Ascea sorge su una collina a ridosso della propria "Marina", a circa 235 m s.l.m. Il paese è diviso dal comune di Pisciotta, tramite un fiordo percorso dalla SS 447. Tale fiordo, dal cui lato "asceoto" sorge una torre borbonica, dista circa 2 km dall'abitato. È situato nel parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano.
Clima
La stazione meteorologica più vicina è quella di Casal Velino. In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +8,7 °C; quella del mese più caldo, agosto, è di +25,7 °C[5].
Storia
Probabilmente nata intorno all'anno 1000, la popolazione crebbe per il trasferimento degli abitanti dell'insediamento medioevale di Castellammare della Bruca (antica Velia) causa il diffondersi della malaria per l'impaludamento della piana dell'Alento. Feudo della famiglia Sanseverino, ne seguì le sorti fino al passaggio alla famiglia Maresca, feudatari a seguito della "fellonia" di Tommaso Sanseverino (congiura dei Baroni del 1450 circa).
Ascea partecipò ai moti cilentani del 1828, a seguito dei quali fu processato e giustiziato il notabile locale Teodosio De Dominicis.
Lo storico e geografo greco Strabone narra della città di Elea nella sua opera Geografia (VI, 252), specificando però che i fondatori, i Focei, la chiamarono inizialmente Hyele, nome che poi viene cambiato in Ele per finire con Elea.
C'è però da tenere conto che i fondatori usavano un alfabeto greco più arcaico rispetto a quello di Strabone (come testimoniano le monete più antiche), e usavano quindi il "digamma", una delle lettere perse di quell'alfabeto. Il digamma, che graficamente è simile a una F, si pronuncia come la v italiana, dando quindi al nome della città il suono di Vele. Nella trascrizione, però, già molti Focei non usavano più il digamma, trascrivendo quindi la lettera F con Ύ e trasformando "Vele" in Hyele (in greco antico: Ύέλην?).
Neanche Antioco di Siracusa, la fonte a cui si rifà Strabone, aveva a disposizione il digamma, scegliendo però di ignorare la lettera e trascrivendo semplicemente Ele (in greco antico: Έλην?).
Per quel che riguarda la scrittura Elea (in greco antico: Ελέαν?), si tratta di una deformazione attica che non si riscontra prima di Platone, nel IV secolo a.C.: due secoli, cioè, dopo la fondazione della città.
All'inizio la città sorge su due porti, uno a nord e uno a sud: i Focei, utilizzano il porto a sud, mentre i Sibariti, la popolazione autoctona, utilizza quello a nord, chiamato "le case della notte" perché sempre in ombra. I due porti sono uniti da una via chiamata "la via del Nume", che a sua volta è divisa in due parti: "la via della notte" è chiamato il tratto a nord, e quindi in ombra, "la via del giorno" è chiamato il tratto a sud.
I rapporti fra le due popolazioni si inaspriscono quando i Sibariti, gli autoctoni, rifiutano l'amicizia con la città di Crotone, amicizia che invece viene stretta dai Focei: questi ultimi dividono con una porta le due parti della città quando i Sibariti decidono di attuare una secessione.
Ma la minaccia di invasione da parte dei Siracusani fa sì che i Sibariti premano per riunire la città in un'unica grande forza da opporre al nemico. Malgrado ci siano molte pressioni per mantenere la divisione, prevale la spinta unitaria e così viene incaricato il saggio Parmenide (conosciuto in seguito come filosofopresocratico) di occuparsi delle trattative. Riunite le due fazioni, per suggellare l'unità di Vele Parmenide decide di attraversare la "via del Nume" su un cocchio trainato da cavalle.
Dopo l'impresa, Parmenide diviene legislatore e primo cittadino di Vele, e la governa fino alla morte. Mette per iscritto le sue gesta componendo un poema che inizia proprio con la traversata della "via del Nume", alla fine della quale la dea Giustizia gli detta personalmente le leggi da applicare alla città.
L'altra confessione cristiana presente è quella evangelica con una missione della Chiesa evangelica pentecostale ADI[10].
Cultura
Museo del paradosso
Il museo del paradosso si trova a circa due chilometri dall'area archeologica di Elea-Velia. Voluto dalla fondazione Alario[11] e inaugurato l'11 settembre 2015, il museo è ospitato dal palazzo Alario e nasce con l'intento di raccogliere opere di artisti minorenni, che si ispirano al tema del paradosso e della paradossalità in generale. All'origine del museo c'è il concorso "Pensare per paradossi", promosso dalla fondazione Alario e da Diogene Multimedia. Il concorso è stato lanciato a partire dal 2013. L'idea ispiratrice è infatti di premiare la creatività delle giovani generazioni e raccordarla alla figura di Zenone di Elea.
Geografia antropica
Frazioni
In base allo statuto comunale di Ascea[12], le frazioni sono:
Catona: 206 abitanti 595 ms.l.m., situata lungo la SP 269
Mandia: 281 abitanti 504 ms.l.m., situata lungo la SP 269
Marina di Ascea (o Ascea Marina): 2 410 abitanti 13 ms.l.m., situata lungo la SP 90, è un'importante località balneare, sita a circa 4 km da Ascea. La località da alcuni anni consegue il premio bandiera blu delle spiagge. A Marina si trova inoltre la stazione ferroviaria di Ascea, importante e molto trafficata d'estate, sulla linea Roma-Napoli-Reggio Calabria.
Altre località abitate sono: Baia Tirrena, Bosco, Casaline, Enotria, Pennino, Piano della Torre, Piolo, Salice, Santa Maria, Santa Sofia, Scifro, Stampella (318 abitanti 19 ms.l.m.[13]), Vreccia.
Economia
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Infrastrutture e trasporti
Strade
Strada regionale 447/aInnesto SR 447(Casalvelino scalo)-Innesto SP 161-Innesto SP 90-Innesto SP 269(Ascea).
Nel 2003 il consiglio comunale ha deliberato il cambio di denominazione in Ascea-Velia, senza indire un referendum consultivo. La Regione Campania ha promulgato la relativa legge. La Corte costituzionale ha dichiarato l'incostituzionalità[14] della legge regionale in carenza del prescritto referendum. La denominazione ufficiale del comune resta dunque quella di Ascea.