato di Casali San Pietro, l'attuale Monticello, importante centro industriale fin dalla metà del Duecento e sede vescovile nel 1300.
Nel 1500 il matrimonio con Isabella Villamarina sancì l'unione con il principe di Salerno, Ferrante Sanseverino, unione durata fino all'accusa di tradimento che portò il principe all'esilio in Francia, ove poi morì.
Durante il XVIII secolo Capaccio ingrandì e vide l'edificazione di numerose costruzioni, la fontana dei tre delfini, palazzi nobiliari e numerosi punti d'incontro per i cittadini. Nel 1743 venne costruito il convento francescano. Nel XIX secolo Capaccio prese parte ai moti cilentani con il suo cittadino Costabile Carducci, che assunse la guida della rivolta del Cilento del 1848, durante la quale trovò la morte a causa del tradimento di un prete che lo fece prigioniero. Dal 1811 al 1860 fu capoluogo dell'omonimo circondario appartenente al Distretto di Campagna del Regno delle Due Sicilie. Dal 1860 al 1927, durante il Regno d'Italia, fu capoluogo dell'omonimo mandamento appartenente al Circondario di Campagna. I capaccesi, dall'inizio XX secolo, grazie alla bonifica che rese coltivabili le terre paludose che caratterizzavano l'attuale piana del Sele, lavorarono prevalentemente in pianura nei possedimenti dei pochi latifondisti. La riforma agraria avvenuta negli anni '60 del XX secolo e l'aumento della popolazione hanno fatto sì che sorgessero numerose frazioni, centri di commercio e produzione agraria.
Simboli
«Di argento, al castello di rosso, torricellato di tre pezzi, murato e chiuso di nero, ciascuna torre finestrata di uno di nero, merlata di quattro alla ghibellina, quella centrale più elevata, posto a sinistra, addestrato da cinque canne lacustri di verde degradanti in scaglione; il tutto fondato sulla campagna di azzurro, caricata di due fasce ondate d'oro.»
Lo stemma era stato approvato con la delibera del Consiglio Comunale n. 70 del 30 luglio 2008. Le tre torri simboleggiavano i centri urbani della contea: Albanella, Capaccio Vecchio e Li' Casali S. Pietro; le fasce ondate rappresentavano i fiumi Sele e Calore.[12]
Con successiva delibera n. 60 del 20 giugno 2013, essendo stato rilevato che tale emblema non corrispondeva alla descrizione contenuta nell'art. 4 dello statuto comunale,[13] la sua descrizione è stata modificata in:
«Emblema del comune di Capaccio è lo stemma riconosciuto, in cui campeggiano tre torri che rappresentano, da sinistra verso destra, i centri urbani della contea, ovvero Albanella, Capaccio Vecchio e Li Casali S. Pietro, illuminati a destra da una stella sovrastata dalla luna calante. Esse torri sormontano tre alture che sovrastano i campi arati della piana, resi fertilissimi dalle acque, come testimoniano i covoni posti sulla destra.[14]»
Convento francescano di Capaccio o dei frati minori, costruito nel 1743 su quello che era un Convento dei Frati del Carmelo, poi abbandonato nel 1652. A seguito di un nuovo abbandono avvenuto nel 1902 dai francescani, il convento assunse diverse destinazioni, carcere, scuola, casa comunale, ecc. I francescani vi fanno ritorno nel 1933.[16]
Getsemani di Capaccio - Santuario – Casa di Spiritualità –È stato costruito tra il 1956 e il 1959 su progetto dell’architetto Ildo Avetta. È caratterizzato da una struttura superiore illuminata da vetrate che compongono la cupola che sovrasta la chiesa ove si trova la statua di Gesù in preghiera nell'orto del Getsemani, nel momento in cui accetta di compiere fino in fondo la volontà del Padre. Fanno da contorno delle ceramiche che rappresentano i Santi venerati nell'Italia meridionale. Oggi è guidata dagli Oblati di San Giuseppe, fondati nel 1878 da san Giuseppe Marello.[senza fonte][17]
Architetture civili
Fontana dei Tre Delfini a Capaccio capoluogo
Palazzi Bellelli, De Marco, Tanza, Ricci, Stabile, Rubini a Capaccio capoluogo
Palazzo che fu di Gaetano Bellelli con Arco detto di Murat a Capaccio capoluogo
Palazzo D'Alessio a Capaccio capoluogo
Piazza dell'Orologio a Capaccio capoluogo
Piazza Tempone a Capaccio capoluogo
Barberia Rizzo in Piazza dell'Orologio a Capaccio capoluogo
Palazzo De Maria a Paestum
Numerosi portali in pietra che sono ingressi di palazzi a Capaccio Capoluogo
La bufalara (Paestum e Gromola)
Palazzo Boccuto a Monticello di Capaccio capoluogo
Palazzo Forlano a Monticello di Capaccio capoluogo
Palazzo De Marco a Monticello di Capaccio capoluogo
palazzo Maida nel Lauro di Capaccio capoluogo
Palazzo Trentinara Via Monte Oliveto Capaccio capoluogo
Palazzo Sabia a Monticello e un altro presso la chiesa del Rosario Capaccio capoluogo
Palazzo Vecchio sito sull'omonima via Ammiraglio Vecchio a Capaccio capoluogo
Architetture militari
Ruderi del castello e delle torri di Capaccio vecchia
Dato l'importante sito archeologico di Paestum, e l'adiacente spiaggia marina, gran parte dell'economia del comune si basa sul turismo, soprattutto nella stagione estiva e sull'agricoltura, noto è il carciofo di Paestum. Molto importante è anche la produzione gastronomica, tra le cui specialità risalta la mozzarella di bufala, prodotta da numerosi caseifici e apprezzata ed esportata in tutto il mondo.
Strada statale 166 degli Alburni: inizia a Capaccio Scalo e, dopo aver attraversato Rettifilo/Vannulo, Capo di Fiume, Vuccolo Maiorano e Seude, si immette nel territorio comunale di Roccadaspide;
Strada Provinciale 11/a Innesto SS 18 (Ponte Barizzo)-Bivio Altavilla;
Strada Provinciale 13/a Innesto SS 166-Capaccio-Trentinara;
Strada Provinciale 41 Innesto SS 166-Stazione FS di Capaccio.
Strada Provinciale 43 Innesto SS 18-Stazione FS Albanella-Bracciale-Innesto SP 175b (Foce Sele);
Strada Provinciale 137 Innesto SS 18 (Mattine)-Giungano-Innesto SP 83;
Strada Provinciale 175/b Dall'inizio del viadotto sul fiume Sele-Laura-Innesto SP 276 (Torre di Paestum);
Strada Provinciale 188 Innesto SS 18-Stazione FS di Paestum.
Strada Provinciale 189 Innesto SS 18-Torre di Paestum;
Strada Provinciale 190 Innesto SP 13-Santuario Madonna del Granato.
Strada Provinciale 276 Innesto SP 189 (Torre di Paestum)-Stazione FS di Paestum-Innesto SP 318 (Chiorbo);
Strada Provinciale 277 Innesto SP 175b-Elice-Codiglione-Innesto SS 18;
Strada Provinciale 278 Innesto SP 189-Licinella-Innesto SR 267;
Strada Provinciale 315 Innesto SS 18 (Gromola)-Innesto SP 175/b;
Strada Provinciale 316 Innesto SP 11-Innesto SP 421-Innesto ex SS 166;
Strada Provinciale 318 Innesto SS 166-Innesto SP 137 per Giungano;
Strada Provinciale 339 Innesto SP 277-Codiglione Mare.
Strada Provinciale 356 Innesto SP 315-Innesto SP 277-Innesto SS 18 (Gromola-Procuzzi-Fornilli);
Strada Provinciale 357 Molino di Mare di Capaccio-Innesto SP 278-Innesto SS 18;
Strada Provinciale 410 Scigliati-Innesto SS 166;
Strada Provinciale 421 Innesto SS 18-Innesto SP 316 (Tempone S. Paolo-Paestum);
Strada Provinciale 423 Innesto SP 175/b-Laura mare.
Strada Provinciale 424 Innesto SP 175/b-Varolato mare.
Strada Provinciale 430/a Innesto SS 18 (Paestum)-Agropoli Nord-Agropoli Sud-Prignano Cilento-Perito-Omignano (loc. Ponti Rossi)-Vallo Scalo;
Strada Provinciale 446 Innesto SP 316-Innesto SS 166.
I cittadini di Capaccio sono stati chiamati alle urne il 15 giugno 2014 per decidere sul cambio di denominazione del comune da Capaccio a Capaccio Paestum.
ll referendum, che ha registrato un'affluenza del 31%, stante la vigente legge regionale è stato omologato in quanto validamente celebrato.[25]
Dei 5 557 votanti, 3 391 si sono espressi a favore del cambio di denominazione e 2 119 contro.[26]
Il 9 giugno 2016 è stata pubblicata la legge regionale approvata il 31 maggio 2016 dal Consiglio regionale della Campania, che ha sancito il cambio di denominazione.[27]
^La Regione Campania, cui sono attribuite dalla Costituzione tali prerogative a seguito della modifica del Titolo V del 2001, ha approvato il 31 maggio 2016 la legge regionale n.19 dell'8 giugno 2016, che conclude l'iter di modifica della denominazione da Capaccio a Capaccio Paestum iniziato a seguito del Referendum del 15 giugno 2014.
^Comprendente le località Scigliati, Tempa S. Paolo, Crispi, Capaccio Vecchio
^Legge Regionale N. 20 dell'11 dicembre 2008 della Regione Campania
^Voto su Capaccio Paestum Si va alle urne il 15 giugno, su lacittadisalerno.gelocal.it, la Città di Salerno - Cronaca, 24 aprile 2014. URL consultato il 23 marzo 2021 (archiviato dall'url originale il 4 giugno 2014).
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